venerdì 11 novembre 2011

I BANCHIERI AFFOGANO GLI ITALIANI

ECONOMIA. SCILIPOTI (MRN): I BANCHIERI AFFOGANO NEL SUDORE E NEL SANGUE GLI ITALIANI E CONVINCONO IL PRESIDENTE NAPOLITANO A COMMISSARIARCI CON MONTI

ROMA, 11/11/2011: “Dopo che il 14 dicembre 2010 ho evitato che il Paese venisse affidato alle cure “evasive” del Banchiere Alessandro Profumo, proposto dalla Sinistra Bancodipendente, il Presidente Napolitano per fronteggiare gli attacchi coordinati e concertati in danno del Debito Pubblico Italiano, non trova altra soluzione che recepire la designazione BCE in favore di un Commissario straordinario di alto spessore, che intaccando rilevanti spazi di sovranità nazionale, svolga la funzione di Commissario dell’azienda Italia, in fase di amministrazione controllata prodromica a deflagrante insolvenza. Così l’On. Scilipoti, leader del Movimento di Responsabilità Nazionale, in riferimento alla situazione politica ormai fin troppo legata al settore finanza che sembrerebbe coinvolgere e gestire l’andazzo della crisi economica, sia in Italia che nel mondo. “Tutto ciò non sottraendosi alla morsa dei banchieri ed alla omertosa connivenza di parlamentari, che si pongono in rapporto di impercettibili -, agli occhi profani degli elettori distolti dagli imbonitori televisivi, - conflitti d’interessi – continua il deputato MRN - se non di vera e propria sudditanza, culturale e psicologica”. “Siffatti personaggi risultano sponsorizzati senza intermittenza in plurime trasmissioni, di più reti pubbliche e/o private, ospitanti il presidente dei banchieri Giuseppe Mussari con eccessiva frequenza – prosegue l’On. Scilipoti, leader del MRN - e per di più senza il contraddittorio qualificato di rappresentanti del Forum Antiusura Bancaria”. “Tutti gli attacchi allo Stato e alla finanza privata nel nostro Paese apparirebbero ben concertati e sembrerebbero seguire una certa ormai non tanto nascosta logica – aggiunge il deputato MRN – Il risultato sarà comunque quello di allargare la forbice che distingue i ricchi e il resto della popolazione: pochi, ricchissimi gestiranno le sorti di tutti gli altri, sempre più poveri”. “Il nostro senso di responsabilità sarà il baluardo contro questo meschino disegno – conclude l’On. Scilipoti – perché non possiamo consegnare l’Italia e gli Italiani nelle mani di chi rende vero il detto HOMO HOMINI LUPUS”.

Intervista a Marco Saba su Radio Punto

Intervista a Marco Saba su Radio Punto
3 novembre 2011 (circa due ore in tutto)

La verità su Bankenstein ed il debito pubblico

Intervista - parte prima




Intervista - parte seconda


Bankenstein: ritratto di Mario Monti

Un ritratto di Mario Monti
di Alberto De Cristofaro
11 nov, 2011


Mario Monti è stato nominato, ieri, Senatore a vita dal Presidente della Repubblica.
E’ ovvio che si tratta di un passaggio obbligato verso il Governo Monti; ma la mossa di Giorgio Napolitano, ben vista da molti, andrebbe analizzata più attentamente rispetto alle prime reazioni a caldo.
In effetti, chi esulta forse dovrebbe rileggersi la biografia, la carriera, la vita e le opere di Mario Monti.
Si parla di un “alto profilo”……ma alto profilo de che, verrebbe da chiedersi?
L’altissimo merito è di essere stato commissario europeo con deleghe economiche, dal 1994 al 1999 per nomina del primo governo Berlusconi; dal 1999 al 2004 per nomina del primo governo D’Alema.
Forse il merito è anche per la sua presidenza alla famigerata Commissione Trilateral, una specie di massoneria ultraliberista statunitense, europea e nipponica ispirata da David Rockefeller e Henry Kissinger che riunisce capi di stato, amministratori di multinazionali, leader politici, banchieri, accademici, insomma un’elite esclusiva e potentissima che non ama troppo la pubblicità.
Ci voleva, quindi, un ex sedicente comunista dell’area migliorista, per formalizzare attraverso la persona di Monti il ruolo extraparlamentare dell’economia liberista che sta condizionando l’Europa intera attraverso le politiche della Banca Centrale (oggi presieduta da Mario Draghi, ex collega di Monti e di Prodi come consulente della Goldman Sachs), del Fondo Monetario Internazionale e delle borse.
A questo si può aggiungere qualche altro “piccolo” dettaglio.
Per esempio, il fatto che Mario Monti faccia parte del comitato esecutivo dell’Aspen Insititute Italia, un’inquietante struttura internazionale foraggiata, al momento della nascita, dalla Rockefeller Brothers Fund e dalla Fondazione Ford che, fra l’altro, finanziarono il golpe in Cile di Pinochet.
In Italia, Aspen fa propria la riservatezza e le riunioni a porte chiuse.
E’ stata fondata da Gianni Letta che, se Monti diventasse Presidente del Consiglio, rimarrebbe sicuramente sottosegretario, ed è oggi presieduta da Giulio Tremonti ed ha, fra i vicepresidenti, oltre John Elkann e Lucio Stanca, anche Enrico Letta (nipote di Gianni).
Del comitato esecutivo di Aspen Institute Italia fanno parte, fra gli altri, Emma Marcegaglia, Fedele Confalonieri, Romano Prodi, Giuliano Amato, Giacomo Vaciago, Cesare Romiti, Corrado Passera, Francesco Caltagirone e tanti altri.
Ne faceva parte anche il defunto Tommaso Padoa Schioppa.
Soci di Aspen?
C’è di tutto: Impregilo, Enel, Eni, Rai, Mediaset, SKY, Telecom, Siemens, FIAT, Finmeccanica, API, un elenco infinito.
Monti, quindi, piace a tutti quelli che raccontano la favola delle “grandi intese”, centrosinistra in primis.
Ma le “grandi intese” sono pericolosissime.
Mario Monti ha più volte evidenziato la sua profonda convinzione sulla durezza delle misure da prendere e sulla necessità di presentarle in modo convincente ai cittadini. Non solo, ha in sostanza fatto proprie tutte le indicazioni contenute nella lettera della Bce al governo italiano del 5 agosto, ossia misure per la crescita che devono comprendere la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali; una nuova riforma del sistema di contrattazione salariale che renda gli accordi aziendali più rilevanti rispetto agli altri livelli di contrattazione.
Senza dimenticare, infine, l’accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti.
Quindi, a buon intenditore, poche parole!

Perché un NO deciso al ritorno all'oro

Ritorno all'oro

L'enfatizzata ultima scoperta del saggio e stimato economista Alberto Quadrio Curzio, quella di utilizzare l'oro giacente nelle banche centrali per emettere titoli pubblici da destinare allo sviluppo, provoca una serie di naturali e raccapriccianti considerazioni:

1 ) In primo luogo e al di là di ogni e qualsiasi controversia conferma, ove ve ne fosse ancora bisogno, la necessità improcrastinabile di aumentare rapidamente la quantità di moneta sul mercato, fortemente carente di liquidità (il Resto del Carlino 11 ottobre 010 “credito nell'ultimo anno ridotto del 3,90%”), per far riprendere velocità alla circolazione monetaria, (quella utilizzata per l'interscambio di beni e servizi, da escludere le operazioni finanziarie) caduta a livelli così asfittici da compromettere la vita dei componenti dell'intero corpo economico nazionale.

2 ) Rispolvera e cerca di riaccreditare il vecchio e mai abbandonato disegno caro ai banchieri di utilizzare l'oro come riserva e sostenere che i valori (come se fosse ancora in vigore la convertibilità) dipendono dall'oro che rappresentano.

3 ) Giova ricordare che il concetto di considerare il valore del titolo monetario simile a quello della “fede di deposito” è stato definitivamente sepolto dalla “Teoria del Valore Indotto o convenzionale della moneta” enunciata da Giacinto Auriti, ex Decano dell'università d'Abruzzo “Gabriele D'Annunzio”, teoria definitivamente dimostrata e confermata a seguito della denuncia dei patti di Bretton Woods avvenuta nel lontano 15 agosto 1971 da parte del Presidente Nixon. A seguito della denuncia il Dollaro, unica moneta al mondo rimasta ancora convertibile in oro, non divenne più tale. Da allora nessuna carta moneta risulta più convertibile in oro. Si vide subito che il Dollaro anche dopo la perduta convertibilità mantenne inalterato il valore che aveva prima, a dimostrazione che il suo valore non dipendeva dalla quantità dell'oro che rappresentava, bensì dalla convenzione dei cittadini che per reciproco e sottinteso accordo accettavano di utilizzare il medesimo strumento econometrico per i loro scambi.

4 ) I banchieri hanno sempre cercato d'ignorare ed occultare la teoria del “valore convenzionale della moneta” poiché essendo la convenzione di tutti i cittadini a determinare il valore del titolo monetario, il controvalore che si determina al momento dell'emissione monetaria, cioè il signoraggio che si verifica sempre, con o senza alcun bisogno di disporre dell'oro, secondo correttezza e giustizia, deve essere accreditato al mercato e non addebitato, come ora avviene, determinando la principale causa del mastodontico debito pubblico che proprio per questo continua imperterrito a crescere nonostante tutte le chiacchiere, di pari passo al progressivo impoverimento delle persone fisiche e giuridiche. Poiché tutti si indebitano e tutti si impoveriscono occorre cominciare a chiedersi: chi è il beneficiario del debito ?

5 ) All'indomani della denuncia dei patti di Bretton Woods i banchieri preoccupati delle logiche conseguenze che ne sarebbero derivate, fecero affannosamente circolare il concetto che le emissioni monetarie, non più frenate dalla rarità dell'oro alla quale si dovevano rapportare, dovevano essere regolate dalla insindacabile ed indiscussa prudenza dei banchieri. Prudenza che i banchieri non hanno mai avuto ne prima ne dopo e nemmeno oggi; hanno sempre abusato del torchio per fornire risorse al sistema finanziario, a danno di quello produttivo; anzi sono riusciti nel salto di qualità a perfezionare il meccanismo aggiungendo anche l'invenzione e la distribuzione dei bond tossici o spazzatura. (riuscirono allora così bene a suonare la grancassa e ad esaltare la loro prudenza al punto che il trattato di Maastricht sintetizza e recepisce la loro insindacabile indipendenza) Nella storia moderna il sistema monetario ha sempre tramato contro lo “Stato Italia”. Tralasciamo le manovre per l'unità d'Italia finanziate dalla banca Rothschild e da quella dell'Inghilterra essenzialmente per chiudere quattro banche d'emissione e farsene solo una; l'attacco all'inventiva e ed alla capacità produttiva italiana, nell'era moderna ha ufficialmente inizio con la “Quota Novanta” che ha avuto la devastante capacità di far fallire il nostro sistema produttivo di allora, ripresosi poi solo attraverso l'invenzione dell'lRI. (le aziende che chiudono oggi o passano alle multinazionali o liberano quote di mercato a quelle che già vi appartengono.)

6 ) Non si comprende il motivo d'innescare un percorso così tortuoso: utilizzare l'oro giacente, e solo giacente presso la Banca d'Italia per garantire i titoli di debito emessi dallo Stato, questi dovranno essere gestiti ed utilizzati da una fantomatica organizzazione comunitaria, che a sua volta dovrà scontarli o venderli, è la stessa cosa, al sistema monetario, questi titoli finiranno per essere quotati in borsa secondo le indicazioni delle grande agenzie di rating di triste memoria, (pilotate anche in borsa dal sistema monetario), per poi accreditare il netto ricavo, gravato di tutte le commissioni scattate ad ogni passaggio, allo Stato per iniziative a sostegno all'economia. ( il sistema bancario continua a destinare risorse ai bond spazzatura: i titoli junk galoppano a tutta

randa. E l'economia reale ?)

7 ) A botta calda viene da pensare che tutto questo vorticoso giro di valzer, sia stato immaginato

per alimentare il finanziario improduttivo, per distribuire commissioni ad ogni passaggio, per fare arrivare nelle sagrestie delle banche d'emissione l'oro attualmente depositato, solo depositato, presso le banche centrali, per indebitare ulteriormente lo Stato nei confronti del sistema monetario il quale contestualmente si appropria del relativo signoraggio corrispondente, in attesa di appropriarsi anche dell'oro, condizione essenziale nella mentalità del banchiere per sostenere psicologicamente di essere proprietario della nuova moneta emessa.

8 ) Come è stato abbondantemente sperimentato e documentato l'oro non è assolutamente necessario per battere moneta, lo ha enunciato Auriti con la sua teoria sul ”Valore Indotto”, lo ha affermato Nixon quando ha denunciato i patti di Bretton Woods “il dollaro vale poiché rappresenta tutta la produzione degli Stati Uniti”. In quella occasione si è dimostrato definitivamente che le monete non perdono valore anche quando non sono più convertibili in oro. Il tutto viene ulteriormente confermato dal fatto che lo Stato italiano per cento anni ha emesso direttamente la propria moneta nazionale utilizzata proprio per realizzare opere di pubblica utilità congiuntamente alle azioni finalizzate allo sviluppo economico.

Il nuovo patto di stabilità ci impone il rientro del debito pubblico di un ventesimo ogni anno dell'importo che eccede il 60 %. Significa circa 45 miliardi di Euro ogni anno (il doppio della già pesante finanziaria in corso). Un simile salasso da cavallo contrariamente alla maggioranza dei soliti economisti, come sostiene Quadrio Curzio, il nostro sistema produttivo non è in grado di poterlo reggere e finirà per essere preclusa qualunque possibilità di ripresa economica.

Senza tanti giri di “Valzer”, disponiamo della soluzione semplice che riesce a risolvere i tanti problemi finanziari complessi. Lo Stato sulla scorta della propria centennale e positiva esperienza pregressa, deve ritornare a battere moneta in proprio, acquisire a titolo originario i valori così ottenuti ed utilizzare le risorse per realizzare opere e programmi di pubblica utilità, difesa del territorio, ricerca e contestualmente occupazione e sviluppo economico. Lo Stato senza dover pagare il pizzo ai banchieri realizza opere pubbliche, sviluppo ed occupazione senza indebitarsi.

Riteniamo giunto il momento di porre fine a questa nefasta sceneggiata, Lo Stato deve smettere d'indebitarsi per monetizzare il mercato o per pagare i suoi titoli in scadenza quotati dalle società di rating quotate a loro volta in borsa dal sistema bancario-monetario. Se i titoli di debito dello Stato sono buoni e valgono, al punto da essere accettati e scontati dagli avvedutissimi e prudentissimi banchieri privati, debbono valere anche i titoli monetari emessi dallo stesso Stato, come abbiamo dimostrato di saper fare per oltre cento anni.

A maggior ragione se si comincia a richiedere garanzie suppletive sui titoli del debito pubblico

Lo Stato sotto il proprio controllo emetta pure la propria moneta tranquillamente, al di là di tutti gli anatemi, sarà certamente onorata con grande favore dalla popolazione e da tutta la produzione nazionale.

15 ottobre 2010

Savino Frigiola

Dico a Napolitano: “No! Questo No!”

Dico a Napolitano: “No! Questo No!”

http://www.ioamolitalia.it/2011/11/dico-a-napolitano-no-questo-no/

No, Signor Napolitano, non sopporteremo una simile nauseante “furbata”. Creare all’improvviso un senatore a vita per far credere che si tratta di un politico e fingere così che l’Italia non si sia consegnata nelle mani dei banchieri, è un sotterfugio intollerabile. Quale disprezzo per i poveri Italiani! Quale disprezzo per la Repubblica e per la politica! Abbiamo, dunque, così la misura della spaventosa miseria civile e morale dei nostri “rappresentanti”. La Bibbia afferma che “Dio vomita gli ipocriti”. Sono certa che non ha mai vomitato tanto.

Senatore a vita il signor Mario Monti? Un cittadino benemerito della Repubblica e di specchiati costumi? Forse non tutti i cittadini lo sanno o se lo ricordano (e su questa ignoranza ha contato, oltre che sul complice silenzio dei politici e dei giornalisti, Giorgio Napolitano nel nominarlo) che Mario Monti è stato costretto, nella sua qualità di Commissario europeo sotto la presidenza Santer, a dare le dimissioni “per l’accertata responsabilità collegiale dei Commissari nei casi di frode, cattiva gestione e nepotismo” messi in luce dal Collegio di periti nominato appositamente dal Parlamento Europeo. La Relazione fatta da questi Saggi al Parlamento, nonostante la prudenza del linguaggio ufficiale, fa paura. Si parla infatti dell’assoluta mancanza di controllo nella “rete di favoritismi nell’amministrazione”, di “ausiliari esterni” e di “agenti temporanei”, di “mini bilanci espressamente vietati dalle procedure amministrative”, di “numerosissimi esterni fuori bilancio, ben noti all’interno della Commissione con il soprannome di sottomarini”, che operano con “contratti fittizi”, dietro “raccomandazioni e favoritismi”; di abusi che hanno comportato, con il sistema dei “sottomarini” l’erogazione non controllata di oltre 7.000 miliardi nell’ambito dell’Ufficio Europeo per gli Aiuti umanitari d’Emergenza (miliardi usciti dalle nostre tasche, naturalmente, e che dovevano andare, ma non ci sono arrivati se non in minima parte, ai bambini della Bosnia, del Ruanda morenti di fame). Evidentemente Mario Monti è inamovibile, o meglio può perdere un posto soltanto per guadagnarne uno migliore. Nel 1999, al momento di una caduta così ignominiosa, ha provveduto la successiva Commissione, con presidente Romano Prodi, a riconsegnargli il posto di Commissario. Cose che succedono soltanto nell’onestissimo ambito delle nostre istituzioni politiche. I semplici cittadini vanno sotto processo per gli ammanchi, o come minimo perdono l’incarico.

Perché mai, dunque, dunque, dovremmo affidare a questo signore i nostri ultimi beni? In omaggio, forse, al truffaldino sotterfugio inaugurato dalla Presidenza della Repubblica? I politici che lo voteranno come capo del governo sappiano che, visto che non possediamo nessun altro potere, annoteremo ogni loro “Sì” per cancellare per sempre il loro nome da qualsiasi futura elezione.

giovedì 10 novembre 2011

Napoleoni: L'Italia deve uscire dall'euro e stampare moneta

Ciao, sono Sara Tommasi, senza veli


-Sara senza veli  link alternativo
-Sara velata (youtube)

Ciao, sono Sara Tommasi.
So che non ti capita spesso che una donna senza vestiti ti offra di partecipare a una cosa così importante e seria come l'incontro costitutivo del Comitato Promotore del referendum per l'abrogazione delle 6 leggi regala-soldi alle banche nonché della lotta per l'abolizione del signoraggio.
Io però sono orgogliosa di farlo, perché è un piccolo contributo alla lotta per sconfiggere gli immensi illeciti delle banche, che sono la vera ragione della crisi che ci ha rovinati, anche se i politici - servi delle banche - continuano persino ora a eludere l'argomento perché sanno che sta per scoppiare un nuovo '92, però planetario, per cui non c'è luogo dove potranno sfuggire alle loro responsabilità.
Ci sarò anch'io, sabato 26 Novembre 2011, alle 10.30, al Teatro Quirino, in Roma, via delle Vergini 7, e sarei felice se ci onorassi della tua presenza.
Vieni, ti aspetto,
Sara

Per approfondire le cose indicate di seguito vai su marra.it
-1. Candidati alle elezioni dei membri del Coordinamento del Comitato Promotore del referendum.
-2. Fai proposte.
-3. Conferma la tua presenza.
-4. Iscriviti al Comitato Promotore del referendum.
-5. Leggi quali sono le 6 leggi da abrogare (art. su affaritaliani, 717 «mi piace» e 16 «non mi piace»).
-6. Leggi cos'è il signoraggio bancario primario e secondario.
-7. Leggi come e quando opporsi alla propria banca.
-8. Leggi il testo integrale dei ricorsi per incostituzionalità delle 6 leggi regala-soldi alle banche.

Come ci governerà il FMI


Come ci governerà il FMI
di Maurizio Blondet - 09/11/2011

Fonte: rischiocalcolato 

  
  
Una riduzione dal 10 al 30 per cento dei salari, e contemporaneamente dei prezzi. E’ la ‘soluzione’ escogitata nel 2010 dall’economista capo del Fondo Monetario Olivier Blanchard per i PIGS (Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Cipro – dell’Italia non si parlava ancora) in un suo studio.
E’ possibile che questa ricetta di risanamento (sic) sia applicata al nostro paese dagli amministratori transnazionali che ci hanno commissariato. Vale dunque la pena di seguire il filo del ragionamento di Blanchard.
L’economista si pone la questione: come risolvere la crisi dei paesi del Sud-Europa, una volta che non possono più svalutare?

La risposta classica è la deflazione dei salari: è infatti il lavoro a dover essere svalutato, bloccando le paghe o abbassandole fino ai livelli (cinesi) in cui questi passeggeri abusivi dell’eurozona torneranno competitivi. Anni di stretta di cinghia e miseria. L’economista del FMI propone una assunzione volontaria e coordinata di questo evento comunque inevitabile: gli stati dovrebbero imporre un taglio coordinato dei salari e dei prezzi, oltrechè dei trasferimenti sociali, del 10-30 per cento, seguito da un congelamento di tre mesi.
Ciò che si propone è – nè più nè meno – un intervento dello stato nell’economia, che l’ideologia liberista adottata dal FMI solitamente demonizza; quando intende proteggere e sviluuppare le industrie di una nazione. Ma quando il dirigismo è a favore dei banchieri creditori, il dogma anti-statalista diventa flessibile. Per Blanchard, la sua proposta ha i seguenti vantaggi: è più accettabile politicamente, sia perchè lavoratori e pensionati accetteranno più facilmente i tagli salariali in quanto anche i prezzi interni saranno abbassati, solo i beni importati rincareranno. Il peso sarebbe ripartito equamente. Eviterebbe di far salire la disoccupazione a livelli astronomici. Sarebbe più efficace, in quanto i guadagni di competitività sarebbero immediati.
Che dire? Sarebbe un grande esperimento sociale. Non diverso da quello che - su suggerimento di Jeffery Sachs della Scuola di Chicago – tentò il governo russo, ossia il “passaggio choc al mercato”, le “cura-urto” di liberalizzazioni che costò (secondo valutazioni dell’Economist) un sei milioni di morti nell’ex-Urss (per lo più vecchietti ridotti alla fame nonchè lavoratori alla disoccupazione), e l’emergere dei nuovi ricchi, gli oligarchi, spesso delinquenti comuni, la cui posizione nel Partito , e i finanziamenti dei Rotschild e delle banche occidentali, li metteva nelle condizioni migliori per approfittare delle svendite di cespiti nazionali.
Il guaio, infatti, sta nel seguente fatto: mentre salari e pensioni possono essere tagliati d’autorità, i prezzi non calano per decreto. In tempi di guerra e anche dopo, negli anni 60 (quando questo tipo di dirigismo era il ‘consensus’ delle potenze mondialiste, in Italia rappresentate dal repubblicano e massone Ugo La Malfa) sono esistiti organi pubblici addetti al controllo dei prezzi.
Il successo del calmiere è sempre stato relativo din dai tempi di Diocleziano, sviluppando fenomeni come la borsa nera e la sparizione delle derrate.
Tecnicamente inoltre è difficile far scendere il prezzo delle merci, che contengono materiali importati in proporzioni innumerevolmente variabili, allo stesso ritmo delle merci prodotte localmente. Il rincaro dei generi alimentari – per cui l’Italia dipende dall’estero per il 70% di ciò che consuma – potrebbe essere moderato dallo sviluppo dell’autarchia alimentare. Il rincaro delle risorse energetiche, per le quali l’Italia dipende dalle importazioni per il 90%, sarebbe senza rimedio (e forse il razionamento farebbe rimpiangere il no al nucleare).
Blanchard però non menziona l’intoppo maggiore della sua proposta: durante il periodo di deflazione autoritaria, i debiti pubblici e privati dei paesi coinvolti aumenteranno di altrettanto della svalutazione interna, fra l’altro decrescendo gli introiti fiscali. Naturalmente, l’economista del FMI presume che i debiti pubblici coninuino a venire serviti, nonostante il loro giganteggiare. L’interesse dei creditori, specie di quelli esteri (altresì detti “mercati”) è sacro. Perchè altrimenti esiste il Fondo Monetario, che è il loro agente pignoratore globale?
Della proposta dunque resta questa realtà: fino a che punto economisti liberisti sono pronti, in nome del libero mercato, ad instaurare un ordine autoritario. Dal punto di vista tecnico e politico, il recupero della sovranità monetaria (ancorchè anathema sit) sembra più fattibile.
Chi scrive è sicuro che il default, e magari l’uscita dall’euro, sia alla fine ineluttabile, perchè questa “è una crisi di sistema”, come ha detto non il sottoscritto, ma all’uscita del G-20 Gabriel Bernardino, presidente dell’Autorità europea di supervisione delle assicurazioni, riferendosi alla connessione fra le banche e gli stati. Silvio Berlusconi, dopo la battuta da bar (“ i ristoranti sono pieni”), ne ha detto un’altra: che siamo entrati nell’euro a un cambio troppo altro, ed è questo che “paralizza l’Italia”. Battuta che si potrebbe applaudire, se a questa constataziomne fosse seguita qualche azione, visto che lui è capo del governo ed è stato dotato dai cittadini di una maggioranza che non si vedrà mai più. Con questa forza, il governo italiano avrebbe persino potuto mettersi alla testa dei grandi debitori europei per imporre soluzioni congiunte più favorevoli al blocco Sud, magari annche una svalutazione dell’euro o del debito: Italia, Spagna, Portogallo, Grecia formano un blocco in sè temibile, specie per i creditori esteri, da ridurli a miti consigli agitando la minaccia del ripudio. In questa sitruazione, l’enormità del debito può diventare una forza politica; ma nessuno dei Pigs seguirebbe il cavaliere, la sua autorevolezza essendo consumata nei Bunga-Bunga, e quindi ringraziamolo per aver reso il debito quel che è: una debolezza. Siamo mendicanti che sopravvivono con gli acquisti che la Bce fa’ del nostro debito, per il momento.
Coisì le cose vanno come vanno, con lo spread ormai a livelli da ‘salvataggio’, e a contare in Europa è solo il blocco Germania-Francia. Posto che Sarkozy è il vice-cancelliere inferiore, la sorveglianza del Fondo Monetario su Roma è una veste per la sorveglianza di Angela Merkel.
Anzitutto, bisogna ricordare che, grazie ad una cruciale sentenza della corte costituzionale germanica di Karlsruhe (se non sbaglio, del 1997), che ha subordinato la ratifica di ogni direttiva e norma europea passata presente e futura all’esame di costituzionalità della Corte stessa, la Germania resta il solo paese sovrano nella UE.
Ed oggi, Berlino ha imposta l’iscrizione “il più presto possibile” nei trattati UE della clausola che permette l’intervento diretto nei bilanci di previsione dei paesi indebitati dell’eurozona; tali bilanci saranno esaminati da ispettori europei prima ancora che vengano discussi dai parlamenti nazionali.
Il combinato disposto delle due norme fa’ della Germania non solo l’unico paese che non ha ceduto nemmeno una briciola di sovranità, ma il paese che può esercitare una intrusione sugli altri paesi, su quello che è – o era – l’atto sovrano per eccellenza delle locali democrazie, il controllo e l’approvazione dei bilanci pubblici. Angela Merkel sarà anche la culona insocpabile come l’ha chiamata Berlusconi (lui non sa pensare ad altro), ma ha affermato il potere di Berlino sull’Europa, e comincia ad esercitarlo con brutalità tedesca.
Va notato che una proposta, avanzata dall’Olanda, di trasferire il potere d’intervento e d’intrusione nei bilanci preventivi nazionali ad un “Commissario europeo alla stabilità” è stata rigettata da Berlino. Il motivo è perfino stato enunciato: la misura non esclude con certezza formale che il suddetto Commissario compia un intervento anche sui bilanci tedeschi, e l’autonomia bugettaria del Bundestag non tollera interferenze. Gli altri sì, la Germania no.
Altra annotazione: all’Euro Crisi Summit i paesi non dell’area euro (Gran Bretagna e Polonia) sono stati lasciati fuori dalla porta per volontà di Berlino, esclusi dalle decisioni. Non piangeremo per costoro, ma la cosa segnala un’altra prova di egemonia tedesca (la giustificazione data è stata: dell’euro non si occupino gli stati che non hanno adottato la moneta comune), e il preludio ad una Europa a due velocità che forse è il progetto finale della Repubblica Federale. Naturalmente scongiurando il pericolo che i paesi del secondo cerchio si disimpegnino, il che danneggerebbe le esportazioni tedesche. L’Italia lo sa bene, visto che ha perso grosse quote di mercato a favore delle industrie concorrenti germaniche, e il suo lavoro ha perso il 40 per cento in produttività rispetto a quello tedesco, per il solo fatto di essere nel marco, pardon euro.
Il Frankfurter Allgemeine Zeitung ha accolto i risultati del summit con espressioni di esultante sciovinismo. Gongolando per il fatto che “i negoziati sono stati tolti dalle mani” dei “greci”, e che sarà assicurata una “presenza permanente della Troika (UE; FMI e BCE) nel paese per assicurarsi che i greci riformino realmente il loro paese”.
Il principale periodico germanico per gli affari esteri, Internationale Politik, aveva già salutato in Angela Merkel “il Cancelliere dellla UE”, capace di assumersi “l’autorità di imporre linee-guida” al “circolo dei 27 capi di stato e di governo”. In questa nuova realtà, diceva il periodico, nel governo europeo è Berlino ad “assegnare le poltrone”. Sarkozy ha “certamente il ruolo di vice-cancelliere”, che può prendere iniziative ma “in caso di conflitto, può essere sempre messo in riga dal cancelliere”. Il presidente del consiglio europeo, il nullifico Herman van Rompuy, veniva definito “capo della cancelleria federale” che deve “sercare un bilanciamento gtra i vari campi” e “perciò corre il rischio (…) di essere rudemente corretto dal capo del governo o dal suo vice”.
(Andreas Rinke: Die EU-Kanzlerin. Angela Merkel überträgt ihren Regierungsstil auf die europäische Ebene; www.internationalepolitik.de 21.01.2011)
A noi italiani, la culona (inchiavabile) ha ordinato tagli, tagli, austerità e austerità, rigore ew rigore ordine che sarà eseguito dal governo italiano – qualunque sia di larghe intese o dei tecnici. Naturalmente i politici italiani non taglieranno i propri privilegi, nè si conterranno in una nuova austerità: i ricchi di stato ci resteranno sul collo, mentre il rigore ci porta via ogni possibilità di crescita, e allontana ogni capacità di servire il debito….Stando così le cose, perchè non li lasciamo a casa e preghiamo Angela di mandarci a governarci direttamente i suoi curatori fallimentari? Almeno tutto sarebbe più chiaro, e risparmieremmo pure.

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