martedì 21 agosto 2012
giovedì 16 agosto 2012
domenica 5 agosto 2012
Luoghi comuni
Dire che manca il lavoro è come dire che manca l'aria per respirare, mentre è solo tappato il naso, ovverosia manca la cicolazione del 'liquido' perché 'ricettato'. Smettiamola con queste parole e frasi storte: tutto ha importanza per migliorare il mondo, diciamole giuste!!! Vedasi la definizione di 'ricettazione': è esattamente quel che succede con la moneta creata in seguito a un reato (di falso contabile) e poi procurata e occultata a vantaggio di un manipolo di banche e di operatori finanziari. http://it.wikipedia.org/wiki/Ricettazione_(diritto)
Articolo 648 C.P. Fuori dei casi di concorso nel reato, chi, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, acquista, riceve od occulta denaro o cose provenienti da un qualsiasi delitto, o comunque si intromette nel farle acquistare, ricevere od occultare, è punito con la reclusione da due ad otto anni e con la multa da euro 516 a euro 10.329. La pena è della reclusione sino a sei anni e della multa sino a euro 516, se il fatto è di particolare tenuità. Le disposizioni di questo articolo si applicano anche quando l'autore del delitto da cui il denaro o le cose provengono non è imputabile o non è punibile ovvero quando manchi una condizione di procedibilità riferita a tale delitto. http://www.altalex.com/index.php?idnot=36775Un po' misera come pena, non credete? N. Forcheri
mercoledì 1 agosto 2012
Ogni conto Clearstream ha la sua storia...
Ogni conto Clearstream ha la sua storia...
Prendiamo questo conto:
"C6252","GIORGIO VINCENT","0","N","GVINCENT","10/31/1994 12:00:00 AM","TORINO","
","","ITALY","","","","06/25/2001 12:00:00 AM"
Tratto da:
http://www.scribd.com/doc/29438682/Clearstream-2001
E mettiamo il nome del conto su google:
LA STAMPA
GIOVEDÌ 8 LUGLIO 2010
TRIBUNALE. MIGLIAIA DI EURO SPARITI NEL NULLA. IERI UDIENZA AD ACQUI
Anche investitori dell’Astigiano
vittime del crac della nicese “Sim”
SELMA CHIOSSO
ACQUI TERME
http://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=4&ved=0CGgQFjAD&url=http%3A%2F%2Fwww.paolovolpe.it%2Fwp-content%2Fuploads%2Fidda-sla.pdf&ei=6AkZUJaqLoGIhQfV84HYDw&usg=AFQjCNFvVC8gvkbZLSvuFGdpRd4Bf-ygTA&sig2=2t1GMEySa3FC0rqqRTQlLQ
Sono sfilate ad Acqui, in tri-
bunale, alcune delle parti civi-
li che vantano crediti al pro-
cesso «Giorgio Vincent Sim».
Molti dei protagonisti della
società di intermediazione
hanno già patteggiato, per al-
tri la posizione è ancora da
chiarire. Tra questi quella di
uno dei sindaci, Roberto Fra-
scinelli, 62, anni, Torino, dife-
so dagli avvocati Cesare Zac-
coni e Stefano Comellini. Se-
condo l’accusa non ha vigila-
to su conti e bilanci.
La società aveva sede legale
a Nizza Monferrato in piazza
Garibaldi 5, ma lussuosi uffici a
Torino in via santa Teresa e
Galleria San Federico. L’inchie-
sta sul crac con un buco di oltre
8 milioni di euro è nata a Tori-
no, ma è approdata ad Acqui al-
la fine di una durissima batta-
glia giudiziaria condotta dal
pm Vincenzo Pacileo. Ora se ne
occupano il pm Cristina Tabac-
chi, Giovanni Soave, presiden-
te del tribunale acquese, che ie-
ri ha presieduto il collegio, e i
giudici Luisa Camposaragna e
Patrizia Cazzato.
La società aveva come clien-
ti l'élite torinese, alessandrini,
astigiani, cuneesi, livornesi. Tra
loro nobili, notai, medici, avvo-
cati. Tutti i loro soldi si sono va-
porizzati. Le parti offese che
vantano crediti sono una settan-
tina, tra loro l’Opera Pia San
Giobbe di Acqui (rappresentata
dal’avvocato Marina Icardi),
professionisti e imprenditori di
Ferrere, Cortazzone, Asti, Isola
d’Asti, Mombercelli, Villanova
d’Asti, Valfenera.
La crisi è scoppiata all’improv-
viso quando decine e decine di
clienti si sono resi conto che le
La sede della società Sim
somme (da 200 a 900 mila euro)
investite nella società erano spa-
rite. La Sim è stata commissaria-
ta dalla Consob, poi è intervenuta
la Banca d’Italia che l’ha messa in
liquidazione coatta accertando
un buco di 8 milioni di euro.
Giorgio Vincent, che ha già
patteggiato, era un notissimo
broker, figlio e nipote di banchieri,
di cui i risparmiatori si fidavano
ciecamente. Ieri è stato
sentito come testimone. Elegan-
te, garbato con tono suadente,
senza tradire alcuna emozione,
ha risposto al pm Tabacchi che
lo ha incalzato per sapere come
funzionava il conto «89650», un
conto personale sul quale però
transitavano le somme dei clien-
ti, creando una contabilità pa-
rallela. Gli investitori non si so-
no mai accorti di nulla perchè ri-
cevevano estratti conti «virtua-
li» su carta intestata, formal-
mente ineccepibili, ma fasulli.
La «provvista» di questo conto
erano soldi suoi e dei clienti che
non volevano investimenti in
borsa, ma una rendita tranquil-
la. Da qui veniva prelevati il de-
naro per tappare i buchi, finché
la situazione non è esplosa.
Tra le parti offese (non tutte
sono state ammesse al risarci-
mento) una famiglia nobile tori-
nese rappresentata dall’avvoca-
to Maurizio De Nardo ha perso
quasi due miliardi di lire e il ca-
pofamiglia si è suicidato. L’avvo-
cato Gianco Ferreri, che assiste
una famiglia di notai e medici
che ha perso circa 350 mila eu-
ro, ha chiesto spiegazioni del
perché fossero stati fatti investi-
menti «derivati» a suo dire non
autorizzati. Alcuni clienti della
Sim che avevano fatto rientrare
capitali dall’estero ricorrendo al-
la scudo fiscale per centinaia di
migliaia di euro si sono ritrovati
il conto azzerato. E al danno ma-
teriale si aggiunge quello del-
l’anima: molti, anche tra i pre-
senti in aula, erano amici di fami-
glia di Giorgio Vincent. Lui ha
mormorato: «Sono stati momen-
ti terribili che voglio dimentica-
re. La società non era formata
solo da me. Anche se tutte le col-
pe sono ricadute su di me». Si
torna in aula il 24 novembre.
Prendiamo questo conto:
"C6252","GIORGIO VINCENT","0","N","GVINCENT","10/31/1994 12:00:00 AM","TORINO","
","","ITALY","","","","06/25/2001 12:00:00 AM"
Tratto da:
http://www.scribd.com/doc/29438682/Clearstream-2001
E mettiamo il nome del conto su google:
LA STAMPA
GIOVEDÌ 8 LUGLIO 2010
TRIBUNALE. MIGLIAIA DI EURO SPARITI NEL NULLA. IERI UDIENZA AD ACQUI
Anche investitori dell’Astigiano
vittime del crac della nicese “Sim”
SELMA CHIOSSO
ACQUI TERME
http://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=4&ved=0CGgQFjAD&url=http%3A%2F%2Fwww.paolovolpe.it%2Fwp-content%2Fuploads%2Fidda-sla.pdf&ei=6AkZUJaqLoGIhQfV84HYDw&usg=AFQjCNFvVC8gvkbZLSvuFGdpRd4Bf-ygTA&sig2=2t1GMEySa3FC0rqqRTQlLQ
Sono sfilate ad Acqui, in tri-
bunale, alcune delle parti civi-
li che vantano crediti al pro-
cesso «Giorgio Vincent Sim».
Molti dei protagonisti della
società di intermediazione
hanno già patteggiato, per al-
tri la posizione è ancora da
chiarire. Tra questi quella di
uno dei sindaci, Roberto Fra-
scinelli, 62, anni, Torino, dife-
so dagli avvocati Cesare Zac-
coni e Stefano Comellini. Se-
condo l’accusa non ha vigila-
to su conti e bilanci.
La società aveva sede legale
a Nizza Monferrato in piazza
Garibaldi 5, ma lussuosi uffici a
Torino in via santa Teresa e
Galleria San Federico. L’inchie-
sta sul crac con un buco di oltre
8 milioni di euro è nata a Tori-
no, ma è approdata ad Acqui al-
la fine di una durissima batta-
glia giudiziaria condotta dal
pm Vincenzo Pacileo. Ora se ne
occupano il pm Cristina Tabac-
chi, Giovanni Soave, presiden-
te del tribunale acquese, che ie-
ri ha presieduto il collegio, e i
giudici Luisa Camposaragna e
Patrizia Cazzato.
La società aveva come clien-
ti l'élite torinese, alessandrini,
astigiani, cuneesi, livornesi. Tra
loro nobili, notai, medici, avvo-
cati. Tutti i loro soldi si sono va-
porizzati. Le parti offese che
vantano crediti sono una settan-
tina, tra loro l’Opera Pia San
Giobbe di Acqui (rappresentata
dal’avvocato Marina Icardi),
professionisti e imprenditori di
Ferrere, Cortazzone, Asti, Isola
d’Asti, Mombercelli, Villanova
d’Asti, Valfenera.
La crisi è scoppiata all’improv-
viso quando decine e decine di
clienti si sono resi conto che le
La sede della società Sim
somme (da 200 a 900 mila euro)
investite nella società erano spa-
rite. La Sim è stata commissaria-
ta dalla Consob, poi è intervenuta
la Banca d’Italia che l’ha messa in
liquidazione coatta accertando
un buco di 8 milioni di euro.
Giorgio Vincent, che ha già
patteggiato, era un notissimo
broker, figlio e nipote di banchieri,
di cui i risparmiatori si fidavano
ciecamente. Ieri è stato
sentito come testimone. Elegan-
te, garbato con tono suadente,
senza tradire alcuna emozione,
ha risposto al pm Tabacchi che
lo ha incalzato per sapere come
funzionava il conto «89650», un
conto personale sul quale però
transitavano le somme dei clien-
ti, creando una contabilità pa-
rallela. Gli investitori non si so-
no mai accorti di nulla perchè ri-
cevevano estratti conti «virtua-
li» su carta intestata, formal-
mente ineccepibili, ma fasulli.
La «provvista» di questo conto
erano soldi suoi e dei clienti che
non volevano investimenti in
borsa, ma una rendita tranquil-
la. Da qui veniva prelevati il de-
naro per tappare i buchi, finché
la situazione non è esplosa.
Tra le parti offese (non tutte
sono state ammesse al risarci-
mento) una famiglia nobile tori-
nese rappresentata dall’avvoca-
to Maurizio De Nardo ha perso
quasi due miliardi di lire e il ca-
pofamiglia si è suicidato. L’avvo-
cato Gianco Ferreri, che assiste
una famiglia di notai e medici
che ha perso circa 350 mila eu-
ro, ha chiesto spiegazioni del
perché fossero stati fatti investi-
menti «derivati» a suo dire non
autorizzati. Alcuni clienti della
Sim che avevano fatto rientrare
capitali dall’estero ricorrendo al-
la scudo fiscale per centinaia di
migliaia di euro si sono ritrovati
il conto azzerato. E al danno ma-
teriale si aggiunge quello del-
l’anima: molti, anche tra i pre-
senti in aula, erano amici di fami-
glia di Giorgio Vincent. Lui ha
mormorato: «Sono stati momen-
ti terribili che voglio dimentica-
re. La società non era formata
solo da me. Anche se tutte le col-
pe sono ricadute su di me». Si
torna in aula il 24 novembre.
martedì 24 luglio 2012
SPREAD A 520 CERTIFICA FALLIMENTO GOVERNO
GOVERNO. SCILIPOTI (MRN): SPREAD A 520 CERTIFICA FALLIMENTO GOVERNO
“Sono mesi che continuo a ripetere che la politica di austerità applicata dal Governo Monti ci avrebbe portato al tracollo e stamattina lo spread che vola a 520 punti non fa altro che avvalorare la mia tesi e certificare il fallimento delle scelte di Monti”. Lo afferma in una nota Domenico Scilipoti Segretario Nazionale MRN. “Il Presidente del Consiglio continua sulla strada della tassazione esasperata e dei tagli ai servizi essenziali portando i cittadini alla disperazione e immobilizzando l’economia, con il risultato che ormai l’Italia è un Paese in recessione in preda all’assalto degli speculatori”. “Berlusconi – conclude l’On. Scilipoti- in una situazione meno grave di questa si è dimesso per senso di responsabilità nei confronti del Paese, Monti cosa aspetta?”.
lunedì 23 luglio 2012
FISCAL COMPACT E EMS
CRISI. SCILIPOTI (MRN): FISCAL COMPACT E EMS RENDONO ITALIA SUCCUBE DELLE BANCHE
“ L’approvazione del Fiscal Compact e dell’ EMS porterà un incremento delle tasse e ulteriori tagli per quasi 40 miliardi di euro l’anno per i prossimi 20 anni: la politica di austerità applicata fino ad ora dal Governo Monti a confronto è uno zuccherino”. Lo afferma in una nota Domenico Scilipoti Segretario Nazionale MRN.
“ Questi accordi- conclude l’On. Scilipoti- sono stati progettati per sostenere il sistema speculativo delle banche e dei mercati finanziari che, inevitabilmente, ci condurranno alla perdita della sovranità monetaria nazionale e ci renderanno succubi e inermi di fronte alle scelte effettuate dalla BCE e dal Fondo Monetario Internazionale”.
mercoledì 18 luglio 2012
Mes, domani alla Camera
Fonte: http://lalternativaitalia.blogspot.it/2012/07/mes-dittatura-economica-lo-dice-il.html
18 luglio 2012
MES, dittatura economica, secondo il governatore Chiodi, ma domani verrà approvato alla Camera! Domani, 19 luglio 2012, la Camera approverà il MES, Meccanismo Europeo di Stabilità. Marco, di "Lo sai Pescara", ha chiesto al Governatore della Regione Abruzzo se sapesse cosa fosse il MES. Ascoltate la limpida risposta: http://lalternativaitalia.blogspot.it/2012/07/mes-dittatura-economica-lo-dice-il.html Stiamo per entrare in una dittatura economica mentre i telegiornali ci parlano del bikini della Minetti. Per sapere con precisione cosa sia il MES, cliccate qui. Vi invitiamo a divulgare questa notizia prima che sia troppo tardi, grazie.Qua invece la lista dei senatori che hano votato per il MES, commissione presieduta dalla bilderberger Bonino, da dove si capisce che gli unici senatori che hanno votato contro sono i senatori della Lega, tranne Lannutti di IDV. (qua: http://nobigbanks.it/2012/07/13/mes-al-senato-ecco-la-lista-dei-responsabili/). Ah ecco perché la Lega come partito è stato pesantemente attaccato da magistratura e stampa ultimamente!! (NF)
18 luglio 2012
martedì 17 luglio 2012
«Frodi carosello»: come funziona questa «giostra»?
http://www.filodiritto.com/index.php?azione=visualizza&iddoc=2804
Frodi carosello
La parola-chiave è "frode carosello", ossia quelle operazioni finalizzate a “realizzare attività economiche fittizie al fine di ottenere crediti di imposta con profitti per centinaia di milioni di euro”.
Lo schema è più semplice di quanto non appaia sulla carta.
Si parte dalla costatazione che un imprenditore che voglia importare prodotti dall’estero da rivendere in Italia, vedrà gravati tali prodotti dell’Iva solo nel momento della vendita nel territorio della Repubblica. Lo scopo della frode è quello di far “rientrare” l’Iva attraverso un’operazione fittizia e l’utilizzo di altre società di comodo. Attraverso, ad esempio, la costituzione di una società che per comodità chiameremo newco che ha lo scopo di acquistare i prodotti importati dall’imprenditore. Tali società costituite ad hoc e normalmente con sede legale all’estero, sfruttano le cd. cessioni intracomunitarie per non pagare Iva per poi cedere i medesimi servizi (che possono essere rappresentati da beni commerciali, ma anche servizi telefonici, come per il caso Telecom – Sparkle) nel territorio italiano gravando il prodotto dell’Iva dovuta allo Stato. In questo caso il soggetto acquirente (e compiacente) verserà l’Iva alla newco, che invece di versarla allo Stato come previsto dal sistema fiscale, la fa rientrare nella disponibilità del soggetto di partenza, che avrà recuperato l’intero importo. In questo caso il soggetto avrà una duplice possibilità: incassare l’Iva trasferendola all’estero come “fondi neri” da riciclare; versarla parzialmente nel prodotto da vendere sul mercato, riducendone il prezzo e rendendolo commercialmente più appetibile sul piano concorrenziale.
È per questo che si parla di operazioni apparentemente “neutre”, poiché il soggetto in questione acquista e cede al medesimo prezzo, per poi rientrare dell’Iva versata e che non finirà mai nelle casse dello Stato. Lo scopo finale è quello di generare un indebito credito d’imposta su ciascuna cessione che verrà fatta rientrare nella disponibilità del soggetto attraverso operazioni di riciclaggio ed investimento fittizio.
Effetti economici e criminogeni
Appare evidente che chiunque operi sfruttando il meccanismo della frode carosello tenda a dotarsi di una copertura contabile e documentale essenziale per perpetrare la frode e per far perdere le tracce del paper trail dell’operazione, con l’intento di rendere la stessa difficilmente riconducibile. Tale filiera dell’illecito avrà diversi riflessi sia sul piano economico, sia su quello criminologico.
Il primo riflesso concerne l’evidente danno perpetrato al fisco, ossia alla collettività, che ne risentirà pesantemente in termini di mancato versamento dell’Iva. Si ricordi che queste operazioni possono generare flussi di centinaia di milioni di euro ogni anno, con evidente squilibrio delle già precarie casse dello Stato. Dall’altro lato, sotto il profilo penale, rileva in funzione della violazione delle leggi antitrust. Di cruciale importanza è riconoscere il disequilibrio generato dall’impresa fraudolenta che metta sul mercato prodotti e servizi ad un costo inferiore, violando le regole di mercato e sfruttando un indebito vantaggio derivante dalla mancata cessione dell’Iva. Vantaggio che si traduce in uno svantaggio delle imprese concorrenti oneste che versano Iva allo Stato che non possono competere con i prezzi ribassati dell’impresa fraudolenta. Infine da rilevare il ruolo delle cd. società cartiere (ovvero di soggetto interposto tra il fornitore della merce ed il destinatario effettivo) e di quei meccanismi di riciclaggio che sottendono all’uso della frode, e che rigenerano denari altrimenti di per sé non utilizzabili.
La responsabilità penale delle società
La Suprema Corte ha recentemente affermato in una sentenza (Cass. pen., sez. III, 7 giugno 2011) che “il d.lgs. n. 231 del 2001 non costituisce un limite all’applicazione della confisca per equivalente dei beni dell'ente collettivo nelle ipotesi di reati tributari commessi dall'amministratore o dal legale rappresentante della società”.
Le norme tributarie divengono dunque mezzo di prevenzione e contrasto alle frodi carosello. Nel 2001 infatti il legislatore italiano ha recepito nel nostro ordinamento la cd. responsabilità amministrativa degli enti collettivi, ossia una responsabilità, non a caso, definita da più parti “parapenale” delle società, per reati compiuti dai propri rappresentanti a vantaggio della società stessa. Le disposizioni in questione si applicano: “agli enti forniti di personalità giuridica e alle società e associazioni anche prive di personalità giuridica”, mentre non si applicano “allo Stato, agli enti pubblici territoriali, agli altri enti pubblici non economici nonché agli enti che svolgono funzioni di rilievo costituzionale”. Ossia partiti politici e sindacati – come se l’epoca di “tangentopoli” non avesse insegnato nulla.
Richiamando lo schema disposto all’art. 322 ter del codice penale, il legislatore del 2001 ha voluto replicare il meccanismo della confisca obbligatoria e, di conseguenza, del sequestro preventivo per equivalente. Questo coinvolge un duplice profilo: da un lato, non si richiede la prova della responsabilità penale, bastando invece gravi indizi di colpevolezza (il cd. fumus del reato); dall’altro, il sequestro per equivalente opera sui “beni di cui il reo ha la disponibilità, per un valore corrispondente a tale prezzo”. Ciò risulta, ai nostri fini, applicabile ai reati coinvolti nella frode carosello: a titolo di esempio, la truffa ai danni dello Stato, l’usura, i reati contro la pubblica amministrazione, nonché reati transazionali.
Il Reverse charge come deterrente
Per correre ai ripari dalla crescente diffusione di tale modello criminoso, l’Unione Europea ha fornito la sua personale interpretazione, proponendo l’estensione del Reverse charge come sistema deterrente di prevenzione della frode.
Il Reverse charge o inversione contabile, attualmente previsto per taluni specifici ambiti (negoziazioni in oro, ad esempio), è un sistema di elisione della detrazione dell’Iva e consiste nell'inversione del pagamento Iva dall'emittente all'acquirente che riceve la fattura. Sarà quest’ultimo poi a registrarne il pagamento: in tal modo sarà solo l'utente finale a pagarla.
Sequestro preventivo
La Corte di Cassazione ha affermato, con sentenza n. 15186 del 19 aprile 2012, che, nell’ambito di un’inchiesta per frode carosello, “in particolare, per quanto attiene alla materia dei reati tributari, è stata confermata da tempo la piena legittimità del sequestro preventivo, funzionale alla confisca per equivalente, delle somme di denaro che avrebbero dovuto essere impiegate nel pagamento dei tributi dovuti, in quanto "la confisca di somme di denaro, beni o valori è consentita anche in relazione al profitto del reato”. “Tra l'altro l'ampiezza dei beni che possono essere aggrediti in caso di sequestro finalizzato alla confisca per equivalente è stata sottolineata in giurisprudenza, che ha ritenuto incluso nell'oggetto del sequestro tutti i beni rientranti nella disponibilità dell'indagato”.
La stessa Cassazione in una recente pronuncia (Cassazione 32563/2011) aveva chiarito in tema di sequestro di beni provenienti da attività mafiose che per il sequestro non è affatto necessaria la dimostrazione del nesso di causalità tra presunzione della condotta e illiceità del profitto: è nel potere del giudice la possibilità di applicare la misura cautelare su qualsiasi bene nella disponibilità del reo.
La parola-chiave è "frode carosello", ossia quelle operazioni finalizzate a “realizzare attività economiche fittizie al fine di ottenere crediti di imposta con profitti per centinaia di milioni di euro”.
Lo schema è più semplice di quanto non appaia sulla carta.
Si parte dalla costatazione che un imprenditore che voglia importare prodotti dall’estero da rivendere in Italia, vedrà gravati tali prodotti dell’Iva solo nel momento della vendita nel territorio della Repubblica. Lo scopo della frode è quello di far “rientrare” l’Iva attraverso un’operazione fittizia e l’utilizzo di altre società di comodo. Attraverso, ad esempio, la costituzione di una società che per comodità chiameremo newco che ha lo scopo di acquistare i prodotti importati dall’imprenditore. Tali società costituite ad hoc e normalmente con sede legale all’estero, sfruttano le cd. cessioni intracomunitarie per non pagare Iva per poi cedere i medesimi servizi (che possono essere rappresentati da beni commerciali, ma anche servizi telefonici, come per il caso Telecom – Sparkle) nel territorio italiano gravando il prodotto dell’Iva dovuta allo Stato. In questo caso il soggetto acquirente (e compiacente) verserà l’Iva alla newco, che invece di versarla allo Stato come previsto dal sistema fiscale, la fa rientrare nella disponibilità del soggetto di partenza, che avrà recuperato l’intero importo. In questo caso il soggetto avrà una duplice possibilità: incassare l’Iva trasferendola all’estero come “fondi neri” da riciclare; versarla parzialmente nel prodotto da vendere sul mercato, riducendone il prezzo e rendendolo commercialmente più appetibile sul piano concorrenziale.
È per questo che si parla di operazioni apparentemente “neutre”, poiché il soggetto in questione acquista e cede al medesimo prezzo, per poi rientrare dell’Iva versata e che non finirà mai nelle casse dello Stato. Lo scopo finale è quello di generare un indebito credito d’imposta su ciascuna cessione che verrà fatta rientrare nella disponibilità del soggetto attraverso operazioni di riciclaggio ed investimento fittizio.
Effetti economici e criminogeni
Appare evidente che chiunque operi sfruttando il meccanismo della frode carosello tenda a dotarsi di una copertura contabile e documentale essenziale per perpetrare la frode e per far perdere le tracce del paper trail dell’operazione, con l’intento di rendere la stessa difficilmente riconducibile. Tale filiera dell’illecito avrà diversi riflessi sia sul piano economico, sia su quello criminologico.
Il primo riflesso concerne l’evidente danno perpetrato al fisco, ossia alla collettività, che ne risentirà pesantemente in termini di mancato versamento dell’Iva. Si ricordi che queste operazioni possono generare flussi di centinaia di milioni di euro ogni anno, con evidente squilibrio delle già precarie casse dello Stato. Dall’altro lato, sotto il profilo penale, rileva in funzione della violazione delle leggi antitrust. Di cruciale importanza è riconoscere il disequilibrio generato dall’impresa fraudolenta che metta sul mercato prodotti e servizi ad un costo inferiore, violando le regole di mercato e sfruttando un indebito vantaggio derivante dalla mancata cessione dell’Iva. Vantaggio che si traduce in uno svantaggio delle imprese concorrenti oneste che versano Iva allo Stato che non possono competere con i prezzi ribassati dell’impresa fraudolenta. Infine da rilevare il ruolo delle cd. società cartiere (ovvero di soggetto interposto tra il fornitore della merce ed il destinatario effettivo) e di quei meccanismi di riciclaggio che sottendono all’uso della frode, e che rigenerano denari altrimenti di per sé non utilizzabili.
La responsabilità penale delle società
La Suprema Corte ha recentemente affermato in una sentenza (Cass. pen., sez. III, 7 giugno 2011) che “il d.lgs. n. 231 del 2001 non costituisce un limite all’applicazione della confisca per equivalente dei beni dell'ente collettivo nelle ipotesi di reati tributari commessi dall'amministratore o dal legale rappresentante della società”.
Le norme tributarie divengono dunque mezzo di prevenzione e contrasto alle frodi carosello. Nel 2001 infatti il legislatore italiano ha recepito nel nostro ordinamento la cd. responsabilità amministrativa degli enti collettivi, ossia una responsabilità, non a caso, definita da più parti “parapenale” delle società, per reati compiuti dai propri rappresentanti a vantaggio della società stessa. Le disposizioni in questione si applicano: “agli enti forniti di personalità giuridica e alle società e associazioni anche prive di personalità giuridica”, mentre non si applicano “allo Stato, agli enti pubblici territoriali, agli altri enti pubblici non economici nonché agli enti che svolgono funzioni di rilievo costituzionale”. Ossia partiti politici e sindacati – come se l’epoca di “tangentopoli” non avesse insegnato nulla.
Richiamando lo schema disposto all’art. 322 ter del codice penale, il legislatore del 2001 ha voluto replicare il meccanismo della confisca obbligatoria e, di conseguenza, del sequestro preventivo per equivalente. Questo coinvolge un duplice profilo: da un lato, non si richiede la prova della responsabilità penale, bastando invece gravi indizi di colpevolezza (il cd. fumus del reato); dall’altro, il sequestro per equivalente opera sui “beni di cui il reo ha la disponibilità, per un valore corrispondente a tale prezzo”. Ciò risulta, ai nostri fini, applicabile ai reati coinvolti nella frode carosello: a titolo di esempio, la truffa ai danni dello Stato, l’usura, i reati contro la pubblica amministrazione, nonché reati transazionali.
Il Reverse charge come deterrente
Per correre ai ripari dalla crescente diffusione di tale modello criminoso, l’Unione Europea ha fornito la sua personale interpretazione, proponendo l’estensione del Reverse charge come sistema deterrente di prevenzione della frode.
Il Reverse charge o inversione contabile, attualmente previsto per taluni specifici ambiti (negoziazioni in oro, ad esempio), è un sistema di elisione della detrazione dell’Iva e consiste nell'inversione del pagamento Iva dall'emittente all'acquirente che riceve la fattura. Sarà quest’ultimo poi a registrarne il pagamento: in tal modo sarà solo l'utente finale a pagarla.
Sequestro preventivo
La Corte di Cassazione ha affermato, con sentenza n. 15186 del 19 aprile 2012, che, nell’ambito di un’inchiesta per frode carosello, “in particolare, per quanto attiene alla materia dei reati tributari, è stata confermata da tempo la piena legittimità del sequestro preventivo, funzionale alla confisca per equivalente, delle somme di denaro che avrebbero dovuto essere impiegate nel pagamento dei tributi dovuti, in quanto "la confisca di somme di denaro, beni o valori è consentita anche in relazione al profitto del reato”. “Tra l'altro l'ampiezza dei beni che possono essere aggrediti in caso di sequestro finalizzato alla confisca per equivalente è stata sottolineata in giurisprudenza, che ha ritenuto incluso nell'oggetto del sequestro tutti i beni rientranti nella disponibilità dell'indagato”.
La stessa Cassazione in una recente pronuncia (Cassazione 32563/2011) aveva chiarito in tema di sequestro di beni provenienti da attività mafiose che per il sequestro non è affatto necessaria la dimostrazione del nesso di causalità tra presunzione della condotta e illiceità del profitto: è nel potere del giudice la possibilità di applicare la misura cautelare su qualsiasi bene nella disponibilità del reo.
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