sabato 7 giugno 2014

Unicredit: Sibilia (M5S) interviene sul falso in bilancio

Unicredit: Sibilia (M5S) interviene sul falso in bilancio


Risposta del vicepresidente Vincenzo Calandra Buonaura:



Replica di Carlo Sibilia (M5S) al vicepresidente Vincenzo Calandra Buonaura:

CARIGE, Berneschi: “Se parlo crolla il Palazzo”

ECONOMIA
07/06/2014 IL CASO

La sfida di Berneschi:
“Se parlo crolla il Palazzo”

Sei ore di interrogatorio per l’ex presidente Carige. Martedì nuovo round


ANSA
L’ex presidente di Banca Carige Giovanni Berneschi al termine dell’interrogatorio

Quando alle 10 di mattina, stretto fra un drappello di guardie penitenziarie e i suoi avvocati, arriva a Palazzo di giustizia, nel cuore della city genovese di cui è stato per vent’anni il signore incontrastato, appare baldanzoso e pieno di verve come suo solito. Per nulla fiaccato dalla detenzione e dal crollo del suo sistema di potere basato sul dominio assoluto della Carige, la più grande banca della Liguria. Solo l’abbigliamento, una Lacoste scura su un paio di pantaloni blu al posto della grisaglia, tradisce la restrizione in carcere. Prima di entrare nella stanza dove lo attendono i pm Nicola Piacente e Silvio Franz che indagano sull’affaire Carige, dove è accusato di associazione a delinquere, truffa e riciclaggio, Berneschi si sfoga. «Se parlo io... Sai quanti finiscono in manette? Il palazzo... Questo palazzo deve tremare». 
L’uomo appare più battagliero che mai, capace di ironizzare: «Mi hanno tolto i lacci delle scarpe: che secondo loro mi ammazzo? Ma io spiego tutto e ne esco pulito. E poi in carcere io sto bene... mi trattano bene e mi hanno fatto un check up che neppure alla Clinica Montallegro mi fanno». Berneschi ne ha anche per il figlio Alberto che durante un colloquio in carcere con la moglie Francesca Amisano, senza sapere che la conversazione fosse intercettata, ha detto riferendosi al padre: «E’ un pazzo, rubava, rubava, mica solo 2 milioni». Il tutto condito da apprezzamenti poco gentili ed eleganti nei suoi confronti. «Mio figlio cosa pensa di fare? Pensa di fregarmi?». Sonora risata. Infine una considerazione, frutto evidentemente di un malinteso: «E poi ora mi hanno preso la pensione. Quella è roba mia, ne ho diritto... Ora se apro quel capitolo, sono cazzi». Saranno i magistrati a chiarire, più tardi, che non c’è nessun provvedimento di sequestro della sua pensione. 
Con i pm sei ore di interrogatorio filate, senza neppure una pausa per il pranzo o un panino. Alla fine i magistrati sembrano più provati di lui. «Va tutto bene», dice Berneschi all’uscita dalla stanza rivolto ai giornalisti prima di essere riaccompagnato al carcere di Pontedecimo dove è detenuto da una settimana perché dai domiciliari cercava di compiere operazioni finanziarie per salvare il suo patrimonio. Nell’attesa, impartisce istruzioni al legale: è preoccupato di non poter utilizzare i suoi soldi per le esigenze della famiglia. Ricorda che c’è la Tasi da pagare. Insiste perché gli portino indumenti puliti. «È molto provato - dirà più tardi l’avvocato Anglesio -. Non tanto per le accuse, quanto pper il contorno ambientale, ciò che ha detto il figlio». Berneschi, aggiunge il legale, «ha ribadito la correttezza del suo operato e la sua onestà e ha fornito ampie spiegazioni, anche se ci sono alcuni aspetti che chiariremo martedì». 
Nel corso dell’interrogatorio i pm Piacente e Franz, gli hanno proposto il trasferimento al carcere di Sanremo, che ha una struttura clinica più adeguata per seguire i detenuti più anziani. Berneschi ha rifiutato: sto bene a Pontedecimo. In carcere passa il tempo a studiare le carte. «I soldi - ha detto ai magistrati - li ho portati in Svizzera nel 1993. Sono i risparmi di una vita. Come li ho accumulati? Guadagnavo un milione, un milione e mezzo di euro l’anno, ma ho sempre vissuto come un impiegato». Secondo l’accusa, la cricca (in carcere o ai domiciliari altre sei persone: la nuora di Berneschi, l’ex assicuratore Ferdinando Menconi, il faccendiere Ernesto Cavallini che si è presentato all’interrogatorio con i gemelli d’oro, il commercialista Andrea Vallebuona, il notaio svizzero Davide Enderlin e il prestanome Sandro Maria Callon) faceva acquistare da Carige Vita Nuova società e complessi immobiliari sovrastimati per ricavarne profitto. I patrimoni venivano riciclati attraverso finanziarie italiane e straniere e trasferiti in territorio elvetico. I fatti sarebbero avvenuti tra il 2006 e il 2009.  

NdB: vedere anche: Verbale dell'assemblea Carige del 30 aprile 2014 (da pagina 44 a pagina 47)

mercoledì 4 giugno 2014

Intervento di Sibilia sull'UNICREDIT in Lussemburgo

XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 239 di mercoledì 4 giugno 2014
http://www.camera.it/leg17/410?idSeduta=0239&tipo=stenografico#sed0239.stenografico.tit00070.sub00030.int00120

CARLO SIBILIA. Signor Presidente, questa Convenzione che viene stipulata oggi è stata firmata in data 21 giugno 2012 e modifica appunto quella Convenzione tra Italia e Lussemburgo in materia di imposte sui redditi e sul patrimonio stipulata nel 1981.
Pag. 28
  Vengono aggiunti e ampliati dei controlli, la portata dei controlli, e la cooperazione amministrativa in maniera abbastanza significativa. Tra le informazioni, quindi, scambiate su richiesta delle autorità fiscali, vengono incluse anche quelle relative ai pagamenti di interessi ai sensi della direttiva 2003/48/CE sulla tassazione dei redditi da risparmio, le cosiddette euro-trattenute. Poi, lo Stato che richiede le informazioni, per esempio l'Italia, dovrà fornire, nel presentare l'istanza, alcuni dati, tra cui quelli personali, al fine di identificare le persone sulle quali vengono richieste le informazioni, le indicazioni riguardo alla forma in cui lo Stato richiede di ricevere le informazioni e le ragioni di natura fiscale per le quali queste informazioni vengono richieste.
  Pare, quindi, che sarà più facile, per Agenzia delle entrate e Guardia di finanza, acquisire informazioni sui rapporti bancari e finanziari che gli italiani hanno presso banche del Granducato. Naturalmente, dobbiamo ribadire, come MoVimento 5 Stelle, che questa è una Convenzione che arriva: non possiamo emendare il merito, e quindi siamo costretti, semplicemente, a valutare il provvedimento che è stato già siglato tra i due Stati, tra il Lussemburgo e l'Italia. Noi ci limitiamo a fare una considerazione dell'Accordo. Nello specifico, chiaramente, abbiamo già detto, in sede di discussione sulle linee generali, nel nostro intervento, che, effettivamente, potrebbe configurarsi, attraverso altri provvedimenti che sono attualmente in discussione in altre Commissioni, ad esempio in Commissione finanze, una combinazione machiavellica, che potrebbe portare ad una sorta di money laundering, cioè un lavaggio di soldi, magari, riciclati (qualcuno faceva riferimento, giustamente, alla criminalità organizzata). Per questo, esprimiamo alcune perplessità su questo tipo di accordo. Nello specifico, quindi, pur condividendo la finalità della lotta all'evasione fiscale, che dovrebbe essere un tema da affrontare in sede di dibattito sia europeo che mondiale, a questo punto, riteniamo che non si possa prescindere dalla circostanza per cui molte aziende italiane scelgono di risiedere in Lussemburgo. Quindi, nell'esprimere la nostra astensione su questo provvedimento, chiediamo alcuni chiarimenti anche al GovernoPag. 29quanto all'entità di questo fenomeno, cioè di capire per quale motivo tutte queste aziende italiane vanno a risiedere in Lussemburgo.
  Uno degli esempi che vorrei fare è proprio quello di una delle più grandi banche italiane, se non la più grande banca italiana, che è UniCredit, che ha la bellezza di 11 partecipate in Lussemburgo, alcune delle quali – nel prospetto sono sei – non danno neanche la possibilità di visionare i propri bilanci. Una banca così importante ha questo tipo di soluzioni di conti all'estero, ha delle partecipate in Lussemburgo, sono 11. Quindi, magari, sarebbe questa la possibilità – arriva il caso, la Convenzione – di potere, magari, grazie all'Agenzia delle entrate, andare a vedere cosa vi è scritto in questi bilanci.
  UniCredit è sempre quella grande banca che, durante il suo aumento di capitale tra il 9 e il 20 gennaio 2012, ha avuto oscillazioni del suo diritto in Borsa fino al 600 per cento, realizzando un interesse rendimento anche fino al 18.249 per cento nei soli 12 giorni di contrattazione. Naturalmente, queste mie affermazioni sono tutte pubbliche e sono state anche inserite nel verbale dell'assemblea dei soci di Monte dei Paschi di Siena del 28 dicembre 2012 (errata corrige: 2013). Sto, in realtà, facendo una denuncia molto chiara, che deve andare direttamente alle orecchie di Consob e Banca d'Italia, perché bisogna capire che, se accadono speculazioni del genere e poi, magari, non possiamo neanche andare a vedere i bilanci delle partecipate in Lussemburgo di una banca, questi diventano dei fatti molto gravi, che devono essere posti all'attenzione di Consob e Banca d'Italia. Inoltre, aggiungerei che la presenza di partecipazioni in Lussemburgo di UniCredit è assai articolata: da quella di UniCredit Spa a quella, mediata, di UniCredit Bank AG, e quella di UniCredit Luxembourg Finance SA, controllata da UniCredit International Bank, a sua volta controllata da UniCredit Spa. E non vi è dubbio che in UniCredit abbondano risorse qualificate, per cui, se si creano simili, astrattamente, costose catene societarie, un vantaggio societario vi deve pur essere, non solo in termini di riservatezza degli affari dei migliori clienti, ma, a fronte anche di quello che è eventualmente opposto al fisco italiano, si vorrebbe sapere qual è l'interesse di UniCredit.
  La nostra attenzione, quindi, su questo provvedimento, è che, se oggi cambia lo strumento, per cui Lussemburgo viene inserita nella white list, sarà più facile avere questi contattiPag. 30grazie all'Agenzia delle entrate e alla Guardia di finanza, che possono andare a fare un lavoro di vigilanza migliore, allora noi chiediamo che Consob e Banca d'Italia si avvalgano di questo strumento e rendano più trasparente quelle che sono le società partecipate in Lussemburgo del più grande gruppo bancario italiano, che è UniCredit (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

SCANDALO CARIGE: DRAGHI INSABBIÒ ISPEZIONE VIGILANZA

SCANDALO CARIGE: NEL 2009, L’ALLORA GOVERNATORE BANKITALIA, MARIO DRAGHI, AVREBBE INSABBIATO L’ISPEZIONE DELL’UFFICIO DI VIGILANZA

(OPI – 3.6.2014) Sulla scandalosa gestione del credito e del risparmio di Banca Carige, che ha portato lo zar della Regione Liguria e vice presidente Abi Giovanni Berneschi nelle patrie galere, emergono fatti e circostanze segnalate all’Adusbef - afferma il suo Presidente, Elio Lannutti - che gettando ombre sinistre sull’allora Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, in merito all’ostacolo della verità dei fatti, che deve far revisionare i processi per ostacolo alla vigilanza e rivedere dal legislatore una norma che, come nel processo MPS, impedisce l’accertamento della verità.
Nel settembre 2009 infatti, al termine di una ispezione della Banca d’Italia sulla Carige, in particolare sulla Carige Asset management Sgr, la società di gestione del risparmio del gruppo del padre padrone Berneschi sino al dicembre 2013, data in cui venne acquisita da Arca Sgr, emersero rilievi da codice penale che occorreva tramettere, come in casi di analoghe gravità alla Procura della Repubblica.
Eugenio Gubitosi, capo degli ispettori di Bankitalia alla Sgr della Carige, e Salvatore Ricci, specialista del team in materia di antiriciclaggio dell'UIC (Ufficio italiano dei cambi) e consulente tecnico d'ufficio per molteplici procure della Repubblica, annotarono nero su bianco nel rapporto ispettivo enormi lacune nei sistemi di controllo interno, nel risk management e nei presidi antiriciclaggio, in particolare una anomalia di gestione dell'organizzazione (Affari Generali, Personale), e dei procedimenti amministrativi (back office) contraria alle normative di legge.
Gli Ispettori – secondo le informazioni ricevute da Adusbef - segnalarono nel dettaglio una lista di un centinaio di nominativi di clienti investitori della Sgr che erano occultati dallo schermo proprio della Centro Fiduciaria ed, alla richiesta da parte degli uomini di Banca d'Italia di rendere noti i nominativi, gli ispettori verbalizzarono che si trattava di molti soggetti, tra i quali alcuni dirigenti della Carige che avevano rimpatriato capitali finiti all'estero grazie allo scudo fiscale ter di Tremonti.
Secondo le informazioni ricevute, in casi di tale gravità la Banca d’Italia avrebbe l’obbligo di trasmettere il rapporto ispettivo alla competente autorità giudiziaria, salvo l’art.7 del Tub (Segreto d'ufficio e collaborazione tra autorità) che recita testualmente:
1. Tutte le notizie, le informazioni e i dati in possesso della Banca d'Italia in ragione della sua attività di vigilanza sono coperti da segreto d'ufficio anche nei confronti delle pubbliche amministrazioni, a eccezione del Ministro dell'economia e delle finanze Presidente del CICR. Il segreto non può essere opposto all’autorità giudiziaria quando le informazioni richieste siano necessarie per le indagini o i procedimenti relativi a violazioni sanzionate penalmente
2. I dipendenti della Banca d'Italia, nell'esercizio delle funzioni di vigilanza, sono pubblici ufficiali e hanno l'obbligo di riferire esclusivamente al Governatore tutte le irregolarità constatate, anche quando assumano la veste di reati.
3. I dipendenti della Banca d'Italia sono vincolati dal segreto d'ufficio.
Il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, assecondò le richieste degli ispettori di tramettere le risultanze del rapporto ispettivo all’Autorità giudiziaria nel settembre 2009 (Governo Berlusconi-Tremonti), oppure avocò a sé, ai sensi dell’art.7 del Tub (Testo Unico Bancario) quel rapporto per non disturbare governi e partiti di riferimento, aggravando in tal modo comportamenti criminali nella gestione del credito e del risparmio del Gruppo Carige, che ha portato i banchieri indagati ed il vice-presidente Abi Giovanni Berneschi in galera, accusati di gravissimi reati come truffa, riciclaggio e falso in bilancio ?

Banca d'Italia - Considerazioni finali per l'anno 2013

Banca d'Italia - Considerazioni finali per l'anno 2013 by marco saba

martedì 3 giugno 2014

Carige, sequestro da 5 milioni di euro

Carige, sequestro da 5 milioni di euro a Berneschi, Amisano e Menconi

È il terzo sequestro eseguito dalle Fiamme Gialle. Difficile stabilire quanto possa essere il tesoro accumulato dall'ex presidente dell'istituto ligure che in una conversazione intercettata diceva: "Non mi possono accusare di riciclaggio, perché è una vita che accumulo, da 35 anni". Il denaro era "custodito" in alcuni conti correnti in Carige

Carige
Nuovo sequestro da parte della Guardia di finanza di Genova: questa volta le Fiamme Gialle hanno scovato conti e titoli per un totale di oltre 5 milioni di euro nella disponibilità di Giovanni Berneschi, ex presidente di Carige, di sua nuora Francesca Amisano e dell’ex capo del settore assicurativo Ferdinando MenconiL’ex vice presidente dell’Abi è stato arrestato per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e riciclaggio. 
Il denaro era “custodito” in alcuni conti correnti in Carige mentre i titoli venivano gestiti dal centro fiduciario utilizzato nella gestione dei capitali ‘coperti’. In alcuni casi parte del denaro inviato da Berneschi all’estero sarebbe stato fatto rientrare in Italia proprio attraverso il centro fiduciario. Difficile stabilire quanto possa essere il tesoro accumulato da Berneschi che in una conversazione intercettata diceva: “Non mi possono accusare di riciclaggio, perché è una vita che accumulo, da 35 anni”. 
Solo tre giorni fa gli investigatori avevano effettuato il sequestro di un conto intestato a Giovanni Berneschi, sul quale erano depositati 800 mila euro; il secondo conto riconducibile a Berneschi. Sul primo erano depositati 21 milioni di euro. E proprio sabato i magistrati avevano ascoltatoFrancesca Amisano. La donna aveva risposto alle domande del sostituto procuratore Silvio Franz. La donna rinchiusa nel carcere di Pontedecimo, lo stesso dove si trova il suocero, aveva già fatto sapere tramite il suo legale Enrico Scopesi di voler fornire tutte le spiegazioni e chiarire la sua posizione.
Cuore dell’inchiesta le perizie che supervalutavano le società di cui facevano parte alcuni indagati che si autovendevano o autoacquistavano immobili o quote societarie e il denaro recuperato in eccedenza veniva ripulito e riciclato a favore di quelli che gli inquirenti hanno identificato come i capi di un vero e proprio comitato di affari: tra questi Berneschi e Ferdinando Menconi, ex amministratore delegato di Carige Vita Nuova, da dove uscivano i soldi per le operazioni.

sabato 31 maggio 2014

Riciclaggio di denaro e clearing interbancario

Tratto da "Bankenstein", di Marco Saba, 2006
Capitolo 10 - Riciclaggio di denaro e clearing interbancario

“Tra le numerose transazioni molto confidenziali che Ernest ha dovuto trattare durante i tredici anni passati in Cedel, quella che l'ha maggiormente colpito riguarda gli ostaggi americani trattenuti in Iran all'inizio degli anni 80. La Casa Bianca dove Ronald Reagan era stato appena eletto, ha sempre negato di aver versato un riscatto in cambio della loro liberazione. Ma Ernest era al posto giusto per sapere che era falso. Lo stratagemma era indecifrabile a meno di trovarsi nel cuore del sistema, che era appunto il caso suo. Egli ricorda l'ordine urgente ricevuto all'inizio del 1981. Il 16 gennaio la Federal Reserve e la Bank of England (le banche centrali americana ed inglese) gli intimarono congiuntamente l'istruzione urgentissima di trasferire a banche non aderenti a Cedel, sette milioni di dollari in valori mobiliari: cinque milioni da prelevarsi dal conto della Chase Manhattan Bank e due milioni dal conto della Citibank. Gli venne spiegato allora che si trattava di trasferimenti legati alla sorte dei 55 ostaggi americani detenuti da 15 mesi nell'ambasciata americana di Teheran.”
Tratto da: “Révélation$”, di Denis Robert e Ernest Backes, ed. Les Arènes, Parigi 2001

Negli ultimissimi anni, è venuto alla ribalta lo scandalo della società lussemburghese Clearstream (ex Cedel). Il brano di cui sopra implica un'operazione di riciclaggio: il riscatto venne pagato in base ad un accordo stipulato a Parigi, secondo il quale gli ostaggi avrebbero dovuto essere rilasciati SOLO dopo l'elezione di Ronald Reagan a presidente degli Stati Uniti. Clearstream è una società europea di compensazione interbancaria, come ad esempio lo sono Euroclear e SWIFT. Negli USA, ad esempio, troviamo la società di compensazione CHIPS.
Si tratta di “camere di compensazione” o “società di clearing”, secondo la denominazione inglese. Queste servono sia come “trasportatori” di denaro o titoli (azioni, obbligazioni e bond), sia come “notai” che ne registrano le relative transazioni. Le registrazioni sono conservate con cura per risolvere eventuali casi di contestazione da parte dei clienti. Grazie alla potenza informatica di queste società di clearing, un portafoglio titoli può cambiare di mano, anche trenta volte al giorno, viaggiando – virtualmente - attraverso una dozzina di piazze finanziarie diverse. Presso queste società vi sono conti aperti ufficialmente da banche ed istituzioni finanziarie che periodicamente effettuano delle transazioni informatiche per aggiornare le relative posizioni Dare-Avere. Si è scoperto che, oltre ai conti delle istituzioni finanziarie, in Clearstream vi erano conti di privati e di società multinazionali. Inoltre molti conti, più del 50%, erano "non ufficiali" o "non pubblicati". Il 4 agosto 2000, Cedel ha aperto una filiale in Svizzera, a Ginevra, in Rue du Rhône 118, la "Cedel International, Luxembourg, succursale de Genève". L'oggetto sociale era: "Investimento delle liquidità eccedenti sui mercati finanziari internazionali e gestione del relativo portafoglio titoli". Nel suo consiglio d'amministrazione troviamo un italiano: Roberto Civalleri, residente a Scarnafigi, in provincia di Cuneo. Il presidente ed il vicepresidente sono invece americani: Robert R. Douglass e David Van Pelt. La società venne radiata, dalla camera di commercio di Ginevra, prima dell'uscita di questo libro: il 13 luglio 2003. In un articolo recentemente apparso su "La lettre du blanchiment", un banchiere francese ha chiaramente detto, a proposito del riciclaggio, dell'esistenza di un “triangolo delle Bermuda” della finanza internazionale (Clearstream, Euroclear e Swift).
l       Euroclear. Emanazione di JP Morgan, serve principalmente per riciclare quanto sottratto alla comunità europea tramite il signoraggio: circa 6.134 miliardi di euro - M3 - al dicembre 2003. Il debito pubblico della UE era pari al 61% di tale cifra, ovvero 3.795 miliardi. Euroclear si è fusa con la camera francese di compensazione SICOVAM.
l       Clearstream. Questa cooperativa bancaria, che prima si chiamava Cedel, venne creata nel 1971 per facilitare gli scambi internazionali di azioni ed obbligazioni. Ha 1700 dipendenti in sette paesi, tra cui gli Usa, l'Inghilterra e la Germania. Nel 2000 è stata acquistata per metà da Deutsche Boerse Clearing, la camera di compensazione tedesca. Clearstream, nel 2000, trattava circa 450 volte il bilancio del Belgio, qualcosa come 50 trilioni di euro all'anno, una cifra paragonabile a quanto trattato annualmente da Euroclear. Nelle sue casse, nel 2000, aveva depositati qualcosa come 9000 miliardi di euro. Ha un esercito di consulenti profumatamente pagati, in particolare troviamo vari responsabili politici del Lussemburgo. Recentemente ha ammesso errori contabili per un totale di 1,7 trilioni di euro (l'equivalente del debito pubblico del terzo mondo), senza che nessuno sollevasse obiezioni. Serve per riciclare - principalmente con titoli - quanto indebitamente ottenuto dalle banche col meccanismo della riserva frazionaria-inflazionista [Nota: Il valore convenzionale totale delle banconote denominate in Euro è di circa 425 miliardi (M1). Il valore totale degli Euro circolanti, compresa la moneta bancaria (M3), è circa 6.134 miliardi. Le riserve d’oro fino della Banca Centrale Europea sono 9.404 tonnellate. Il prezzo dell’oro fino è di 11,569 Euro per grammo, pari a 327,9764 Euro per oncia. Il valore delle riserve d’oro fino della Banca Centrale Europea è di 108,8 miliardi di Euro. Quindi, il valore della garanzia (riserve d’oro) è pari al 25,6% delle banconote denominate in Euro ed al 1,773% degli Euro in circolazione.] Clearstream, comunque, non disdegna le banche centrali. La Federal Reserve ha sette conti su Clearstream, di cui 5 non pubblicati. La Banca d'Italia vi ha aperto almeno un conto non pubblicato. Anche la Banca centrale dell'Iran vi possiede un conto non pubblicato.
l       SWIFT.  Si tratta di una società d'instradamento finanziario che trasporta gli ordini di trasferimento di contante tra settemila istituzioni finanziarie. Trasferisce 3.000 miliardi di euro al giorno con sei milioni di ordini trattati quotidianamente. Il sistema permette dei trasferimenti a cascata, in una serie di paradisi fiscali, in pochi secondi. Swift conserva gli archivi delle transazioni solo per pochi mesi: si tratta di una decisione arbitraria. Questo sistema, completamente cieco poiché le informazioni trattate vengono cifrate, viene costantemente attaccato dalle autorità che si occupano di lotta contro il riciclaggio. Anche  presso Swift esistono dei conti non pubblicati. Swift rappresenta l'hub di ingresso e di uscita della liquidità riciclata.

giovedì 29 maggio 2014

Carige, spunta la «pista» della Sgr

Carige, spunta la «pista» della Sgr

3logo Sole24Ore
Stefano Elli
MILANO
http://www.assinews.it/articolo_stampa_oggi.aspx?art_id=23793

La notizia delle dimissioni in blocco della maggioranza dei consiglieri di Centro Fiduciaria, la società fiduciaria della Carige, data ieri dal Sole 24 Ore, potrebbe certo essere letta con un'ovvia scelta di arretramento per consentire all'assemblea, di rinnovare gli organi amministrativi dopo il terremoto giudiziario che sta scuotendo la banca genovese. Ma potrebbe anche essere letta in modo difforme. È datata 2009, infatti, un'altra ispezione, della Banca d'Italia, condotta presso la Carige Asset management Sgr, la società di gestione del risparmio del gruppo sino al dicembre 2013, data in cui venne acquisita da Arca Sgr. Si tratta di un'ispezione di quattro anni antecedente alle due verifiche avviate nella capogruppo, datate luglio e settembre 2013 i cui esiti sono stati all'origine dell'inchiesta. Il capo degli ispettori alla Sgr della Carige era Eugenio Gubitosi e lo specialista del team in materia di antiriciclaggio era Salvatore Ricci, già in forza all'ufficio antiriciclaggio dell'Ufficio italiano dei cambi e, attualmente, consulente tecnico d'ufficio per varie procure italiane.