sabato 5 marzo 2016

Video della conferenza Moneta intera, Sabato 5 marzo a Milano



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Invito alla conferenza Moneta intera, Sabato 5 marzo a Milano e all’assemblea della campagna, Sabato 19 marzo a Zurigo
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Too big to fail?!
Nessun problema con l’iniziativa Moneta intera!
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Care Sostenitrici, cari Sostenitori,


in questa newsletter trovate:

  • Invito alla conferenza Moneta intera, Sabato 5 marzo a Milano
  • Invito all’assemblea della campagna, Sabato 19 marzo a Zurigo
  • Presa di posizione dell’iniziativa Moneta intera sulle prescrizioni “too big to fail”
  • Incontro internazionale dei riformisti monetari a Bruxelles dal 18 al 22 febbraio
  • Necessità di sostegno finanziario, anche tramite SMS
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Invito alla conferenza Moneta intera il Sabato 5 marzo
Sabato 5 marzo 2016 l'associazione "Teste Libere" organizza una conferenza per presentare l'iniziativa Moneta intera.
Oltre alla possibilità di approfondire l'iniziativa, avremo pure l'occasione di conoscere riformisti monetari italiani e rafforzare il rapporto con loro.

Siete cordialmente invitati! 

Luogo: Milano, Via Laghetto 2, sala "ChiAmaMilano"

Ora: dalle ore 16:30 alle ore 19:00

Ingresso gratuito

I relatori della conferenza saranno:

Sergio Morandi:
Consulente finanziario e patrimoniale 
Membro del gruppo regionale ticinese dell'iniziativa Moneta intera

Konstantin Demeter: 
Membro del Comitato dell'iniziativa Moneta intera  
Coordinatore del gruppo regionale ticinese

Marco Saba:
Presidente dell'Istituto di Alti Studi sulla Sovranità Economica e Monetaria                    Membro del Consiglio scientifico dell'iniziativa Moneta intera

Daniele Pace: 
Ricercatore sui temi della moneta  
Direttore Editoriale di Teste Libere

Ringraziamo gli organizzatori per rendere possibile questo evento!
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domenica 28 febbraio 2016

Tassi di interesse “negativi“ e guerra al contante

Tassi di interesse “negativi“ e guerra al contante

Il Prof. Richard A. Werner denuncia l’ipocrisia di chi invoca la guerra al contante e l’introduzione di tassi di interessi negativi. Dietro la scusa della lotta alla criminalità e del rilancio dell’economia – che certamente non sono influenzate da queste battaglie – si nasconde il tentativo di centralizzare il controllo dei capitali e di togliere alle persone qualsiasi possibilità di sottrarsi alle decisioni insindacabili di poche, grandi banche, che ovviamente devono essere al di fuori di qualsiasi controllo democratico.

di rawjapan, 9 febbraio 2016 
http://vocidallestero.it/2016/02/26/tassi-di-interesse-negativi-e-guerra-al-contante/

I principali portavoce dei grandi media mainstream hanno iniziato a diffondere l’idea che il contante è una reliquia barbarica e deve essere abolito. I banchieri centrali sono stati molto precisi, come gli ex membri dello staff del FMI Kenneth Rogoff e Peter Bofinger o l’attuale portavoce della Banca d‘Inghilterra Andrew Haldane.

Tra i motivi per cui improvvisamente il contante deve essere abolito, ci sono i soliti argomenti, per esempio che potrebbero essere utilizzati dai criminali, oppure che il denaro elettronico è più ‘efficiente’. Alcuni media sostengono anche che le persone si infastidiscono per le code quando qualcuno paga con i più ingombranti contanti, invece che con il veloce denaro elettronico. La verità è ovviamente l’opposto, anche se la recente introduzione nel Regno Unito delle carte di debito senza contatto, che devono solo essere avvicinate al terminale per il pagamento, ha ancor più velocizzato il pagamento rispetto al solito tempo di elaborazione delle carte di credito rispetto al denaro contante.

Un’altra motivazione a favore dell’abolizione del contante è che faciliterà i bail-in bancari, come concordato al vertice del G20 di Seoul nel 2010: se la gente può ritirare i soldi dalle banche in denaro contante, non è possibile derubarla per salvare le banche. Mentre i cinici saranno favorevoli a questo argomento, la realtà è che non ha senso: a Cipro, dove per la prima volta è stato implementato il programma del G20 di Seoul, le banche sono state chiuse prima che i depositi fossero confiscati. In Grecia, le banche sono rimaste chiuse per un mese e la gente ha dovuto sopravvivere coi contanti che aveva, e dopo un po’ di tempo sono stati autorizzati a ritirarli dalle banche solo in piccole quantità. Quello che sarebbe successo se il contante fosse stato già stato abolito è che la chiusura delle banche da parte della BCE sarebbe stata più efficace nel ricattare il popolo greco affinché cedesse alle richieste della Troika.

Il motivo principale avanzato dalla Banca d’Inghilterra per abolire il denaro contante è di voler stimolare l’economia britannica, e per farlo vuole utilizzare i tassi di interesse. Poiché i tassi sono già pari a zero, si può solo portarli in territorio negativo. Tuttavia, per rendere efficace tale politica, deve essere abolita la possibilità di convertire il denaro elettronico in denaro contante. Se i contanti fossero aboliti, potremmo allora godere i benefici dei tassi di interesse negativi – o così sostiene la narrazione ufficiale.

Questa storia è talmente piena di buchi che è difficile dire da dove cominciare. Iniziamo ricordando che è stata la Banca d’Inghilterra fin dal 2009 a sostenere che la politica dei tassi di interesse non è un buono strumento per stimolare l’economia, e ha invece preferito usare quello che (erroneamente) viene chiamato ‘Quantitative Easing’. Quindi, se questo è vero, perché ora passare improvvisamente a occuparsi, dalla quantità, al prezzo del denaro? Che cos’è che dovrebbe rendere più efficace un intervento sul prezzo rispetto a uno sulla quantità? Non sarebbe meglio invece introdurre un vero allentamento quantitativo, che espande il potere d’acquisto dell’economia produttiva, come ad esempio quella delle piccole e medie imprese?

In secondo luogo, prendiamo in considerazione la proposta di introdurre tassi negativi nel tentativo di stimolare l’economia. Come sappiamo, lo sbandierato meccanismo di trasmissione dell’abbassamento dei tassi avviene attraverso i minori costi di indebitamento. Nei paesi dove è stata introdotta una politica di tassi di interessi negativi, come la Danimarca o la Svizzera, il risultato empirico è che essa non è efficace nello stimolare l’economia. Al contrario.
Questo perché i tassi negativi sono imposti dalla Banca Centrale alle banche – non al pubblico che cerca finanziamenti (quindi per favore scordatevi l’idea che vi sarà dato un mutuo, e verrete pagati per averlo contratto). Per essere precisi, sono imposti sulle riserve detenute dalle banche presso la Banca Centrale.
La cosa potrebbe sembrare ragionevole a prima vista: non è forse vero che queste banche hanno ammassato tutta la liquidità del QE presso la Banca Centrale, invece di prestarla?

No. È un fatto poco noto che la quantità totale delle riserve detenute dalle banche presso la Banca Centrale è totalmente determinata dalla Banca Centrale. Le singole banche possono provare a ridurre le loro riserve, ma solo a spese di altre banche che dovranno mantenere riserve maggiori. Questa è la ragione per cui, naturalmente, il genere di “QE” attuato da molte banche centrali – l’acquisto di attività finanziarie con aumento delle riserve delle banche presso la Banca Centrale – ha solo creato un’altra bolla finanziaria, ma non ha aiutato granché l’economia reale. Le banche non possono prestare le loro riserve presso la Banca centrale. Come vi mostriamo nel libro “Da dove viene il denaro?”, le riserve delle banche presso la Banca Centrale sono semplicemente i crediti creati dalla Banca centrale a favore delle banche – moneta di banca centrale che non può circolare nell’economia.
Di conseguenza, i tassi di interesse negativi sulle riserve delle banche presso la Banca centrale sono semplicemente una tassa sulle banche. Allora, perché le banche centrali dovrebbero imporre nuove tasse sulle banche in questa fase? L’esperienza della Svizzera può fornire risposte: i tassi negativi aumentano i costi delle banche nel fare affari. Le banche reagiscono scaricando questo costo sui loro clienti. Considerando che il tasso sui depositi è già a zero, ciò significa che le banche alzeranno i tassi sui prestiti. Come hanno fatto in Svizzera. In altre parole, la riduzione dei tassi di interesse in territorio negativo aumenterà il costo dei mutui!

Se questo è il risultato, perché le banche centrali non aumentano semplicemente i tassi di interesse? Il risultato sarebbe lo stesso, si potrebbe pensare. Tuttavia, c’è una differenza cruciale: tassi più alti consentirebbero alle banche di ampliare il loro margine e di rendere il loro business più redditizio. Con tassi negativi, i margini delle banche rimarranno bassi e la situazione finanziaria delle banche rimarrà precaria e anzi diventerà sempre più precaria.
Come i lettori sanno, noi sosteniamo che la BCE ha sta facendo la guerra alle banche ‘buone’ dell’eurozona, le molte migliaia di banche delle piccole comunità, principalmente in Germania, che non hanno fini di lucro, ma operano a vantaggio dei membri delle cooperative o del bene pubblico (come le casse di risparmio pubblico Sparkassen o le banche del popolo Volksbank). La BCE e l’UE hanno aumentato significativamente gli oneri normativi, e quindi i costi del personale, in modo che molte banche di piccole comunità sono costrette a fondersi e a chiudere molti sportelli. Questo è avvenuto in parallelo alla politica della BCE di appiattimento della curva dei rendimenti (l’abbassamento dei tassi a breve e anche l’abbattimento dei tassi a lungo periodo tramite il cosiddetto ‘quantitative easing’). Di conseguenza le banche che fanno soprattutto attività bancarie tradizionali, cioè prestiti alle imprese per investimenti, sono finite sotto forti pressioni, mentre questo tipo di ‘QE’ ha prodotto profitti per quei grandi istituti finanziari impegnati principalmente nella speculazione finanziaria e nel suo finanziamento.

La politica dei tassi d’interesse negativi è pertanto coerente con l’obiettivo di buttare le piccole banche fuori dal mercato e consolidare i settori bancari nei paesi industrializzati, aumentando la concentrazione e il controllo nel settore bancario.

Serve anche per fornire una (falsa) ulteriore giustificazione all’abolizione dei contanti. E questo si inserisce nella sorprendente scoperta recente della Bank of England, che l’offerta di moneta viene creata dalle banche attraverso la concessione di prestiti: sostenendo i riformatori monetari, la Banca d’Inghilterra potrebbe ulteriormente aumentare il proprio potere e accelerare il processo di concentrazione del sistema bancario se la creazione di credito bancario viene abolita e rimane solo una sola vera banca – la Banca d’Inghilterra. Questo non solo ci farebbe tornare indietro alla vecchia situazione di monopolio del 1694, quando la Banca d’Inghilterra venne fondata come impresa senza scopo di lucro da profittatori privati. Svilupperebbe anche il progetto di aumentare il controllo e il monitoraggio della popolazione: abolendo i contanti e i crediti bancari alternativi, tutte le transazioni, la creazione di moneta e la sua allocazione sarebbe attuata dalla Banca d’Inghilterra.

Con tutti i soldi in moneta elettronica, si può già prevedere le domande ‘sollevate’ dai dipartimenti di pubbliche relazioni delle banche centrali e acutamente raccolti dai media mainstream: come è possibile aumentare la sicurezza di questo denaro digitale? Cosa succede se si perde la carta di debito? Senza dubbio, qualche mente brillante della Bank of England, o uno qualsiasi suoi portavoce nei media, suggerirà quindi che dovremmo adottare le tecniche da tempo praticate con i nostri animali domestici, vale a dire di impiantare microchip sotto la pelle per essere i nostri soldi del futuro. Lascio ai lettori decidere se tutto questo vi sembra un progresso.

venerdì 26 febbraio 2016

Parla Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale

Banche, il manager aizza i venditori: «Siate cecchini»

Vincenzo Imperatore

Banche, il manager aizza i venditori: «Siate cecchini»

ESCLUSIVO. La mail di un dirigente bancario che invita a piazzare certificates. Rivelatisi poi dannosi per i clienti. Ma molto remunerativi per i venditori.
http://www.lettera43.it/esclusive/banche-il-manager-aizza-i-venditori-siate-cecchini_43675235877.htm

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26 Febbraio 2016
PROFITTI A SPESE DEI CONSUMATORI. Nulla fa sperare che il sistema (perché non è una singola banca) possa diventare improvvisamente etico, se si pensa che uno dei più importanti istituti di credito del Paese nel maggio scorso invitava, tramite i suoi manager, la rete commerciale di consulenti e promotori a collocare prodotti ad alto rischio fornendo una informativa parziale e soprattutto utilizzando un linguaggio, a me ben noto, che non lascia adito a dubbi: fare profitti colpendo a morte i clienti.

La mail del manager ai direttori di filiale: «Diventate cecchini»

A tal proposito, un consulente bancario mi ha fatto recapitare in maniera anonima una mail inviata da un manager capoarea ai suoi direttori di filiale da cui si evincono tre cose.
NESSUNA VOCE FUORI DAL CORO. Continua a esistere nel management l’abitudine a esercitare una forte pressione psicologica per «portare tutti (i consulenti-venditori, ndr) a bordo» affinché ci sia un allineamento di orientamento e approccio commerciale. Nessuno deve stare fuori dal coro altrimenti non si raggiungono gli obiettivi prefissati e soprattutto si crea un “effetto emulazione del reprobo” che deve essere immediatamente isolato.
I CLIENTI SONO PREDE. I clienti sono carne da macello visto che i venditori devono «diventare dei cecchini». Alla faccia della customer satisfaction e di tutte quelle pubblicità istituzionali che sottolineano «la vicinanza al cliente» tramite testimonial appartenenti al mondo del cinema comico (almeno in questo c’è coerenza).
PRODOTTI FORTEMENTE SPECULATIVI. I prodotti offerti in collocamento sono ad alto rischio e fortemente speculativi (certificates) e il sistema bancario nei mesi scorsi ne ha fatto un uso massiccio. I certificates sono spuntati come funghi agli sportelli bancari. Si tratta di strumenti finanziari apparentemente redditizi, che pagano interessi elevati rispetto ad altre forme di investimento. Ma si tratta di specchietti per le allodole, perché questi investimenti sono molto pericolosi. Così come il bosco autunnale dopo la caduta della pioggia è il terreno ideale per la nascita dei funghi, così il contesto di tassi di interesse bassi è lo scenario ideale per la nascita degli investment certificates. Che sono urticanti per le tasche dei risparmiatori.
 
  • La mail inviata da un manager capoarea ai suoi direttori di filiale.

I rischi dei certificates per i consumatori

certificates sono strumenti finanziari, emessi da una banca, che legano il loro rendimento direttamente o indirettamente a un indice finanziario.
Gli investment certificates standard replicano l’andamento di un indice di borsa al pari degli Etf o anche di un singolo titolo.
I certificates strutturati sono investimenti che pagano interessi elevati a patto che un indice di Borsa non perda di più di una percentuale stabilita proprio valore.
Si tratta di prodotti assolutamente da evitare con una serie di rischi che il consumatore bancario deve conoscere.
NON C'È GARANZIA DEL FONDO INTERBANCARIO. Il primo rischio dei certificates è il rischio emittente. Anzitutto, questi strumenti finanziari sono passività emesse dalle banche. Ciò significa che non hanno un sottostante a garanzia, come accade invece con gli Etf. Qualora la banca emittente andasse in default, si perderebbe tutto senza possibilità di rivalsa. I certificates, infatti, non sono coperti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi.
È RECUPERARE I SOLDI PRIMA DELLA SCADENZA. Il secondo rischio è la liquidità. Non tutti i prodotti saranno poi scambiati sul mercato. E quelli quotati scambieranno molto poco. Questo significa che se si ha bisogno di rientrare in possesso dei soldi prima della scadenza, ci si troverebbe facilmente nella condizione di non poterlo fare. Se si è disposti a vendere ma nessuno è disponibile a comprare, lo scambio di fatto non ci sarà.
IL PREZZO LO FA LA BANCA. Il terzo rischio è rappresentato dal prezzo. La controparte disposta ad acquistare i certificates è solitamente la stessa banca che li ha emessi. Se c’è un solo operatore disposto a rilevare i titoli, il rischio concreto è che ‘faccia il mercato’. Prendere o lasciare: il prezzo è fissato in regime di monopolio.
Il quarto rischio è l’asimmetria contrattuale.
 
  • La seconda pagina della mail.

Guadagni e perdite sbilanciati a favore dell'emittente

C’è poi un’ultima questione: i certificates offrono guadagni e perdite ‘sbilanciati’ a favore dell’emittente.
Ciò significa che il rischio di perdere, ‘pesato’ per le probabilità che si verifichi l’evento negativo, è superiore alla possibilità di guadagnare, ‘pesata’ per le probabilità che si verifichi l’evento favorevole.
E volete sapere cosa hanno fatto i benchmark legati a quei certificates collocati dalla banca di cui sopra?
EUROSTOXX50: -18,97%. Proprio come previsto nella circolare-mail dove era specificato che «le previsioni dell’Ufficio Studi sono positive sull’eurozona sulla scia del cambio favorevole e del basso prezzo del petrolio».
S&P GSCI AGRICOLTURE : -10,02%. Anche in questo caso la circolare, con positiva lungimiranza, invitava a comprare il titolo perche «oltre alle buone previsioni dell’Ufficio Studi che vedono il comparto delle materie prime in ripresa già nel 2016, si vuole dare rilievo al tema del food in coincidenza con l’avvio di Expo 2015».
AZIONE ENEL: -17,25%. In questo caso la circolare prevedeva «una possibilità di rimborso anticipato al secondo anno con un premio del 11,60%».

Gli incentivi sono la droga dei bancari

A parte la valutazione di merito professionale sugli strapagati economisti degli Uffici Studi, quella circolare-mail attira, avendolo vissuto direttamente, l’attenzione del direttore-consulente-venditore solo sull’ultimo capoverso della prima pagina: il margine up-front (il guadagno immediato, ndr) per la rete dei consulenti-venditori - e quindi per i loro premi-incentivi - è del 2-2,5% del collocato.
Quella, l’incentivazione e il sistema di Mbo (gestione per obiettivi), era ed è tuttora la droga che permette ai bancari di diventare cecchini.
 

giovedì 25 febbraio 2016

Scandalo Euribor, ipotesi di danno per l'Italia

Scandalo Euribor, ipotesi di danno per banche italiane ed enti pubblici 
Immagine
di Carlotta Scozzari 
 
 
Nell'ambito dello scandalo europeo sulla manipolazione dei tassi Euribor chi ha danneggiato chi? E chi è stato danneggiato come può fare per tutelarsi? A porsi le domande è Marco Rossi, avvocato e presidente del Comitato scientifico di Alma Iura, che si spinge a ipotizzare che potrebbero essere state danneggiate le banche italiane e gli enti pubblici e per questo motivo dovrebbero attivarsi per fare valere le proprie ragioni.

Rossi, insieme con Maddalena Mandarà, responsabile dell'analisi quantitativa di Alma Iura, è autore di uno studio ad hoc sul tema dal titolo “Analisi giurimetrica sull'ipotesi di manipolazione dell'Euribor”. Innanzi tutto va ricordato che l'Euribor non soltanto rappresenta il tasso a cui le banche si prestano soldi tra loro (appunto tasso "interbancario") ma nella maggior parte dei casi costituisce anche un riferimento per il calcolo degli interessi sui mutui variabili.

“Dalla nostra analisi tecnica, l’Euribor potrebbe essere stato manipolato al ribasso – afferma Rossi - in quanto le banche internazionali (come quasi tutte le grandi banche) sarebbero state pagatrici nette dell’Euribor e avrebbero quindi avuto un interesse generale ad abbassarlo e non già a innalzarlo. Se ciò fosse dimostrato, a rimetterci sarebbero stati quei soggetti che hanno pagato un tasso fisso e ricevuto l’Euribor”.

In altri termini, seguendo il ragionamento, sarebbero stati danneggiati quei soggetti che hanno ricevuto meno di quanto avrebbero dovuto, come per l'appunto le banche cui è stato pagato un Euribor più basso, per esempio attraverso i mutui variabili. Ma nella lista dei possibili danneggiati potrebebro esserci anche le imprese e gli enti locali sottoscrittori di derivati in qualche modo agganciati al tasso interbancario così come gli obbligazionisti con cedole legate all'Euribor. Viceversa, ipotizzando sempre una manipolazione al ribasso del tasso, chi paga un mutuo variabile è stato avvantaggiato perché gli è costato meno.

In attesa della pubblicazione della decisione del 2013 nella quale l’Antitrust europea condanna Deutsche Bank, Barclays, Royal Bank of Scotland e Societe Generale a pagare una multa di 1,7 miliardi di euro per un accordo di cartello finalizzato a manipolare l’Euribor, sentenza che sarà vincolante per i giudici civili italiani, nel nostro paese c’è chi sta pensando a come muoversi per fare valere le proprie ragioni. Qualcuno in Italia ha già deciso di agire conto gli istituti di credito di casa nostra. Le italiane che partecipano al comitato per la determinazione dell'Euribor sono Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps e Ubi.

“Un primo problema – spiega Rossi - è che molte cause potrebbero venire intentate da privati ed enti pubblici contro banche italiane che non hanno manipolato il tasso o perché non erano all’interno dell’Euribor panel o perché, pur facendovi parte, non risulta che abbiano posto in essere manipolazioni. In questo caso, la banca italiana non avrebbe alcuna colpa derivante dalla manipolazione e potrebbe aver addirittura subìto un danno se la manipolazione fosse avvenuta al ribasso, nei mutui e nei leasing per esempio. Pertanto - prosegue Rossi - mi sembra che l’azione di nullità potrebbe trovare qualche ostacolo, anche se è comprensibile che i clienti la propongano e potrebbero anche trovare qualche soddisfazione. Diverso il caso in cui, invece, la causa fosse proposta nei confronti di una banca che ha manipolato l’Euribor”, come gli istituti esteri finiti nel mirino dell'Antitrust.

"La domanda che mi pongo - conclude Rossi - è perché le banche italiane e gli enti pubblici non facciano nulla per verificare se e in quale misura la manipolazione abbia procurato un danno, visto che la manipolazione è cosa certa. Io penso che potranno sorgere in futuro responsabilità degli amministratori di banche ed enti pubblici che siano rimasti inerti di fronte a questo scandalo enorme. In Inghilterra si ha notizie di transazioni già avvenute sulla manipolazione e le banche manipolatrici hanno già accantonato nei loro bilanci miliardi di euro per i contenziosi".

mercoledì 24 febbraio 2016

Moneta intera: sorpresa dalla reazione del Consiglio federale

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Gentili giornaliste, egregi giornalisti,

nel suo comunicato stampa odierno il Consiglio federale ha respinto senza controprogetto l’iniziativa Moneta intera.

I promotori dell’iniziativa Moneta intera sono sorpresi dalla valutazione del Consiglio federale. Per ulteriori informazioni vi preghiamo di fare riferimento al comunicato stampa sottostante.

Tante grazie e cordiali saluti,

Reinhold Harringer (Comitato d'iniziativa/portavoce): 079 229 34 58
Daniel Meier (Comitato d'iniziativa): 079 773 34 50
Konstantin Demeter (Comitato d'iniziativa/coordinatore Ticino): 076 437 88 92
Sergio Morandi (Gruppo regionale Ticino): 078 712 91 25


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Promotori dell’iniziativa Moneta intera sorpresi dalla reiezione del Consiglio federale
Berna – Oggi il Consiglio federale comunica la sua reiezione dell’iniziativa Moneta intera.

La reiezione del Consiglio federale è sorprendente, poiché l’iniziativa Moneta intera realizzerebbe ciò che la maggioranza degli svizzeri desiderano e ritengono essere già oggi realtà:

  • solo la Banca nazionale crea denaro – non solo monete e banconote ma anche la moneta scritturale elettronica sui nostri conti. 
  • le banche sono incaricate del traffico dei pagamenti, della gestione patrimoniale e della concessione di crediti. Non possono però più creare denaro per conto proprio.
L’iniziativa dell’associazione apartitica MoMo (Modernizzazione Monetaria) auspica quindi che la Banca nazionale crei anche tutta la moneta scritturale elettronica, oltre alle monete ed alle banconote. Questo denaro bancario elettronico sui conti svizzeri oggi viene creato dalle banche private e non rappresenta un mezzo legale di pagamento. È insicuro, mette a rischio il sistema finanziario e quindi l’economia svizzera. Il Consiglio federale sottovaluta le problematiche ancora acute del mercato finanziario (svizzero), in particolare la problematica del “too big to fail”, anche secondo relazioni di esperti ancora irrisolta.
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In merito alla reiezione dell’iniziativa Moneta intera da parte del Consiglio federale, Daniel Meier, membro del Comitato dell’iniziativa, spiega:

- la veloce reiezione dell’iniziativa Moneta intera da parte del Consiglio federale ci sorprende. Il Consiglio federale spreca una grande occasione per avere denaro a prova di crisi. Fortunatamente la decisione in merito all’iniziativa Moneta intera spetterà al popolo e non al Consiglio federale. Anche il presidente della BNS Thomas Jordan disse nella sua Usterrede 2014: “Risposte a questioni fondamentali non vengono date da un rappresentante della BNS ma solo dal popolo”.

- Con la moneta intera i franchi sui conti privati sono sicuri al cento per cento, in particolare anche quando una banca si trova in difficoltà. Ciò è un grande passo verso una maggiore sicurezza.

- La moneta intera corrisponde all’immagine tradizionale delle banche e può essere introdotta con semplicità. Per il singolo cliente bancario cambia poco.

- L’iniziativa Moneta intera viene sostenuta da molti prestigiosi scienziati:
http://www.iniziativa-moneta-intera.ch/scienziati/

- Anche molti altri Paesi auspicano ad una riforma per una moneta intera:
http://internationalmoneyreform.org

- L’emissione statale di denaro è una prassi centenaria. Il vigente monopolio statale sull’emissione di monete e di banconote è generalmente accettato e nessuno gli attribuisce un problema. Corrispondentemente non esistono fondati argomenti contro una estensione di questo monopolio alla moneta scritturale elettronica divenuta oggi consueta.

- Sono esclusi effetti negativi per le banche e per la piazza finanziaria svizzera, poiché si ha un periodo introduttivo sufficientemente lungo e non vi sono automatismi ciechi. Se necessario la Banca nazionale può calibrare o correggere ogni passo.

- La concessione di crediti può continuare ad essere garantita dalle banche private, poiché la Banca nazionale può mettere in circolazione sufficiente denaro in qualunque momento.

- La riforma per una moneta intera non porta ad uno svantaggio concorrenziale per le banche svizzere, poiché la riforma vale per tutte le banche che operano in franchi svizzeri, perciò sia per banche estere che per banche svizzere. Siccome le condizioni cambiano per tutte non vi sono penalizzazioni.

- L’iniziativa Moneta intera rafforza la fiducia nel franco svizzero, in particolare perché viene rafforzata la capacità d’azione della Banca nazionale.

- Una positiva conseguenza dell’iniziativa Moneta intera è che la Banca nazionale annualmente può versare da cinque a dieci miliardi in più alla Confederazione ed ai Cantoni. A seconda della crescita economica, la Banca nazionale può distribuire utili maggiori da due fino a quattro volte rispetto a quanto avvenuto fino ad ora, senza provocare inflazione. Con questi utili supplementari si potrebbero ridurre le imposte ed il debito pubblico, oppure potrebbe essere elargito un contributo ai finanziamenti di infrastrutture pubbliche e di istituzioni sociali. Inoltre, sarebbe possibile mettere in circolazione nuovo denaro attraverso un dividendo di cittadinanza annuo da 500 a 1'000 franchi per ogni cittadino. Dell’utile supplementare derivato dalla creazione di moneta beneficiano dunque concretamente la società e l’economia reale. Il motivo per cui il Consiglio federale intenda rinunciarne è un grande mistero.
Ulteriori segnalazioni:

domenica 21 febbraio 2016

LA GARANZIA DELLA MONETA: L'ONESTÀ CONTABILE !

LA GARANZIA DELLA MONETA: L'ONESTÀ CONTABILE !
di Marco Saba, presidente IASSEM, 21 febbraio 2016


Quando si parla di emettere moneta, ovvero di creare moneta forzosa dal nulla, ci si chiede spesso da che cosa è garantita. Nel passato abbiamo avuto contemporaneamente la pretesa teorica che la moneta fosse garantita da metalli preziosi e la prassi contabile scorretta che non faceva in realtà mai corrispondere i metalli posseduti ai certificati esistenti (banconote) che anzi coesistevano, di fatto, come dure aggregati monetari ben distinti.

Più modernamente, si pretende di garantire la moneta, e le banche, attraverso il debitore di ultima istanza, lo Stato, che si riserva il potere di espropriare i cittadini tramite l'imposizione fiscale. lo Stato è, di fatto, la Bad Bank del sistema bancario... Come questo sia potuto accadere, ovvero che lo Stato abdicasse al principio cardine della Lex Monetae (il diritto di emettere moneta) a favore del cartello bancario, è oggetto di studio per gli storici e gli esperti di antiterrorismo. Fatto sta che lo Stato è diventato un esattore del cartello bancario svolgendo le funzioni di EQUIBANCA piuttosto che di EQUITALIA.

Quindi la moneta attuale è garantita dal fatto che il cittadino deve utilizzarla per ottemperare ai diktat fiscali di uno Stato schizofrenico che deve garantire gli interessi dei cittadini e, contemporaneamente, assicurare i privilegi assurdi della classe dei banchieri che si rivelano, giornalmente e sistematicamente, contrari a quelli della popolazione e della RES PUBLICA.

Ma non basta che lo Stato accordi questo privilegio della creazione monetaria ai banchieri se non fosse che contemporaneamente tollera - nello stato psicotico in cui versa - che il ceto dei banchieri evada la più grande responsabilità di chi crea denaro dal nulla: la corretta contabilizzazione che obbligherebbe almeno a pagarne le tasse.

Poiché la moneta ed il sistema bancario in generale si basano alla fine solo su una fiducia malrimessa (e così anche per la sopportazione di una tirannia oligarchica antidemocratica), scoprire che la creazione di moneta non viene correttamente contabilizzata creerà, più prima che dopo, una completa sfiducia terminale del popolo sia nell'euro che nell'eurosistema e, in ultimo, nelle istituzioni nazionali ed europee.

Si pone quindi il problema di curare questa sfiducia prima che i padroni del vapore (si ricordi qui, en passant, che il presidente Napolitano prendeva ordini dal banchiere Passera) ricorrano ai sistemi violenti di cui storicamente abbiamo traccia: guerre mondiali, rivoluzioni ammaestrate, etc etc.

La proposta che faccio, inaudita altera parte, è di introdurre un forte fattore stabilizzante dell'intero sistema: applicare la correttezza contabile ai sistemi di creazione del denaro. Questo serve per rendere responsabili (in inglese: "accountable", che ricorda il termine "accounting", ovvero contabilità) sia le banche del loro potere invisibile che lo Stato delle sue entrate fiscali.

Per fare questo occore esaminare attentamente come le tre forme di denaro contante prodotto oggi vengono attualmente contabilizzate: le monete metalliche, le banconote e il denaro elettronico (i "sight deposits" o depositi a vista), ricordando che si tratta di tre diversi aggregati di mezzi monetari che si ritrovano SOMMATI nella misura di M1 indicata dalla BCE (e che quindi non rappresentano, contrariamente a quanto si crede, forme sostitutive della stessa quantità il cui massimo comun denominatore sarebbe l'aggregato della liquidità nei depositi.

Per quanto riguarda la moneta, in generale, si può dire che chi la emette guadagna la differenza tra il costo lordo d'emissione ed il valore legale o di facciata del mezzo monetario considerato. Quindi, M1 costa alla produzione intorno all'1% del valore di scambio sul mercato. Il punto è proprio questo: come mai contabilmente non si vede ? Come mai sembra che le banche debbano ricorrere all'applicazione degli interessi per poter giustificare un margine operativo ? Come mai le banche vengono definite "intermediari finanziari" quando si sa che creano denaro dal nulla a differenza delle altre società non bancarie, per esempio, che presentano differenze nella registrazione contabile delle operazioni di prestito ?

La risposta  è che c'è una visione sbagliata da parte del pubblico e, aimé, dello Stato, per cui si redigono i bilanci bancari ad arte COME SE le banche non creassero il denaro che utilizzano ma bensì come se questo denaro fosse fornito dai depositi di misteriosi speculatori o clienti di cui non esiste traccia d'origine nei flussi di cassa delle banche stesse... Mentre è ovvio che la creazione di denaro debba apparire anche dai bilanci che altrimenti si riferiscono ad entità astratte - le banche viste come intermediari finanziari - non esistenti nella pratica della vita terrena. Occorre quindi RETTIFICARE le scritture contabili, un compito che ci saremmo aspettati di veder svolgere almeno dalle società di revisione contabile ed auditing....

La rettifica è resa semplice dall'uso dei programmi informatici nella gestione dell'attività bancaria: basta che questi tengano nota di ogni attività di creazione di denaro da parte della banca accreditando ogni volta il conto dei flussi di cassa. Questa inaudita forma corretta di registrazione della moneta creata, che andrebbe adottata sia dalle banche commerciali che dalle banche centrali, porterebbe all'emersione di ingentissime quantità di mezzi monetari, oggi invisibili, cui poter attingere per la fiscalità dello Stato e per la solvibilità delle banche stesse, interrompendo per sempre la litanìa dei sacrifici economici ed umani che accompagnano le crisi periodiche da cui siamo afflitti.

La conseguenza più importante, oltre a quella di far meritare maggiore fiducia al "sistema", è che si priva il cartello bancario dello strumento di ricatto principale con cui esso condiziona la politica, i governi e gli Stati, per addivenire finalmente alla tanto agognata e decantata indipendenza NON SOLO del sistema bancario da quello politico, ma anche viceversa.

Che problema c'è ? Basta solo volerlo !


Bibliografia di riferimento:

- la composizione di M1 nel glossario della BCE:
https://www.ecb.europa.eu/stats/money/aggregates/aggr/html/index.en.html

- il denaro "fiat" è ricchezza netta:
Willem H. Buiter, The Simple Analytics of Helicopter Money: Why It Works - Always, Economics, Vol. 8, 2014-28, Version 2, September 2, 2015
http://www.economics-ejournal.org/economics/journalarticles/2014-28/version-2/count

- la prova forense che le banche creano individualmente moneta dal nulla:
Werner, R.A., Can banks individually create money out of nothing? — The theories and the empirical evidence, International Review of Financial Analysis, Volume 36, December 2014, Pages 1–19
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521914001070

- un referendum in Svizzera chiede di togliere alle banche commerciali il potere di creare moneta:
Iniziativa popolare federale 'Per soldi a prova di crisi: emissione di moneta riservata alla Banca nazionale! (Iniziativa Moneta intera)'
https://www.admin.ch/ch/i/pore/vi/vis453t.html

- la mancanza di coerenza nella tenuta dei flussi di cassa nel sistema bancario rispetto alla creazione di moneta e l'impossibilità di stabilire l'insolvenza delle banche da tali scritture:
Cash Flow Accounting in Banks— A study of practice, Ásgeir B. Torfason, University of Gothenburg, 2014
https://gupea.ub.gu.se/handle/2077/35272

- l'incongruenza nella registrazione contabile delle operazioni di prestito effettuate da banche e non-banche:
Werner, R.A., How do banks create money, and why can other firms not do the same? An explanation for the coexistence of lending and deposit-taking, International Review of Financial Analysis, Volume 36, December 2014, Pages 71–77
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521914001434

- un secolo perso nell'economia a causa di sballate indicazioni da parte dell'Accademia sul funzionamento delle banche:
Werner, R.A., A lost century in economics: Three theories of banking and the conclusive evidence, International Review of Financial Analysis (2015)
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521915001477

- iscrivere la creazione di moneta nelle passività bancarie non è realistico:
Eric Lonergan, Accounting as religion: Buffett, Derrida, and MM, Positive Money blog, February 25, 2016
http://positivemoney.org/2016/02/accounting-as-religion-buffett-derrida-and-mmt/

- la corruzione delle agenzie di revisione contabile, il caso KPMG:
THE CHEMISTRY OF AUDIT FAILURE A Case Study of KPMG Atul K. Shah Senior Lecturer, Suffolk Business School, November 2015
https://www.academia.edu/17958528/THE_CHEMISTRY_OF_AUDIT_FAILURE_-_A_Case_Study_of_HBOS_audit_by_KPMG

- la necessità dell'accertamento giudiziario dello stato d'insolvenza delle banche:
Marco Saba, IASSEM, Banche: necessità dell’accertamento giudiziario dello stato d’insolvenza, ScenariEconomici, 16 febbraio 2016
http://scenarieconomici.it/banche-necessita-dellaccertamento-giudiziario-dello-stato-dinsolvenza-di-marco-saba/

- la creazione di moneta - mal contabilizzata dalle banche - rappresenta "aiuti di Stato":
Segnalazione alla Commissione Europea e risposta della DG Concorrenza
http://seigneuriage.blogspot.it/2016/02/la-commissione-europea-capisce-gli.html

- l'economista Antonino GALLONI conferma che la contabilizzazione della creazione di moneta è necessaria per la corretteza dei bilanci bancari:
Estratto da: A.Galloni, L'Economia Imperfetta, Novecento Editore, 2015
http://seigneuriage.blogspot.it/2016/01/galloni-la-nuova-contabilita-bancaria.html

- la storia della manipolazione delle regole contabili e la necessità urgente di porvi rimedio:
Thomas A Lee, Reflections on the origins of modern accounting, Accounting History. 2013
http://ach.sagepub.com/content/18/2/141.abstract

- la corruzione politica nelle scelte degli organi contabili internazionali:
Bengtsson E (2011) Repoliticalisation of accounting standard-setting – the IASB, the EU and the global financial crisis. Critical Perspectives on Accounting 22(6): 567–580.
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1045235411000578 

- la prova empirica dei flussi di cassa da creazione monetaria nel programma di modellazione economica MINSKY del prof. Steve KEEN, sviluppato in Australia (video):
Macroeconomics of Loanable Funds & Endogenous Money compared using Minsky
https://youtu.be/pmnuzfULtVw

- La verità sulle banche nel bollettino del Fondo Monetario Internazionale:
The TRUTH about  BANKS , by Michael Kumhof and Zoltán Jakab , Finance & Development - A quarterly publication of the International Monetary Fund, March 2016, Volume 53 - Number 1, pp. 50-53
https://www.imf.org/external/pubs/ft/fandd/2016/03/pdf/fd0316.pdf

- la situazione fiscale in Italia rispetto alla creazione della moneta:
Note per uno studio di settore sull'attività bancaria, di Marco Saba, documento per l'Ordine dei Commercialisti, 16 maggio 2014
http://centralerischibanche.blogspot.it/2014/05/note-per-uno-studio-di-settore.html