domenica 6 agosto 2017

Politica nelle banche, un indice racconta l’effetto sui bilanci

Politica nelle banche, un indice racconta l’effetto sui bilanci. Con sorpresa
scritto da il 04 Agosto 2017
Co-autrice del post è Ornella Darova, Research Intern per la Stockholm University e master student in Economic and Social Sciences all’Università Bocconi; ha studiato Economia e Statistica (B.A. Hons) all’Università di Torino e al Collegio Carlo Alberto; ha collaborato con Luiss Laps e Istituto Bruno Leoni –
Periodicamente, in Italia, scoppia uno scandalo bancario, con annesso salvataggio a spese dei contribuenti. Di recente è toccato alle venete, prima a Banca Etruria, prima ancora a Monte dei Paschi di Siena. Al di là della questione di moral hazard che questi ripetuti salvataggi creano, è palese che nel nostro paese ci sia un problema di management del sistema bancario, e di legami poco chiari con la politica. In che misura i rapporti con figure politiche, per una banca, provocano performance peggiori, e in che modo? Uno studio di Bergamaschini, Brogi, Caselli e D’Amico ha provato a rispondere a questa domanda, dimostrando in che modo si articolano tali relazioni di influenza e quale sia il loro impatto.
“Les Liaisons Dangereuses. Politically connected directors and the governance of banks” identifica la concessione di credito come lo strumento di contrattazione attraverso il quale dirigenti connessi politicamente possono ottenere obiettivi personali o favori per il loro partito. Detto in parole semplici: dirigenti bancari con una certa storia politica, che hanno già ricoperto o ricopriranno cariche politiche, offrono prestiti a persone e imprese che in realtà non possiedono sufficienti garanzie e collaterali, e che più probabilmente non saranno solventi, in cambio di un ritorno personale o politico. D’altra parte, avere qualche amico in politica significa riuscire a ottenere prestiti scavalcando le giuste considerazioni di rischio che un board dovrebbe condurre. E attraverso questo meccanismo morboso, le banche si ritrovano a fornire prestiti che finanziano progetti con scarsa probabilità di ritorni, ad accumulare crediti che non verranno mai pagati da nessuno, e a rendere il nostro sistema sempre più fragile.
I ricercatori delle Università Bocconi e La Sapienza hanno analizzato i consigli di amministrazione di 103 banche italiane (la quasi totalità) tra il 2000 e il 2015, individuando quali membri avessero ricoperto cariche politiche prima o dopo il loro ingresso nei consigli stessi. Sulla base di questi dati, hanno costruito un indice di connessione politica dei board. Il risultato è molto chiaro: più le banche sono legate a persone che hanno fatto attività politica, più alta sarà la quota di prestiti non performanti (cioè che salvo miracoli non verranno ripagati) che hanno a bilancio.
In testa all’indice di connessione politica troviamo delle modeste banche trentine; poi, moltissime venete, e qualche piemontese. Non manca la Banca popolare dell’Etruria, ma a sorpresa Monte dei Paschi di Siena si posiziona soltanto a metà classifica. Insomma: se pensavate che MPS fosse la peggiore, eravate ottimisti.
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Figura 1. Evoluzione della quota di prestiti non performanti. Dati: World Bank
A partire dalla crisi, la quota di prestiti non performanti sembra essere drasticamente aumentata in Grecia, in Italia, e in misura minore in Spagna: ben oltre la media europea, che resta sotto il 7,5%. L’economia è un fenomeno complesso e le cause sono multivariate, ma sicuramente la corruzione e le influenze politiche possono ricoprire un ruolo da non sottovalutare.
Più specificatamente, sono le banche più piccole e locali a soffrire maggiormente di questa distorsione nell’allocazione delle risorse. Evidentemente, i legami tra le figure di potere nelle città sono più stretti e innescano con maggiore facilità uno scambio di favori più o meno legittimo. E a complicare il quadro, in Italia, contribuisce la presenza delle fondazioni bancarie, che sono soggette al controllo delle amministrazioni locali.
Questo modello non funziona e va superato.
Questa allocazione del credito subottimale, oltre a minare in maniera significativa alla stabilità del sistema bancario italiano, mostra un abuso di potere intollerabile specialmente in un contesto nel quale i contribuenti vengono chiamati a, letteralmente, salvare istituti bancari, com’è accaduto negli ultimi giorni per 4,7 miliardi di euro più 12 miliardi in garanzie nel caso delle banche venete. Sono, di fatto, soldi degli italiani che vanno a coprire buchi lasciati dai non solventi, troppo spesso furbetti, e troppo spesso con qualche strategica amicizia in politica.
L’atteggiamento relativamente conciliante della Commissione Europea e della BCE nei confronti degli aiuti di stato al settore bancario di cui l’Italia ha potuto godere negli ultimi due anni probabilmente ha contribuito a dare un messaggio sbagliato a chi siede nelle posizioni dirigenziali, offrendo in definitiva una scappatoia troppo semplice: i portafogli degli italiani.
Twitter @rmbitetti @ornelladarova

lunedì 31 luglio 2017

Presentazione di EquaCoin



EquaCoin nasce da un'idea di Marco Saba (economista) e di Giovanni Ciallella (esperto ITC) come sintesi di studi, esperimenti empirici e lavori, condotti da vari decenni nell'ambito dei rispettivi settori.

Il sito di EquaCoin: http://equacoin.com
Il collegamento per entrare nel canale EquaCoin su Telegram: https://t.me/EquaCoin
Il collegamento al Meetup di EquaCoin: https://www.meetup.com/EquaCoin-Roma-Meetup/events/242103953/

Per un approccio alla conoscenza dei concetti-chiave che hanno permesso questa versione 3.0 delle valute virtuali, proponiamo alcune letture:

1) Una società senza denaro - di Jacques Maritain, 1973 https://view.publitas.com/p222-14223/una-societa-senza-denaro/
2) The phenomenon of money, by Thomas Crump, 1982 http://libgen.io/ads.php?md5=64693B151002570C486A36CBDA565290
3) Moneta Nostra, di Marco Saba, 2010 http://studimonetari.org/monetanostra.pdf
4) Stress-testing a central bank: the case for scriptural money creation (from October 2016, ongoing): http://facebook.com/monetanostra
5) Il primo articolo che parla di EquaCoin: https://scenarieconomici.it/equacoin-la-nuova-generazione-delle-monete-virtuali-di-marco-saba/
6) La risposta dell'economista Nino Galloni al primo articolo: https://scenarieconomici.it/nino-galloni-interviene-sullarticolo-di-marco-saba-sulla-nuova-generazione-di-monete-virtuali/

sabato 15 luglio 2017

GALLONI SULL’ARTICOLO DI SABA SULLA NUOVA GENERAZIONE DI MONETE

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NINO GALLONI INTERVIENE SULL’ARTICOLO DI MARCO SABA SULLA NUOVA GENERAZIONE DI MONETE VIRTUALI

https://scenarieconomici.it/nino-galloni-interviene-sullarticolo-di-marco-saba-sulla-nuova-generazione-di-monete-virtuali/

 

Se non conoscessi e non frequentassi Marco Saba da più di un decennio, penserei che, dietro il citato articolo, si nasconda quanto di meglio e di terribile potrebbero proporre i Rothschild o quelli sopra i Rothschild! Invece so che è tutta farina del suo sacco.
Marco Saba è un genio, è sempre stato un genio, ma ciò non significa che abbia ragione in tutto.
Personalmente condivido ed apprezzo quanto ha scritto dal punto 2 in giù (leggere per credere), ma dissento su un aspetto – importante – della premessa o punto 1: le banche, sì, creano moneta (scritturale e virtuale), ma il processo non finisce lì.
EquaCoin: la nuova generazione delle monete virtuali di Marco Saba
Se non ci fosse il descritto passaggio creativo o credito moderno, l’umanità sarebbe rimasta agli usurai; così, invece, si è finanziato uno sviluppo che ha portato (anche qui, virtualmente, ma non solo) l’umanità – per la prima volta dopo millenni – fuori dalla scarsità (e lo stesso capitalismo avrebbe trovato ostacoli per il suo divenire). Tuttavia, la moneta creata all’inizio del processo produttivo, deve confermarsi come reddito e come moneta effettiva a un certo punto (quando si paga il lavoro): la recente evoluzione (carte di credito, ecc.) ha dissimulato tale circostanza, ma la sostanza non cambia.
Il contributo del credito moderno e delle banche allo sviluppo è stato (e dovrebbe essere) quello di ovviare alla carenza (e alla non necessità) di mezzi monetari accumulati, risparmiati o presenti al momento dell’inizio del ciclo produttivo. Che, poi, le banche vadano oltre – anche grazie a taluni meccanismi che Saba descrive – è patologia che porta a crisi e problematiche…
Dixi et salvavi animam meam!

Nino Galloni

venerdì 7 luglio 2017

Il signoraggio e la Costituzione della Tricolonia Italia

Il signoraggio e la Costituzione della tricolonia Italia
di Marco Saba, 7 luglio 2017

Costituzione art. 45, estratto:

"Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio [cfr. art. 81], di amnistia e di indulto , di autorizzazione a ratificare trattati internazionali [cfr. art. 80].
 
Wikipedia:
 (..)L'attuale condizione di segretezza in cui permangono numerosi trattati e accordi internazionali stipulati dallo Stato italiano, risulta incompatibile con la disciplina costituzionale e, in particolare, con gli articoli 80 e 87 della Costituzione, che prevedono la ratifica del Capo dello Stato, previa autorizzazione del Parlamento con legge, di diverse tipologie di trattati, tra i quali quelli di natura politica e quelli che comportano modificazioni di leggi. Emblematico è il caso delle basi e installazioni militari NATO e USA presenti in Italia, la cui disciplina è contenuta in accordi e memorandum in gran parte mantenuti riservati.
(...)
Il 22 aprile 2014 Matteo Renzi ha firmato la direttiva che avrebbe dovuto declassificare gli atti relativi ai fatti di Ustica, Peteano, Italicus, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Gioia Tauro, stazione di Bologna e rapido 904.[16][17] Fino a dicembre 2016 i fascicoli risultano ancora sotto segreto di stato.


  La domanda più importante ed urgente a cui rispondere è: perché col passaggio dalla Monarchia alla Repubblica, e poi anche con la Costituzione e il Trattato di Maastricht, il potere sovrano della creazione della moneta è passato direttamente dal Re ai banchieri privati, senza passare dalla casella "Popolo Sovrano" ?

Mi spiego meglio: per adempiere perfettamente, ad esempio, al dettato costituzionale dell'art. 81: (...) Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte. (...), in regime di sovranità monetaria, sarebbe facile ordinare al MEF la creazione delle necessarie somme a copertura, lasciando così piena libertà di legiferare al Parlamento. Ma il combinato disposto della trinità dei poteri coloniali sottintesa nel titolo sopra, ovvero USA, BCE e UE, non ce lo consente. E quando questo veto non è opponibile in chiaro con gli strumenti previsti dalla democrazia, che non esistono, allora entrano in funzione i persuasori occulti: terrorismo e criminalità da strada, rapimenti, ricatti etc.

Se uno viene preso di mira da un killer abbastanza intelligente, c'è sempre l'ultima possibilità di offrirgli in denaro il doppio di quanto pagato da chi l'ha mandato, per poter essere risparmiati. Ma, banalmente, se non si ha in mano la cassa...
La perdita, o meglio, il non avere mai avuto concretamente in mano la sovranità monetaria, rappresenta un grave vulnus per il popolo sovrano. Le eccezioni sono solo due: la cartamoneta partigiana e i biglietti di Stato che usava Aldo Moro. Di quest'ultimo si conosce bene la fine: fu l'unico presidente del consiglio assassinato dai terroristi. Sui partigiani, stendiamo un velo pietoso.

Ma come fare per ottenere questa benedetta sovranità oggi ? L'iniziativa Moneta Nostra - che si sostanzia nell'omonima pagina facebook e che è recensita nel sito della "Banca d'Italia" - ha inteso profittare del vuoto normativo rispetto alla creazione di Euro scritturali e mette a disposizione del pubblico un modulo tramite il quale il popolo sovrano può creare denaro fiat per ripagare tutti i debiti. Debito pubblico incluso. Infatti, la qualifica di FIAT è l'imperio del sovrano che può creare "moneta" ed utilizzarla per ripagare i debiti (LEX MONETAE).
 La parola popolo nel suo significato più specifico è un termine giuridico che indica l'insieme delle persone fisiche che sono in rapporto di cittadinanza con uno Stato tali da essere titolari della sovranità che il più delle volte non viene esercitata in maniera diretta, ma delegata a uno o a più rappresentanti (Treccani).

Nel caso specifico, la sovranità di creare denaro scritturale non risulta delegata ufficialmente a nessuno, e ciò che non è chiaramente delegato rimane ovviamente nel potere del delegante, non è che sparisce nel nulla. Infatti, tra il popolo, i banchieri si erano già attrezzati da tempo in tal senso.

Il problema arriva quando UNA parte del popolo pretende di avere più sovranità di TUTTO il popolo: è lì che nascono i privilegi e le ingiustizie. Il caso della moneta, via via che la crisi si aggrava, diventa sempre più importante, in attesa che "gli illuminati" trasformino il principe italiano in un rospo, baciandolo, come hanno fatto nel caso della Grecia.

La magistratura, da parte sua, non ha ancora capito che non può impunemente decretare l'esistenza di italiani di serie A e di serie B senza incorrere in un ridicolo che potrebbe finire per minarne l'esistenza stessa.

Questa creazione sovrana di  denaro, invisa ai poteri costituiti, che però non si sono ancora doverosamente costituiti davanti a una giuria popolare, potrebbe rappresentare l'unico motore di una ripresa italiana che stenta a decollare davanti a una Banca centrale europea cieca e sorda e muta che si ostina a creare nuovo denaro solo per gli amici degli amici, ignorando, se non disprezzando, la povera plebe proletaria europea.

Nel frattempo il popolo sovrano potrà continuare ad utilizzare il sistema ideato da Moneta Nostra che, se adottato su vasta scala, salverà tutte le banche dalle sofferenze e, di conseguenza, impedirà l'ulteriore salasso della cosa pubblica che, quando le casse sono vuote, viene sempre chiamata a colmare i falsi buchi creati da banchieri che - per usare le parole di Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, non sono capaci di redigere un bilancio tenendo conto della creazione di denaro...

lunedì 26 giugno 2017

Quantità di moneta creata dal sistema bancario italiano (1980-2016)

CAMERA DEI DEPUTATI Giovedì 4 maggio 2017
812.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Finanze (VI)
ALLEGATO

(...)

ALLEGATO 6
5-11277 Villarosa: Volumi annuali complessivi della moneta creata dalla banca centrale e della moneta creata dal sistema bancario.
TESTO DELLA RISPOSTA
Con l'interrogazione in esame si chiede di conoscere «il volume complessivo, disaggregato anno per anno, della moneta creata dalla banca centrale italiana ed europea (quantificata in lire ed in euro) dal 1981 ad oggi ed il volume complessivo disaggregato anno per anno della moneta creata dal sistema bancario mediante gli strumenti monetari e di pagamento, c.d. moneta bancaria (quantificata in lire ed in euro) dal 1981 ad oggi».
  Al riguardo, la Banca d'Italia, sentita in proposito, ha fornito le tabelle riportate in allegato alla presente risposta.
  Nella tabella 1, per il periodo 1981-1998, si riportano i flussi cumulati annui, espressi in lire, della base monetaria creata dalla Banca d'Italia e delle componenti della moneta bancaria (M1 e M2) creata dal settore bancario italiano (al netto del circolante).
  Nella tabella 2, per il periodo 1998-2016, si riportano i flussi cumulati annui, espressi in euro, del contributo della Banca d'Italia alla Base monetaria dell'Eurosistema e le componenti della moneta bancaria (M1 e M2) creata dal settore bancario italiano (al netto del circolante).
  Nella tabella 3, si riportano, inoltre, i medesimi dati per l'area dell'euro (Eurosistema e sistema bancario dell'area dell'euro).
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giovedì 15 giugno 2017

L'ordine pubblico economico, da quando c'è la banca centrale

L'ordine pubblico economico, da quando c'è la banca centrale

Nell'800 le banche creavano proprie banconote come oggi creano denaro nei depositi della clientela. Il pubblico era legato al loro corso forzoso così come oggi è tenuto ad usare denaro bancario per pagare le tasse nonché assolutamente obbligato per pagamenti oltre i 3.000 Euro. Alla Camera era in discussione lo schema di legge per disposizioni sulla circolazione cartacea durante il corso forzoso.
  Nella seduta alla Camera dei Deputati del 7 febbraio 1874, a proposito del privilegio bancario del corso forzoso, interviene l'economista Salvatore Majorana-Calatabiano (nonno del fisico Ettore Majorana):

"...Il partito, a cui mi onoro di appartenere, vide sempre i guai inenarrabili, che sfuggono ad ogni maniera di statistica, e che dipendevano, o erano inseparabili, dal corso forzoso. Esso vedeva come, innanzitutto, veniva offeso il ben inteso interesse di tutto il paese. La finanza, a favore di cui apparentemente questo vieto espediente fu creato, è quella che ne risente danno maggiore.

E la produzione ? Insieme alla finanza, per effetto della finanza, come causa anche del danno delle finanze, la produzione ne soffre seriamente, senza attendere alle velleità di alcune contrade, di alcuni industriali, i quali credono che l'eccitamento della carta possa produrre qualche cosa di veramente buono. Ci sarebbero altri eccitanti immensamente meno nocivi, se, per forza di eccitanti e non per legge naturale, la produzione si potesse e si dovesse svolgere! (Bravo !)

La distribuzione! Ma l'attentato maggiore che si fa col corso forzoso è alla distribuzione della ricchezza ; e quel medesimo effimero vantaggio dell'artificiale eccitamento di alcune industrie e delle speculazioni non è che la consacrazione del gravissimo danno dei più col non giusto guadagno dei pochi.

La consumazione ! Ma chi è che non rileva l'incalcolabile danno nell'ordine dei consumi, sotto forma di difficoltà di approvigionamenti, di caro delle cose godevoli, di ostacoli alla riproduzione ?

Qual è la classe della società che ne è poco, o troppo meno, danneggiata? Insomma era, e ognora è più, di tutta evidenza che il corso forzato riesce fatale all'ordine economico.

Che diremo poi dell'attentato al principio di diritto ? Ma obbligazioni, ma doveri per legge, antecedenti convenzioni, giudicati passati, presenti e futuri, i quali si devono eseguire in date misure, in date quantità, in dati valori effettivi, per le leggi del corso forzato, con quanto danno non debbono sottostare alle perdite dello svilimento, della fluttuazione del valore della carta ?

E se codesto male giuridicamente si può apportare, che ne sarà di un diritto che danneggia l'economia o il ben inteso interesse, che attenta, che distrugge la sanzione etica interiore, la sanzione dell'onorabilità, della dignità umana, che consacra un attentato di ordine morale ? I rapporti dei consociati possono così andar sempre bene ? Non ne viene un grandissimo attentato, un pervertimento nelle relazioni sociali ?

E la politica ? Ma tutte le classi, le quali vedono questa discordanza d'indirizzi, else vedono questa specie di furto legale, non se ne scandalizzano ? Non germogliano tutte quelle cause di malcontento, di demoralizzazione, da cui finalmente vengono le catastrofi sociali?

E la libertà economica rispetto agli strumenti di scambio, ai segni rappresentativi, ai surrogati, agli scambi, alle contrattazioni, al credito, ai Banchi, alla circolazione, dove se ne va col corso forzato ?

Si parla dell'attentato alla libertà di emissione.  Ma a ben altro che alla sola libertà di emissione! Molte e diverse libertà col corso forzato vengono conculcate!

E l'eguaglianza, non quella obbiettiva o soltanto dei socialisti, ma solo la giuridica, l'eguaglianza ben intesa può coesistere col monopolio del corso forzato e col privilegio del corso legale di alcuni istituti, colle leggi di libertà per altri istituti contestata, negata, riuscita giovevole agli audaci, agli speculatori, ai contravventori, aggravantesi contro i modesti produttori ed industriali ?

E la sicurezza ? Ma io dico che ciò che si possiede diviene mal sicuro, perchè non può sempre e utilmente restare nelle mani dei possessori; è materia d'industria, è materia di trasformazione, è materia di commercio ; e la legge del corso forzato ne minaccia sempre l'integrità.
...
Versiamo invero in durissime condizioni, nè solo rispetto agli ostacoli e al difetto di mezzi per la soppressione dei corso forzoso, ma fino per le gravissime difficoltà di rintracciare nuove entrate, le quali valgano, almeno, a liberare la finanza dagli oneri che il corso forzoso continuamente e progressivamente accumula contro il bilancio dello Stato ; non parliamo più dell'industria, della giustizia, della libertà nell'interesse generale della nazione: a monte tutto questo ; suprema, unica legge sia quella dello Stato, anzi quella della finanza. Ma ripareremo una volta almeno a ciò ? ..."

E, sempre nella stessa seduta:

"Fate il conto e troverete che fra armamento, materiale mobile ed accessorii occorse spendere all'estero per un valsente almeno 70.000 lire per ogni chilometro di ferrovia costrutta." 
- On. Avv. Casimiro Favale, Camera dei Deputati, 7 febbraio 1874

A fronte di 35 euro nel 1874, oggi ce ne vogliono in media 70 milioni di euro per chilometro:
http://www.eunews.it/2014/02/03/tav-in-italia-costa-61-milioni-al-chilometro-in-spagna-10-e-in-giappone-9/12344

Due milioni di volte di più. C'è bisogno di aggiungere altro ?