lunedì 4 febbraio 2019

Sesta Commissione Finanze - Lettera aperta ai membri del M5S

Sesta Commissione Finanze - Lettera aperta ai membri del Movimento 5 Stelle: Alberti, Fico, Pesco, Pisano, Ruocco, Villarosa

Egregi,

vi informo del fatto che è pendente presso il Tribunale di Genova una causa civile (RG 2035/2018) volta a far riconoscere il ritrovamento di 25 miliardi di euro non contabilizzati da Banca CARIGE che, se opportunamente aggiunti nel bilancio, renderebbero superflue altre azioni del cosiddetto salvataggio.

Il Tribunale sino ad oggi ha rifiutato, nell'ordine: l'Accertamento Tecnico Preventivo (chiesto nel 2017), la nomina di un curatore giudiziario (nel 2018), l'istruttoria, la CTU, l'audizione dei testimoni e quant'altro avrebbe portato alla scoperta di detto patrimonio occultato il cui rinvenimento avrebbe salvato la banca. La causa è ancora in corso e farò il possibile perché il Tribunale si degni di guardare le carte, ovvero disponga apposita perizia contabile forense su tale ritrovamento.

Per vostra informazione e per quella di chi ci segue sulla rete.

Marco Saba, ex parte in causa
P.S. Non ho scritto a Sibilia perché conosce già perfettamente la questione che per altre banche è stata anche da lui segnalata - a suo tempo - a Banca d'Italia e CONSOB.

sabato 26 gennaio 2019

Il Signoraggio va in onda in RAI... alle una di notte

Il razionale banchista dietro gli EUROBOND e gli Stati Uniti d'Europa


domenica 6 gennaio 2019

L'Islanda sarebbe andata in bancarotta se avesse fatto parte dell'UE

SUNDAY EXPRESS
AFFERMAZIONE SHOCK SULLA UE: l'Islanda sarebbe andata in bancarotta se avesse fatto parte dell'Unione Europea

di MARTINA BET, 4 gennaio 2019
https://www.express.co.uk/news/uk/1066828/eu-news-iceland-UK-EEA-EFTA-brexit-norway-agreement-spt

L'ISLANDA è sopravvissuta con successo a una bancarotta sovrana e al crollo nel 2008 grazie al fatto che era al di fuori dell'UE in quanto questo ha permesso al paese di "recuperare, nonostante l'enorme vastità delle passività delle sue banche", sosteneva nel suo libro esplosivo l'attivista e l'eurodeputato Daniel Hannan.



L'Islanda non è un membro dell'Unione europea, ma ha accesso al mercato unico del blocco attraverso l'adesione all'Associazione europea di libero scambio (EFTA) e allo Spazio economico europeo (SEE). Ciò significa che beni, servizi e persone possono spostarsi dall'UE all'Islanda e viceversa. Il Regno Unito è stato membro fondatore dell'EFTA nel 1960, ma ne uscì per entrare nel mercato comune della CEE nel 1973.

Il mese scorso, Amber Rudd è diventato il primo ministro anziano a rompere pubblicamente dalla linea ufficiale di Downing Street quando ha detto che un accordo SEE (Spazio Economico Europeo) potrebbe fornire un modo per rompere lo stallo parlamentare se l'accordo della Signora May viene bocciato dai Commons.

Si dice che un numero crescente di parlamentari si sta entusiasmando all'idea di questo accordo come un sistema per rompere lo stallo parlamentare.

Nel suo libro "What Next: How to get the best from Brexit" del 2016, l'attivista ed eurodeputato conservatore Daniel Hannah ha suggerito che la ragione per cui l'Islanda è stata in grado di "recuperare" dalla crisi finanziaria era perché non era mai stato un membro della UNIONE EUROPEA.

L'eurodeputato ha osservato: "La maggior parte delle persone negli stati SEE è soddisfatta delle loro attuali condizioni.
"Gli elettori di Norvegia, Islanda e Liechtenstein si oppongono all'adesione all'UE con vaste e decise maggioranze.
"Gli islandesi possono vedere che essere al di fuori dell'UE ha permesso loro di recuperare, nonostante l'enormità delle passività delle loro banche".

Il politico conservatore ha aggiunto che l'ex primo ministro islandese Sigmundur Davíð Gunnlaugsson del Partito progressista centrista una volta disse che "la ripresa non sarebbe potuta avvenire" se l'Islanda fosse stata parte dell'UE.
Il signor Gunnlaugsson avrebbe detto: "Potremmo essere stati dall'altra parte e saremmo diventati un paese in bancarotta.

"Gli islandesi dovevano solo guardare all'Irlanda, alla Grecia e agli altri stati dell'UE per vedere quale sarebbe stato il loro destino".

Il mese scorso, il ministro degli Esteri islandese ha detto a Emily Maitlis su BBC Newsnight di aver accolto con favore l'idea che il Regno Unito si unisca all'EFTA o al SEE.

Guðlaugur Þór Þórðarson ha dichiarato: "Saremmo molto positivi nei confronti dell'idea che il Regno Unito aderisca all'EFTA o al SEE.

"Certo, sto solo parlando per me stesso e non interferiremo con la politica britannica, ma voi siete quelli che avete fondato l'EFTA.

"Il dibattito era lo stesso - volevate commerciare con il resto del mondo, non far parte dell'unione doganale ed è per questo che avete fondato l'EFTA".

lunedì 24 dicembre 2018

La finta dicotomia tra "Stato" e "Banchieri anarchici"

LA FITTIZIA DICOTOMIA TRA STATO E CAPITALISMO
Di comidad (del 13/12/2018 @ 00:17:29, in Commentario 2018, linkato 2261 volte) 
 
Mentre viene annunciata prossimamente una nuova ondata recessiva, la Commissione Europea riesce a tenere inchiodato il governo Conte alla questione di un ridicolo 0,5 in più o meno di deficit. Il paradosso della artificiosa scarsità di denaro (il “non ci sono i soldi”) a fronte di una capacità produttiva diventata invece praticamente illimitata, costituisce il capolavoro mistificatorio della lobby della deflazione.

La lobby della deflazione è un tipico caso di “troppo evidente per essere visto”. Le grandi multinazionali bancarie ed i grandi fondi di investimento hanno un chiaro interesse a tenere l’economia reale in condizione di stagnazione: lo scopo è quello di evitare ogni fiammata inflazionistica che possa incrinare il valore dei crediti ed ogni incremento del PIL che, aumentando il gettito fiscale, renda i governi meno dipendenti dai prestiti dei grandi investitori. 

I componenti di una lobby non hanno bisogno di riunirsi o di scambiarsi gli auguri di natale per riconoscersi come una coalizione di interessi. Nelle multinazionali bancarie e nei fondi di investimento si alleva un personale che gestisce con pieno automatismo quegli interessi. Questo personale possiede (per dirla alla Foucault) i “saperi”, ma anche gli agganci, che gli consentono di accedere alle gerarchie delle organizzazioni sovranazionali come il FMI, l’OCSE, la Banca Mondiale, il WTO e la Commissione Europea. Il meccanismo della “porta girevole” assicura a questo personale di alternare carriere nel pubblico e nel privato, ovviamente sempre all’insegna degli stessi interessi privati.
Le lobby infatti sono trasversali ed occupano tutti gli spazi a disposizione. Il senso dello Stato è il senso di un’astrazione e potevano avercelo Platone o Hegel. Il senso della lobby ha invece l’impellenza dei tornaconti personali, dei ricatti incrociati e dell’odio per l’uguaglianza. 

Gran parte del dibattito rimane invece ancora fissata alla coppia “capitalismo e/o Stato”, con esiti teorico-pratici spesso poco convincenti. Una delle tesi oggi prevalenti è quella definita con acritico intento liquidatorio come “rossobrunista”. Gli esponenti di questa corrente politico-culturale individuano nello Stato nazionale l’unico possibile argine al capitalismo mondialista ed iper-finanziario. Si tratterebbe di promuovere il “pubblico” senza preoccuparsi dell’etichetta di destra o di sinistra di chi lo promuove.
Si tratta però anche di capire se “capitalismo” e Stato” siano nomi che indicano fenomeni precisi, oppure siano invece astrazioni che prescindono dai dati concreti.

Recuperare la sovranità dello Stato può essere un’idea suggestiva, ma sembra anche una chiusura della stalla quando i buoi sono scappati. Uno Stato, se è tale, non cede la sua sovranità: se l’ha ceduta, vuol dire che non era uno Stato, oppure che lo Stato era solo un’astrazione giuridica che copriva e mistificava altre gerarchie sociali. La cessione della sovranità monetaria non è cominciata con l’euro e neppure col famigerato “divorzio” tra Tesoro e Banca d’Italia del 1981. Quando gli Stati hanno riconosciuto il diritto esclusivo di emissione monetaria alle sole banche centrali, avevano già abdicato alla loro “sovranità”. 

Le privatizzazioni le ha fatte sempre lo “Stato” e non si è verificata alcuna resistenza da parte delle burocrazie statali contro tutto ciò. L’identificazione tra “pubblico” e Stato è molto problematica, se si considera che il grande privatizzatore è proprio lo Stato. Negli anni ’70 l’Unione Sovietica era ritenuta da molti analisti come l’avanguardia dello Stato Leviatano che avrebbe fagocitato e controllato tutto. L’Unione Sovietica è invece crollata per la pressione di una lobby affaristica interna, desiderosa di smantellare l’impero per trasformare i sudditi in clienti del gas e del petrolio russo. 

In Italia il Pubblico Impiego è sotto tiro non solo da parte dei ministri di turno, ma anche da parte di organi di polizia che travalicano la loro funzione per trasformarsi in attori mediatici. Esiste oggi una sorta di “Carabinieri Productions” che lancia video grotteschi sui pubblici impiegati presunti “furbetti”. Uno “Stato” che si fa carico di screditare se stesso? Ed in nome di che cosa? Della “porta girevole” che consentirà ai funzionari pubblici di farsi una carriera del privato? 

La stessa astrattezza coinvolge la nozione di "capitalismo”. Potrebbe esistere il “capitalismo” senza lo Stato che lo assiste finanziariamente e gli privatizza tutto? O è sempre la stessa lobby, che si fa chiamare “Stato” o “capitalismo” o “Mercato” a seconda delle convenienze?

Giocando sulle astrazioni si possono suscitare vere e proprie cortine fumogene come lo “Stato minimo” di Robert Nozick (uno Stato che si occupi solo di difesa e giustizia e lasci il resto al “Mercato”), oppure il cosiddetto “anarco-capitalismo” di Murray Rothbard: uno Stato che si suicidi privatizzando tutto e affidandosi sempre al dio “Mercato”. Queste fumisterie ideologiche provengono dagli USA, cioè proprio il Paese dove il massimo investitore è lo Stato, anzi il Pentagono. 

Dopo anni e anni di balle sui garage di Steve Jobs (un idolo per la sedicente “sinistra”), fortunatamente oggi anche una rivista come “Limes” riconosce che tutta la tecnologia dei vari Microsoft, Apple, Facebook deriva direttamente ed esclusivamente dal Pentagono. La fittizia dicotomia tra Stato e capitalismo, Stato e Mercato, Stato e privato consente sì mirabilie illusionistiche, ma le evidenze contrarie sono molto maggiori.