1- FIDUCIA
Jena per La Stampa - Anche gli incappucciati, a modo loro, hanno votato la fiducia al governo.
INDIGNADOS A ROMA
2- DALL'ALTRA PARTE DELLA BARRICATA: TRE VIDEO MESSI SU YOUTUBE DAI BLACK BLOC
Tre video girati da operatori amici degli sfasciatutto, dall'altra parte della barricata. Sono stati messi su youtube e su siti dei centri sociali. Nel primo video c'è il boato da stadio e la gioia all'esplosione del blindato dei carabinieri; nel secondo una carica della polizia e la reazione a colpi di bombe carta; nel terzo una lezione su come distruggere una banca (in questo caso all'incrocio tra via Labicana e via Merulana) in meno di un minuto netto.
1- http://www.youtube.com/watch?v=EiypuxD_4_8&feature=player_embedded
INDIGNADOS A ROMA
Nei giorni scorsi, mentre Mario Draghi esortava il governo a lavorare per dare un futuro ai giovani, gli indignados contestavano la Banca d'Italia, la Goldman Sachs e l'agenzia di rating Moody's. E il governatore ha manifestato comprensione per i giovani condannando però duramente le violenze di ieri. Ma ieri a Roma è stata la rivolta contro la finanza. Ora la domanda è: bastano i fuochi della capitale a esonerare l'establishment dal confronto con gli indignados riducendo un fenomeno internazionale a un affare di polizia?
INDIGNADOS A ROMA
Nel 1977, gli studenti romani cacciarono Luciano Lama dalla Sapienza. Erano poche centinaia, ma interpretavano un disagio diffuso che Cgil e Pci non rappresentavano più. Il gesto aveva perciò una forza simbolica e influenzò la contesa politica. Fino al terrorismo.
Nell'età repubblicana, il coro degli omaggi, non di radi ipocriti, alla Banca d'Italia non è mai stato interrotto dall'urlo del malcontento sociale, meno che mai da quello dei giovani. Adesso accade. A opera di ragazzi che sembrano preoccuparsi più del modello sociale del capitalismo finanziario che delle convulsioni di Berlusconi a Montecitorio. Come fu per la Cgil, anche per la Banca d'Italia è finita l'età dell'innocenza?
INDIGNADOS A ROMA
Se così è, il governatore potrebbe dare un seguito all'apertura di ieri rinunciando per una volta a parlare ex cathedra per scendere tra i banchi, tra chi non capisce le scelte delle banche centrali, compresa la nostra. Ai governatori, del resto, non tocca guidare le democrazie, ma render conto delle loro scelte professionali funzionali al potere finanziario contestato.
SCONTRI A PIAZZA SAN GIOVANNI
Ne indico tre: a) come mai fino al 2008, si autorizzavano le banche a ridurre il capitale per premiare i soci con dividendi straordinari e i manager con i bonus, salvo scoprire poi che il capitale è insufficiente a far credito all'economia, e cioè a creare lavoro; b) perché si promuovevano fusioni che asciugano la concorrenza e generano colossi troppo grandi per fallire e per essere salvati, congelando così l'economia reale; c) perché, ancor oggi, ci sono banche come la franco-belga Dexia (che in Italia ha potuto prendersi il Crediop) che saltano pur avendo superato brillantemente i recentissimi stress test dell'European Banking Authority e avendo un capitale in teoria più che abbondante.
INDIGNADOS A ROMA
Sembra tecnica, ma è la tecnica del potere. Dexia è l'ultimo esempio degli equivoci del nostro tempo. Il suo capitale è ridicolo rispetto agli attivi e altissimo rispetto agli stessi attivi ponderati per il rischio secondo i criteri di Basilea. Il difetto, evidentemente, sta nella ponderazione, fatta senza troppo curarsi dei pericoli impliciti nel finanziare la speculazione sui titoli e il credito a lungo termine con la raccolta a breve, meno onerosa ma più volatile.
INDIGNADOS A ROMA
Un rischio preso per sete di denaro e di potere: la stessa bramosìa che ha trainato l'Occidente verso l'attuale palude. Un rischio chiaro da sempre agli animi prudenti e chiarissimo a tutti dal dicembre 2007, quando fallì la Northern Rock. Che cosa aspettano banche centrali e governi a porvi rimedio? Non vorremmo che i regolati avessero già catturato i regolatori, tutti figli della stessa cultura.
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