Corriere della Sera, 10 ottobre 2011
RISPONDE SERGIO ROMANO
ORIGINI, ASCESA E DECLINO DEGLI OLIGARCHI RUSSI
Sono stato presente a una discussione sui miliardari russi. Da dove escono questi ricchissimi signori, vissuti in un Paese dove - così ricordiamo - sembrava assai diffusa la povertà e bassissimo il tenore di vita delle popolazioni? La approssimativa conoscenza che ho del problema mi ha sconsigliato di intervenire nella discussione. Siccome sono in molti che ancora si chiedono chi erano, chi sono e come hanno costruito la loro fortuna, lei può spiegarcelo? Giorgio Tommaseo giorgiotommaseo@ gmail.com
Caro Tommaseo, Ho già parlato dell' argomento in altre occasioni e dovrò quindi ripetere cose già dette. Ma cercherò di farlo con qualche aggiornamento. Gli oligarchi (come vengono chiamati dai russi) sono gli avventurosi uomini d' affari che si sono impadroniti delle maggiori risorse del Paese durante le caotiche privatizzazioni degli anni Novanta. Questi yuppie postsovietici si sono valsi dei loro legami con la vecchia nomenklatura per saccheggiare i depositi delle Casse di risparmio e fare incetta di voucher (i cuponi distribuiti a ogni cittadino russo per privatizzare le imprese di Stato). Divenuti proprietari, hanno accumulato rapidamente colossali fortune e protetto la loro nuova ricchezza creando o comperando due utili strumenti: le banche, indispensabili per manovrare il denaro, e i mezzi d' informazione, necessari per condizionare il potere politico e tenere a bada gli avversari. Quando Putin divenne Primo ministro, nel 1999, uno di essi, Boris Berezovskij, aveva una carica pubblica (segretario esecutivo del Consiglio della Comunità degli Stati indipendenti), negoziava con i ceceni, era di casa al Cremlino ed era divenuto membro adottivo della famiglia Eltsin a cui elargiva generosi favori finanziari. Gli altri - fra cui Roman Abramovic, Vladimir Gusinskij, Michail Chodorkovskij, Platon Lebedev, Leonid Nevzlin, Michail Gutseriyev - si erano spartiti le ricchezze della nazione e dominavano la vita pubblica con i loro mezzi d' informazione. Oggi alcuni di essi sono all' estero (Berezovskij a Londra, Gusinskij in Spagna, Nevzlin a Tel Aviv) altri in carcere (Khordokovskij e Lebedev), altri in fuga (Gutseriyev). L' operazione sarebbe stata encomiabile se Putin non avesse colpito i suoi nemici (in particolare Chodorkovskij), ma lasciato licenza di lavorare e prosperare a tutti coloro che accettavano di venire a patti con il Cremlino. Oggi Chodorkovskij e Lebedev sono ancora in Siberia, ma altri godono impunemente di fortune costruite grazie al saccheggio del sistema industriale sovietico e delle risorse naturali del Paese. La maggioranza dei russi, tuttavia, riconosce a Putin il merito di avere messo fine alla guerra di bande che scoppiò nelle città russe, verso la metà degli anni Novanta, fra le milizie e le guardie del corpo con cui parecchi uomini d' affari proteggevano se stessi o eliminavano i loro avversari. Putin d' altro canto è convinto che la modernizzazione dell' economia russa debba essere, come ogni altra grande trasformazione del Paese, una rivoluzione dall' alto, e che sarà possibile soltanto se il potere centrale controllerà, direttamente o indirettamente, le maggiori risorse naturali russe. Il governo non sarebbe riuscito a raddoppiare il reddito delle fasce più povere della società se non avesse strappato agli oligarchi e alle aziende straniere, negli scorsi anni, il controllo pressoché totale del petrolio e del gas. E non sarebbe riuscito a creare un Fondo di stabilizzazione che custodiva, prima della crisi, 107 miliardi di euro. Credo che questo spieghi perché il ritorno di Putin al potere sia stato fortemente criticato dai gruppi sociali liberali e democratici di Mosca e Pietroburgo, ma appaia accettabile per gran parte della popolazione.
Come si vede, anche lì il solito trucco: si diventa miliardari con le banche che si appropriano del signoraggio a scapito della popolazione che si impoverisce... Ma quando mai verrà un Putin in Italia a fare pulizia ?
RispondiEliminaFabio Calzavara, da Mosca: Trovo l'analisi di Romano generalmente corretta e bene impostata.
RispondiEliminaDa chiarire che non esistevano "uomini d'affari" durante il cambio repentitno del regime sovietico... si sono tutti improvvisati durante il progettato cambiamento, politici e burocratici, militari e servizi segreti di alto livello hanno formato bande di scassinatori ed assassini ed hanno svuotato le ricchezze dell'URSS mettendo sul lastrico un'intera generazione di cittadini, al 90% laureati.
I giovanissimi miliardari come Abramovich o Khodorkowsky lo sono diventati perchè erano amariti, fdanzati o amanti delle figlie dei vecchi notabili diventati liberisti a loro volta agganciati a finanzieri e politici occidentali.
Fabio Calzavara: Da chiarire che l'URSS NON è crollata tanto per il suo sistema comunista ma per una decisione ed un progetto calato dall'alto di cui Gorbaciov si è reso, in gran parte incosapevolmente, complice e che vedeva i poteri finanziari atlantici come primi veri soggetti promotori.
RispondiEliminaInfatti nell'URSS non si può dire che esistesse la POVERTA', almeno come la intendiamo noi, c'era, questo sì un livello INFERIORE di benessere rispetto ai NOSTRI standard... ma tutti avevano il necessario, tutti avevano lavoro, nessuno moriva di fame, tutti andavano regolarmente in vacanza al mare o a sciare, e c'era perfino una discreta libertà di pensiero e di critica, purchè non riguardasse certi aspetti della la politica direttamente.
Ripeto, non c'è stato un crollo bens' un improvvisato cambio di regime che ha spiazzato tutto e tutti ed ha portato gli Stati ex sovietici alla POVERTA' immediata e senza motivo....
in altre parole i Cittadini si sono visti dal giorno alla mattina con i carri armati per le strade senza sapere perchè, perfino militari dei carri armati e gli ufficiali di presidio pubblico non sapevano assolutamente nulla. Nessun presagio o sintomo si era notato nei giorni precedenti nè sui giornali, ne sulle radio, nè alla televisione, nè nelle chiacchere "al bar". Nulla.
Consapevole invece era il buon Eltsin, ammanicato con parti dell'esercito e con i finanzieri angloamericani che ha guidato il golpe ed ha instaurato dalla sera alla mattina un regime più liberista che negli USA stessi., evidentemente suggerito e supportato dai medesimi per aprirsi un nuovo immenso mercato (ed il Popolo sii fotta)