La
via smarrita
Alcuni delegati della Legione Carabinieri
Lombardia hanno emanato un nota che colpisce al cuore la nostra
Istituzione.
Costoro, riferendosi ad alcuni generali dell’Arma, così scrivono:
“ TI FANNO LA MORALE, MA NON TI INSEGNANO COME SI FA AD ARRIVARE
ALLA FINE DEL MESE”.
Ma di che cosa si lamentano? Del fatto che alcuni generali non sono
d’esempio e, quando possono, arraffano come i peggiori politici.
E l’Arma vacilla, e sempre più numerosi sono i casi dei
Carabinieri che hanno smarrito il senso dell’onore e
dell’appartenenza ad una Istituzione così gloriosa.
Diceva il nostro sommo poeta, Dante Alighieri: “Nel mezzo del
cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, chè la
diritta via era smarrita”.
Da troppo tempo al Comando Generale dell’Arma hanno smarrito la
diritta via, quella delle regole che debbono essere rispettate da
tutti, principio che era la vera forza dei Carabinieri. Tutti, dal
generale al semplice carabiniere, uniformavano i loro comportamenti
al Regolamento Generale dell’Arma.
Oggi, invece, chi può, chi ha un minimo di potere, fa quello che
vuole e se ne infischia degli altri e delle loro condizioni.
Tutto è iniziato nel 1989 quando, per una miserabile indennità di
funzione, lo Stato Maggiore dell’Arma vendette l’Istituzione e
scardinò la compattezza interna.
I Marescialli e i Brigadieri si sentirono traditi perché quella
indennità era percepita solo dagli Ufficiali.
In occasione del ricorso da loro presentato per l’equiparazione con
gli Ispettori della Polizia di Stato, il Comando Generale
inopinatamente si mise contro i 22.500 ricorrenti. Come ha sempre
fatto.
Da Presidente del COCER mi schierai apertamente con i ricorrenti.
Alcuni miei colleghi ebbero la sfrontatezza di dirmi: “Non ti
perdoneremo mai il fatto che tu abbia svegliato il popolino”.
Ma noi vincemmo.
Credetti che il Comando Generale, dopo la sonora sconfitta subita,
cambiasse atteggiamento. Nulla di tutto questo. Si continuò
imperterriti a curare gli interessi dei gradi superiori, ignorando le
esigenze del personale.
Oggi alcuni coraggiosi delegati, di fronte alla grave crisi
economica del Paese, hanno giustamente puntato il dito, non contro la
festa dell’Arma, in cui si ricordano una volta all’anno i nostri
morti, ma contro taluni Generali, che si azzannano fra di loro per
acchiappare sempre maggiori compensi.
I delegati si chiedono allarmati: quanti generali abbiamo nell’Arma
dei Carabinieri?
Ecco l’elenco:
- 7 generali di Corpo d’Armata, di cui 5 in servizio nella capitale (molti non sanno che per legge ne possono promuovere 11);
- 23 generali di Divisione, di cui 13 in servizio nella capitale;
- 60 generali di Brigata, di cui 40 in servizio nella capitale;
Totale 90 generali, di cui ben 58 in servizio nella Capitale.
Poi, questi delegati hanno puntato il dito contro la carica di Vice
Comandante Generale, che viene conseguita ad anzianità, e ricoperta
per brevi periodi, giusto il tempo per appropriarsi di una bella
pensione, che non trova riscontro nei contributi versati.
I Delegati hanno posto attenzione agli emolumenti dell’attuale Vice
Comandante Generale: stipendio mensile circa 6.000,00 euro + altre
indennità, che fanno lievitare di parecchio le sue retribuzioni
complessive.
Quello che, però, fa accapponare la pelle è il fatto che - di
fronte alla gente che vive con 500 euro al mese e ai carabinieri che,
nelle grandi città con 1300 euro, debbono trovare il secondo lavoro
(ovviamente di nascosto) e agli ufficiali del ruolo speciale, che non
vengono equiparati “perché non ci sono soldi”) - il Vice
Comandante, che ha iniziato il suo mandato il 18 maggio 2013 che
terminerà fra due mesi, per questo breve periodo di pseudo comando,
si vedrà estesa l’indennità speciale che spetta al Comandante
Generale dell’Arma.
La sua pensione avrà un incremento di 8.000 € per un totale di
14.000,00 € al mese. Come è accaduto a tutti quelli che lo hanno
preceduto!
“Alla faccia del bicarbonato di sodio”, avrebbe detto Totò, che,
se fosse vissuto in questi anni tristi, avrebbe impersonato invece
che il ladro che sostituisce De Sica, Maresciallo dei carabinieri, un
Vice Comandante Generale. Senza uscire dal tema!
I Delegati sono andati oltre, e così hanno contato i peletti a tutti
i generali, che hanno approfittato di una norma, che penalizza le
casse dello Stato e le tasche dei cittadini:
- generale C.A. Massimo Iadanza, inizio mandato 7 marzo 2013, fine mandato 18 maggio 2013. Circa due mesi;
- generale C.A. Clemente Gasparri, inizio mandato 7 marzo 2012, fine mandato 7 marzo 2013, circa un anno;
- generale C.A. Carlo Gualdi, inizio mandato 13 gennaio 2012, fine mandato 6 marzo 2012, meno di due mesi;
- generale C.A. Michele Franzé, 14 giugno 2011, 12 gennaio 2012, 7 mesi;
- generale C.A. Corrado Borruso, 14 giugno 2010, 13 giugno 2011, un anno;
- generale C.A. Stefano Orlando, 23 luglio 2009, 14 giugno 2010, un anno;
- generale C.A. Giorgio Piccirillo, 11 gennaio 2008, 22 luglio 2009, un anno e mezzo;
- generale C.A. Massimo Cetola, 12 luglio 2007, 11 gennaio 2008, sei mesi;
- generale C.A. Goffredo Mencagli, 17 luglio 2006,0 11 luglio 2007, un anno;
- generale C.A. Roberto Cirese, 27 febbraio 2006, 11 luglio 2006, 5 mesi;
- generale C.A. Roberto Santini, 27 febbraio 2005, 26 febbraio 2006,un anno;
- generale C.A. Ermanno Vallino, 6 febbraio 2005, 26 febbraio 2005, 20 giorni;
- generale C.A. Salvatore Fenu, 23 marzo 2004, 5 febbraio 2005,un anno;
- generale C.A. Emo Tassi, 2 settembre 2003, 22 marzo 2004, sei mesi;
- generale C.A. Virgilio Chirieleison, 2 settembre 2002, 1 settembre 2003, un anno;
- generale C.A. Mariano Ceniccola, 10 aprile 2002, 2 settembre 2002, 5 mesi;
- generale C.A. Carlo Alfiero, 10 aprile 2001, 9 aprile 2002, un anno;
- generale C.A. Giovanni Narici, 9 agosto 2000, 9 aprile 2001, 8 mesi;
- generale D. Paolo Bruno Di Noia, 9 agosto 1999, 8 agosto 2000, un anno;
- generale D. Giorgio Cancellieri, 9 agosto 1998, 8 agosto 1999, un anno;
- generale D. Giuseppe Bario, 15 giugno 1998, 8 agosto 1998, 2 mesi;
- generale D. Bruno Brancato, 15 giugno 1997, 14 giugno 1998, un anno.
Uno
scandalo! In appena 15 anni si sono succeduti 22 Vice Comandanti
Generali.
I politici, invece di perdere tempo in inutili chiacchiere, mettano
il naso nella più prestigiosa Istituzione dello Stato, che da
qualche anno qualcuno sta trascinando verso il basso, per meri
profitti ed interessi personali. E non per colpa della truppa, come
qualcuno va cianciando, quando le cose vanno male!
Pensate dal 1997 ad oggi ci sono stati 5 Comandanti Generali
(Siracusa, Bellini, Gottardo, Siazzu, Gallitelli) contro, come detto
22 Vice Comandanti, molti dei quali hanno goduto di quella maledetta
indennità. La logica è perversa: uno solo può diventare Comandante
Generale, ma gli altri non debbono stare a becco asciutto.
In effetti i becchi siamo noi, Carabinieri dei gradi inferiori, che
dobbiamo assistere a questo spettacolo indecoroso e alla fine
dobbiamo pure sorbirci le loro le prediche moralizzatrici quando
commettiamo qualche marachella.
Non solo. Molti di loro sono stati capaci di agguantare altri
incarichi, divenendo prefetti e consiglieri di stato e della Corte
dei Conti. Altri emolumenti! Alla faccia del popolo italiano, che non
arriva alla fine del mese.
E il COCER tace. Ma non tutti.
Quei delegati, coraggiosi, tirino fuori l’elenco di tutti i
generali che ricoprono o hanno ricoperto incarichi di sottogoverno,
con quello che percepiscono.
Nessuno sinora pipita.
Come non hanno pipitato quando il generale Ganzer, condannato a 14
anni di reclusione, è rimasto a ricoprire il suo incarico,
delicatissimo, di Comandante del ROS, mentre i Carabinieri, di rango
inferiore, venivano e tuttora vengono massacrati per sciocchezze.
Come non hanno pipitato quando un generale di divisione ha scavalcato
ben tre suoi colleghi, posti davanti a lui in graduatoria, nella
promozione a generale di corpo d’armata. E per interessi, che era
ed è facile rilevare. Ci sono generali pronti a testimoniare!
Al SUPU, sindacato di militari e carabinieri che non vogliono stare
zitti, stanno giungendo segnalazioni allarmanti sull’attuale
situazione nell’Arma dei Carabinieri (troppi suicidi, troppi
delitti, troppe irregolarità, troppi abusi).
Altro che Tangentopoli. Già si parla di ARMOPOLI.
Il generale Giovanni Antolini, Presidente del COIR Palidoro, ha
chiesto se vi siano i presupposti per recuperare le somme di denaro
percepite da questi generali con un artifizio che ha consentito loro
di aggirare la legge, per distribuirle ai 107.000 carabinieri
d’Italia, che vivono in difficoltà inenarrabili.
Il SUPU si affianca al Generale Antolini nella sua più che legittima
richiesta.
Inviteremo sindacati e altre associazioni ad unirsi a noi. Faremo una
raccolta di firme.
Il 25 febbraio 2011, il senatore Caforio ha scritto: “In un
contesto di tagli indiscriminati, un aumento dei vertici delle Forze
armate è difficile da comprendere. Che senso ha mantenere
ancora il Vice Comandante dei Carabinieri e il Comandante in seconda
della Guardia di Finanza?.
Nell'ambito di una politica di razionalizzazione delle spese forse
sarebbe maggiormente opportuno, in un quadro di grave crisi
economica, verificare l'incidenza sul bilancio della difesa, in
termini numerici ed economici, degli alti vertici militari ed
estendere, di conseguenza, la politica dei tagli anche agli alti
livelli.
Ciò andrebbe fatto, non indiscriminatamente e linearmente, bensì
colpendo quelle forze armate che, rispetto alle altre, si
caratterizzano per una palese e consistente sovraesposizione
numerica. E' il caso, ad esempio, dell'esercito che conta nelle sue
fila 26-27 generali di corpo d'armata.
Mi chiedo, inoltre, quale senso abbia mantenere in vita la figura
del vice Comandante Generale dei carabinieri e della Guardia di
Finanza alla luce anche della riforma dello scorso anno con la quale
si è provveduto, per la prima volta, alla nomina di un Comandante
Generale proveniente dai ranghi dello stesso corpo, venendo, quindi,
a mancare la necessaria figura di raccordo.
Ritengo, infatti, che anche nel settore difesa, si debba
debitamente tenere conto del momento estremamente difficile che il
paese sta attraversando. Tuttavia, non si può far finta di non
sapere che le Forze di Polizia, ormai da molto tempo, hanno estrema
difficoltà a pattugliare il territorio, a causa della mancanza di
carburante. Deficit di risorse che, impedisce , purtroppo, lo
svolgimento di una seria e importante opera di prevenzione dei reati,
creando insicurezza tra i cittadini.
Già in sede di trattazione, in Commissione Difesa, al Senato, del
decreto legge n. 78 del 31 maggio 2010, "recante misure urgenti
in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività
economica", lanciai un serio campanello d'allarme in merito alle
riduzioni delle dotazioni finanziarie del Ministero della Difesa. In
quell'occasione denunciai una diminuzione delle risorse, per il
prossimo triennio, di oltre 600 milioni di euro. Più precisamente
255 milioni per l'anno 2011, 304 milioni per l'anno 2012 e 104
milioni per l'anno 2013.
Inoltre, a fronte dei rilevanti tagli di bilancio effettuati in
settori di particolare importanza, l'Esecutivo prevedeva lo
stanziamento di fondi per interventi dalle discutibili finalità,
quali l'istituzione di corsi di formazione delle Forze armate per i
giovani (la cosiddetta naia breve). Intervento, questo, previsto
inizialmente nel disegno di legge n. 2096 e successivamente
introdotto come emendamento a tale decreto legge.
Credevo, e ne sono tuttora pienamente convinto, che non possiamo
permetterci sprechi di denaro pubblico, né per finanziare corsi di
dubbia utilità né per gratificare ulteriormente alti funzionari
dello stato, già peraltro ampiamente remunerati. Ciò vale ancor di
più per un paese come il nostro dove, in un momento di grave crisi
economica come quello attuale, i bambini a scuola sono addirittura
costretti a portarsi la carta igienica da casa”.
Nonostante questa grave denuncia, nessuno ha mosso un dito e i
Comandanti Generali hanno lasciato fare.
Voglio ricordare che il Decreto Legislativo 5 ottobre 2000, n. 297,
“Norme in materia di riordino dell’Arma dei Carabinieri”,
all’art. 25, comma 1, lettere a) e b), stabilisce che il Vice
Comandante Generale:
- è il generale di corpo d’armata più anziano in ruolo e viene nominato su decreto predisposto dal Comandante Generale dell’Arma;
- rimane in carica con mandato della durata massima di un anno, salvo che nel frattempo non debba cessare dal servizio permanente effettivo per limiti di età o per altra causa prevista dalla legge.
E’ del tutto evidente che il legislatore ha predisposto una norma a
favore dei Generali di Corpo d’Armata, in modo da conferire loro,
comunque, l’incarico di Vice Comandante anche se, divenuti i più
anziani nell’Arma, rimangono in servizio per meno di dodici mesi.
Ma da questo trattamento di favore si è passato all’abuso, per
acquisire una cospicua indennità dopo aver retto taluni l’incarico
addirittura per meno di un mese.
L’irregolarità è del tutto evidente e le responsabilità sono
molteplici.
Dapprima del Comandante Generale, al quale la legge attribuisce la
responsabilità della predisposizione del decreto della nomina del
Vice Comandante. E’ ben evidente la sua colpa di non aver
controllato il verificarsi ripetuto di un simile abuso. Inammissibile
nel momento in cui si impone alle amministrazioni il contenimento
delle spese, e si bloccano gli stipendi del personale.
Peraltro, la sua responsabilità è ancora più rilevante, in quanto
la sua minore vigilanza ha esposto il Consiglio dei Ministri, il
Ministro della Difesa, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, e
persino il Presidente della Repubblica, che ha firmato il decreto per
eccessiva fiducia nel Comandante Generale.
Sarebbe stato un gesto di grande responsabilità il suo, se avesse
chiesto la modifica della normativa sulla rotazione dei Vice
Comandanti, ma soprattutto l’eliminazione di un simile
inammissibile beneficio.
Le responsabilità sono poi dei diretti interessati, che erano ben
consapevoli della forzatura della norma che portava ad un incremento
stipendiale e della pensione, sproporzionato ai giorni di incarico
ricoperto.
Voglio ricordare che dal 1814 nell’Arma si sono succeduti 58
Comandanti Generali e 96 Vice Comandanti, con una media di un
Comandante Generale ogni 4 anni e di 1 Vice Comandante Generale ogni
2 anni.
Dal 1997 questa media è saltata: 1 Vice Comandante ogni 7 mesi. E
non per spirito di corpo o per qualche altro nobile fine.
Se questo ritmo si fosse mantenuto nei secoli, dal 1814 ad oggi,
avremmo avuto 374 Vice Comandanti Generali.
La media si innalza se prendiamo a valutazione gli ultimi 4 anni, in
cui si sono avuti ben 7 Vice Comandanti Generali.
Il SUPU non starà a guardare: abbiamo già dato incarico ai nostri
legali di valutare la presentazione di un esposto denuncia alla
magistratura.
E questo per la parte giudiziaria.
Per la parte politica, inoltreremo una richiesta di audizione alle
Commissioni parlamentari competenti per essere ascoltati su questo
grave malcostume, inammissibile in un’Arma che giustamente pretende
dai suoi appartenenti, soprattutto da quelli dei gradi più bassi,
comportamenti ineccepibili.
Sono numerosi i casi di Carabinieri ai quali sono stati mossi
addebiti di certo meno rilevanti di quelli sopra segnalati.
Il SUPU si muoverà con determinazione affinché si intervenga con
immediatezza al fine di non far continuare una condotta che il
Regolamento di Disciplina militare censura ammonendo il militare, di
ogni grado, all’art. 9, di impegnarsi “solennemente ad operare
per l’assolvimento dei compiti istituzionali delle Forze Armate con
assoluta fedeltà alle istituzioni repubblicane, con disciplina ed
onore, con senso di responsabilità e consapevole partecipazione”.
Peraltro, “il militare, investito di un grado, deve essere di
esempio nel compimento dei doveri, perché l’esempio agevola
l’azione e suscita lo spirito di emulazione” (art. 10).
Non vogliamo fare la fine dei gloriosi Moschettieri del Re, oggi
ricordati nei romanzi di Dumas!
Palermo, 31 maggio 2013
Antonio Pappalardo
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