Ubs: ecco il piano Usa per salvare l'Italia
NEW YORK (WSI) - La Federal Reserve e' pronta a comprare Btp e titoli di Stato spagnoli. L'indiscrezione viene dal capo economista di Ubs, secondo il quale la banca centrale americana non avrebbe piu' la pazienza di aspettare le prossime mosse delle autorita' europee ancora divise su molte questioni chiave, come quella degli aiuti diretti alle banche utilizzando i fondi dell'ESM.
Sembra fantascienza e invece il piano e' realmente sul tavolo. L’operazione, resa possibile dalle enormi disponibilita' liquide liberate dall'espansione monetaria di questi anni (piu' di20 mila miliardi in circolazione), potrebbe far salire le quotazioni di Bonos e Btp, accorciando la distanza dai Bund tedeschi.
In questo modo, con la piu' gigantesca operazione di compressione artificiale dei tassi di interesse della storia, Ben Bernanke potrebbe far scendere lo spread tra Btp e Bund dagli attuali 250-260 punti a un livello non superiore ai 130-140 punti base.
Si spera cosi' di innescare un ciclo virtuoso di ripresa degli investimenti e dell'economia. E l’inflazione? Su questo capitolo la Germania potrebbe opporre ostruzione. Nel secondo Dopoguerra, ricorda un recente outlook del Fondo Monetario Internazionale e citato dall'edizione odierna di Libero quotidiano, una terapia di questo tipo, basata sugli acquisti a pioggia di titoli di Stato, servi' sia a sostenere l’economia Usa, sia a ripagare i debiti contratti durante la guerra, grazie alle maggiori entrate fiscali.
Ma pochi anni prima, nello stesso secolo, in Germania si scateno' un'inflazione che ha segnato indelebilmente i tedeschi, costretti a tanti anni di sacrifici. Nel periodo tra le due guerre si scateno' infatti l'iperinflazione di Weimar. Durante la sua fase finale, nel novembre 1923, il marco valeva un bilionesimo di quanto valeva nel 1914.
Tornando alla crisi dei giorni nostri, il concetto e': se Mario Draghi ha le mani legate dalla Germania, l'unica soluzione resta quella di fare affidamento sul "bazooka" a munizioni illimitate della Fed, la quale ha l'autorita' per comprare debito pubblico straniero.
Andreas Hoefert, capo economista per il mercato europeo di Ubs wealth management, e' convinto che Bernanke, che lascera' a gennaio 2014, potrebbe entrare nella storia come il primo presidente della Fed a non aver mai imposto una stretta della politica monetariadurante il suo mandato.
L'exit strategy dai piani di espansione monetaria eterodossi, insomma, non e' alle porte. Mentre la Borsa Usa continua a infilare record su record, l'economia reale non e' ancora tornata ai livelli pre crisi.
"Il successo dell’allentamento - osserva l'analista - resta in dubbio anche se e' vero che, al contrario di altri Paesi, gli Usa non sembrano a rischio di cadere in una recessione a doppio minimo e che la disoccupazione si sta riprendendo, con un ritmo lento ma sicuro. Inoltre il mercato azionario attualmente sta rincorrendo un record dopo l’altro".
Ancora peggiore e' pero' la situazione in Europa, che resta in recessione se non in depressione. "Se questa situazione dovesse permanere ancora a lungo, rischierebbe di compromettere gli sforzi immani della Fed nella lotta alla deflazione", sottolinea Hoefert.
Secondo l'economista la politica monetaria secondo la strategia del "colpisci e stupisci" che la Fed attua dal 2008 ha forse sorpreso molti, ma non chi ricorda le parole pronunciate dal suo presidente durante un discorso tenuto nel 2002, quando era membro del Consiglio dei governatori («Deflation: Making sure it doesn’t happen here»), che gli è valso il soprannome di«Helicopter Ben», e che definisce molti anni prima le misure della Fed in una situazione di crisi finanziaria con rischi deflazionistici come quella del 2007–08.
Proprio nel discorso del 2002 Bernanke aveva anche detto che "la Fed ha l’autorita' per acquistare sia debito pubblico straniero sia debito pubblico nazionale". Un'arma potenzialmente molto efficace dunque, quella che ha a disposizione la Fed nel suo arsenale. "Nulla puo' fermare la Fed dal fare il lavoro che la Bce si rifiuta di fare o accetta di fare solo in cambio di una stretta fiscale ancora maggiore nei Paesi periferici: acquistare i titoli di Stato di Spagna, Italia e altri Paesi per allentare le condizioni monetarie di tali nazioni", prosegue Hoefert.
Nel suo discorso Bernanke ha anche sottolineato che un tale intervento avrebbe un "potenziale impatto su una serie di mercati finanziari, compreso il mercato dei cambi. Tuttavia in un mondo segnato dalle guerre monetarie, in cui il Giappone ha già sparato la sua ultima salva e l’euro rimane il combattente furtivo, un tale ipotetico ultimo intervento potrebbe finalmente far uscire allo scoperto l’euro e mettere la Bce di fronte al fatto che una depressione europea autoindotta non è un evento isolato, ma uno che ha effetto sulla ripresa mondiale", ha chiosato Hoefert, secondo cui l'intervento della Fed in aiuto dei paesi finanziaramente piu' fragili dell'area euro potrebbe essere l'unica via per uscire dal tunnel.
Sembra fantascienza e invece il piano e' realmente sul tavolo. L’operazione, resa possibile dalle enormi disponibilita' liquide liberate dall'espansione monetaria di questi anni (piu' di20 mila miliardi in circolazione), potrebbe far salire le quotazioni di Bonos e Btp, accorciando la distanza dai Bund tedeschi.
In questo modo, con la piu' gigantesca operazione di compressione artificiale dei tassi di interesse della storia, Ben Bernanke potrebbe far scendere lo spread tra Btp e Bund dagli attuali 250-260 punti a un livello non superiore ai 130-140 punti base.
Si spera cosi' di innescare un ciclo virtuoso di ripresa degli investimenti e dell'economia. E l’inflazione? Su questo capitolo la Germania potrebbe opporre ostruzione. Nel secondo Dopoguerra, ricorda un recente outlook del Fondo Monetario Internazionale e citato dall'edizione odierna di Libero quotidiano, una terapia di questo tipo, basata sugli acquisti a pioggia di titoli di Stato, servi' sia a sostenere l’economia Usa, sia a ripagare i debiti contratti durante la guerra, grazie alle maggiori entrate fiscali.
Ma pochi anni prima, nello stesso secolo, in Germania si scateno' un'inflazione che ha segnato indelebilmente i tedeschi, costretti a tanti anni di sacrifici. Nel periodo tra le due guerre si scateno' infatti l'iperinflazione di Weimar. Durante la sua fase finale, nel novembre 1923, il marco valeva un bilionesimo di quanto valeva nel 1914.
Tornando alla crisi dei giorni nostri, il concetto e': se Mario Draghi ha le mani legate dalla Germania, l'unica soluzione resta quella di fare affidamento sul "bazooka" a munizioni illimitate della Fed, la quale ha l'autorita' per comprare debito pubblico straniero.
Andreas Hoefert, capo economista per il mercato europeo di Ubs wealth management, e' convinto che Bernanke, che lascera' a gennaio 2014, potrebbe entrare nella storia come il primo presidente della Fed a non aver mai imposto una stretta della politica monetariadurante il suo mandato.
L'exit strategy dai piani di espansione monetaria eterodossi, insomma, non e' alle porte. Mentre la Borsa Usa continua a infilare record su record, l'economia reale non e' ancora tornata ai livelli pre crisi.
"Il successo dell’allentamento - osserva l'analista - resta in dubbio anche se e' vero che, al contrario di altri Paesi, gli Usa non sembrano a rischio di cadere in una recessione a doppio minimo e che la disoccupazione si sta riprendendo, con un ritmo lento ma sicuro. Inoltre il mercato azionario attualmente sta rincorrendo un record dopo l’altro".
Ancora peggiore e' pero' la situazione in Europa, che resta in recessione se non in depressione. "Se questa situazione dovesse permanere ancora a lungo, rischierebbe di compromettere gli sforzi immani della Fed nella lotta alla deflazione", sottolinea Hoefert.
Secondo l'economista la politica monetaria secondo la strategia del "colpisci e stupisci" che la Fed attua dal 2008 ha forse sorpreso molti, ma non chi ricorda le parole pronunciate dal suo presidente durante un discorso tenuto nel 2002, quando era membro del Consiglio dei governatori («Deflation: Making sure it doesn’t happen here»), che gli è valso il soprannome di«Helicopter Ben», e che definisce molti anni prima le misure della Fed in una situazione di crisi finanziaria con rischi deflazionistici come quella del 2007–08.
Proprio nel discorso del 2002 Bernanke aveva anche detto che "la Fed ha l’autorita' per acquistare sia debito pubblico straniero sia debito pubblico nazionale". Un'arma potenzialmente molto efficace dunque, quella che ha a disposizione la Fed nel suo arsenale. "Nulla puo' fermare la Fed dal fare il lavoro che la Bce si rifiuta di fare o accetta di fare solo in cambio di una stretta fiscale ancora maggiore nei Paesi periferici: acquistare i titoli di Stato di Spagna, Italia e altri Paesi per allentare le condizioni monetarie di tali nazioni", prosegue Hoefert.
Nel suo discorso Bernanke ha anche sottolineato che un tale intervento avrebbe un "potenziale impatto su una serie di mercati finanziari, compreso il mercato dei cambi. Tuttavia in un mondo segnato dalle guerre monetarie, in cui il Giappone ha già sparato la sua ultima salva e l’euro rimane il combattente furtivo, un tale ipotetico ultimo intervento potrebbe finalmente far uscire allo scoperto l’euro e mettere la Bce di fronte al fatto che una depressione europea autoindotta non è un evento isolato, ma uno che ha effetto sulla ripresa mondiale", ha chiosato Hoefert, secondo cui l'intervento della Fed in aiuto dei paesi finanziaramente piu' fragili dell'area euro potrebbe essere l'unica via per uscire dal tunnel.
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