Derivati di Roma: la più colossale truffa che mente umana potesse concepire
Di Alessandro Govoni
Dal materiale reperito sul web in tema di indagini condotte
dalla Procura , secondo l’Audizione della commissario dott.ssa Scozzese nel 2015
e secondo la relazione alla Camera nel 2014 del Commissario Straordinario dr
Varazzani, si rileva che nel 2002 inspiegabilmente il Comune di Roma ha chiuso dei contratti
derivati “buoni” , derivati in cui ossia il Comune di Roma già stava guadagnando
ed avrebbe continuato a guadagnare anche in futuro dal differenziale fisso- variabile,
essendo derivati del tipo “banca perde se tasso cala” . Il tasso
ufficiale di sconto (denominato anche
tasso di rifinanziamento -tasso a cui la banca centrale presta i soldi
alle banche commerciali-tasso a cui i derivati sono legati ) ha continuato a
scendere dal 2001 , dal 4,75% ad oggi
che è lo 0,05%.
Poiché l’Euribor è dato dal tasso di rifinanziamento più il 50%
, oggi il Comune di Roma vincerebbe circa il 7,5% se avesse mantenuto in vita
quei contratti derivati cd buoni che gli avrebbero permesso anzi di guadagnare circa un 2% rispetto al
tasso del 5,345% che paga sul BOND da 1,4 miliardi di euro emesso nel 2003.
Inspiegabilmente il Comune di Roma estingue nel 2002 questi
derivati cd buoni per stipulare nel 2003
n. 9 derivati di senso opposto ossia con
clausola- killer banca vince se tasso
cala.
Inspiegabilmente ma non troppo inspiegabilmente, se non si sapesse a seguito di rilievi
eseguiti nel Maggio del 2014 (gia posti all’attenzione di alcune Procure ) che
il tasso è manipolato a comando dagli
azionisti occulti di Bankitalia Spa che
sono gli stessi identici soggetti che hanno piazzato i derivati al Comune di
Roma ed ad altri 900 enti locali italiani ed al Tesoro dello Stato. Azionisti
occulti che sono interposte persone fisiche in realtà studi legali (Cardarelli
Angelo in Unicredit e Trevisan Giulio in Intesa ) che rappresentano 1991 banche
straniere in realtà concentrate in una decina di hedge fund anglo-americani e
caucasici (vanguard , state street, northern trust, blackrock, black stone ,
fidelity , jp Morgan, Bnp paribas,..).
La perdita subita dal Comune di Roma nel periodo 2003-2007
sui 9 derivati del tipo banca vince se tasso cala è stata
devastante sia in termine di flussi pagati dal Comune nel periodo 2003-2007 che
di mark to market pagati dal Comune di Roma per uscire anzi tempo dai contratti
derivati .
Nel 2003 i nove contratti derivati prevedono un up-front
complessivo di 1,4 miliardi di euro ossia il Comune riceve subito
complessivamente 1,4 mld di euro con cui estingue mutui preesistenti per altrettanti 1,4 mld di euro . Per restituire
questo prestito iniziale complessivo, il
Comune è costretto ad emettere nel 2003 un bond da 1,4 mld a tasso fisso con scadenza nel 2033 poi
allungato nella scadenza fino al 2048. I nove contratti derivati sono andati ad
estinguere con l’up front mutui a tasso
fisso , per cui tutte e nove i contratti derivati sono nulli in quanto
prevedono tutti una clausola di trasformazione del tasso da fisso e variabile ,
sono nulli in quanto il tasso del sottostante (i mutui ) era già fisso, non necessitava pertanto
contrarre derivati . E ‘ noto che lo scopo del derivato deve essere soltanto
quello di trasformare un tasso variabile in
tasso fisso per avere certezza di costo , ma se il tasso
è gia fisso ovviamente non bisogna trasformarlo in variabile perche altrimenti
si espone il Comune ad un alea che è impedita sia dallo statuto comunale che
dalla normativa.
La giurisprudenza è univoca nell’aver statuito che il
contratto derivato sia nullo se il sottostante mutuo è già a tasso fisso ed il
contratto derivato prevede invece una clausola che trasforma il tasso fisso del
sottostante mutuo in variabile , creando un alea che all’ente locale è impedita
sia dallo Statuto comunale che dalla normativa
che prevede che il Comune possa stipulare contratti che controllano il
debito e non che lo sottopongano ad un alea data da un tasso trasformato in
tasso variabile ed ad un alea data dal
pagamento ad una certa data futura anche di un
mark to market che è un sorta di penale di estinzione anticipata
derivante dall’attualizzazione dei flussi futuri .
La mossa del Comune di trasformare il tasso fisso
in tasso
variabile sarebbe stata comprensibile se il Comune pagando sui mutui un
tasso
fisso del 5,3% e sperando in una diminuzione futura dei tassi , avesse
voluto
usufruire di un eventuale ribasso dei tassi
e pertanto avesse deciso per usufruire di questo ipotetico ribasso
futuro dei tassi , di trasformare il tasso fisso del mutuo in tasso
variabile . E la scelta del Comune
di Roma in effetti si sarebbe dimostrata vincente se i contratti
derivati dal comune sottoscritti non contenessero una clausola cd
killer che impedisce al Comune di vincere in caso di
ribasso dei tassi , clausola killer banca vince che tasso cala che
invece fa
vincere la banca e pertanto contestualmente fa perdere il Comune che si
trova
oggi a pagare ad ogni scadenza rata dei mutuo oltre alla
quota interessi del mutuo al tasso fisso del 5,3% anche un differenziale
tasso
fisso-variabile del 5,2% (essendo il TUR
oggi anno 2016 lo 0,05% ) per un totale
che paga oggi il Comune del 10,5%
Il CIty Manager se avesse
voluto fare gli interessi del Comune di Roma avrebbe dovuto
semplicemente nel 2003 estinguere i mutui a tasso fisso del 5,3% e contrarre NUOVI MUTUI a tasso
variabile . Oggi il Comune di Roma si troverebbe a pagare un tasso variabile inferiore al’1% e
nessuna penale di estinzione anticipata che oggi il Comune deve invece pagare
in aggiunta o ha gia pagato in aggiunta per uscire anzitempo dai contratti
derivati .
Ma non è finita . Il Comune fa di più. Il bond avrebbe
dovuto essere rimborsato a scadenza nel 2048 ed il Comune avrebbe dovuto al
massimo pagare gli interessi dal 2003 al 2048. Invece il Comune fa di piu,
anche sul bond contrae quattro derivati sul tasso con clausola killer del tipo banca vince se tasso cala . Anche
questi quattro derivati sono nulli in quanto essi prevedono la trasformazione
del tasso fisso del BOND sottostante in
tasso variabile , ma il tasso del sottostante ( il bond ) è già fisso , non
c’era bisogno di trasformarlo in variabile .
Anche i quattro derivati
sui bond hanno pertanto generato una
perdita aggiuntiva in termini di flussi negativi pagati dal Comune di Roma dal
2003 e mark to market pagato per uscire nel
2011 dai contratti derivati sul bond,
perdita che si è aggiunta agli interessi al tasso fisso pagati sul bond .
Ma non è finita qui .
Il Comune nel piano di rimborso del BOND che avrebbe dovuto prevedere
il
pagamento di quote di interesse periodiche ed il rimborso del capitale
in unica
scadenza nel 2048 , decide di restituire anche delle quote capitali
periodiche
che pero confluiscono in un fondo di proprietà della banca, soldi del
Comune quindi che la banca investe , così sottoponendo il Comune
di Roma ad un'altra alea , ossia che i denari
del fondo siano mal investiti dalla banca , col rischio pertanto che nel
2048 il capitale accumulatosi nel fondo non sia sufficiente per
restituire i
1,4 miliardi di quota capitale del bond nel 2048.
Tutta l’operazione in derivati contratta dal Comune di Roma
appare estremamente truffaldina ed ha provocato un grave dissesto alla casse di
Roma ad esclusivo vantaggio delle banche straniere che hanno confezionato
queste trappole infernali, dove il
Comune di Roma ha avuto dal 2003 zero possibilità di vincere nella scommessa
insita nei 13 derivati sottoscritti
In allegato
copia del derivato sul bond da 1,4 miliardi di euro , da cui, è
auto-evidente e lo sarebbe anche per un alunno delle scuole elementari
essendo i segni di inferiore (< ) e superiore ( >) già parte del
suo bagaglio conoscitivo , come il Comune di Roma paghi e pertanto
abbia pagato sempre sul derivato, sia quando ossia il tasso è inferiore ed è stato inferiore al tasso definito top side (C. di Roma paga se Euribor < top side) , sia quando è superiore o uguale al tasso top side ((C. di Roma paga se Euribor > = top side) , ossia il Comune di Roma con questo contratto derivato era destinato già alla stipula
a pagare sempre, nel 100 % dei casi, ZERO possibilità già alla
stipula di vincere la scommessa insita nel contratto derivato ,
vedendosi pertanto Il Comune di Roma addebitare sul proprio conto
corrente oltre agli interessi sul bond, anche i flussi sul derivato.,
oltre che Il Comune vedersi addebitare sul proprio conto corrente i
mark to market pagati quando il Comune è uscito anzitempo dai quattro
contratti derivati stipulati sui bond .
.
Nell’ audizione della d.ssa Scozzese si rileva che nel
periodo 2010-2015 alla voce “Debito finanziario
per quote interessi” sono iscritti 32 miliardi (31,94 mld ) di euro, con una media di circa
5,5 miliardi di euro di interessi addebitati al Comune di Roma per anno dal 2010 al 2015 . Si presume che in questa
voce sia compresa anche la perdita subita dal Comune di Roma in derivati. Non
sono compresi i mark to market che il Comune deve pagare sui due contratti
derivati rimasti ancora aperti e che se fosse uscito dai codesti contratti nel
2015 sarebbero ammontati a 32 milioni di euro che il Comune avrebbe ossia
dovuto pagare alla banca , in aggiunta a quanto già pagato in termini di flussi
periodici ed in termini di commissioni all’advisor ossia alla banca stessa che
ha confezionato il derivato .
Nell’audizione della
d.ssa Scozzese non viene fatta menzione alcuna degli interessi
addebitati al
Comune di Roma nel periodo dal 2003 al 2009. periodo in cui i derivati
hanno prodotto le maggiori perdite. Un mistero anche per il
commissario in tutta evidenza (allegato).
Nella Relazione e
nell'audizione non viene effettuata menzione alcuna sulla "bontà" dei
derivati sottoscritti dal Comune di Roma, sul grado di loro convenienza
economica per il Comune di Roma del tipo dal presente scritto espressa ,
nessun giudizio di adeguatezza di tali strumenti alle esigenze
statutarie del Comune, nessun giudizio sul rispetto della normativa
degli enti locali (TUEL), nessun giudizio sul rispetto della Legge
Tremonti del 2001 .
La L. Tremonti n. 448/2001 imponeva la stipula al massimo di swap con rimborso unico alla scadenza
che è uno schema tipico dei derivati in valuta ( finanziamenti piazzati
all'ignara clientela in marchi tedeschi nel 1992, in yen giapponesi nel
2008, in franchi svizzeri nel 2015 , ossia finanziamenti nella nuova
moneta rifugio destinata ad apprezzarsi e pertanto ad arrecare un danno
grave al mutuatario nel successivo swap nella valuta nel giorno del
rimborso unico a scadenza) e non dei derivati sul tasso (IRS) che
invece prevedono uno swap ad ogni variazione periodica di tasso .
Il
Comune di Roma ha contratto dal 2001 solo IRS (Interest Rate Swap)
ossia solo derivati sul tasso contravvenendo al disposto della L.
Tremonti ( L. 448 del 2001 co. 1 e 2 : “Gli
enti di cui al comma 1 possono emettere titoli obbligazionari e contrarre mutui
con rimborso del capitale in unica soluzione alla scadenza, previa
costituzione, al momento dell’emissione o dell’accensione, di un fondo di
ammortamento del debito, o previa conclusione di swap per
l’ammortamento del debito …”.). Lo swap deve essere aderente al sottostante (titoli obbligazionari e mutui con rimborso del capitale in unica soluzione alla scadenza) ,
anche lo swap avrebbe ossia dovuto pertanto prevedere, secondo il
disposto della L. Tremonti, un rimborso unico alla scadenza , lo
schema contrattuale tipico quindi dei derivati in valuta o non degli IRS
, diversamente il contratto derivato è nullo.
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