Promemoria sulla dittatura bancaria - trasmesso a suo tempo a Ferdinando Imposimato
La dittatura bancaria stabilisce i nomi delle cose, chiamando se stessa "democrazia", mentre, qualora vi fosse un governo del popolo, lo chiamerebbe "tirannia". Allo stesso modo orwelliano, la dittatura ha cambiato e snaturato il significato della parola "signoraggio". Inizialmente il signoraggio indicava il guadagno del signore - del sovrano - sulla creazione di moneta, cioè la differenza tra i costi di produzione della moneta, il valore intrinseco, ed il valore nominale che lo stesso sovrano gl'imponeva. Il guadagno di conio della zecca che si somma ai costi della materia prima, nella produzione della moneta, si chiama invece "monetaggio". La materia era delicata e, nel medioevo, la sede della zecca era nel palazzo stesso del signore. Gli operai di zecca si tramandavano la professione, coi segreti del mestiere, di padre in figlio.
Lo
stesso Luigi Einaudi, primo governatore di Banca d'Italia sotto
l'occupazione americana e poi presidente della Repubblica, già nel 1936 mentiva:
“L'alto signoraggio, aperto o traverso, cadde in
disuso dall'aprirsi dell'età moderna, sia perché meno agevole a
prelevarsi nascostamente, sia perché instaurate
imposte regolari, i prìncipi più non ebbero necessità
di ricorrervi”.
(Cfr: Scritti economici, storici e civili,
Mondadori, 1983, pag. 470).
Con l'avvento della dittatura bancaria privata, consolidata con due guerre mondiali, il signoraggio nel 2019 viene definito così dalle banche centrali del sistema globalista: "il flusso di interessi sulle proprie attività fruttifere" - ovvero, ad esempio, gli interessi ottenuti comprando il debito pubblico, facendo sparire completamente il vero signoraggio ottenuto dalla creazione della base monetaria. Il signoraggio diventa l'usura - gli interessi - che la banca poi restituisce allo stato - tolte le proprie spese gestionali. Il furto del capitale diventa invisibile al pubblico poiché nel bilancio le banche, centrali o meno, registrano il valore nominale del denaro come fosse una passività, delle stesse, che tuttavia non viene mai regolata. Una "falsa" passività che ha solo lo scopo di nascondere i veri utili al pubblico, fingendo che la banca paghi a qualcuno il capitale che crea dal nulla.
Questo serve per mantenere l'inganno scritto sul sito della Banca d'Italia: "Oggi, quindi, il signoraggio viene percepito in prima battuta dalle banche centrali, le quali tuttavia lo riversano poi agli Stati, titolari ultimi della sovranità monetaria." Se così avvenisse, secondo la definizione originaria della parola, dovremmo trovare nel bilancio dello Stato una voce attiva corrispondente alle passività bancarie. Ma questo non avviene.
L'inganno - che costituisce una enorme tassa privata o tangente - è stato possibile ottenendo la completa indipendenza delle banche centrali dal governo, spesso a suon di bombe o terrorismo, come avvenne in Italia con gli anni di piombo finiti poi con la firma da parte del presidente Francesco Cossiga del Trattato di Maastricht. Cossiga delegò alla firma effettiva gli ormai defunti e non più processabili Guido Carli e Gianni De Michelis.
Ottenuta l'indipendenza dal sovrano ufficiale, le banche falsarie sono diventate i veri sovrani dell'era moderna ed ecco spiegata la sudditanza dei tre poteri di Montesquieu (legislativo, giudiziario ed esecutivo) che vi s'inginocchiano, economicamente ammanettati. Questa furba tassa da signoraggio vale ufficialmente mille miliardi l'anno, per l'Italia, ma si stima piuttosto attorno ai duemila miliardi con un calcolo più accurato.
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