martedì 27 agosto 2013

GOLDMAN SACHS: IL CASO FABRICE TOURRE

LA FARSA DEL CASO FABRICE TOURRE


Trovo ridicolo, oltre che ipocrita il fatto che la stampa internazionale si stia accanendo contro il Fabrice Tourre, l’ex dipendente di Goldman Sachs, ritenuto uno degli artefici delle pratiche scorrette e ad alto rischio legate alleCollateral debt obligations (CDO), ossia complessi titoli obbligazionari garantiti spesso dai mutui subprime.
Si vuole a tutti i costi cercare un capro espiatorio di questa finanza internazionale perversa e criminale, finanza che di certo non è gestita da un trader sconosciuto e senza tante responsabilità.
Tutti i vertici delle principali banche d'affari internazionali andrebbero messi sotto processo ed arrestati per crimini contro l'umanità, dovuti alle crisi economiche che hanno generato, ma di fatto non ci sono colpevoli di alto rango.
E' inaccettabile che l'economia reale crolli a causa di strumenti finanziari deregolamentati e nessuno ne paghi le conseguenze, facendo si che finanza continui ad essere un crimine senza colpevoli.
Non troverete mai i manager di certe banche d'affari, quali Barclays, Citigroup, JP Morgan, Nomura, UBS finire in galera per reati di frode per il semplice fatto che si giungerà sempre ad un patteggiamento.
Proprio per fatti connessi al caso Tourre la Goldman Sachs, accusata difrode per aver creato e venduto prodotti collegati a mutui subprime (rilasciando informazioni inesatte e omettendo fatti chiave), stipulò nel 2010 un accordo non da poco, ossia pagare una multa da 550 milioni di dollari per chiudere il contenzioso, la cifra più elevata mai sborsata da una banca americana per chiudere un accordo extragiudiziale.
Tourre resta quindi il solo accusato del processo che si è aperto la scorsa settimana al tribunale di Manhattan, rischiando non di certo di finire in galera, ma semplicemente di dover pagare ingenti risarcimenti e di essere interdetto dal mondo della finanza.
Se quindi queste banche internazionali, che stampano denaro ex nihilo, possono patteggiare qualsiasi reato scoperto dalla S.E.C. (la Consob americana che dovrebbe vigilare sulla sull'operato degli istituti di credito) credo sia utopistico pensare di poter vedere colpevoli di alto rango finire in manette.

Salvatore Tamburro

Svizzera: trovato morto manager del gruppo Zurich

Svizzera: trovato morto Pierre Wauthier, manager del gruppo Zurich

Svizzera: trovato morto Pierre Wauthier, manager del gruppo Zurich
(ASCA) - Roma, 27 ago - Il direttore finanziario di Zurich Insurance Group, Pierre Wauthier, e' stato trovato morto stamattina nella sua abitazione di Zurigo, come ha comunicato il gruppo assiucurativo in una nota. Gli accertamenti della polizia svizzera sono in corso e per ora non sono state rese note le cause del decesso. L'amministratore delegato della compagnia assicurativa svizzera, Martin Senn, ha espresso, la propria ''tristezza'' per la scomparsa del manager. Wauthier, 53 anni, lavorava per Zurich Insurance dal 1996. Nel 2011 era stato promosso alla guida del ramo finanze di Zurich. Dopo la laurea in economia alla Sorbona aveva iniziato la sua carriera di manager nella compagnia assicurativa Kpmg. La Zurich ha comunicato contestualmente che la direzione ad interim del ramo finanze sara' affidata a Vibu Sharma, un manager del gruppo. Alla fine di luglio un altro manager, il capo di Swisscom Carsten Schloter, era stato trovato morto nella sua abitazione. red/lus

sabato 24 agosto 2013

Raghuram Rajan, ex del FMI, distrugge l'India


È GIÀ FINITO IL MIRACOLO INDIANO? LA RUPIA CROLLA (-17%), I CAPITALI FUGGONO E I TASSI DEI TITOLI DI STATO SONO A LIVELLI GRECI

Neanche l’arrivo alla banca centrale dell’ex enfant prodige dell’Fmi Raghuram Rajan ha rassicurato i mercati - Da fine maggio gli investitori stranieri hanno venduto titoli del debito pubblico indiano pari a 10 miliardi di dollari - Il governo di Manmohan SIngh non ha inciso e poi c’è l’enorme disavanzo commerciale (87,8 mld $)…

Giuliana Ferraino per il "Corriere della Sera"
Manmohan singhMANMOHAN SINGH
Adesso tocca all'India. La Borsa di Mumbai, dopo aver guadagnato circa il 25% in un anno, è tornata ai livelli dello scorso settembre, e continua a perdere terreno (l'indice Sensex ha chiuso l'ultima seduta di nuovo con il segno meno, in calo dell'1,7%).
La sua moneta, la rupia, nel frattempo si è svalutata di circa il 17% nei confronti del dollaro, e ieri ha toccato il minimo storico: un anno fa bastavano 51 rupie per comprare un dollaro, ieri ne servivano oltre 64. Il rendimento dei titoli decennali del Tesoro indiano è esploso al 9,48%, un livello che non si vedeva da prima del crollo di Lehman Brothers nel settembre 2008, quasi quanto i bond decennali greci, che pagano un interesse del 9,92%.
JOHN KERRY MANMOHAN SINGHJOHN KERRY MANMOHAN SINGH
Nemmeno la nomina di Raghuram Rajan, ex capo economista del Fondo monetario internazionale e docente di finanza alla Business School dell'Università Chicago, per guidare la Reserve Bank of India, la banca centrale indiana, a partire dal 5 settembre, basta a tranquillizzare gli investitori.
li keqiang manmohan singhLI KEQIANG MANMOHAN SINGH
L'annuncio dei controlli di capitale introdotti il 14 agosto, per frenare la fuga già in atto, ha provocato l'effetto contrario, e adesso prevale il timore che l'India possa arrivare a congelare i fondi degli investitori stranieri. E hanno rassicurato poco le parole del ministro delle Finanze Palaniappan Chidambaram che non accadrà nulla di tutto questo. Da fine maggio gli investitori stranieri hanno venduto titoli del debito pubblico indiano pari a 10 miliardi di dollari e ora detengono soltanto il 43% dei 30 miliardi disponibili, secondo il tetto stabilito dal governo indiano.
Li Keqiang Manmohan SinghLI KEQIANG MANMOHAN SINGH
L'incertezza in attesa delle mosse della Banca centrale americana, che già da settembre potrebbe cominciare a ridurre il suo sostegno all'economia Usa, in questa fine estate senza troppi scossoni finanziari, guida un generale smobilizzo degli investitori dai Paesi emergenti. L'ondata di vendite colpisce tutti i mercati, in particolare quelli asiatici, ma è l'India che oggi paga il prezzo più alto perché, oltre al malessere globale, sconta problemi tutti suoi.
Crescita lenta (4,8% nel primo trimestre dell'anno) per gli standard delle economie emergenti, inflazione alta (9,9% a giugno) e un forte deficit delle partite correnti, che si verifica quando le importazioni di beni e servizi superano le esportazioni e include merci e capitali, ingessano il Paese da troppo tempo, ma in tempi di incertezza e forte nervosismo diventano una miscela esplosiva, che spaventa il capitali straniero, già diffidente nei confronti di un sistema dominato dalla corruzione, diffusa sia a livello politico che amministrativo.
In attesa delle elezioni, in calendario a maggio 2014, governo e Parlamento sono fermi. La debole coalizione di governo del primo ministro Manmohan Singh non riesce a realizzare quelle riforme essenziali per attrarre più capitali a lungo termine e a ridurre l'enorme disavanzo commerciale, che ha raggiunto il record di 87,8 miliardi di dollari nel primo trimestre di quest'anno, pari al 4,5% del suo prodotto interno lordo.
I PREMIER CINESE E INDIANO LI KEQIANG E MANMOHAN SINGHI PREMIER CINESE E INDIANO LI KEQIANG E MANMOHAN SINGH
Durante il secondo mandato del governo Singh, dal 2009 a oggi, il Parlamento è stato il meno produttivo in quasi trent'anni, secondo uno studio di Prs Legislative Research. E i pochi interventi non hanno sortito gli effetti sperati. A poco sono serviti, ad esempio, i tre rialzi consecutivi, nel corso del 2013, dei dazi (al 10%) sull'import dell'oro, per limitarne gli acquisti, visto che da solo il metallo giallo vale oltre 2 punti del deficit indiano nelle partite correnti.
I problemi dell'India sono lontani dall'essere risolti, perché New Delhi non ha fatto nulla. Non c'è volontà per migliorare la produttività, le infrastrutture o riportare nel Paese gli investimenti stranieri (Fdi), valuta l'analista di Nomura Pradeep Mohinani.
La caduta della rupia così è solo la spia di un malessere più generale di un Paese intero. Grandi aziende comprese. Jp Morgan ha declassato le azioni indiane, che includono giganti del calibro di Tata e Infosys, da «overweight» a «neutro», segnalando che questo non è il momento di aumentare le posizioni.
Secondo uno studio del Credit Suisse, pubblicato la settimana scorsa, le 10 maggiori aziende indiane più indebitate hanno raggiunto un debito lordo complessivo pari a 100 miliardi di dollari, a causa della crisi che coinvolge un po' tutti i settori, dalle costruzioni alle infrastrutture. E questo mette ulteriormente sotto pressione il sistema bancario.
Li Keqiang Manmohan SinghLI KEQIANG MANMOHAN SINGH
Tutto questo rende l'India, terza economia dell'Asia, vulnerabile. Anche se nessuno oggi vuole rievocare la grande crisi del 1991, quando l'India, disponendo di riserve appena sufficienti per coprire tre settimane di importazioni, fu costretta a impegnare il suo oro per pagare i conti con l'estero e dovette ricorrere ai prestiti del Fmi, che impose drastiche riforme per liberalizzare la sua economia.
Moody's nei giorni scorsi ha confermato l'outlook stabile al rating sovrano a «Baa3».
Raghuram RajanRAGHURAM RAJAN
E il capo economista della Banca mondiale, l'indiano Kaushik Basu, è intervenuto per dire che la situazione non è così brutta come sembra. «L'India non è nella stessa situazione della crisi del 1991. Il peggio è passato. Nel 1991 avevamo riserve estere sufficienti solo per 13 giorni, ora bastano per almeno sette mesi. Non c'è paragone, siamo molto più forti che nel 1991», ha affermato Basu, che è stato il principale consigliere del ministro delle Finanze indiano fino allo scorso settembre.
Ma se il crollo della rupia rischiasse di innescare nel Sudest asiatico una nuova crisi, che già pare toccare Indonesia e Thailandia? L'inflazione è salita all'8,6% il mese scorso, ha annunciato il governo di Jakarta, e la domanda di carbone, olio di palma e altri prodotti indonesiani continua a contrarsi, peggiorando il suo disavanzo commerciale, che è arrivato a quota 9,8 miliardi di dollari, pari al 4,4% del Pil. Cattive notizie arrivano anche da Bangkok: il Pil è diminuito dello 0,3% nel secondo trimestre rispetto a un anno fa, si tratta della seconda caduta consecutiva che fa entrare il Paese ufficialmente in recessione.

venerdì 23 agosto 2013

La resistenza all'euro

21 agosto 2013

http://goofynomics.blogspot.it/2013/08/la-resistenza-alleuro.html
(visto che dalle fogne del web stanno risbucando fuori quelli che "'a rata der mutuo"i terroristi da quattro soldi al mazzo incapaci non dico di produrre, ma evidentemente nemmeno di accostarsi a leggere un'analisi seria e documentata come quelle di Bootle o di Nordvig - per citare due al cui campo certa gente dice di appartenere, e per non entrare nella sterminata lista degli economisti che avevano ampiamente previsto la catastrofe - sarà il caso di ricordare che la resistenza all'euro non è un problema di braccino corto...)

da Bagnai, A. (2012) "Il tramonto dell'euro", Reggio Emilia: Imprimatur, p. 260

La resistenza all’euro

Permettetemi una considerazione personale.

Sono stanco di discutere i vantaggi o gli svantaggi economici della moneta unica. Ho mostrato come altri, da decenni, l’abbiano fatto con maggiore autorevolezza di me, giungendo a conclusioni univoche. Il punto però non è questo. Io vorrei chiedervi: i nostri padri, i nostri nonni, che a un certo punto hanno deciso di andare sulle montagne per fare la Resistenza, e anche quelli che invece sono rimasti a casa, secondo voi, prima di partire o di restare, si sono chiesti se l’anno dopo la benzina sarebbe costata due euro al litro? Si sono chiesti se l’inflazione sarebbe aumentata di uno, due, o dieci punti? Si sono chiesti cosa sarebbe successo alla rata del mutuo?

Non credo. Avranno avuto altre motivazioni, e sono certo che non tutte saranno state nobili, perché l’uomo è fatto così. Ma il conto della serva non penso che lo abbiano fatto in molti: né quelli che sono partiti, né quelli che sono restati.

Preciso il concetto, qualora non fosse chiaro.

Se anche fuori dall’euro ci fosse un baratro economico (ma le cose, come vedremo, stanno in modo diametralmente opposto), se anche l’uscita ci consegnasse, come pretendono certi strampalati disinformatori, alle sette piaghe d’Egitto, sarebbe comunque dovere morale e civile di ogni italiano opporsi al simbolo di un regime che ha fatto della crisi economica un metodo di governo, che ha eletto a propria bandiera la deliberata ed esplicita e rivendicata soppressione del dibattito democratico.

Opporsi all’euro è l’unico segnale che oggi rimanga a un cittadino europeo per dichiarare il proprio dissenso verso il metodo paternalistico con il quale l’élite mette il popolo di fronte al fatto compiuto, affinché il popolo vada dove l’élite vuole condurlo. Così come l’autore del divorzio ammette di essere stato perfettamente consapevole del fatto che questo avrebbe condotto a un’esplosione del debito, gli autori dell’euro ammettono di essere stati perfettamente consapevoli che iniziare l’integrazione europea dalla moneta avrebbe condotto a una crisi. Sfido io! C’erano trent’anni di letteratura accademica a dimostrarlo. Ma, teorizzano questi politici, la crisi era necessaria: bisognava che il debito pubblico esplodesse perché lo Stato imparasse a spendere di meno; bisognava che l’Europa arrivasse all’orlo del conflitto perché gli Stati si decidessero a muovere verso la non meglio specificata “unione politica”.

Solo che in questi argomenti c’è sempre qualcosa che non torna. Dopo il divorzio lo Stato non ha speso di meno, ma di più, e per di più orientando la propria spesa verso i più ricchi.L’unione politica proposta si configura sempre di più come progetto imperialistico: si parla apertamente di creare Zone economiche speciali in Grecia, di mettere sotto tutela tutti i governi periferici…

Se accettiamo questo metodo, non ci sono limiti a quello che ci potrà essere imposto. E l’unico modo per opporci è rifiutare l’euro, il segno più tangibile di questa politica e dei suoi fallimenti.




(ricordiamolo: la democrazia non è un posto per "trader" - de sarsicce - col braccino corto...)

Precario minaccia di darsi fuoco a palazzo Chigi

POCO DOPO IL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Precaria della scuola da 15 anni minaccia
di darsi fuoco davanti a palazzo Chigi 

Virginia Taranto, 55 anni, di Napoli: «Chiedo solo il lavoro che mi spetta». Poco prima c'era stato l'incontro con il ministro

ROMA - Non ce l'ha fatta più. Dopo 15 anni da amministrativa precaria nelle scuole, con il matrimonio finito, una figlia da aiutare e una madre anziana, è stata sopraffatta dalla disperazione. E ha minacciato di darsi fuoco in piazza Montecitorio, davanti a palazzo Chigi, dove venerdì mattina c'è stato il primo Consiglio dei ministri dopo la pausa di Ferragosto.
ALCOL NELLA BOTTIGLIA - Anche per l'anno scolastico 2013-2014 Virgina Taranto, 55 anni, di Napoli, avrebbe avuto tutt'al più un contratto a tempo determinato. Il suo nome infatti non c'è nella lista degli 11.268 insegnanti e amministrativi che hanno conquistato l'assunzione definitiva: proprio stamattina il governo ha autorizzato il ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, alla loro stabilizzazione insieme a quella di 672 dirigenti scolastici. Per questo i sindacati avevano organizzato un sit-in davanti a palazzo Chigi: ed è stato nel corso della manifestazione che Virginia ha tirato fuori dalla borsa una bottiglia di alcol etilico che avrebbe voluto usare per farla finita.
Il ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza (Ansa)Il ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza (Ansa)
«CHIEDO IL LAVORO CHE MI SPETTA» - Per la polizia in quella bottiglia c'era solo acqua, ma in ogni caso Virginia è stata bloccata dai colleghi in piazza. « Sono la 29esima in graduatoria - spiega con rabbia all'Adnkronos -. Dovevo essere di ruolo già da tre anni, invece rischio di perdere il lavoro». E racconta: «Lotto da anni, ho avuto due ictus, ma non chiedo l'invalidità, chiedo il lavoro che mi spetta. Ho una figlia universitaria a cui provvedere, sola, e una madre di 87 anni. Sono precaria da 15 anni, in terapia da due, ci sono momenti in cui davvero non ne posso più. Per questo volevo farla finita». L'impiegata sostiene di essersi vista «passare davanti prima i collaboratori, per un gioco sporco dei sindacati. Ora i docenti inidonei, che a loro volta subirebbero una grande ingiustizia, di fatto dimensionati dal livello 7 al livello 4. Oltretutto - rimarca - si tratta di insegnanti con problemi di salute, dunque non potrebbero garantire continuità di servizio. Risultato? Saremmo chiamati a fare le sostituzioni, la beffa delle beffe. Questo è mobbing sociale».
«GOVERNO SORDO» - «È stato un attimo - racconta ancora all'Adnkronos Anna Grazia Stammati, dell'esecutivo nazionale Cobas -. Nessuno di noi era a conoscenza del suo intento suicida. È disperata». Provvidenziale l'intervento dei colleghi per fermarla. «Subito dopo - spiega la sindacalista - ha avuto un malore ed è arrivata l'ambulanza per assisterla. La verità è che viviamo una situazione drammatica e il governo si mostra sordo alle nostre richieste».
L'INCONTRO CON IL MINISTRO - Poco prima i precari avevano avuto un incontro con il ministro Carrozza. «La giornata era iniziata bene ma ha rischiato di finire nel peggiore dei modi - spiega Stammati - Poi è arrivata la notizia che il Consiglio dei ministri ha rinviato alcune decisioni a lunedì, ma nessuno è venuto a informarci delle scelte assunte e così in piazza è prevalsa la disperazione».
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Tesoro sparito da 14 depositi bancari

COSENZA

Tesoro sparito da
14 depositi bancari

23/08/2013

La Guardia di finanza indaga sul quarantasettenne Giacomo Caruso, fino a poche settimane fa a capo della filiale cittadina dell’istituto di credito. Il direttore ha chiesto ai pm di essere interrogato. La Procura gli contesta d’aver messo le mani su 770mila euro

Tesoro sparito da 
14 depositi bancari
Parlerà. Ha voglia di vuotare il sacco, di svelare in che modo avrebbe fatto sparire i quattrini che i clienti avevano in deposito nella filiale di Cosenza di Banca Sviluppo. Giacomo Caruso, 47 anni, fino a qualche settimana fa, era il direttore dell’agenzia di credito, un istituto che avrebbe gestito in modo “familiare” gettando le basi per la creazione di una banca “parallela”. Una banca nella banca con finte assunzioni di amici sistemati in ruoli chiave e congiunti destinatari di cospicue somme prelevate da conti di facoltosi clienti. Uno di questi, un noto imprenditore del posto, ha già presentato una denuncia in Procura dopo aver scoperto un gigantesco “buco” nel suo deposito. Settecentosettamila euro spariti, prelevati senza autorizzazione dal direttore e dispersi in una miriade di rapporti, alcuni dei quali, intestati a congiunti. Adesso, però, Caruso, attraverso il suo legale, l’avvocato Pasquale Vaccaro, ha chiesto al procuratore aggiunto, Domenico Airoma, di essere interrogato. Forse, parlerà di quella banca nella banca che, secondo l’accusa, aveva creato. Un ipotetico modello truffaldino che è stato scoperto dai vertici della banca durante una ispezione interna. Ora che Caruso è rimasto senza lavoro ed è indagato ha deciso di parlare.

mercoledì 21 agosto 2013

Caltanissetta – Condannate otto banche

Caltanissetta – Condannate otto banche per illegittima procedura esecutiva in danno ad un imprenditore

AMORELLIIl Tribunale di Caltanissetta nella persona del G.I. dott. Gaetano Sole con Sentenza del 20 luglio, ha accolto l’opposizione alla esecuzione proposta dai legali di Amorelli, considerato nel mondo il re delle pipe,  (gli avvocati Marcello Petitto e Giuseppe Salvato) con queste motivazioni: non può restare in vita una procedura esecutiva una volta che il creditore pignorante è stato soddisfatto nella sua pretesa e nel caso in cui non vi siano pignoramenti successivi, sentenzia il Giudice Sole, la procedura esecutiva va dichiarata estinta. I principi erano già ben chiari alla giurisprudenza di legittimità, ma ovviamente, avversati dalle banche e l’imprenditore che ha confidato nella giustizia raggiunge un risultato di conforto anche per la moltitudine di persone che si sentono raggirate e aggredite nei propri beni da banche, società finanziarie e di riscossione “con dichiarazioni insidiose e fraudolente tali da indurre in errore i Magistrati delle esecuzioni e che gettano nella disperazione famiglie e imprese” sottolinea Amorelli.
Se poi andiamo a vedere i fatti concreti della Procedura Esecutiva ora sospesa con Ordinanza del 31 luglio, si nota che un creditore per un importo di 25.000 euro assoggetta a pignoramento un patrimonio di 14.000.000 euro e anche se è stato soddisfatto nella sua pretesa  (nel lontano 2005) diverse Banche con in testa il Banco di Sicilia, e la Serit Sicilia pretendono la vendita forzata dei beni senza dimostrare l’entità/legittimità dei propri crediti che, viceversa, evidenzia Amorelli, “risultano usurari all’esito di un incidente probatorio penale (Banco di Sicilia) e all’esito di otto CTU svolte nei paralleli giudizi civili introdotti”. Oppure si oppongono alla sospensione dell’esecuzione anche se i propri crediti vengono dichiarati inesistenti o non dovuti per mancanza di prova (Sentenza n.    Giudice Cammarata) o se sospesi dalla Commissione Tributaria nel caso della Serit. Tra l’altro gli stessi crediti, vantati come certi ed  esigibili, sono risultati “irregolari” anche per la Banca d’Italia. Infatti, la Vigilanza aveva imposto l’immediata rettifica delle segnalazioni trasmesse alla Centrale dei Rischi dal 2009 al 2011, alla luce di un esposto dell’imprenditore presentato alla Unità di Informazione Finanziaria, smentendo così le decisioni favorevoli per le Banche assunte in precedenza dall’Arbitro Bancario Finanziario ai reclami presentati dalla Ditta. Dove sta quella certezza, liquidità ed esigibilità di crediti tanto sbandierata dalle Banche nelle Aule giudiziarie? “E’ tutta da scoprire, si rifiutano di rispettare le Sospensioni dei Termini concesse dalla Prefettura ex art. 20 L. 44/99 e finanche l’Accordo Quadro sottoscritto al Ministero dell’Interno” risponde l’imprenditore che ora attende l’esame del dossier presentato alla Guardia di Finanza contenente le analisi di 25 rapporti di credito intrattenuti dalla Ditta e in cui ritiene vi siano gli estremi di reati commessi dai vertici di 14 Istituti di credito anche alla luce delle recenti Sentenze di Cassazione penale.
La vicenda bancaria di Amorelli, che è assistito dagli avv.ti Marcello Petitto, Giuseppe Salvato, Paolo Grassi, Mario Lupica, Italo Amorelli, Michele di Benedetto, Ivan Maravigna e dal consulente Baldassare Accolla, è complessa e articolata, è stata anche oggetto di interpellanza Parlamentare, sembrerebbe unica e surreale. “Non lo è affatto” ad avviso di Amorelli, “ ogni impresa è costratta a difendersi da un sistema creditizio tutto italiano che trae profitti oltre i limiti consentiti dalla legge e conduce il reato di usura, ma non solo quello, alle estreme conseguenze fino ad uccidere persone e libera impresa da Trento a Gela”.
A ben guardare ciò che può accadere ad un operatore economico che fa ricorso al credito bancario per sviluppare l’attività d’impresa non possono che venire i brividi.
E se in ballo ci sono finanziamenti pubblici ottenuti dalle imprese per realizzare capannoni, acquistare macchinari e incrementare l’ occupazione ? La musica non cambia, anzi:
“Intanto l’interesse ( ! ) delle Banche diventa più famelico, forti della materiale disponibilità dei fondi statali, e poi c’è il pericolo concreto che la dazione usuraria avvenga con meccanismi automatici, all’insaputa del beneficiario e  …. con i soldi dello Stato. Dunque altre illegalità in pregiudizio all’interesse pubblico e sviamento delle finalità previste dagli Enti, altro che incentivi per miliardi di euro erogati alle imprese per lo sviluppo delle aree depresse del Paese secondo le previsioni di legge vedi 488/92 o Patti Territoriali”.
Dunque una nuova faccia della medaglia sull’utilizzo dei fondi strutturali europei, fatta da non solo truffe di imprenditori criminali che prima o poi risponderanno alla Magistratura, ma anche, e forse soprattutto iniziative industriali sostenute dalle Banche per percepire fondi statali al fine di ripianare le passività dei rapporti bancari preesistenti  gonfiati da anatocismo ed usura.  All’imprenditore onesto che investe i suoi averi nell’idea progettuale, vengono fatti sottoscrivere investimenti in strumenti finanziari complessi e rischiosi, cioè tossici, o similari, tipo “for-you” propinati dalla Banca che promette finanziamenti “a tasso di favore”, invece fuorilegge, per sostenere l’investimento nelle more dell’erogazione statale che, manco a dirlo, ritarderà ad essere erogata e l’imprenditore si vedrà sommerso di debiti e di obbligazioni rese impossibili dalla stessa Banca che aveva assentito il programma industriale proposto dall’impresa.

martedì 20 agosto 2013

Come un paese membro in default può stampare euro

di Julian DA Wiseman, http://leconomistamascherato.blogspot.it/2011/08/defaulting-eurozone-country-can-print.html Agosto 2011

Trad. e note a cura di Marco Saba, riveduto da N. Forcheri con aggiunta di note
Nota dei Traduttori:

Dall’articolo sotto si enucleano vari fatti interessanti:

1. che la Gran Bretagna non ha aderito al sistema TARGET2, pur partecipando alla BCE e pur non avendo adottato leuro come la Danimarca che pure appartiene a TARGET2.
2. che i TDS (titoli di Stato) sono altamente liquidi e cioè valgono moneta tra banche (donde il contingentamento della BCE degli stessi per evitare il rischio sotto)
3. che a partire dal momento che un paese ha privatizzato come l’Italia il suo sistema bancario si è dato la zappa sui piedi, il che è elementare ma l’autore sotto ragiona come se il paese X avesse entità da esso controllate ossia pubbliche, cioè ragiona da inglese.
4. che le sentenze dei tribunali possono essere aggiustate in senso favorevole per un dato paese, ma questo è valido nella sovranità di un paese come GB, FR e DE poiché non si è mai visto in Italia la magistratura deliberare contro le banche creditrici.
5. che l’euro non è una moneta unica “finale” in quanto la BCE non è pagatore di ultima istanza (ufficialmente) contrariamente alla BoE e alla sterlina che lo sono
6. last but not least, che stampando moneta a iosa, sia pur in una circostanza di default “si diluisce la ricchezza dei creditori” ergo si aumenta quella dei debitori… Non una parola sulla tanto paventata “inflazione”…
Articolo:
Argomento: I default sovrani sono sempre disordinati, ma un default sovrano nella zona euro può causare danni ancora maggiori, molto sparsi e non marginali, su una parte ancora ricca del mondo.

Cronistoria pubblicazione:
 tratto da www.jdawiseman.com/papers/finmkts/20110619_euro_defaulter_print_euros.html. Articolo coperto dai normali diritti di autore

Indice: Introduzione; La contraffazione; Le sterline presso la Banca d’Inghilterra; L’euro in TARGET2; La struttura legale del TARGET2 (molteplicità dei sistemi, le banche centrali hanno un credito perfetto, Il fallimento non si applica a una banca centrale, Qual’è la zona giuridica di competenza?); Alcune domande senza risposta; Conclusioni.

Introduzione

Ai fini di questo saggio, supponiamo che un paese sovrano dell’Eurozona, il paese X, sia a rischio di default. Questo paese sovrano potrebbe essere uno qualsiasi degli attuali Stati membri dell’Eurozona (AT, BE, CY, DE, EE, ES, FI, FR, GR, IE, IT, LU, MT, NL, PT, SI, SK), o un paese non-membro collegato al TARGET2 (DK), o qualsiasi altro paese sovrano (quando diventerà membro della UE).

Si supponga inoltre che il paese inadempiente agisca egoisticamente, se così facendo avesse la possibilità di ottenere un guadagno.
Questo saggio dimostra come la struttura di TARGET2 permette a un paese egoista in default, membro dell’Eurozona, di aiutare se stesso e i suoi amici con quantità illimitate di euro.

La contraffazione

Quindi, il paese X sa che il default è imminente e – ognun per sé – decide di prendersi quello che può.

* Il Paese X presta alle sue banche locali, senza garanzie, una quantità enorme di titoli di Stato la cui quantità teorica potrebbe corrispondere a diversi anni di PIL 

* Questo debito pubblico è utilizzato come garanzia in TARGET2 per effettuare pagamenti di grosse dimensioni a soggetti di comodo in altri paesi della UE.

* Queste entità di comodo possono poi effettuare dei pagamenti ad altri, ivi compreso ad enti nello stesso paese originante, X.
Si rivelerà poi impossibile smontare tutte o in gran parte le operazioni effettuate. Quindi grosse quantità di euro verranno trasferite al paese X. Naturalmente, ci saranno problemi legali. Ma molte di queste cause dovrebbero avvenire nei tribunali del paese X, e citare in giudizio i paesi in bancarotta, presso i propri tribunali, di solito non è produttivo.

Chi è stato derubato? Probabilmente, il reato più simile è quello della contraffazione: il denaro è stato creato, in modo da diluire la ricchezza dei detentori di euro e diluendo così la ricchezza dei creditori. Infatti, se l’operazione viene eseguita in dimensioni abbastanza grandi, la diminuzione del valore della moneta in euro potrebbe essere sostanziale.

La Banca centrale europea è sicuramente al corrente del rischio di tale misfatto. Con le spalle al muro, la BCE sarebbe sicuramente disposta a spendere un sacco – un sacco! – per evitarlo. Gli operatori del mercato potrebbero pensare che questo riduce la probabilità di default. Ma se, in un momento testardo di reciproca distruzione, al paese X è permesso di fare bancarotta, e lo fa dopo questa rapina, il tasso del recupero in euro svalutato sarebbe minimo.

Purtroppo per il paese X, il denaro nuovo di zecca non può essere usato per impedire il default. È solo perché il paese X è inadempiente che sarebbe disposto a creare enormi quantità di obbligazioni. I soldi possono essere stampati, ma mai abbastanza per catturare la coda del debito [NdT: poichè il denaro-debito chiamato euro produce sempre ulteriori interessi da pagare cui non corrisponde il capitale inizialmente creato, una delle principali assurdità del nostro sistema monetario corrotto è che cerchiamo disperatamente di esportare con le guerre pacifinte: vedi Libia i cui ribelli sono finanziati dalla Banca Mondiale].

Il resto di questo saggio spiega come la struttura legale del TARGET2 non riesce a evitare che una banca centrale ostile esegua la contraffazione di enormi quantità di euro.

Le sterline presso la Banca d’Inghilterra

Per spiegare meglio, iniziamo con un semplice esempio sugli aspetti giuridici del sistema di pagamento, a cui la zona euro può essere confrontata. La GBP, la sterlina inglese, è una moneta con una sola banca centrale unificata che, per ragioni storiche, viene chiamata la Banca d’Inghilterra (‘BoE’, Bank of England).

Mettiamo che un milione di sterline siano da pagare, per un qualsiasi motivo, da qualcuno che ha il conto presso la Barclays a qualcuno che ha il conto alla Royal Bank of Scotland (‘RBoS’). Il cliente della Barclays ordina alla banca Barclays il pagamento. La Barclays riduce il saldo del conto del cliente di questo importo. La Barclays, attraverso il sistema di pagamento CHAPS [NdT: sistema di compensazione interbancaria - o settlement], istruisce la BoE di trasferire il denaro dal conto Barclays presso la BoE al conto RBoS sempre presso la BoE. Questa istruzione alla BoE contiene anche informazioni su quale conto RBoS è il beneficiario, e la RBoS aumenta il saldo di quel conto. Il pagamento è fatto.

Si osservi che ci sono due livelli. I clienti bancari ordinari fanno operazioni attraverso le banche, mentre le banche operano attraverso la banca centrale. Nel sistema della sterlina, il tipo supremo di denaro, noto anche come “denaro finale”, è il denaro della banca centrale. Le banche possono continuare a effettuare pagamenti fino a quando il denaro si esaurisce e la BoE smette di prestarne [NdT: e quindi di crearlo "ex nihilo", dal nulla, derubando i legittimi detentori della sovranità monetaria].

L’euro nel TARGET2

Ora supponiamo che un milione di euro debba essere versato da un cliente della Société Générale (‘SG’) in Francia, a un cliente della Danske Bank in Danimarca. (La Danimarca non è un membro della zona euro, ma la banca centrale danese è collegata al TARGET2). Così il cliente della Société Générale ordina alla SG stessa di effettuare il pagamento. La SG diminuisce il saldo del conto del cliente del rispettivo importo. La SG invia un ordine di pagamento su TARGET2, a cui entrambe le banche centrali sono collegate. La Banque de France riduce il saldo del conto SG in base a questo valore, e la Danmarks Nationalbank aumenta il saldo della Danske Bank per la stessa quantità. Infine, la Danske Bank accredita il conto del proprio cliente e il pagamento è fatto.

Davvero? Un momento: come fa la Banque de France a pagare la Danmarks Nationalbank? Non lo fa. Non esiste una moneta unica “finale” nella zona euro.Le banche centrali nazionali non regolano queste cose tra di loro. Fino a quando esse saranno solventi e affidabili, funziona. Ma vuol dire che un paese X fallito può effettuare pagamenti che non può pagare, e se tali pagamenti sono ad agenti dello stesso paese X, allora il paese X avrà pagato sé stesso [NdT, ciò è valido per i paesi che abbiano agenti/enti pubblici cioè banche pubbliche e controllate dal pubblico, donde l'importanza di mantenere un sistema pubblico di banche e società].

La struttura legale di TARGET2

Cerchiamo quindi di esplorare la struttura legale di TARGET2. Il do Indirizzi della BCE del 26 Aprile 2007 sul trasferimento espresso trans europeo automatizzato di regolamento lordo in tempo reale (TARGET2)cumento rilevante è “Indirizzo della BCE del 26 Aprile 2007 relativo a un sistema di trasferimento espresso transeuropeo automatizzato di regolamento lordo in tempo reale (TARGET2)” (TARGET2) (BCE/2007/2) GU L 237 dell’8.9.2007, pag. 1. Esso comprende la formulazione degli accordi che disciplinano il TARGET2.

Il TARGET2 è una molteplicità di sistemi
Allegato II, titolo I,
Art. 3, par. 5-6

5. TARGET2 è giuridicamente strutturato come una molteplicità di sistemi di pagamento composta da tutti i sistemi che costituiscono TARGET2, designati come «sistemi» secondo le rispettive normative nazionali di attuazione della Direttiva sul carattere definivo dei regolamenti. TARGET2-[inserire riferimento a BC/paese] è designato come «sistema» ai sensi del [inserire la disposizione nazionale pertinente di attuazione della Direttiva definitiva sui regolamenti].

6. La partecipazione a TARGET2 ha luogo con la partecipazione a un sistema costitutivo TARGET2. Le presenti condizioni descrivono i reciproci diritti e obblighi dei partecipanti a TARGET2-[inserire riferimento a BC/paese] e della [inserire il nome della BC]. Le regole di elaborazione degli ordini di pagamento (titolo IV) si riferiscono a tutti gli ordini di pagamento immessi o ai pagamenti ricevuti da qualunque partecipante a TARGET2.

Quindi TARGET2 non è una persona giuridica, anzi non è nemmeno una cosa sola. Si tratta di una molteplicità di sistemi, ciascuno dei quali è sotto il controllo di una banca centrale.

Il TARGET2 presuppone che le banche centrali abbiano un credito perfetto
Allegato II, titolo IV,
Art. 16, &1 e 3

1. Un partecipante può limitare l’uso della liquidità disponibile per gli ordini di pagamento nei confronti di altri partecipanti a TARGET2, escluse le BC, fissando limiti bilaterali o multilaterali. Tali limiti possono essere fissati solo in relazione a ordini di pagamento ordinari.

3. Con la determinazione di un limite bilaterale, il partecipante dà disposizione alla [inserire nome della BC] di non regolare un ordine di pagamento accettato se la somma dei propri ordini di pagamento ordinari in uscita verso un altro conto PM di un partecipante a TARGET2, al netto della somma di tutti i pagamenti urgenti e ordinari in entrata provenienti dal conto PM di tale partecipante a TARGET2, supera detto limite bilaterale.

Si osservi che il modello alla base di TARGET2 presuppone che le banche centrali abbiano un credito perfetto.

La procedura d’insolvenza non si applica a una banca centrale
Allegato II, titolo IX,
Art. 34, par. 1

Sospensione e cessazione straordinaria della partecipazione
1. La partecipazione di un partecipante a TARGET2-[inserire riferimento a BC/paese] cessa con effetto immediato e senza preavviso ovvero è sospesa se si verifica uno dei seguenti eventi di default:

a) l’apertura di procedure d’insolvenza;

BCE/2007/2 ,
Allegato II, titolo I,
Art. 1 (Definizioni)
- per «partecipante» (o «partecipante diretto») (participant or direct participant) si intende un soggetto che detiene almeno un conto Payment Module presso la [inserire nome della BC], 1

Poiché le regole di insolvenza si applicano a un partecipante, e che un partecipante detiene un conto Payments Module (PM) presso le rispettive banche centrali e, visto che presumibilmente una banca centrale non dovrebbe detenere un conto PM presso se stessa, quindi la procedura fallimentare non si applica a una banca centrale.

Quale giurisdizione?
BCE/2007/2 , § IV,
Art. 12, par. 1 e 3

Risoluzione delle controversie e legge applicabile
1. In caso di controversia tra le BC dell’Eurosistema relativamente al presente indirizzo, le parti interessate tentano di comporre la controversia in conformità di quanto previsto nel protocollo di intesa relativo alla procedura per la composizione delle controversie interne al SEBC.
3. Nel caso di una controversia del tipo di cui al paragrafo 1, i rispettivi diritti e obblighi delle parti sono determinati in via principale dalle norme e procedure stabilite nel presente indirizzo. Nelle controversie relative ai pagamenti tra i sistemi componenti TARGET2 trova applicazione, in via sussidiaria, la legge dello Stato membro in cui si trova la sede della BC dell’Eurosistema del beneficiario, a condizione che essa non contrasti con il presente indirizzo.

Ciò lascia spazio ad astuzie impreviste e alle conseguenti dispute. Che cosa accade se il paese X, sul bordo del default, fa quanto segue:

  • Crea tantissimi titoli di Stato, valutati generosamente, e li presta a una banca locale amichevole.

  • Tale banca, utilizzando i titoli appena emessi come garanzia, invia i soldi sul conto di un’entità di comodo nel paese Y non ìn default e appartenente al sistema TARGET2 (con X ≠ Y).
  • Metà di tale denaro viene poi reinviato a un altro ente del paese X.

  • E quindi? I tribunali del paese Y possono decidere se il pagamento in uscita, sostenuto da garanzie dubbie, sia valido o meno. Se è valido, allora la metà del denaro restante nel paese Y è moneta buona. Se non è valido, allora l’entità di comodo del paese Y fallisce, e il suo liquidatore si rivarrà per il pagamento con il paese X. Ma quest’ultimo caso verrà poi valutato dal Tribunale del paese X, le cui leggi potrebbero essere state “aggiustate” in senso sfavorevole per la condanna di tali azioni.

    Nel determinare la validità dei pagamenti, la regola importante è tipicamente la legislazione locale del 1998 di attuazione della DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO che modifica la direttiva 98/26/CE concernente il carattere definitivo del regolamento nei sistemi di pagamento e nei sistemi di regolamento titoli e la direttiva 2002/47/CE relativa ai contratti di garanzia finanziaria per quanto riguarda i sistemi connessi e i crediti
    (la cui implementazione è un obbligo: si veda l’allegato II, Titolo I, Art. 3, par. 5 citato sopra).

    Ma la legislazione locale e la giurisprudenza potrebbe variare, quindi le autorità del paese X potrebbero complicare ulteriormente le cose con l’invio di denaro, tramite entità di comodo, in molteplici giurisdizioni del sistema TARGET2.

    Alcune domande senza risposta

    Questo ragionamento lascia senza risposta alcune domande sgradevoli.

    • ">In quale momento la BCE potrebbe accorgersi di cosa sta succedendo, e quindi avviare il default formale staccando la spina? La stampa finanziaria ha generalmente descritto le azioni delle autorità dell’Unione europea, nella crisi attuale, come “buttare a calci il barattolo giù per la strada”. Questo passo sarebbe il contrario: la BCE direbbe che, poiché il paese X deve comunque fallire un giorno, la BCE fa avvenire il default immediatamente. Questa sarebbe una decisione difficile da prendere e da giustificare. Non è chiaro se sia legale.

  • Qual è la nazionalità dei dipendenti della BCE che potrebbe staccare la spina? Si può aver fiducia che non farebbero una telefonata rimandando di dieci minuti? Davvero possiamo fidarci ?
  • Sarebbe davvero possibile per il paese X di eseguire un atto ostile in diretta violazione degli obblighi derivanti dal trattato? Anche se non lo facesse, potrebbe forse il paese X minacciare di farlo? La BCE potrebbe davvero contare sul fatto che il paese X non lo farebbe ?

  • Conclusione

    I default sovrani sono sempre disordinati, ma un default sovrano nella zona euro può causare danni ancora maggiori, molto sparsi e non marginali, su una parte ancora ricca del mondo. La BCE lo sa sicuramente ed è per questo che continua a insistere sul non-default.La BCE intende proprio questo.

    - Julian DA Wiseman
    19 giugno 2011
    www.jdawiseman.com
    1[per Payment Module (PM) si intende un modulo della Single Shared Platform o Piattaforma unica condivisa nel quale i pagamenti dei partecipanti a TARGET2 sono regolati sui conti PM, cioé un conto detenuto da un partecipante a TARGET2 nel paese membro presso una BC dell'Eurosistema, necessario per consentire a tale partecipante a TARGET2 di: immettere ordini di pagamento o ricevere pagamenti attraverso TARGET2; e regolare tai pagamenti attraverso tale BC dell'Eurosistema]v