“Addio al debito”, intervista a Salvatore Tamburro
Chi detiene il debito pubblico italiano?
Il debito pubblico è detenuto da chi compra i titoli di stato. Esiste uno speciale elenco, visibile anche sul sito del Dipartimento del Tesoro, chiamato “Elenco degli Specialisti in titoli di stato”, ossia quelle banche italiane e straniere, indicate anche come market maker (primary dealers), che possono acquistare i titoli sul mercato primario per poi rivenderli sul mercato secondario.
Molti dei politici e degli economisti che vanno in tv o scrivono sui giornali affermano che senza l’euro la situazione debitoria italiana sarebbe ancora più grave: immaginiamo tu non sia d’accordo…
Io ritengo che l’euro sia uno dei progetti economici più fallimentari della storia; fin dall’inizio si sapeva che era destinato a fallire ed i risultati dimostrano ciò che sto affermando. L’euro ha generato un divario socio-economico tra paesi del nord Europa ed i cosiddetti “PIGS”, tra cui l’Italia. In Italia siamo in una fase di piena recessione economica, disoccupazione al 12%, consumi bloccati e debito pubblico in continuo aumento. Le politiche di austerity, tanto care agli europeisti, basate su tagli della spesa pubblica ed aumento della pressione fiscale, hanno dimostrato quanto siano nefaste per le economie nazionali. Andrebbe invece fatto il contrario dell’austerity, applicare cioè una politica monetaria espansiva, in cui ci sia liquidità per finanziare costantemente la produzione di beni e servizi pubblici, in modo da stimolare i consumi e riavviare l’economia.
Il Fiscal Compact e il Mes che impatto hanno o avranno sul nostro debito pubblico?
Attraverso il Fiscal Compact sono stati capaci di rendere incostituzionale un grande economista come Keynes. Il Pareggio di Bilancio è una pura follia da perseguire, così come l’obbligo per tutti i paesi di non superare la soglia di deficit strutturale superiore allo 0,5% e perseguire il raggiungimento del rapporto del 60% sul Debito/Pil nell’arco di un ventennio. Ricette economiche che irrigidiscono l’economia fino a portarla al punto di non ritorno se non si interviene immediatamente cambiando rotta. L’economia di un Paese deve perseguire il benessere de suoi cittadini e non può sottostare a rigide regole, peraltro senza fondamento macroeconomico, sociale e politico. Anche il MES, cosiddetto“Fondo Salva-Stati” è una pura idiozia partorita dalla mente di questi burocrati europeisti: quale persona sana di mente andrebbe a versare dei soldi in un salvadanaio per poi, all’occorrenza, riprenderli pagandoci su degli interessi passivi? L’Italia ha aderito al MES con l’obbligo di versare una quota di 125miliardi di euro; qualora ne avesse bisogno attingerà da questo fondo pagando lauti interessi e sottostando alle rigide regole della troika (Ue-BCE-FMI).
In genere questa domanda si fa all’inizio, noi la mettiamo alla fine: perché il titolo del tuo saggio è “Addio al debito”?
Il mio ultimo saggio si intitola “Addio al debito” perché sembra esistere un rimedio al pagamento del debito pubblico che, nella giurisprudenza internazionale, viene definito col nome di “debito detestabile”. Il concetto di “debito detestabile”, chiamato anche “debito odioso”, nasce all’interno di una dottrina giuridica (derivante dal giurista russo Alexander Sacks), secondo la quale il pagamento del debito pubblico da parte della collettività e del governo in carica può essere ritenuto ingiusto se le motivazioni addotte hanno un reale fondamento. In particolare, qualora si dimostrasse che un debito pubblico non sia generato per realizzare il benessere della collettività, bensì solo per interessi privati, ciò fornirebbe un requisito sufficiente a chiederne l’annullamento parziale o totale. Nel mio saggio sono citati, inoltre, anche diversi casi storici in cui la dottrina del debito detestabile è stata già applicata con successo, come ad esempio a Cuba, Ecuador, Iraq. Data la natura del debito pubblico italiano ritengo che ci siano tutti i requisiti per poter applicare tale dottrina del debito detestabile anche in casa nostra.
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