Il dibattito sull'uscita dall'euro avanza nel Partito Comunista Portoghese
M.O. | solidarite-internationale-pcf.over-blog.net
28/05/2013
Possiamo riformare l'Unione europea, riorientare l'Euro o dobbiamo rompere con il processo di integrazione europea? La questione divide i partiti eredi della tradizione comunista. Il PCP, come altri in Europa, sostiene la rottura.
Il Partito Comunista Portoghese (PCP) da 30 anni critica l'Unione europea dei capitali: dall'adesione del Portogallo alla CEE fino al Trattato di Lisbona. L'integrazione europea, secondo l'analisi del PCP, è stata uno strumento al servizio della borghesia portoghese per rigettare le conquiste sociali e democratiche della rivoluzione di aprile.
Nel corso dell'ultimo Congresso del dicembre 2012, il PCP ha ribadito la sua posizione che l'Unione europea non è riformabile, la crisi nella zona euro è la logica conseguenza dell'unione economica e monetaria e della natura di classe della UE.
Ora, il dibattito si approfondisce e si radicalizza, senza che una decisione sia presa definitivamente: la questione dell'uscita dall'Euro è ormai posta.
Bisogna uscire dall'Euro? Il dibattito è aperto nel PCP!
Il PCP, dopo il trattato di Maastricht, ha sempre mantenuto la sua opposizione al progetto di moneta unica, percependola come uno strumento per completare la distruzione del sistema produttivo portoghese, mettere sotto tutela il paese e sconfiggere i diritti sociali dei lavoratori.
Finora, il partito ha rifiutato di far suo lo slogan "fuori dall'euro". Su iniziativa di alcuni economisti del partito come Agostinho Lopes, il dibattito è aperto.
Prima dell'ultimo Congresso, il Segretario Generale del Partito, Jeronimo de Sousa, aveva riconosciuto che la questione era aperta, ma non ancora bene definita. L'ultimo Congresso ha ribadito la posizione di principio contro la moneta unica, senza chiedere però l'uscita dall'Euro.
In questo contesto il PCP ha organizzato il 19 marzo scorso un grande incontro a Lisbona sul "L'Euro e il debito", con quattro economisti del partito o vicino ad esso, portatori di una linea critica nei confronti della moneta unica.
Cercheremo in futuro di riprodurre questi interventi nella loro interezza, in vista di ciò anticipiamo i contenuti di un ricco dibattito.
"Non credo che ci sia una soluzione in seno all'Euro" (Ferreira do Amaral)
L'economista Joao Ferreira do Amaral, vicino al PCP, ha sottolineato la necessità di uscire dalla moneta unica. Per lui, è necessario recuperare gli strumenti di cui il Paese ha bisogno: in particolare il controllo sul tasso di cambio e la possibilità di battere moneta propria.
Il primo è "uno strumento essenziale per stimolare il settore produttivo di beni esportabili", il secondo per "evitare un fallimento" e "gestire l'uscita dall'euro in modo che sia possibile difendere le famiglie indebitate".
"L'euro: una decisione politica del grande capitale europeo in una Europa classista" (Agostinho Lopes)
L'intervento di Agostinho Lopes, economista e membro del Comitato Centrale del partito, era molto atteso. Lopes aveva rimarcato in occasione dell'ultimo Congresso la necessità di considerare la rottura con l'euro e con l'Unione europea.
Lopes ha ricordato la posizione storica del partito di opposizione alla moneta unica. Egli ha sottolineato che "l'euro è un progetto che non ha fallito i suoi obiettivi".
Al contrario, "è stata una decisione politica, una scelta di grande capitale europeo e delle potenze dominanti in Europa, in un contesto di integrazione capitalista nel quadro del processo di classe che costituisce l'Unione Europea".
In questo senso, Lopes insiste sulla necessità di ripristinare gli strumenti della sovranità economica a fronte dell'"incompatibilità assoluta tra l'euro e l'alternativa patriottica e di sinistra del PCP".
"L'uscita dall'euro: una condizione necessaria ma non sufficiente" (José Lourenço)
L'economista José Lourenço, membro della Commissione economica del PCP ha denunciato nell'euro "uno strumento per lo sfruttamento dei lavoratori e dei popoli e a favore dell’incremento dei profitti per il capitale".
M.O. | solidarite-internationale-pcf.over-blog.net
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
28/05/2013
Possiamo riformare l'Unione europea, riorientare l'Euro o dobbiamo rompere con il processo di integrazione europea? La questione divide i partiti eredi della tradizione comunista. Il PCP, come altri in Europa, sostiene la rottura.
Il Partito Comunista Portoghese (PCP) da 30 anni critica l'Unione europea dei capitali: dall'adesione del Portogallo alla CEE fino al Trattato di Lisbona. L'integrazione europea, secondo l'analisi del PCP, è stata uno strumento al servizio della borghesia portoghese per rigettare le conquiste sociali e democratiche della rivoluzione di aprile.
Nel corso dell'ultimo Congresso del dicembre 2012, il PCP ha ribadito la sua posizione che l'Unione europea non è riformabile, la crisi nella zona euro è la logica conseguenza dell'unione economica e monetaria e della natura di classe della UE.
Ora, il dibattito si approfondisce e si radicalizza, senza che una decisione sia presa definitivamente: la questione dell'uscita dall'Euro è ormai posta.
Bisogna uscire dall'Euro? Il dibattito è aperto nel PCP!
Il PCP, dopo il trattato di Maastricht, ha sempre mantenuto la sua opposizione al progetto di moneta unica, percependola come uno strumento per completare la distruzione del sistema produttivo portoghese, mettere sotto tutela il paese e sconfiggere i diritti sociali dei lavoratori.
Finora, il partito ha rifiutato di far suo lo slogan "fuori dall'euro". Su iniziativa di alcuni economisti del partito come Agostinho Lopes, il dibattito è aperto.
Prima dell'ultimo Congresso, il Segretario Generale del Partito, Jeronimo de Sousa, aveva riconosciuto che la questione era aperta, ma non ancora bene definita. L'ultimo Congresso ha ribadito la posizione di principio contro la moneta unica, senza chiedere però l'uscita dall'Euro.
In questo contesto il PCP ha organizzato il 19 marzo scorso un grande incontro a Lisbona sul "L'Euro e il debito", con quattro economisti del partito o vicino ad esso, portatori di una linea critica nei confronti della moneta unica.
Cercheremo in futuro di riprodurre questi interventi nella loro interezza, in vista di ciò anticipiamo i contenuti di un ricco dibattito.
"Non credo che ci sia una soluzione in seno all'Euro" (Ferreira do Amaral)
L'economista Joao Ferreira do Amaral, vicino al PCP, ha sottolineato la necessità di uscire dalla moneta unica. Per lui, è necessario recuperare gli strumenti di cui il Paese ha bisogno: in particolare il controllo sul tasso di cambio e la possibilità di battere moneta propria.
Il primo è "uno strumento essenziale per stimolare il settore produttivo di beni esportabili", il secondo per "evitare un fallimento" e "gestire l'uscita dall'euro in modo che sia possibile difendere le famiglie indebitate".
"L'euro: una decisione politica del grande capitale europeo in una Europa classista" (Agostinho Lopes)
L'intervento di Agostinho Lopes, economista e membro del Comitato Centrale del partito, era molto atteso. Lopes aveva rimarcato in occasione dell'ultimo Congresso la necessità di considerare la rottura con l'euro e con l'Unione europea.
Lopes ha ricordato la posizione storica del partito di opposizione alla moneta unica. Egli ha sottolineato che "l'euro è un progetto che non ha fallito i suoi obiettivi".
Al contrario, "è stata una decisione politica, una scelta di grande capitale europeo e delle potenze dominanti in Europa, in un contesto di integrazione capitalista nel quadro del processo di classe che costituisce l'Unione Europea".
In questo senso, Lopes insiste sulla necessità di ripristinare gli strumenti della sovranità economica a fronte dell'"incompatibilità assoluta tra l'euro e l'alternativa patriottica e di sinistra del PCP".
"L'uscita dall'euro: una condizione necessaria ma non sufficiente" (José Lourenço)
L'economista José Lourenço, membro della Commissione economica del PCP ha denunciato nell'euro "uno strumento per lo sfruttamento dei lavoratori e dei popoli e a favore dell’incremento dei profitti per il capitale".
Per Lourenço, di fronte a una zona euro che strutturalmente alimenta un'Europa a più velocità, la "uscita dall'euro è una condizione necessaria per la nostra sopravvivenza come paese indipendente, ma non è sufficiente".
L'economista ha sottolineato la necessità di negoziare l'uscita dall'euro per evitare il collasso del paese, dipendente da paesi come la Spagna o la Francia. Questo disimpegno deve essere accompagnato dalla nazionalizzazione del settore bancario.
Per lui, la questione dell'uscita dall'Euro è correlata in modo sostanziale al diritto del popolo portoghese di decidere del proprio destino.
"Una uscita unilaterale è auspicabile" (Octavio Teixeira)
Infine, l'economista del Partito Octavio Teixeira ha scandito la necessità di considerare l'unica possibilità praticabile: l'uscita unilaterale dall'Euro.
La necessità di una svalutazione è importante per risolvere i problemi del Portogallo: sia una svalutazione interna (salari più bassi), quella del piano di austerità, sia svalutazione del tasso di cambio, che suppone il controllo dello strumento monetario.
L'unica soluzione è "l’uscita dall'euro, a qualunque prezzo, che sarà comunque minore di quello che devono pagare i lavoratori portoghesi a causa della politica di svalutazione interna attualmente praticata".
Gli economisti del partito per un'uscita negoziata: Il PCP apre la via
Il dibattito sull'euro è stato avviato ed è stato sostenuto dagli economisti del partito che, unitariamente, hanno sottolineato la necessità di considerare l'uscita dall'Euro, in modo unilaterale (Lopes, Teixeira), o negoziato (Lourenço).
La sintesi del segretario generale, Jeronimo de Sousa, insiste sia sulla rottura inevitabile con l'Unione europea e l'euro come sulla complessità degli aspetti pratici dell'uscita dall'Euro.
De Sousa ha sottolineato l'incompatibilità tra la creazione di una "politica patriottica e di sinistra" e "la continuità con un euro forte e l'Unione economica e monetaria".
Il segretario generale, non ha dubbi che il Partito si stia orientando verso una posizione di rottura con la moneta unica.
Ma la difesa pura e semplice dell'"uscita dall'euro senza l'adozione di politiche di accompagnamento è un po' semplicistico".
Tuttavia, Jeronimo de Sousa ha riservato la sua ultima frecciata al PS e soprattutto al Blocco di sinistra, denunciando come queste formazioni politiche non vedano soluzioni alternative al "mantenimento dell'euro e l'approfondimento del federalismo europeo".
Il dibattito tra i partiti della SE, europeisti ,e i partiti comunisti propensi alla rottura con la UE
Il dibattito interno al PCP, evidenzia uno scambio teorico e pratico di alto livello su un tema centrale per il movimento comunista, più in generale è indicativo del dibattito che scuote il movimento comunista europeo.
Da un lato, i partiti comunisti dei paesi nel vortice della crisi, come Cipro, Portogallo e Irlanda, pongono ormai l'ipotesi di una "uscita dall'euro", in coerenza con la linea storica di opposizione alla moneta unica.
In Grecia, il KKE, sottolineando le illusioni di un puro e semplice ritorno alla moneta nazionale, denuncia la moneta unica e insiste sulla rottura con l'intero processo di integrazione europea.
D'altra parte, i partiti legati alla SE (Partito della Sinistra Europea), finanziati da Bruxelles, si irrigidiscono nel loro sostegno alla moneta unica: è il caso di Syriza, di Die Linke, del Blocco della sinistra o ancora del Fronte di Sinistra in Francia.
Pertanto la contraddizione tra mantenere l'euro e l'attuazione di una "politica di sinistra" è sempre più evidente. Essa è riconosciuta anche dagli economisti vicini ad ATTAC in Spagna o da Oskar Lafontaine in Germania.
Il dibattito, ricco e complesso, sul "disimpegno dall'Euro" prosegue nei partiti comunisti. Qualunque sia la risposta nelle situazioni specifiche di ciascun paese, la linea di rottura tra chi desidera rompere con l'Unione europea e il capitalismo, e di coloro che vogliono migliorarlo, si evidenzia sempre più giorno dopo giorno.
L'economista ha sottolineato la necessità di negoziare l'uscita dall'euro per evitare il collasso del paese, dipendente da paesi come la Spagna o la Francia. Questo disimpegno deve essere accompagnato dalla nazionalizzazione del settore bancario.
Per lui, la questione dell'uscita dall'Euro è correlata in modo sostanziale al diritto del popolo portoghese di decidere del proprio destino.
"Una uscita unilaterale è auspicabile" (Octavio Teixeira)
Infine, l'economista del Partito Octavio Teixeira ha scandito la necessità di considerare l'unica possibilità praticabile: l'uscita unilaterale dall'Euro.
La necessità di una svalutazione è importante per risolvere i problemi del Portogallo: sia una svalutazione interna (salari più bassi), quella del piano di austerità, sia svalutazione del tasso di cambio, che suppone il controllo dello strumento monetario.
L'unica soluzione è "l’uscita dall'euro, a qualunque prezzo, che sarà comunque minore di quello che devono pagare i lavoratori portoghesi a causa della politica di svalutazione interna attualmente praticata".
Gli economisti del partito per un'uscita negoziata: Il PCP apre la via
Il dibattito sull'euro è stato avviato ed è stato sostenuto dagli economisti del partito che, unitariamente, hanno sottolineato la necessità di considerare l'uscita dall'Euro, in modo unilaterale (Lopes, Teixeira), o negoziato (Lourenço).
La sintesi del segretario generale, Jeronimo de Sousa, insiste sia sulla rottura inevitabile con l'Unione europea e l'euro come sulla complessità degli aspetti pratici dell'uscita dall'Euro.
De Sousa ha sottolineato l'incompatibilità tra la creazione di una "politica patriottica e di sinistra" e "la continuità con un euro forte e l'Unione economica e monetaria".
Il segretario generale, non ha dubbi che il Partito si stia orientando verso una posizione di rottura con la moneta unica.
Ma la difesa pura e semplice dell'"uscita dall'euro senza l'adozione di politiche di accompagnamento è un po' semplicistico".
Tuttavia, Jeronimo de Sousa ha riservato la sua ultima frecciata al PS e soprattutto al Blocco di sinistra, denunciando come queste formazioni politiche non vedano soluzioni alternative al "mantenimento dell'euro e l'approfondimento del federalismo europeo".
Il dibattito tra i partiti della SE, europeisti ,e i partiti comunisti propensi alla rottura con la UE
Il dibattito interno al PCP, evidenzia uno scambio teorico e pratico di alto livello su un tema centrale per il movimento comunista, più in generale è indicativo del dibattito che scuote il movimento comunista europeo.
Da un lato, i partiti comunisti dei paesi nel vortice della crisi, come Cipro, Portogallo e Irlanda, pongono ormai l'ipotesi di una "uscita dall'euro", in coerenza con la linea storica di opposizione alla moneta unica.
In Grecia, il KKE, sottolineando le illusioni di un puro e semplice ritorno alla moneta nazionale, denuncia la moneta unica e insiste sulla rottura con l'intero processo di integrazione europea.
D'altra parte, i partiti legati alla SE (Partito della Sinistra Europea), finanziati da Bruxelles, si irrigidiscono nel loro sostegno alla moneta unica: è il caso di Syriza, di Die Linke, del Blocco della sinistra o ancora del Fronte di Sinistra in Francia.
Pertanto la contraddizione tra mantenere l'euro e l'attuazione di una "politica di sinistra" è sempre più evidente. Essa è riconosciuta anche dagli economisti vicini ad ATTAC in Spagna o da Oskar Lafontaine in Germania.
Il dibattito, ricco e complesso, sul "disimpegno dall'Euro" prosegue nei partiti comunisti. Qualunque sia la risposta nelle situazioni specifiche di ciascun paese, la linea di rottura tra chi desidera rompere con l'Unione europea e il capitalismo, e di coloro che vogliono migliorarlo, si evidenzia sempre più giorno dopo giorno.
Nessun commento:
Posta un commento