La Nuova Contabilità Bancaria
(Tratto da: Economia imperfetta, di A. Galloni, Novecento editore, 2015)
Di recente, si è risvegliato l’interesse per le banche che, da decenni, era stato considerato alla stregua di un fatto tecnico ; in particolare, quotati papers della Banca d’Inghilterra hanno sostenuto quanto alcuni esperti già sapevano (la banca non presta denaro proprio o dei depositanti, né moltiplica quest’ultimo), ma lo crea dal nulla. Di qui la “spaccatura” tra chi vorrebbe togliere, alla banca, tale facoltà, considerata una sorta di abuso anche perché il credito creato dalla banca è moneta, o, per lo meno, è denominato in moneta a corso legale; e chi, invece, vorrebbe regolarla nell’interesse della collettività che non può rinunciare alla fondamentale funzione sociale del credito stesso.
Ovviamente, chi nega che la banca crei la moneta può difendere l’attuale situazione: in essa, la banca è soggetta a tassazione solo sulla differenza tra ciò che guadagna come interessi attivi e pagamento dei servizi offerti alla clientela, da una parte, e i suoi costi di gestione e interessi passivi, dall’altra.
Solo cercando di fare chiarezza sulla contabilità bancaria – di cui, qui, si sta tentando di fornire una lettura molto semplificata come voci e, tuttavia, sufficiente ad avviare il discorso – sarà possibile districarsi nella materia.
Orbene, attualmente, le principali voci sono così suddivise:
1) nello stato patrimoniale, al netto delle altre partite, vengono segnati,
a) all’attivo, i capitali prestati e,
b) al passivo, i depositi;
2) nel conto economico entrano,
a) come profitti lordi, i proventi in conto interesse delle rate di mutui, prestiti, ecc. ed il pagamento di altri servizi resi alla clientela,
b) come costi, le spese di funzionamento e gli interessi pagati alla clientela.
L’utile, ai fini della tassazione, sarà quindi dato dalla differenza tra profitti lordi (ed, eventualmente, altre entrate) e costi.
Nello stato patrimoniale, man mano che la componente in conto capitale dei prestiti viene contabilizzata a favore della banca, essa va a decurtare proporzionalmente l’attivo.
Con la “Nuova Contabilità Bancaria” (NCB) che qui si propone, invece, nello stato patrimoniale non sono presenti i depositi (i conti correnti e le altre forme equivalenti) perché si tratta di servizio di custodia che consente alla banca stessa – dietro pagamento di un compenso al depositante – di utilizzare la
liquidità per le varie esigenze della clientela: bancomat, liquidi (fra l’altro limitati dalle innovazioni normative), ecc. per un totale che difficilmente supera il 3-4% dell’insieme della moneta teoricamente presente nel circuito.
L’attivo, formato anche dai crediti della banca, viene ridotto man mano che rientra la componente in conto capitale proveniente dalle rate di mutui, prestiti, ecc.
Nel conto economico, invece, ogni componente della rata viene segnato a profitto lordo e, quindi, a parità di tutto il resto (non c’è altra variazione rispetto alla contabilità tradizionale o attuale), aumenta proporzionalmente l’imponibile: con un’aliquota attorno al 20%, si otterrebbe un gettito pari alla metà di tutto quello corrente ; quindi, a parità di gettito, si potrebbero ridurre le aliquote ed il prelievo sugli attuali contribuenti del 50%!
In una contabilità siffatta, dunque, incagli e sofferenze o perdite altro non sarebbero che mancati arricchimenti; conseguentemente, qualora il sistema creditizio, così rivisitato, dovesse re-gistrare “rientri” molto sotto il previsto (per ipotesi, perché sta finanziando lo sviluppo), allora si ridurrebbe, simmetricamente, il gettito tributario. Come dire che, in tal caso, anche il sistema bancario opererebbe in senso anticiclico e la complementarietà tra Stato e credito aumenterebbe.
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