martedì 8 ottobre 2013

Banche salve a spese della Grecia

Il giallo dei verbali segreti Fmi:

"Banche salve a spese della Grecia"

Il Wall Street Journal pubblica i documenti riservati della riunione del maggio 2010 in cui venne dato l'ok al primo salvataggio. In quell'occasione più di un terzo del board si oppose al progetto: "Affossa Atene solo per consentire agli istituti di credito di tagliare la loro esposizione". Il via libera grazie ai voti Ue e Usa

di ETTORE LIVINI
MILANO - Il salvataggio della Grecia? Un questione di vita o di morte. Non per Atene, però, ma per le banche, specie quelle francesi e tedesche, piene fino al collo di titoli ellenici. Cui è stato garantito il tempo per mettere in sicurezza i propri conti a spese dei cittadini ellenici. L'accusa non arriva da Syriza, la sinistra radicale del Partenone, nè dai movimenti anti-globalizzazione. Anzi. E' riportata nero sui bianco nei verbali della drammatica riunione del 9 maggio 2010 in cui il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha dato il via libera al primo piano di aiuti per il paese, pubblicati dal "Wall Street Journal". I documenti, classificati come riservatissimi e segreti, parlano chiaro: più di quaranta paesi, tutti non europei e pari al 40% del board, erano contrari al progetto messo sul tavolo dai vertici Fmi. Il motivo? Era "ad altissimo rischio", come ha messo a verbale il rappresentante brasiliano perché "concepito solo per salvare i creditori, nella gran parte banche del Vecchio continente e non la Grecia".

Il piano era considerato già allora da diversi paesi tra cui Canada, Russia e Australia "troppo ottimistico" e "al limite del panglossiano". I critici sostenevano che le previsioni dell'Fmi erano sovrastimate e che Atene avrebbe pagato un costo salatissimo in termini di recessione e disoccupazione. Sono stati facili profeti, visto che da allora l'economia ellenica si è contratta del 25% e il 27% dei cittadini del paese è senza lavoro (il 57% i giovani tra i 15 e i 24 anni). Le voci contrarie all'austerity sono state però zittite in sede di votazione dai big del Fondo. Stati Uniti ed Europa hanno tirato dritto e l'organizzazione ha varato quella cura lacrime e sangue da cui la Grecia non si è rimessa ancora oggi pur avendo ricevuto 230 miliardi di prestiti.

Se l'obiettivo del piano era quello di consentire alle banche di ridurre la loro esposizione ad Atene, la ricetta ha funzionato. All'epoca del meeting a Washington le banche francesi avevano in tasca 78,8 miliardi di titoli di stato ellenici e quelle tedesche 45 (le italiane 6,8). Pochi mesi dopo questa montagna d'oro era stata già ridotta di un quarto. E quando l'avvitarsi della crisi ha costretto i creditori privati ad accettare uno sconto del 70% sulla loro esposizione per evitare il default della Grecia, la quota in portafoglio ai big del credito europeo era stata tagliata ancora significativamente.

Il giallo dei verbali Fmi è l'ennesima conferma dei tanti errori commessi da Washington e dalla Troika nell'operazione di salvataggio di Atene. Ci sono stati scivoloni concettuali come l'uso di modelli econometrici sbagliati che hanno portato a sottovalutare gli effetti dell'austerity. Ma anche errori "voluti" e più marchiani: un paper dell'Fmi reso noto pochi mesi fa ammetteva senza troppi peli sulla lingua che la pianificazione degli interventi sul debito ellenico è stata calibrata in modo tale da dare tempo al resto d'Europa di prendere le contromisure necessarie per non trasformare un default di Atene in un disastro per l'intera area euro. Un concetto ribadito nei giorni scorsi da Christine Lagarde, numero uno dell'Fmi, in un'intervista alla Cnn in cui ha ribadito che "sarebbe stato meglio ristrutturare il debito privato prima del marzo 2012, ma il rischio era di mettere ko tutta l'Europa".
(08 ottobre 2013)

L'Euro, un progetto criminale


PiazzaPulita_Diego Fusaro_intervento da... di skorpion-05

lunedì 7 ottobre 2013

MONETA SOVRANA O SOVRANITÀ MONETARIA

Brigate Rothschild: l'asse con gli Agnelli

LA LENTE

Finanza & Famiglie, l' asse Agnelli Rothschild

Nella tradizionale lettera agli azionisti di Exor, il presidente John Elkann l' aveva detto: «Intendiamo ridurre il numero dei piccoli investimenti per concentrarci su poche grandi società», mantenendo eventualmente partecipazioni minori o di prestigio, come «The Economist» o Almacantar, o prendendone altre se si presenterà l' occasione. Adesso l' occasione c' è: Paris Orléans, la holding quotata a Parigi, cassaforte dei Rothschild, che in queste settimane sta portando avanti una complessa riunificazione societaria dei rami francese e inglese della storica famiglia di banchieri. Exor potrebbe investire 25-30 milioni per il 5% circa di Paris Orléans (capitalizza 543 milioni). Due le strade: o comprare sul mercato dai soci che intendono uscire, o rilevare le azioni Paris Orléans dal gruppo di Hong Kong Jardine Matheson, che vuole uscire. I rapporti degli Agnelli con i Rothschild e la conglomerata cinese sono consolidati: nel 2010 era stata anche avviata una partnership per investimenti in Asia. L' ingresso avverrà a metà giugno, durante lo scambio delle azioni del ramo francese, Rothschild & Compagnie Banque, e di quello britannico, Rothschilds Continuation Holding, in titoli Paris Orléans. Che si trasformerà in accomandita. Sul modello della Giovani Agnelli & c sapa. RIPRODUZIONE RISERVATA
Massaro Fabrizio
Pagina 36
(18 aprile 2012) - Corriere della Sera

domenica 6 ottobre 2013

Svizzera: raccolte le 100mila firme per il reddito di cittadinanza (2.000 euro)

Usury-States: banchieri felici: "Yes, We Can"

MARTEDÌ 2 AGOSTO 2011

La farsa del debt ceiling è finita


Si è verificato (ma non ci volesse poi molto a capirlo) quanto avevo pronosticato con giorni di anticipo in "La pagliacciata del debt ceiling americano" circa l'aumento della soglia del debito e il taglio della spesa pubblica.
L'accordo è arrivato: si autorizza un nuovo debito per 2.100 miliardi e tagli di spesa per quasi 2.500 miliardi. L'accordo è passato alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti con 269 voti a favore e 161 contrari, ed oggi è passato al Senato con 74 sì e 26 no.
La legge garantisce immediatamente al Tesoro la possibilità di aumentare di 400 miliardi l'indebitamento.
Inutile ribadirvi che l'innalzamento del tetto sul debito sopra 14,3 trilioni non ridurrà a sufficienza il buco di bilancio della maggiore economia al mondo, in quando si è proceduto solo ad autorizzare "legalmente" un passo in avanti del Tesoro verso il baratro del debito pubblico. Ci sarebbe bisogno di migliaia di dollari di tagli alla spesa pubblica e aumento delle tasse se si volesse stabilizzare il rapporto tra debito pubblico e Pil ed, inoltre,  mantenere il rating sul credito di tripla A.
E' come mettere una toppa più piccola del buco da coprire.
A limite del ridicolo la frase di Obama dopo l'approvazione dell'accordo al Senato: «un primo passo importante per assicurarci che come nazione viviamo secondo i nostri mezzi».  Obama dovrebbe precisare che gli USA vivono secondo i mezzi, ossia la moneta, stampata dalla privatissima Federal Reserve e le conseguenze ricadono tutte sulle spalle dei cittadini, costretti a subire tagli delle spesa pubblica e innalzamento delle tasse.
Però adesso gli amici banchieri di Obama possono gridare felici "Yes, We Can" alla faccia del popolo americano. 

Salvatore Tamburro

Potere ...Quello che c'è da sapere

Gogna sociale per i signori del denaro, liberiamoci dagli usurai finanziari


Fonte: http://rapportoaureo.wordpress.com/2013/08/09/ce-un-cuore-che-batte-nel-cuore-ditalia-liberiamoci-dai-signori-del-denaro-liberiamoci-dagli-usurai-finanziari/

di Francesco Filini (9 agosto 2013)

La crisi dell’euro, o dei cosiddetti “debiti sovrani”, che sta flagellando il Vecchio Continente, si caratterizza per un assurdo specifico molto particolare:l’artificiale rarefazione monetaria nell’economia reale, voluta e imposta dal sistema speculativo finanziario internazionale. L’anemia monetaria nell’economia reale, ovvero la mancanza di denaro circolante (sotto qualsiasi forma: cartamoneta, assegni, transazioni elettroniche, ecc..), innesca l’inevitabile spirale recessiva che porta alla progressiva e sistematica chiusura delle partite IVA. Il denaro – si sa – è il sangue del mercato: se ad un corpo comincia a mancare sempre più sangue le cellule prima si ammalano, poi muoiono quelle periferiche e successivamente collassa tutto l’organismo. Il corpo è l’organismo sociale, le cellule siamo noi, il sangue è il denaro.


Tommaso d’Aquino
Quando un’organismo sociale complesso, come la nostra Italia o come l’Europa, necessita di sangue perché le cellule si ammalano sempre di più e non sono più capaci di espletare la loro funzione di scambio, quest’organismo è costretto a chiedere delle “trasfusioni” a chi vende l’uso del sangue. Chi vende l’utilizzo del sangue oggi è il cosiddetto mercato finanziario (composto essenzialmente da cartelli bancari di ogni sorta, società di assicurazioni, società multinazionali), che dispone di infinite sacche di liquido vitale perché è capace di crearne dal nulla all’infinito: basta un ordine di Mario Draghi e la Banca Centrale Europea con un semplice “bit” elettronico mette a disposizione del mercato finanziario tutta la liquidità di cui esso necessita.
Ma quando l’organismo chiede una trasfusione non si ha di una comune transazione commerciale, ma un prestito. Il mercato finanziario infatti non cede la proprietà del denaro agli Stati, ma attraverso la formula del prestito ad interesse ne vende l’utilizzo, l’uso. Il grande filosofo nonché Dottore (dimenticato) della Chiesa Cattolica, Tommaso d’Aquino, nelle sua immensa opera Summa Theologica, spiegava che esistono beni destinati al loro consumo (come ad esempio il grano e il vino) e beni il cui uso non consiste nel consumo (ad esempio l’uso della casa). Il denaro è un bene di consumo.
Ma ascoltiamo le parole del Santo d’Aquino:
[...] tali sono, p. es., il vino che consumiamo usandolo per bere, e il grano che consumiamo usandolo per mangiare. Perciò in queste cose l’uso non va computato come distinto dalle cose stesse, poiché la concessione dell’uso implica la concessione della cosa. Quindi per tali cose il prestito determina un passaggio di proprietà. Se quindi uno volesse vendere il vino separatamente dall’uso del vino, venderebbe due volte la stessa cosa, oppure venderebbe un’entità inesistente. È chiaro, quindi, che commetterebbe un peccato di ingiustizia. E per lo stesso motivo commette un’ingiustizia chi presta il vino o il grano chiedendo due compensi, cioè la restituzione di una cosa equivalente e in più il prezzo dell’uso, denominato usura.
L’usura è quindi il prezzo dell’uso di un bene il cui utilizzo è vincolato al consumo: non si può dare del vino o del grano “in affitto”, ovvero chiedere del compenso per il bene che si cede e chiederne un altro per l’uso dello stesso, perché equivarrebbe a chiedere due compensi: la restituzione del bene e l’utilizzo dello stesso: in questo senso, su determinate fattispecie, non si può scindere l’oggetto dal suo utilizzo. Cosa invece ammissibile per altre tipologie di beni:
Ci sono invece altre cose il cui uso non consiste nel loro consumo: l’uso della casa, p. es., consiste nell’abitarla, non già nel distruggerla. Perciò in questi casi si può concedere l’una o l’altra delle due cose: p. es. uno può concedere a un altro la proprietà della casa riservandosene però l’uso per un certo tempo; o viceversa uno può concedere l’uso conservando la proprietà. E così è possibile percepire un compenso per l’uso della casa, ed esigere oltre a ciò la restituzione della casa stessa: come è evidente nei contratti di conduzione e di locazione.
Qui si fa riferimento a una tipologia di beni che non hanno il consumo come fine esclusivo, ma l’utilizzo degli stessi: esattamente come l’argenteria, una casa, un’automobile o qualsiasi altro bene che si può dare in affitto, è lecito chiedere un compenso per l’utilizzo per un determinato periodo di tempo. Questo non è ammissibile per qualsiasi oggetto utilizzato come denaro:
Ora il danaro, come insegna il Filosofo [Ethic. 5, 5; Polit. 1, 3], è stato inventato

Usurai
principalmente per facilitare gli scambi: quindi l’uso proprio e principale del danaro è il consumo o la spesa che di esso viene fatta negli scambi. E così è di per sé illecito il percepire un compenso per l’uso del danaro prestato, cioè per l’usura. Quindi, come l’uomo è tenuto a restituire le altre cose ingiustamente acquistate, così è tenuto a farlo per il danaro ricevuto come usura o interesse.”
Da qui nasce la dura condanna del Dottore della Chiesa Cattolica all’usura sul denaro, un’attività illecita deprecabile che va contro la giustizia e contro la natura, e che alla lunga comporta enormi squilibri sociali. Questa è l’attività di chi vende l’uso del denaro ad interesse, questa è l’attività degli usurai.
Ma torniamo all’organismo sociale. Essendo questo costretto a chiedere perpetuamente sangue in prestito che dovrà di continuo restituire con gli interessi (ed è evidente nel momento della restituzione sarà costretto a chiedere nuovi prestiti per sopravvivere), l’intero organismo perde la sua indipendenza e consegna le sue sorti in mano a chi ha il totale controllo del sangue. E’ come se attaccassimo un corpo umano ad un macchinario che nello stesso tempo immette ed estrae sangue, comportandosi come un cuore artificiale i cui battiti vengono scanditi artificialmente da chi, comodamente seduto dietro il macchinario, apre o chiude a seconda della sua convenienza i rubinetti che regolano il fluire del plasma.
E’ chiaro ed evidente che ad ogni chiusura della valvola d’immissione ed una contestuale apertura massima della valvola di drenaggio, il corpo subirà un salasso e cadrà catatonico in crisi cardio-respiratoria. Questo è quello che sta accadendo in Europa, nell’epoca del dominio assoluto dei signori del denaro. Da qualche tempo hanno deciso di chiudere i rubinetti del credito e di aprire quelli dell’estrazione che accade attraverso spietate e complesse valvole che vanno sotto il nome di fiscal compact, esm, ecc…
Ed è altrettanto chiaro che il corpo catatonico, anemico e in crisi cardio-respiratoria, sarà disposto a tutto pur di non perire, anche a cedere interi pezzi di organi. Ed è proprio quello che sta accadendo oggi: i servi dei signori del denaro chiamano quest’espianto d’organi in vari modi: liberalizzazioni, dismissione del patrimonio pubblico, cessione di assets delle società partecipate, ecc…
Una volta che si ha ben chiaro qual’è lo stato di salute dei popoli, degli organismi sociali complessi, e quali siano le aspettative di vita alle condizioni che abbiamo descritte, è il caso di risalire all’origine del problema e chiedersi perché un organismo complesso non sia in grado di produrre da sé il sangue invece di prenderlo continuamente in prestito da qualcuno.
Una rapida e banale analisi del sangue, ci svelerà come sia impossibile che il plasma circolante in qualsiasi organismo non sia di proprietà dello stesso, basta guardare la natura per rendersene conto. Se si pensa poi che il denaro oggi nasce senza costo e senza riserva, si capirà facilmente che a creare delle cifre dietro un computer o a stampare pezzi di carta colorati con delle cifre sovraimpresse, è capace benissimo anche uno Stato, come infiniti esempi storici lo dimostrano.
Questa CARTO-NOTA (chiamarla BANCO-NOTA è un errore) fu emessa dalla Repubblica Italiana e non dalla Banca d’Italia, dimostrazione evidente come uno Stato possa produrre da sé il denaro, senza indebitarsi chiedendolo in prestito alle banche
Basta rendersi conto che che il corpo malato sul letto di cui parlavamo prima, deve prendere solo un po’ di coraggio e staccare i tubi di quel cuore artificiale che pompa e drena sangue e scoprire il cuore interno all’organismo vive di luce propria.
Serve solo coraggio e autocoscienza. Non siamo parassiti, siamo uomini, siamo un popolo. Siamo i popoli. Quando questo sentimento si desterà risorgeremo come l’araba fenice, scrollandoci di dosso pidocchi, sanguisughe, usurai di ogni sorta.
Twitter @francescofilini