NO ALLA SVENDITA DELLE GRANDI IMPRESE PUBBLICHE ITALIANE
1)- Queste grandi aziende costituiscono il tessuto connettivo dell’economia del paese e sono tutte strategiche per la loro funzione attuale e per quella che potranno svolgere in futuro nella ristrutturazione ecologica, civile e tecnologica del sistema economico italiano.
2)- Queste aziende sono state costruite con il lavoro e le tasse di 4 o 5 generazioni di italiani lungo il corso di oltre un secolo; i proprietari delle quote residue in mano allo Stato sono dunque i cittadini italiani che non possono essere espropriati della possibilità di decidere sul loro assetto attuale e futuro.
3)- La pressione per vendere queste imprese viene dalle grandi centrali economiche e finanziarie private italiane e straniere che mira, attraverso il “terrore del debito”, a ridurre l’Italia ad un territorio coloniale privo di reale autonomia e sovranità.
Ciò è inaccettabile. Il debito va invece ricontrattato e va interrotta la spirale di appropriazione privata dei beni pubblici in ogni ambito. Non si deve cedere alle azioni criminali dell’usura nazionale ed internazionale e degli ambienti politici che la sostengono o che ne sono succubi. Il referendum sull’acqua pubblica ha dimostrato che la stragrande maggioranza degli italiani è contro la privatizzazione dei beni comuni. Anche queste imprese lo sono. Sono i cittadini a dover decidere.”