giovedì 22 dicembre 2011

Marra circa Scilipoti, Sara Tommasi e il PDL

Nocensura.com aderisce al comitato per l'abolizione delle sei leggi "regala soldi" alle banche



Il progetto del "Comitato per l'abolizione delle 6 leggi "regala-soldi" alle banche e contro il signoraggio" ci è piaciuto sin da subito, tanto che annunciammo la nostra presenza all'evento che si è tenuta il 26 Novembre scorso al Teatro Quirino di Roma sulla nostra pagina Facebook. In quell'occasione si alternarono ai microfoni interlocutori di spessore, come il prof. Nino Galloni, uno dei pochi economisti che dice le cose come stanno, il Pubblico Ministero Paolo Ferraro, posto in aspettativa dal CSM dopo che ha denunciato l'esistenza di una setta satanica in ambito militare, e molti altri. I propositi del comitato ci sembrarono ottimi, ma a placare l'entusiasmo di molte persone presenti, tra cui il nostro, la presenza dell'onorevole Scilipoti, che tra l'altro ha votato, nel corso della sua esperienza di governo, a favore dell'approvazione di alcune leggi che il nuovo comitato si propone di abolire. Quella ingombrante e poco gradita presenza, ci sdegnò al punto da non tornare a parlare del comitato in questione fino ad oggi, che siamo certi del fatto che egli non avrà alcun ruolo nel contesto dello stesso. Nei giorni scorsi, avendo appreso la notizia dell' esposto alla procura della Repubblica che l'Avv. Marra ha proposto nei confronti di Mario Monti e del "gruppo Bilderberg",  lo abbiamo contattato, per avere delucidazioni sulla sua iniziativa, e sopratutto, sul coinvolgimento dell'On. Scilipoti nel progetto del Comitato. L'Avv. Marra ci ha assicurato che Scilipoti non fa parte del comitato, e che la sua presenza al Teatro Quirino era dovuta al fatto che anche lui - come altre personalità presenti - ha appoggiato l'iniziativa: questione che la stampa ha subito strumentalizzato, per cercare di delegittimare il comitato e fargli perdere credibilità, legando "a doppio filo" l'iniziativa al "responsabile", alla quale hanno cercato persino di attribuire la paternità del comitato stesso. Scilipoti anziché chiarire la propria posizione, sembra aver cavalcato questo "riflesso mediatico" per avere visibilità personale, ragione per cui l'Avv. Marra ci ha garantito che interverrà personalmente per chiarire la questione e dissipare ogni dubbio: ragione per cui, siamo pronti a fornire a questa iniziativa il nostro totale appoggio.  

Che la stampa di regime stia cercando di ostacolare il comitato, che si pone un obiettivo ambizioso quanto scomodo, era fin troppo prevedibile: ciò lo dimostra inequivocabilmente il modo con la quale è stata trattata la vicenda sui mass media. Dell'evento del Teatro Quirino - al quale eravamo presenti - dove sono stati affrontati discorsi molto importanti, da personalità illustri come quelle sopra citate, è stato parlato solo la presenza di Scilipoti e per il "lato B" di Sara Tommasi, che ha messo a disposizione la sua nudità nel celebre video spot dell'evento, per attirare l'attenzione sulla questione del signoraggio bancario: una scelta che inizialmente ha suscitato in noi perplessità, in quanto temevamo che questa "provocazione" potesse in qualche modo banalizzare un tema importante come il signoraggio, tuttavia, dobbiamo dare atto all'Avv. Marra del fatto che la strategia comunicativa che ha scelto, si è dimostrata vincente, riuscendo a far conoscere la parola "signoraggio" a svariati milioni di italiani, molti dei quali non l'avevano mai sentita. 



IL PROGETTO: "FERMIAMO LE BANCHE!"
Il comitato, che è nella fase costituente, propone di adoperarsi al fine di promuovere un referendum abrogativo, per abrogare le sei leggi "regala soldialle banche,  alcune delle quali sono state approvate recentemente, coperte - tanto per cambiare - dall'assoluto silenzio dei mass media e con il beneplacito dei partiti di opposizione: che quando non hanno i numeri per opporsi in parlamento, dovrebbero quantomeno INFORMARE i cittadini delle conseguenze delle leggi che approva la maggioranza. Ma quando si tratta di agevolare i poteri forti economici e finanziari, tutti i partiti sono ben disposti a dare il proprio contributo. Quanti cittadini sono a conoscenza del fatto - per citare un esempio - che nell'ambito del "decreto sviluppo" approvato a Luglio scorso, sono stati aumentati i tassi oltre i quali scatta la soglia dell'usura? Una legge grazie alla quale le banche possono applicare tassi di interesse elevatissimi in modo del tutto legale. 

INFORMAZIONE E CONSULENZA LEGALE 
Il comitato si propone di offrire consulenza legale ai cittadini e alle aziende vessati dalle banche, che in molti casi avrebbero la possibilità di fargli causa, portando la banca in tribunale e ottenendo un giusto risarcimento, ma nella maggioranza dei casi non sanno di poterlo fareoppure non lo fanno, scoraggiati dalla lentezza della giustizia, o perché non dispongono delle risorse finanziarie per permettersi di farlo
Il comitato offrirà consulenza legale gratuita a cittadini e imprese, assumendo l'onore di portare avanti le cause, senza richiedere nessuna somma di denaro in anticipo: lo studio legale del comitato percepirà il proprio compenso, solo quando il processo arriva a sentenza, mediante una percentuale del risarcimento: una formula vantaggiosa: solitamente infatti - come sappiamo bene - prima di sedersi di fronte a un avvocato, è necessario mettere sul tavolo diverse centinaia di euro. Compito e obiettivo del comitato, sarà quello di promuovere informazione e consapevolezza tra i cittadini, contrastando l'ignoranza in materia, terreno fertile per approfittarsi di loro. Il risultato, sarà quello di promuovere centinaia di cause, "scardinando" il sistema alla base. Chi non rispetta le regole, e calpesta i diritti dei cittadini, spesso mettendo in ginocchio commercianti e piccole imprese, deve aspettarsi di essere trascinato in tribunale.



UNA BATTAGLIA DA VINCERE!
Che il percorso intrapreso dal costituendo comitato sia difficile, non abbiamo alcun dubbio. Gli ostacoli saranno molti, i poteri forti, con i loro fidi mass media asserviti, faranno di tutto per delegittimare l'iniziativa, ma noi crediamo che valga la pena lottare: e siamo sicuri che se il comitato riceverà il giusto supporto, non potrà fermarci nessuno! Per vincere è necessario l'aiuto e la collaborazione di tutti, superando le divisioni ideologiche, lottando uniti per questo importantissimo obiettivo.



Sul sito FERMIAMOLEBANCHE.it potete ricevere maggiori informazioni sull'iniziativa, e iscrivervi al comitato, compilando l'apposito modulo, che non comporta l'assunzione di alcun impegno: riceverete via email informazioni sugli eventi e sulle iniziative che verranno programmate: inoltre potete offrire la Vostra candidatura per fare parte del coordinamento del comitato, o come "referente di zona".



Hans Christian Andersen: Una favola da Francoforte


Venticinquesima sera

di Hans Christian Andersen
Fem og tyvende Aften
Twenty-fifth Evening

La favola Venticinquesima sera è stata pubblicata la prima volta il giorno 16 Febbraio 1840 .

"Ti darò un'immagine da Francoforte", disse la Luna. "Ho notato un edificio in particolare laggiù. Non era la città natale di Goethe, né era il vecchio municipio, attraverso le cui grate delle finestre si possono ancora vedere i teschi con le corna dei buoi che venivano arrostiti e dati al popolo all 'incoronazione degli imperatori. L'edificio era una casa borghese, dipinta di verde chiaro, e stava in un angolo dello stretto vicolo dell'Ebreo. Era la casa dei Rothschild.

"Ho visto, attraverso la porta aperta, la scala ben illuminata;. c'erano servitori in livrea, con candele di cera in candelabri d'argento massiccio, inchinati davanti ad una donna anziana che era portata giù per le scale con la sua sedia. Il padrone di casa le era vicino, a capo scoperto, e premette un bacio rispettoso sulla mano dell'anziana signora che era sua madre. Lei annuì gentilmente, a lui e ai servi, che poi la riportarono nel buio, attraverso la strada stretta, fino ad una piccola casa. Lei viveva lì e vi aveva partoritoo tutti i suoi figli. Da quel posto era fiorita la loro grande fortuna. Se avesse abbandonato la strada miserevole e la casetta, forse la fortuna li avrebbe abbandonati; questo era quello che lei credeva".

La Luna non disse più niente, la sua visita a me quella sera fu davvero troppo breve. Ma ripensai alla vecchia signora nel suo vicolo miserevole e stretto. Una sola parola da lei, e lei avrebbe potuto avere una magnifica casa sulla riva del Tamigi, una parola da lei, e lei avrebbe potuto avere una villa sul golfo di Napoli. "Se dovessi abbandonare l'umile casa da cui le fortune dei miei figli sono nate, allora forse la fortuna potrebbe abbandonarli!" Si trattava di una superstizione, ma che, per chi conosce la storia e ha visto il quadretto, si può riassumere in due parole dense di senso - una madre.

Banca Antonveneta: ci vogliono i cc per riavere i soldi

Va in banca con i carabinieri per avere soldi

Imprenditore di Vigonza con una sentenza del Tribunale: «Non farò la fine di Schiavon, lotterò per i miei diritti»
    di Cristina Salvato
    VIGONZA. Non voglio fare la fine di Giovanni Schiavon, che conoscevo da anni perché aveva il capannone di fianco al mio, e lotterò fino alla fine per esigere dalle banche il rispetto dei miei diritti». Mario Bortoletto, impresario edile di Vigonza, ieri ha dovuto far intervenire i carabinieri negli uffici dell’Antonveneta in piazzale Castagnara a Cadoneghe, per esigere soldi e documenti che l’istituto di credito doveva consegnargli.
    A nulla è valso avere in mano un decreto ingiuntivo firmato dal tribunale di Padova perché, dopo ore di discussione con i funzionari della banca, solo all’arrivo del comandante della stazione dei carabinieri di Cadoneghe, il maresciallo Fabio Fattore, Bortoletto è riuscito ad ottenere quanto gli spettava. «Da mesi chiedevo gli estratti conto di un’impresa edile di cui ero garante – racconta Mario Bortoletto –. Sono stato costretto a rivolgermi al tribunale e a luglio il giudice ha emanato un decreto ingiuntivo che obbligava Antonveneta a consegnarmi i documenti e anche 1.216 euro come liquidazione delle spese di procedura». Fino a ieri pomeriggio, però, Bortoletto non aveva visto né estratti conto né quattrini. Presentatosi in banca con Alfredo Belluco di Federcontribuenti Veneto, i documenti erano sì pronti, ma la banca esigeva che l’imprenditore pagasse oltre 400 euro per le fotocopie. Quanto ai 1200 euro che invece dovevano versare a lui, neanche l’ombra.
    «Non possono farmi pagare quando esiste un decreto ingiuntivo del Tribunale, sono io il creditore» sostiene l’imprenditore. Questa però era la disposizione che aveva lasciato il direttore, ieri assente. Solo con l’intervento del comandante dei carabinieri l’ufficio legale della banca ha rilasciato l’ok per la consegna gratuita degli estratti conto e del denaro. Anche perché l’imprenditore era ben deciso a non schiodarsi dall’ufficio.
    Non gli cambieranno la vita quel migliaio di euro, ma si tratta di affermare una «questione di principio»: c’è poi da aggiungere che dall’Antonveneta Bortoletto attenderebbe oltre 800 mila euro. «Ho fatto fare una perizia e ne è risultato che tra usura, commissioni sul massimo scoperto, la capitalizzazione degli interessi sugli interessi e altre spese l’Antonveneta mi deve oltre 819 mila euro – conclude l’imprenditore –. Ho dovuto svendere una casa, la barca e la macchina, perché alcuni anni fa l’istituto di credito diceva di vantarli da me. Ora invece scopro che quei soldi non erano dovuti. Ho presentato quindi denuncia ed è in corso un’azione legale in tribunale per illeciti addebiti e usura nei miei confronti».

    Stalinismo capitalistico della giunta Monti


    Lo stalinismo capitalistico della giunta Monti
    di Costanzo Preve - 21/12/2011

    Fonte: Arianna Editrice
    https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGeHkdGSj9wOcKjhb-tuMpm3VZrjBvik9XVlm3W1AVUenqZhgjxo4SZqsMMDcUr63pZelh1LVE2qOYovLfTSs4b6dBgjdGpou1y_Nmo9OZSzNw4z0Sy7A0ai0LGm9I7R23yaleVEQZQQ/s1600/Mario+Monti.jpg
    Una riflessione storica politicamente scorretta
        1. Fra le sceneggiate neoliberiste della giunta Monti vi sono scene da vera e propria commedia dell’arte. La protesta delle donne operaie colpite deve essere fatta da una rispettabile e ammirevole deputata operaia leghista, mentre gli eredi di Gramsci e Togliatti inneggiano all’imposizione di un neoliberalismo privatizzatore assoluto. Il tecnocrate orecchione Giarda chiama i deputati “company”, rivelando così plasticamente il disprezzo interiore che nutre per la rappresentanza popolare, chiamata “casta”. E si potrebbe continuare. Ma come professore di storia e filosofia ritengo opportuno fare il mio mestiere, e cioè riflettere spregiudicatamente sulle analogie storiche.



        2. L’arroganza neoliberale privatizzatrice della giunta Monti è ormai del tutto svincolata da idee di rappresentanza democratica, non importa se di destra o di sinistra (si ricordi che da tempo io considero obsoleta questa dicotomia, e credo che i fatti mi diano ragione, se appena li si vuole interrogare e interpretare con spregiudicata sincerità). Questo ricorda una analogia storica, la scelta di Stalin nel 1929 di imporre per ragioni ideologiche il suo modello di comunismo. Il 1929 di Stalin e il 2011 di Monti hanno infatti almeno un elemento in comune: in entrambi i casi un insieme di scelte politiche è completamente svincolato da qualunque mandato democratico, ma è legittimato dal riferimento a un universale astratto dispotico, la Storia in un caso (Stalin), l’Economia in un altro (Monti). Paradossale? Certamente. Ma il paradossale è nella storia più frequente dell’influenza invernale. Riflettere per credere.

        3. So bene che nel 1929 la decisione di Stalin di nazionalizzare tutto fu dovuta anche a ragioni congiunturali (crisi delle forbici tra prezzi agricoli e industriali, eccetera). Ma la ragione fondamentale delle sue scelte fu un riferimento diretto e non democratico alle presunte Ragioni della Storia, gemelle di quelle Ragioni dell’Economia, cui fa riferimento la giunta Monti e il codazzo di giornalisti corrivi al seguito, fra cui segnalo per particolare impudenza il torinese Gramellini. 


        Se Stalin avesse sottoposto democraticamente il suo progetto “comunista” nel 1929 al popolo sovietico (quello reale, non quello onirico inventato dai comunisti dell’epoca) certamente esso lo avrebbe democraticamente respinto a maggioranza. Il solo modo di farlo passare era di presentarlo come il destino ineluttabile delle leggi dialettiche della storia, che in quel contesto avevano lo stesso ruolo delle leggi del mercato neoliberale oggi agitate dai pagatissimi mezzibusti televisivi. In questo senso l’università Bocconi di Milano e l’Istituto di Marxismo-Leninismo di Mosca hanno la stessa identica funzione politico-ideologica: si nazionalizza per superiori ragioni storiche, si privatizza per superiori ragioni economiche. In entrambi i casi, non ha senso rivolgersi alle opinioni di ignoranti pecoroni, ignari delle leggi supreme della Storia (Stalin) e dell’Economia (Monti).


        Stalin non poteva rifarsi a Marx, perché Marx, morto nel 1883, non poteva prevedere la nuova situazione. Marx aveva previsto che il modo di produzione capitalistico, per la natura illimitata della sua “produzione per la produzione”, si sarebbe esteso all’intero pianeta e avrebbe a poco a poco vinto ogni resistenza (a quei tempi, le resistenze dei modi di produzione precapitalistici; oggi sappiamo anche la resistenza, da Marx assolutamente non prevista, del dispotismo operaio chiamato “socialismo reale”). Ma Marx aveva sbagliato su due punti grandi come la catena delle Alpi: aveva detto che il capitalismo a un certo punto sarebbe stato incapace di sviluppare ulteriormente le forze produttive, laddove invece è esattamente l’opposto, e aveva individuato il soggetto rivoluzionario nella classe operaia, salariata e proletaria, laddove questa classe è nel suo complesso in condizioni normali meno rivoluzionaria dei contadini egizi e sumeri. E quindi il povero Stalin, che non poteva ovviamente ammettere una simile bestemmia, avendo fatto diventare Marx il profeta di riferimento, era costretto a inventarsi “leggi dialettiche della storia”, addirittura tre, totalmente inesistenti, per giustificare la violazione di qualsiasi regola democratica.


        La giunta Monti si muove in base alla stessa identica concezione religiosa, con l’Economia al posto della Storia, e con l’università Bocconi al posto dell’Istituto di Marxismo-Leninismo.


        4. Mi rendo conto che tutto questo è scandaloso per le anime pie e politicamente corrette, e che per poterlo argomentare con sufficiente precisione dovrei impiegare centinaia di pagine. Ma ve le risparmio, intanto so bene che sarebbero del tutto inutili, perché ormai siamo di fronte a processi di incredibile babbionizzazione, dovuti a decenni di simulazione teatrale Destra/Sinistra, di antifascismo in assenza di fascismo, di anticomunismo in assenza di comunismo, di interventi imperialistici in nome dei diritti umani, di parossismo identitario antiberlusconiano, di polemica contro la cosiddetta “casta”, eccetera. Soprattutto, è incredibile che abbiano cominciato a prendersela con i tassisti, i farmacisti, gli edicolanti, assimilati a corporazioni mafiose e parassitarie, laddove nessuno sembra prendersela con i giganteschi profitti del capitale finanziario speculativo.


        Non mi stupisce ovviamente che gli ex comunisti siano in prima fila in questa tragicommedia. Chi ha creduto a inesistenti Leggi della Storia è indubbiamente portato a riconvertirsi e a riciclarsi in credente di altrettanto inesistenti Leggi dell’Economia. Non parlo di personaggi pittoreschi come Franceschini o la Bindi. Costoro sono ex democristiani normalmente riciclati. Parlo dei mercenari ex comunisti alla D’Alema, Bersani e Napolitano, il tipo umano culturalmente predestinato a passare con un doppio salto mortale dall’Istituto di Marxismo-Leninismo all’università Bocconi di Milano.


        Se la dialettica hegeliana fosse maggiormente conosciuta , questo passaggio apparirebbe comprensibile e addirittura di facile comprensione. Ma non a caso le facoltà di Filosofia sono state costruite e finanziate per intorbidare le acque con il postmoderno, il pensiero debole, il new realism, la morale astratta kantiana, le inutili dicotomie bobbiane, eccetera. E allora uno dei problemi dialettici più facili del mondo, il passaggio dalle inesistenti Leggi della Storia alle inesistenti Leggi dell’Economia diventa un mistero chiuso da sette sigilli.


        Il battage mediatico è asfissiante. Ogni tanto ci sono dissonanze, come le lacrime della tecnocrate Fornero e l’arroganza dell’orecchione Giarda, ma purtroppo manca una cultura che riesca a vedere chiaro in un processo che in realtà è chiarissimo.

    La rivincita dell'Islanda


    La rivincita dell'Islanda: non c'è benessere senza partecipazione
    di Andrea Degl'Innocenti - 21/12/2011

    Fonte: il cambiamento 

    Mentre nel resto d'Europa le economie nazionali fanno segnare record negativi, l'Islanda si distingue con una disoccupazione in calo al 6 per cento ed una crescita per il 2012 del 2,4. Intanto, prosegue il percorso partecipativo, con la nuova costituzione ormai pronta, nuove piattaforme online per la democrazia diretta ed una più equa distribuzione delle ricchezze.

    Islanda
    L'Islanda, uno dei pochi paesi ad essere uscito dalla crisi, è oggi ai primi posti per crescita e partecipazione, agli ultimi per disoccupazione
    La notizia si riassume tutta nei dati Ocse sullo sviluppo usciti circa un mese fa. L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha stilato come al solito la lista delle previsioni economiche dei paesi membri per il biennio 2012-2013. Scorrerla è come osservare una mappa della peggiore crisi economica della storia.
    La disoccupazione raggiungerà il 18,5 per cento in Grecia, il 22,9 in Spagna, il 14,1 in Irlanda e il 13,8 in Portogallo. Portogallo, Grecia e Italia saranno in recessione: le loro economie si contrarranno rispettivamente del 3,2 per cento, del 3 per cento e dello 0,5.
    Ma basta soffermare lo sguardo altrove per osservare dati del tutto differenti. Parliamo dell'Islanda. Una crescita prevista del 2,4 per cento nel 2012, la disoccupazione scesa al 6 per cento. Parliamo di cifre sbalorditive in tempi come questi. Soprattutto se le confrontiamo con quelle di qualche tempo fa, quando l'Islanda – fra le prime nazioni ad essere colpite dalla crisi - faceva registrare le prestazioni peggiori a livello mondiale.
    Insomma, proprio la nazione che si è opposta fermamente al ricatto globale del debito, che ha riaffermato la propria sovranità popolare rifiutandosi di pagare per gli errori commessi da banchieri e speculatori privati, è anche quella che si è ripresa meglio dalla terribile crisi che gli era piombata addosso. Ci sarà forse una relazione?
    Ma come, ci si chiederà, non avevano detto che l'Islanda sarebbe stata la Cuba del nord? Non aveva, l'élite finanziaria mondiale al completo, condannato il paese ad un destino di estrema povertà, se i suoi cittadini non avessero seguito alla lettera i dettami di Fmi, Bce, Ue? Sì, lo avevano detto, sì lo avevano fatto. Ma gli islandesi, gente di mare, schietta e testarda, non c'erano stati. Con ben due referendum, con esiti plebiscitari, avevano affermato che quel debito privato loro non l'avrebbero pagato. I fatti stanno dando ragione agli islandesi.
    E non è tutto. Il popolo islandese ha portato avanti il percorso di democrazia partecipativa avviato con la cosiddetta “rivoluzione silenziosa”. Adesso ha una nuova costituzione già pronta, redatta da un'assemblea democraticamente eletta con l'aiuto di internet ed il controllo e l'ausilio continuo della cittadinanza, che aspetta di essere approvata con un referendum nei primi mesi del 2012.
    Alcune città, fra cui la capitale Reykjavík, si sono dotate di piattaforme online per la democrazia diretta, che cercano di stimolare e coinvolgere sempre di più i cittadini nelle decisioni delle amministrazioni, in un circolo virtuoso di partecipazione sociale.
    Dal luglio 2010, poi, l'Islanda è un vero e proprio paradiso per giornalisti e liberi pensatori di tutto il mondo. Il 16 luglio 2010, infatti, il parlamento ha approvato una legge che garantisce a pieno la libertà di espressione, con una tutela specifica per internet. Viene garantita l'impunità a chiunque pubblichi su internet informazioni riservate militari, giudiziarie o societarie ed è tutelato anche chi viola un segreto di stato. L'Islanda promette dunque una copertura quasi totale ai disvelatori di segreti, e non potrà dare esecuzione ad alcuna rogatoria estera che miri ad oscurare un sito internet islandese contenente tali informazioni.
    Infine, un'altra recente statistica pubblicata dall'Ocse mette l'Islanda al terzo posto assoluto per quanto riguarda l'equità della distribuzione delle ricchezze. Volete sapere gli ultimi in classifica – ovvero i paesi con maggiori disparità economiche-? Nell'ordine, dal peggiore, Cile, Israele, Italia, Portogallo, Gran Bretagna e Stati Uniti. Tutti paesi che hanno sperimentato politiche ultraliberiste o sono andati incontro ai famigerati “salvataggi”. Siamo ancora sicuri che la strada che ci è stata imposta – a noi, cittadini italiani - per uscire dalla crisi sia la migliore?

    Divide et impera


    Divide et impera

    divide-et-impera.jpg
    Ci guardiamo con sospetto l'un l'altro. Quell'extracomunitario che si fa pagare in nero e toglie il lavoro a un italiano. Il droghiere che ruba sul prezzo (ma quanto costa il prosciutto?) e, di certo, non paga le tasse. Il barista che non ti ha dato il resto. Gli zingari che portano le malattie. I vecchi che non vogliono morire e creano le code alla Posta, in banca, dal medico. Questi anziani sono ovunque e prendono pure la pensione. Sono loro che hanno creato il debito pubblico. E gli statali che non servono a nulla e passano il tempo al bar e su Facebook? Una piaga, un esercito di 4 milioni di sfaccendati! E gli evasori? Li riconosci dall'abito firmato e dal Suv. Bastardi! Se pagassero tutte le tasse girerebbero in panda e con la giacchetta rivoltata come un qualunque cassintegrato. E i corruttori? Una tangente non si nega a nessuno anche perché te la chiedono tutti. Il criminale organizzato è diventato endemico, lo trovi a ogni angolo di strada pronto per la rapina. Il borghese ovviamente fa schifo. Lo diceva anche Gaber "I borghesi son tutti dei porci...". Ha sempre e solo pensato ai cazzi suoi. Deve diventare un miserabile, la classe media deve scomparire. Il piccolo imprenditore è una merda, se si suicida avrà avuto i suoi buoni motivi. Il disoccupato non ha voglia di lavorare altrimenti avrebbe solo l'imbarazzo della scelta. Le ragazze che girano sole dopo le nove di sera e sono stuprate se la sono cercata. I medici non ci sono mai quando servono ed è colpa loro se il nostro cugino è morto in ospedale. Il vicino di casa è la controfigura dei pazzi di "Criminal Minds", quando lo senti salire le scale chiudi la porta a doppia mandata. I condomini, sporcano le scale con le cicche di sigarette e le cacche del cane e non fanno la differenziata. I più bastardi non pagano neppure le spese condominiali. Gli elettricisti, i dentisti, gli idraulici, i falegnami e tutti i lavoratori autonomi evadono, evadono sempre e tu paghi. Paghi. Le lobby impongono la loro volontà. I tassisti sono più potenti della BCE e dell'FMI, il tassametro impedisce il pareggio di bilancio. L'odio sociale è lo strumento preferito dei politici. Più ci odiamo, più si sentono al sicuro. E' la vecchia tecnica del "divide et impera". I politici che hanno portato il Paese alla catastrofe economica si stanno defilando e per nascondersi meglio creano ogni giorno nuovi bersagli sociali. GLI EVASORI, LE LOBBY, I CORRUTTORI, I LAVORATORI AUTONOMI, I DIPENDENTI PUBBLICI, GLI EXTRACOMUNITARI. I partiti hanno mangiato e bevuto fino ad ora, e continuano a farlo con i finanziamenti pubblici e i vitalizi, ma il conto lo vogliono lasciare agli altri. Non si fa così. Prima si spiega alla Nazione dove sono finiti i 1900 miliardi di euro di debito contratti a nome nostro, quali benefici ne abbiamo avuto noi e quali loro. E' necessaria una Norimberga pubblica della classe politica con un calcio in culo al posto delle forche. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

    Il piano furtivo di Draghi


    Il piano furtivo di Draghi
    di Mike Whitney - 21/12/2011

    Fonte: Come Don Chisciotte


     
       
    Mario Draghi ha elaborato un piano per togliere dall’incudine il sistema bancario dell’UE e per tirare una martellata sui rendimenti delle obbligazioni sovrane allo stesso tempo. Il direttore della Banca Centrale Europea ha annunciato di voler lanciare il 21 dicembre un programma emergenziale di assistenza alla liquidità, che fornire prestiti “illimitati” alle banche in difficoltà a tassi minimi (1 per cento) fino a tre anni.
    Gli analisti di mercato credono che Draghi stia creando un incentivo destinato alle banche per acquistare obbligazioni sovrane ad alto rendimento dai paesi con problema del debito utilizzando denaro a poco prezzo che prendono in prestito dalla BCE. Se, ad esempio, una banca contrae un prestito per 5 miliardi di euro all’1 per cento e compra lo stesso valore di debito italiano a dieci anni, avrà un guadagno netto del 7 per cento dallo scambio. È un inatteso carry trade, un sussidio diretto dalla banca centrale. I prestiti della BCE sono istituiti per alleggerire gli stress per le banche affamate di liquidità e allo stesso tempo abbassare il costo di finanziamento di quei governi che sono mazziati dalla crisi del debito. 

    Il piano di Draghi è in effetti una sorta di alleggerimento quantitativo fatto entrare dalla porta di servizio, la principale differenza è che le banche vengono usate come intermediari dell’acquisto di bond. Ma, alla fine dei conti, è la stessa cosa, il che vuole dire che la BCE ha stampato soldi in cambio di collaterali rischiosi che stanno rapidamente perdendo di valore. Il metodo fu già introdotto dalla Fed quando rilevò 1,45 trilioni di riserve di titoli appoggiati sui mutui (MBS) che erano posseduti dalle banche statunitense. Tre anni dopo non c’è ancora alcun mercato per queste fetenzìe indesiderate che hanno gonfiato i bilanci della Fed di oltre due trilioni di dollari.
    Draghi ha dovuto mininizzare quello che sta facendo per ragioni politiche. Una qualsiasi voce riguardo un alleggerimento quantitativo farebbe infuriare gli evangelisti dell’hard money alla Bundesbank. E così la BCE ha diffuso un comunicato stampa che minimizza in modo estremo gli impatti e le dimensioni potenziali del programma dicendo che è solo progettato “per sostenere i prestiti bancari e l’attività del mercato monetario”.
    Esatto. Draghi deve anche nascondere il fatto che la nuova struttura elude “la clausola di non salvataggio” (Articolo 123) del Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea. Alla banca centrale è strettamente proibito di fornire un finanziamento monetario agli stati membri. Me, come abbiamo visto, il programma è destinato a spostare i capitali verso il debito sovrano, fornendo quindi un supporto fiscale ai governi. In altre parole, l’astuto Draghi sta eludendo le regole e sta furtivamente attuando operazioni da “prestatore di ultima istanza. Ce n’è abbastanza per mettere in agitazione parecchie persone a f Berlino.
    Se il piano di prestiti alle banche per acquistare obbligazioni sembra particolarmente tortuoso, è perché lo è davvero. Draghi sta cercando di costruire una plausibile negabilità per le sue iniziative. Ma i politici sanno cosa sta succedendo. Basta ascoltare cosa ha detto il presidente francese Nicholas Sarkozy quando la BCE ha rilasciato il suo primo annuncio. Questo viene dalla Reuters:
    Il Presidente francese Nicolas Sarkozy ha detto che l’aumento di dotazione di fondi della BCE significa che i governi dei paesi come Italia e Spagna possono contare sulle proprie banche per acquistare le loro obbligazioni. “Ciò significa che ogni stato può affidarsi alle proprie banche, che avranno liquidità a loro disposizione”, ha riferito Sarkozy ai giornalisti alla riunione di Bruxelles. (Reuters)
    Capito? Sarkozy sa cosa sta succedendo ed è d’accordo. Probabilmente si sta anche immaginando che i prestiti non verranno mai ripagati totalmente. E come potrebbero ? la gran parte del debito che la BCE accetterà è stato massicciamente inflazionato negli anni della bolla. I prezzi del debito sovrano potranno abbassarsi come successo ai prezzi delle case negli Stati Uniti. In altre parole, non saranno restituiti. La BCE verrà soffocata da una gigantesca e puzzolente sfilza di asset tossici, come gli asset-backed securities (ABS) con una sola A, tra cui figurano i mutui per l’acquisto di case e i prestiti alle piccole imprese. Alla fine le perdite verranno passate ai contribuenti dell’eurozona proprio come le perdite della Fed verranno passate ai contribuenti statunitensi. Non ci sarà alcuna differenza.
    Nel frattempo, Draghi avrà portato un po’ di respiro all’affannato sistema bancario dell’UE e posticipato la sua morte certa. È degno di nota il fatto che i mercati finanziari sono al momento congelati e le banche non sono in grado di vendere azioni; per questo sono effettivamente diventate distretti della BCE. Solo la settimana scorsa le banche dell’UE hanno preso a prestito 292 miliardi di euro dalla BCE con altri 41 miliardi di finanziamenti a un mese. Se non ci fosse l’ancora di salvezza della banca centrale, il sistema sarebbe già in agonia.
    Quello che sta accadendo alle banche dell’UE avvenne anche alle banche statunitensi dopo lo scoppio della bomba a tempo dei mutui subprime. Quando la loro scorta di titoli basati sui mutui (mortgage-backed securities, MBS) ha dovuto subire una serie di downgrade, la loro protezioni sui capitali si stava deteriorando e i bilanci andavano in rosso. Molte delle maggiori banche della nazione erano tecnicamente insolventi. Poi arrivarono il TARP e il QE1 e poi sapete il resto. Questo è il motivo per cui Draghi sta facendo del suo meglio per fornire alle banche una pronta infusione di liquidità. La situazione sta peggiorando giorno dopo giorno e i politici non sono stati in grado di attivare con successo una qualsiasi delle tre strutture proposte per i prestiti di emergenza: l’EFSF, l’ESM o la struttura da 200 miliardi di dollari del FMI. Tutte e tre sono ancora in fasi diverse di incubazione, e per questo Draghi ha l’onore dell’azione.
    Ovviamene, la cosa più logica da fare sarebbe riconoscere che eravamo in presenza di una mostruosa bolla dei prezzi degli asset e agire di conseguenza; ridurre il valore delle obbligazioni in mano ai possessori, falcidiare i detentori di azioni, ristrutturare le banche e fornire sostegno al debito garantendo tassi di interesse sostenibile. Ma ciò non accadrà mai, perché la grande finanza ha un controllo asfissiante sul sistema, e questo è il motivo per cui Draghi – un ex direttore di gestione di Goldman Sachs – sta tirando le file. Non ci sarà nessuna ristrutturazione bancaria o nessun haircut, soprattutto se Draghi non ne fa mai menzione, ma solo altri salvataggi fino a distanze siderali.
    Quindi, quanti collaterali farlocchi si prenderà la BCE?
    Bene, secondo il blog del Financial Times (FT.Alphaville), ci sono circa 7,1 trilioni di euro di prestiti alle grandi e alle piccole e medie imprese nei bilanci delle banche dell’eurozona. E sono sette trilioni con la “T”. Ecco un estratto dal post:
    […] Pensavamo che avrebbe condiviso con voi i pensieri di Goldman su quanto valutare questi prestiti concessi alle grandi e alle piccole e medie imprese come collaterali. È una quota molto al di sotto dei 7,1 trilioni di euro, ma si tratta comunque di un grosso cambiamento:
    Dal report di Goldman: “Non è chiaro quanti di questi 7,1 trilioni di dollari alla fine verranno considerati collaterali. Ciò dipende in primo luogo dal limite dimensionale (per i prestiti individuali) e dal rating minimo IRB [Internal Rating Based] […] ma le prime aspettative sono per una quota che va tra 20% e il 50% di prestiti alle grandi aziende che verranno presi come collaterali, prima che vengano praticati gli haircut.” (“Let there be credit claim collateral”,ft.com/alphaville)
    Quindi la BCE potrebbe decidersi a una grande espansione dei propri bilanci, forse per una cifra pari ai tre trilioni di euro di fanghi tossici e senza mercato che andrà a ripulire dai bilanci delle banche. Nel frattempo, le banche dissipatrici che hanno provocato il macello con i loro prestiti avventati e una povera gestione del rischio faranno soldi scambiando i titoli italiani e spagnoli ad alto rendimento con prestiti a basso tasso di interesse dal dissimulatore Draghi.
    Ci sono in ogni caso gli scettici, quelle persone che non credono che la magia miracolosa di Draghi spinga le banche a comprare più debito sovrano. Date un’occhiata l’International Finance Review:
    È improbabile che le banche vengano in aiuto dei paesi appesantiti dal debito, e molte hanno già in progetto di ignorare le pressioni politiche per dover utilizzare il denaro a poco prezzo fornito dalla Banca Centrale Europea per finanziare gli acquisti di obbligazioni sovrane. […]
    Bruciate dalle perdite con la Grecia e sotto scrutinio degli azionisti, le banche hanno tagliato le proprie esposizioni verso i debiti sovrani più deboli d’Europa nei mesi recenti. I banchieri di primo piano dicono che taglieranno ancora, malgrado le pressioni per utilizzare i prestiti a lungo termine ora messi a disposizione dalla BCE per comprare il debito governativo come parte di carry trade sancito ufficialmente.
    “Quando gli investitori ti chiedono costantemente cosa hai sui libri contabili e il consiglio di amministrazione ti dice di ridurre la tua esposizione, non conta niente l’aspetto economico dello scambio”, ha detto il tesoriere di una della più grandi banche europee. “Se comprerò obbligazioni italiane? No.”
    Questo punto di vista riecheggia i commenti del direttore esecutivo di UniCredit Federico Ghizzoni, che questa settimana ha detto ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa che usare il denaro della BCE per comprare debito governativo “non sarebbe logico”. La banca è stata tradizionalmente una dei maggiori acquirenti di titoli di Stato italiani, e ne ha quasi 50 miliardi sui propri bilanci.
    Un simile approccio ha inferto un duro colpo ai politici europei, che avevano sperato nell’utilizzo del denaro della BCE da parte della banche per poter guadagnare dal carry trade, aiutando nel frattempo i governi.” (“Banks resist European pressure to buy government”, IFR)
    Ma, anche se il tortuoso salvataggio di Draghi potrebbe funzionare, non si tratta di un affare già fatto. Le banche sono sempre più restie dal caricarsi di bond governativi che stanno rapidamente perdendo quota. Le banche dell’UE sono già appese a un filo per i 650 miliardi di euro di passività solo per quest’anno. Ci vogliono sprofondare ancora di più?
    Forse sì e forse no. Non lo sappiamo per certo fino all’avvio delle Operazioni di Rifinanziamento a Lungo Termine di Draghi (LTRO) del 21 dicembre. Sarà quando i nodi giungeranno al pettine.
    Se il piano avesse successo e se gli interessi sui debiti sovrani dovessero calare mentre il sistema bancario viene lentamente nutrito fino a tornare in salute, in quel caso le azioni di Draghi saliranno di molto. In effetti, è lui l’uomo più potente in Europa perché sarà in grado di dettare la politica economica semplicemente aggiustando la quantità di debito sovrano che accetterà come collaterale dalle banche. Questo è l’obbiettivo nascosto di questa struttura di emergenza per la liquidità, quello di mettere la grande finanza in posizione privilegiata così da poter imporre misure di austerità al cilicio alle nazioni inguaiate dal debito grazie alla manipolazione forzosa dei rendimenti dei bond. È un modo infallibile per travolgere i governi rappresentativi e per affidare le leve del potere ai banchieri non eletti. Ma allora, non c’è proprio niente di nuovo, giusto?
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    19.12.2011
    Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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