Venticinquesima sera
di Hans Christian Andersen
Fem og tyvende Aften | |
Twenty-fifth Evening |
La favola Venticinquesima sera è stata pubblicata la prima volta il giorno 16 Febbraio 1840 .
"Ti darò un'immagine da Francoforte", disse la Luna. "Ho notato un edificio in particolare laggiù. Non era la città natale di Goethe, né era il vecchio municipio, attraverso le cui grate delle finestre si possono ancora vedere i teschi con le corna dei buoi che venivano arrostiti e dati al popolo all 'incoronazione degli imperatori. L'edificio era una casa borghese, dipinta di verde chiaro, e stava in un angolo dello stretto vicolo dell'Ebreo. Era la casa dei Rothschild.
"Ho visto, attraverso la porta aperta, la scala ben illuminata;. c'erano servitori in livrea, con candele di cera in candelabri d'argento massiccio, inchinati davanti ad una donna anziana che era portata giù per le scale con la sua sedia. Il padrone di casa le era vicino, a capo scoperto, e premette un bacio rispettoso sulla mano dell'anziana signora che era sua madre. Lei annuì gentilmente, a lui e ai servi, che poi la riportarono nel buio, attraverso la strada stretta, fino ad una piccola casa. Lei viveva lì e vi aveva partoritoo tutti i suoi figli. Da quel posto era fiorita la loro grande fortuna. Se avesse abbandonato la strada miserevole e la casetta, forse la fortuna li avrebbe abbandonati; questo era quello che lei credeva".
La Luna non disse più niente, la sua visita a me quella sera fu davvero troppo breve. Ma ripensai alla vecchia signora nel suo vicolo miserevole e stretto. Una sola parola da lei, e lei avrebbe potuto avere una magnifica casa sulla riva del Tamigi, una parola da lei, e lei avrebbe potuto avere una villa sul golfo di Napoli. "Se dovessi abbandonare l'umile casa da cui le fortune dei miei figli sono nate, allora forse la fortuna potrebbe abbandonarli!" Si trattava di una superstizione, ma che, per chi conosce la storia e ha visto il quadretto, si può riassumere in due parole dense di senso - una madre.
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