venerdì 23 agosto 2013

La resistenza all'euro

21 agosto 2013

http://goofynomics.blogspot.it/2013/08/la-resistenza-alleuro.html
(visto che dalle fogne del web stanno risbucando fuori quelli che "'a rata der mutuo"i terroristi da quattro soldi al mazzo incapaci non dico di produrre, ma evidentemente nemmeno di accostarsi a leggere un'analisi seria e documentata come quelle di Bootle o di Nordvig - per citare due al cui campo certa gente dice di appartenere, e per non entrare nella sterminata lista degli economisti che avevano ampiamente previsto la catastrofe - sarà il caso di ricordare che la resistenza all'euro non è un problema di braccino corto...)

da Bagnai, A. (2012) "Il tramonto dell'euro", Reggio Emilia: Imprimatur, p. 260

La resistenza all’euro

Permettetemi una considerazione personale.

Sono stanco di discutere i vantaggi o gli svantaggi economici della moneta unica. Ho mostrato come altri, da decenni, l’abbiano fatto con maggiore autorevolezza di me, giungendo a conclusioni univoche. Il punto però non è questo. Io vorrei chiedervi: i nostri padri, i nostri nonni, che a un certo punto hanno deciso di andare sulle montagne per fare la Resistenza, e anche quelli che invece sono rimasti a casa, secondo voi, prima di partire o di restare, si sono chiesti se l’anno dopo la benzina sarebbe costata due euro al litro? Si sono chiesti se l’inflazione sarebbe aumentata di uno, due, o dieci punti? Si sono chiesti cosa sarebbe successo alla rata del mutuo?

Non credo. Avranno avuto altre motivazioni, e sono certo che non tutte saranno state nobili, perché l’uomo è fatto così. Ma il conto della serva non penso che lo abbiano fatto in molti: né quelli che sono partiti, né quelli che sono restati.

Preciso il concetto, qualora non fosse chiaro.

Se anche fuori dall’euro ci fosse un baratro economico (ma le cose, come vedremo, stanno in modo diametralmente opposto), se anche l’uscita ci consegnasse, come pretendono certi strampalati disinformatori, alle sette piaghe d’Egitto, sarebbe comunque dovere morale e civile di ogni italiano opporsi al simbolo di un regime che ha fatto della crisi economica un metodo di governo, che ha eletto a propria bandiera la deliberata ed esplicita e rivendicata soppressione del dibattito democratico.

Opporsi all’euro è l’unico segnale che oggi rimanga a un cittadino europeo per dichiarare il proprio dissenso verso il metodo paternalistico con il quale l’élite mette il popolo di fronte al fatto compiuto, affinché il popolo vada dove l’élite vuole condurlo. Così come l’autore del divorzio ammette di essere stato perfettamente consapevole del fatto che questo avrebbe condotto a un’esplosione del debito, gli autori dell’euro ammettono di essere stati perfettamente consapevoli che iniziare l’integrazione europea dalla moneta avrebbe condotto a una crisi. Sfido io! C’erano trent’anni di letteratura accademica a dimostrarlo. Ma, teorizzano questi politici, la crisi era necessaria: bisognava che il debito pubblico esplodesse perché lo Stato imparasse a spendere di meno; bisognava che l’Europa arrivasse all’orlo del conflitto perché gli Stati si decidessero a muovere verso la non meglio specificata “unione politica”.

Solo che in questi argomenti c’è sempre qualcosa che non torna. Dopo il divorzio lo Stato non ha speso di meno, ma di più, e per di più orientando la propria spesa verso i più ricchi.L’unione politica proposta si configura sempre di più come progetto imperialistico: si parla apertamente di creare Zone economiche speciali in Grecia, di mettere sotto tutela tutti i governi periferici…

Se accettiamo questo metodo, non ci sono limiti a quello che ci potrà essere imposto. E l’unico modo per opporci è rifiutare l’euro, il segno più tangibile di questa politica e dei suoi fallimenti.




(ricordiamolo: la democrazia non è un posto per "trader" - de sarsicce - col braccino corto...)

Precario minaccia di darsi fuoco a palazzo Chigi

POCO DOPO IL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Precaria della scuola da 15 anni minaccia
di darsi fuoco davanti a palazzo Chigi 

Virginia Taranto, 55 anni, di Napoli: «Chiedo solo il lavoro che mi spetta». Poco prima c'era stato l'incontro con il ministro

ROMA - Non ce l'ha fatta più. Dopo 15 anni da amministrativa precaria nelle scuole, con il matrimonio finito, una figlia da aiutare e una madre anziana, è stata sopraffatta dalla disperazione. E ha minacciato di darsi fuoco in piazza Montecitorio, davanti a palazzo Chigi, dove venerdì mattina c'è stato il primo Consiglio dei ministri dopo la pausa di Ferragosto.
ALCOL NELLA BOTTIGLIA - Anche per l'anno scolastico 2013-2014 Virgina Taranto, 55 anni, di Napoli, avrebbe avuto tutt'al più un contratto a tempo determinato. Il suo nome infatti non c'è nella lista degli 11.268 insegnanti e amministrativi che hanno conquistato l'assunzione definitiva: proprio stamattina il governo ha autorizzato il ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, alla loro stabilizzazione insieme a quella di 672 dirigenti scolastici. Per questo i sindacati avevano organizzato un sit-in davanti a palazzo Chigi: ed è stato nel corso della manifestazione che Virginia ha tirato fuori dalla borsa una bottiglia di alcol etilico che avrebbe voluto usare per farla finita.
Il ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza (Ansa)Il ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza (Ansa)
«CHIEDO IL LAVORO CHE MI SPETTA» - Per la polizia in quella bottiglia c'era solo acqua, ma in ogni caso Virginia è stata bloccata dai colleghi in piazza. « Sono la 29esima in graduatoria - spiega con rabbia all'Adnkronos -. Dovevo essere di ruolo già da tre anni, invece rischio di perdere il lavoro». E racconta: «Lotto da anni, ho avuto due ictus, ma non chiedo l'invalidità, chiedo il lavoro che mi spetta. Ho una figlia universitaria a cui provvedere, sola, e una madre di 87 anni. Sono precaria da 15 anni, in terapia da due, ci sono momenti in cui davvero non ne posso più. Per questo volevo farla finita». L'impiegata sostiene di essersi vista «passare davanti prima i collaboratori, per un gioco sporco dei sindacati. Ora i docenti inidonei, che a loro volta subirebbero una grande ingiustizia, di fatto dimensionati dal livello 7 al livello 4. Oltretutto - rimarca - si tratta di insegnanti con problemi di salute, dunque non potrebbero garantire continuità di servizio. Risultato? Saremmo chiamati a fare le sostituzioni, la beffa delle beffe. Questo è mobbing sociale».
«GOVERNO SORDO» - «È stato un attimo - racconta ancora all'Adnkronos Anna Grazia Stammati, dell'esecutivo nazionale Cobas -. Nessuno di noi era a conoscenza del suo intento suicida. È disperata». Provvidenziale l'intervento dei colleghi per fermarla. «Subito dopo - spiega la sindacalista - ha avuto un malore ed è arrivata l'ambulanza per assisterla. La verità è che viviamo una situazione drammatica e il governo si mostra sordo alle nostre richieste».
L'INCONTRO CON IL MINISTRO - Poco prima i precari avevano avuto un incontro con il ministro Carrozza. «La giornata era iniziata bene ma ha rischiato di finire nel peggiore dei modi - spiega Stammati - Poi è arrivata la notizia che il Consiglio dei ministri ha rinviato alcune decisioni a lunedì, ma nessuno è venuto a informarci delle scelte assunte e così in piazza è prevalsa la disperazione».
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Tesoro sparito da 14 depositi bancari

COSENZA

Tesoro sparito da
14 depositi bancari

23/08/2013

La Guardia di finanza indaga sul quarantasettenne Giacomo Caruso, fino a poche settimane fa a capo della filiale cittadina dell’istituto di credito. Il direttore ha chiesto ai pm di essere interrogato. La Procura gli contesta d’aver messo le mani su 770mila euro

Tesoro sparito da 
14 depositi bancari
Parlerà. Ha voglia di vuotare il sacco, di svelare in che modo avrebbe fatto sparire i quattrini che i clienti avevano in deposito nella filiale di Cosenza di Banca Sviluppo. Giacomo Caruso, 47 anni, fino a qualche settimana fa, era il direttore dell’agenzia di credito, un istituto che avrebbe gestito in modo “familiare” gettando le basi per la creazione di una banca “parallela”. Una banca nella banca con finte assunzioni di amici sistemati in ruoli chiave e congiunti destinatari di cospicue somme prelevate da conti di facoltosi clienti. Uno di questi, un noto imprenditore del posto, ha già presentato una denuncia in Procura dopo aver scoperto un gigantesco “buco” nel suo deposito. Settecentosettamila euro spariti, prelevati senza autorizzazione dal direttore e dispersi in una miriade di rapporti, alcuni dei quali, intestati a congiunti. Adesso, però, Caruso, attraverso il suo legale, l’avvocato Pasquale Vaccaro, ha chiesto al procuratore aggiunto, Domenico Airoma, di essere interrogato. Forse, parlerà di quella banca nella banca che, secondo l’accusa, aveva creato. Un ipotetico modello truffaldino che è stato scoperto dai vertici della banca durante una ispezione interna. Ora che Caruso è rimasto senza lavoro ed è indagato ha deciso di parlare.