giovedì 25 agosto 2011

BELLA HAWAIANA BANANA ITALIANA

BELLA HAWAIANA BANANA ITALIANA


Nella storia del cinema italiano agli inizi degli anni settanta una straordinaria commedia, Polvere di Stelle, interpretata dal grande Alberto Sordi narrava le peripezie fortunate e sfortunate di una compagnia teatrale di avanspettacolo che tentava di sbarcare il lunario durante la seconda guerra mondiale, in concomitanza dell'occupazione italiana da parte dell'esercito americano. Il sogno di raggiungere la notorietà ed il successo a cui aspirano i protagonisti attraverso una tournee stravagante si trasforma purtroppo in una effimera e amara illusione. La stessa che avranno milioni di risparmiatori italiani nel tentativo di riassestare maldestramenteall'ultimo minuto parte del loro portafoglio a fronte di quello che sta emergendo in termini di rischio finanziario per il nostro paese.


Sono centinaia e centinaia le e-mail che mi arrivano in questi giorni chiedendomi dove e come si può comprare oro fisico, con il prezzo che ormai ha abbondantemente superato la soglia dei $ 1800 per oncia: nessuno di loro è disposto a riflettere su quello che sta richiedendo ovvero acquistare metallo giallo dopo che da anni non ho fatto altro che consigliarlo. Dal punto di vista giornalistico sono interessanti anche le richieste di come aprire un conto in Svizzera e depositarvi franchi svizzeri nell'intento di proteggersi da sempre più probabili manovre di prelievo coatto sulle giacenze bancarie da parte del Governo in Italia. Anche qui mi viene da sorridere pensando ai poveri illusi che vogliono cambiare l'euro contro il franco svizzero quando il rapporto di cambio ormai è prossimo alla parità, quindi assolutamente non conveniente.


Inoltre permane ancora l'illusione che la Svizzera possa essere un paese in grado di dare una qualche sorta di protezione è, sine ulla dubitatione, ormai fuori luogo. Le banche svizzere possono proteggervi solamente se avete depositi che non rispettano la legislazione sul monitoraggio fiscale italiana, in buona sostanza ha senso aprire un conto in Svizzera solo se il deposito non è dichiarato in Italia e quindi lontano dagli occhi dell'Agenzia delle Entrate, il che espone il piccolo risparmiatore ha ingentissimi rischi e sanzioni, oltre a svariati reati. Personalmente sconsiglio nella maniera più assoluta di effettuare queste tipologie di deposito. Sul piano fiduciario le banche svizzere non sono più tanto credibili, il caso UBS ha fatto storia, inoltre molte di loro hanno una situazione patrimoniale ben peggiore di quella di grandi banche italiane.


Continuo a dirvelo e scriverlo: se volete un pezzo di carta sicuro compratevi un titolo di Stato norvegese, ma anche per questo è ormai troppo tardi. Non dimentichiamo comunque che il mercato azionario, attuale termometro dello stato di crisi, sconta probabilmente al momento lo scenario peggiore: in questi termini pensare ad una selettiva attività di stock picking nei confronti di alcuni titoli azionari, con i prezzi ai minimi storici, che hanno rendimenti (yield) attraverso il flusso di dividendi attesi di oltre il 6/7% possa essere preferita alla detenzione di titoli di stato, che rappresentanoquote di debito di dubbio rimborso nel medio/lungo termine. Non sono casuali a riguardo i limiti imposti dalla Consob alle vendite allo scoperto e i repentini congelamenti delle quotazioni nei confronti dei titoli bancari: segno evidente che non si vuol far scendere ulteriormente i livelli di prezzo di determinate grandi aziende italiane.


Non parlo poi delle sconsiderate composizioni di portafoglio che hanno la maggior parte dei risparmiatori italiani ancora ad oggi, nonostante quello che è accaduto dalla scorsa estate nessuno ha provveduto a ristrutturare il proprio dossier titoli, la maggior parte dei quali sono ancora composti solo da governativi italiani. C'è chi dorme sonni tranquilli avendo in pancia solo un BTP o un CCT di centomila euro e sogna la fortuna come Mimmo in Polvere di Stelle, quando sono mesi e mesi che consiglio di prendere posizione attraverso fondi flessibili oppure obbligazionari dinamici. Oggi è inutile comunque nascondersi, l'illusione ormai è svanita, ci aspetta il conto per come abbiamo vissuto e per come abbiamo amministrato la cosa pubblica, tanto in Italia quanto in Europa: prima familiarizzeremo con questo concetto e le sue possibili conseguenze e prima saremo mentalmente e finanziariamente preparati a quello che ci accadrà.

Debito pubblico e/o biglietti di stato

Debito pubblico e/o biglietti di stato

Il debito pubblico aumenta vertiginosamente con la fine dell'emissione dei BIGLIETTI DI STATO A CORSO LEGALE, la moneta di stato che non genera passivo.

La dittatura europea

Ida Magli a Torino presenta "La dittatura europea"
La famosa antropologa e scrittrice illustra la sua opera oggi più che mai d'attualità
Di Massimo Calleri, CIVICO20NEWS, 02/03/2011


In anteprima al convegno che si svolgerà venerdì 4 marzo alle ore 20,30 presso la sala Fermi dell'Hotel Ambasciatori di Torino abbiamo intervistato l'insigne antropologa e scrittrice Ida Magli sul tema del saggio che fa parte dei temi della serata. Ida Magli ha così risposto, con la consueta disponibilità, alle nostre domande:

1) Qual è l’origine di quella che Lei ha definito “la dittatura europea”?

Le origini vengono da molto lontano. Un progetto di “pace perpetua” fondato sull’omogeneizzazione di tutti i popoli e di tutti gli Stati, in primis di quelli europei, risale al primo Umanesimo ed è passato poi ai Filosofi del Settecento fino a Kant che ha scritto appunto un “Progetto di pace perpetua”. Si trattava con tutta evidenza di un discorso filosofico, un’ipotesi teorica priva di qualsiasi aggancio con la realtà, ma i politici e i finanzieri anglo-americani se ne sono serviti, alla fine della prima guerra mondiale, per lanciare, sotto l’ideale della pace, l’idea di un’unione degli Stati europei. Un’unione federale a guida americana che in realtà doveva dare inizio ad una economia e ad un mercato mondiale.

2) Qual è il rapporto dare/avere fra l’Unione Europea e l’Italia?

Non credo che si possa parlare di un rapporto dare-avere. Qualcuno presenta ogni tanto un bilancio di quanto l’Italia dà all’Unione in denaro come la quota obbligatoria dell’Iva annuale, gli stipendi e le spese dell’europarlamento e quanto riceve di contributi all’agricoltura e altre cose del genere, ma si tratta ovviamente di bilanci senza senso. In che modo, infatti, si può calcolare il danno della perdita della sovranità sulla moneta, con tutto quello che ha comportato e che comporta di pagamento degli interessi (signoraggio) ai banchieri della Banca centrale europea? In che modo calcolare la perdita del proprio territorio con l’eliminazione dei confini stabilita con il trattato di Schengen? La perdita dell’indipendenza del proprio Stato con la connessa perdita del prestigio del nome di una nazione e di una civiltà che ha impresso, dal tempo di Roma in poi, il proprio volto all’Europa? Per non parlare della perdita della libertà di produzione dei propri prodotti, con l’imposizione pianificata delle colture agricole, dallo sterminio di magnifiche mucche allo scambio di frutta che viaggia da un capo all’altro del mondo per unificare pomodori cinesi e zucchine brasiliane di perfetta misura bruxelliana? Non esistono bilanci al mondo che possano fare simili calcoli.

3) Quali sono i lati oscuri che il progetto Europa nasconde?

Quello che non è mai stato detto chiaramente da nessuno dei nostri politici: lo scopo finale della globalizzazione, il Governo unico mondiale. La riduzione all’uguaglianza di comportamento per tutti i popoli: una sola lingua, una sola religione, una sola moneta, una sola identità, una sola cultura, un solo Stato. La “guida” sottostante a quella dei governanti sembrerebbe massonica, in quanto questi sono fin dall’inizio gli ideali massonici, ma non ne esistono prove. Personalmente però io sono convinta che la globalizzazione non sia, non possa essere la meta finale, ma piuttosto lo strumento per uno scopo ulteriore di cui non so nulla. Il motivo per il quale ritengo che la globalizzazione non possa essere la meta finale, è presto detto: non è possibile mantenere miliardi di uomini immobili nella posizione raggiunta. La lingua, per esempio, si trasforma da sé senza che nessuno ne sia consapevole e lo voglia (pensiamo, per esempio, a come è diverso l’italiano di oggi dall’italiano di Dante); i legami, gli affetti fra i gruppi territorialmente più vicini diventano necessariamente più forti ( nell’affetto o nell’ostilità) che con i gruppi lontani, e così via. Insomma l’uguaglianza non perdura neanche per brevissimi periodi se non con la violenza di un potere dittatoriale (come è successo nel mondo sovietico) e, dopo il periodo della dittatura, sicuramente il governo mondiale non potrebbe sussistere.

4) Quali danni ha prodotto l'euro nell'economia nazionale?

Talmente grandi che non è possibile calcolarli. Il passaggio alla moneta unica è stato chiamato “la rapina del secolo” ma in realtà soltanto cinque o sei banchieri, quelli che l’hanno progettata e che ne hanno incassato il frutto, sono in grado di fare un calcolo. E’ proprio su questo fatto, ossia che i popoli non avrebbero mai potuto avere un’idea esatta, matematica, di quello che stava succedendo, che i banchieri hanno contato nel compiere la rapina. Se ci atteniamo, del resto, anche soltanto a quello che abbiamo sotto gli occhi, non possiamo sbagliarci: con uno stipendio mensile di due milioni di lire un qualsiasi cittadino italiano viveva bene, con i corrispondenti mille euro non riesce a vivere. Ma è impossibile anche calcolare il danno prodotto dall’ansia di dover utilizzare una moneta sconosciuta, il timore di sbagliare perdendo quel poco che si possiede; inoltre il raddoppio generalizzato dei prezzi che è stato dovuto, non, come si è detto, alla disonestà dei commercianti ma alla inflazione volutamente inserita, per assorbirla all’insaputa dei cittadini, nel falso valore assegnato all’euro. Un’inflazione che continuiamo a scontare senza speranza di recupero, mentre la Bce ne dichiara a stento il 2%, e che ha portato sull’orlo del fallimento i Paesi in cui era più alta, Grecia, Portogallo, Spagna, Italia. Dobbiamo assolutamente uscire dall’euro se vogliamo salvarci.


5) Quali danni sta producendo il trattato di Schengen su sicurezza e certezza del diritto?

Ogni Stato è stato sempre fornito di confini: non è uno Stato se non possiede un determinato territorio. Quindi, per prima cosa, l’Italia non è più uno Stato. Cosa che, del resto, è lo scopo primario dell’unificazione europea: l’eliminazione degli Stati. In concreto poi succede che non esistono né controlli per le persone né dogane per le merci, che, secondo il Trattato di Maastricht, devono circolare liberamente in tutta l’Unione. L’immigrazione è esplosa ovviamente a causa della mancanza dei confini: se uno non ha la porta non può accusare nessuno di essere entrato in casa sua, o meglio non può affermare di avere una casa propria. Chiunque sia cittadino dell’Unione può stabilirsi in Italia e ha diritto di voto attivo e passivo alle elezioni amministrative. Ma c’è chi propugna il diritto di cittadinanza e di voto anche per gli extracomunitari giunti da ogni parte del mondo quasi da invitati perché la caratteristica che accomuna da sempre tutti i nostri governanti è un assoluto disprezzo e odio per l’Italia e la volontà di calpestare, di distruggere gli Italiani chiamando gli stranieri. L’hanno fatto per duemila anni e continuano a farlo. Vengono tutti in massa, perciò, in Italia, terra sognata da secoli …



6) Secondo Lei il Progetto Europa è fallito prima ancora di cominciare?

Che sia fallito credo che sia cosa ormai ben visibile a tutti. In un certo senso è fallito anche prima di cominciare perché ovviamente lo scopo era quello dell’unificazione politica e l’unificazione politica di Nazioni come la Francia, l’Inghilterra, la Germania, la Spagna, l’Italia (solo per citare le più importanti), con una propria lunghissima storia di civiltà, con una propria lingua, una propria letteratura, un proprio itinerario di indipendenza non era neanche “pensabile”. I vari Kohl, Mitterand che hanno voluto a tutti i costi l’unione, hanno cominciato dalla moneta proprio perché sapevano di non poter realizzare l’unione politica. Si è trattato perciò di operazioni “a tavolino”, prive di realtà, pura finzione. “l’Europa è un bluff” come dice il prof. Lucio Caracciolo, profondo esperto di geopolitica ma anche uomo di sinistra amico di Enrico Letta. Sì, è un bluff, ma giocato, sotto le vesti della democrazia, con la vita dei popoli, con la loro identità, con la loro libertà, con i loro affetti, con le loro ricchezze. Un crimine che ancora nessun imperatore, nessun dittatore, nessun tiranno aveva mai compiuto.

7) A chi attribuisce i “meriti” della nostra entrata nel sistema euro?

Non ci sono dubbi: a Ciampi e a Prodi. Con l’appoggio di tutti gli altri, ma soprattutto della sinistra che infatti ha chiamato, con una mossa a sorpresa, Romano Prodi a proprio leader, sebbene si trattasse di un vecchio democristiano, esclusivamente a questo scopo: portare l’Italia nell’euro ingannando l’elettorato, gli operai, che mai avrebbero potuto supporre che la sinistra fosse schierata dalla parte dei banchieri, dei capitalisti. A Ciampi, invece, governatore della Banca d’Italia e di conseguenza supposto grande esperto di operazioni valutarie agli occhi degli Italiani, è stato affidato il compito di svalutare la lira fino al limite del crollo e svendere quasi tutti i beni dello Stato per portare l’Italia nelle condizioni economiche accettabili da parte dell’Europa. Non so immaginare quale apposito girone dell’Inferno Dante avrebbe creato per questi due uomini se avesse avuto l’ orribile disgrazia di conoscerli.

8) Cosa si può fare per ricostruire il sistema sociale ed economico nazionale?



Sospendere immediatamente il trattato di Schengen così da potersi difendere con tutti i mezzi possibili dall’immigrazione e dallo stanziamento nel nostro territorio di stranieri di ogni tipo. E’ inutile appellarsi all’UE come fanno i nostri ministri dell’estero e dell’interno. L’Unione europea è stata creata appositamente per distruggere le Nazioni, gli Stati, l’identità dei popoli, per cui l’immigrazione è provocata e incoraggiata come lo strumento più adatto per raggiungere questi scopi. L’Italia deve guardare in faccia questa realtà e, anche ammesso che i politici non possano dirlo apertamente, contare soltanto sulle proprie forze e approntare mezzi di difesa molto stringenti e coercitivi. Il nostro piccolissimo territorio non può ospitare neanche una persona in più (al momento dell’unità d’Italia la popolazione non arrivava ai 25 milioni, oggi supera i 60.) Esistono continenti e paesi vastissimi e quasi disabitati come il Canada, gli Stati Uniti d’America, l’Australia, l’Africa, la Russia: non ha senso che quelli che vogliono cambiare paese vengano in Italia.

Contemporaneamente alla sospensione di Schengen, l’Italia deve uscire dall’euro, riprendendosi la sovranità monetaria. Si tratta di un’operazione consigliata da molti economisti sia italiani che stranieri a tutti i paesi che hanno economie troppo diverse per poter essere omologate in un’unica linea direttiva. Avrebbe un costo, sicuramente, ma nulla in confronto ai vantaggi di breve e di lunga durata. Inoltre, dato che l’euro e la Banca centrale europea sono le uniche istituzioni concrete dell’UE, abbandonarle avrebbe il significato concreto di un giudizio negativo reale nei confronti dell’unificazione europea.


9) Secondo Lei l’Italia ha bisogno di ritrovare gli italiani oppure si è rassegnata?



Il problema sono i leader, i governanti, i politici di tutti i partiti, il Papa, il clero. Sono loro che – lo ripeto con forza – vogliono la distruzione dell’Italia e tendono al multiculturalismo e al mondialismo massonico. I popoli non sono in grado di prendere l’iniziativa senza una guida, senza un capo. Spero, tuttavia, che qualcuno, non so bene chi, senta l’amore per l’Italia e per la sua libertà e dia inizio alla liberazione. Nella Lega sono presenti molti fermenti contro il predominio della Banca centrale europea e contro la massoneria installata ai piani alti dell’Europa. So anche per averlo constatato di persona che esistono piccoli movimenti sparsi contro l’euro, a cominciare dall’ormai classico partito “No euro”. La mia associazione “Gli Italiani liberi” è piena di persone che vogliono la libertà d’Italia da qualsiasi dominazione straniera, compresa quella statunitense. Non abbiamo le forze economiche indispensabili per l’organizzazione di un partito, ma io spero che ci si possa mettere tutti insieme, al di là di ogni ideologia, per liberare l’Italia.

Welfare all'italiana: pensioni e privilegi

Pensioni e privilegi

di Nunzio Miccoli, 27/07/2011
Fonte: http://www.viruslibertario.it/Economia.htm#PENSIONI E PRIVILEGI



In Italia si chiede di allungare la vita lavorativa, anche esibendo false statistiche sull’allungamento della vita, perché l’Inps è ancora attiva, ma da parte di economisti, professori e politici non si chiede di eliminare le pensioni privilegiate; il pensionato più ricco d’Italia prende 90.000 euro nette di pensione il mese, un ex deputato prende la pensione dopo essere stato in parlamento solo un giorno, un ex presidente del consiglio, dopo aver tagliato le pensioni altrui, prende 31.000 euro al mese di pensione, un ex presidente della repubblica prende una pensione netta di 4.766 come ex magistrato, pur avendo svolto quest’attività solo per tre anni; ci sono le baby pensioni, le doppie pensioni, le triple pensioni e le pensioni ai mafiosi che gli americani non corrispondono.

Un dirigente delle Banca d’Italia è andato in pensione a 44 anni con 18.000 euro netti il mese, un dirigente dello Stato è andato in pensione nel 2009, a 47 anni, e prende 6.000 euro il mese e ora, poiché ha ancora voglia di lavorare, fa l’assessore; un pensionato commesso del senato prende 8000 euro nette di pensione il mese. C’è la bidella pensionata a 29 anni, l’automobilista che prende la pensione per ciechi, ci sono le pensioni per i falsi braccianti agricoli, le false pensioni d’invalidità e le pensioni riscosse dai figli per genitori defunti.
Lo stato ha lasciato intatti i vitalizi, le liquidazioni e le pensioni dei parlamentari e, dopo le ultime riforme delle pensioni, tanti sono riusciti a mantenere i privilegi; i sindacati e gli interessati privilegiati hanno sempre affermato, confortati da alcune sentenze, che i diritti acquisiti non si toccano, ma questi privilegi, che intaccano il principio di eguaglianza, di cui all’art. tre della costituzione, andrebbero invece toccati.
Si approvano leggine che autorizzano superburocrati a intascare pensioni di euro 1.369 il giorno, in Sicilia si va ancora in pensione a 45 anni, però i pensionati al minimo sono stati costretti a restituire all’Inps i soldi ricevuti per sbaglio; le leggi sbagliate vanno cambiate, l’Italia non è uno stato di diritto, c’è chi non riesce ad avere una risposta dalla previdenza, perché non ha santi in paradiso, e chi incassa celermente la pensione a 29 anni.
Oggi in Italia sono erogate 23,8 milioni di pensioni, l’importo medio è di 1.129 euro il mese, però, quando gli esperti invitano a tagliare le pensioni, si dimenticano sempre delle pensioni privilegiate. Mauro Sentinelli, ex direttore generale Tim, incassa una pensione mensile di 90.000 euro, Felice Crosta, ex dirigente della regione Sicilia, 41.600 euro il mese, diritto riconosciuto dalla Corte dei Conti.
Nel 1956 Antonio Segni aveva concesso la pensione di anzianità agli uomini con 25 anni di anzianità e alle donne con 20; nel 1965 Aldo Moro estese la pensione di anzianità anche al settore privato, ma chiese 35 anni di contributi, in compenso, concesse il passaggio dal sistema misto contributivo a quello retributivo. Nel 1973 il governo di Mariano Rumor concesse alle donne la pensione di anzianità con soli 14,5 anni di servizio (le donne si dicono sempre discriminate), perciò, grazie alla ricongiunzione dei contributi, una bidella andò in pensione a 29 anni.
Nel 1992 ci fu la stretta, Giuliano Amato, con la sua riforma delle pensioni, tagliò le pensioni di anzianità, però lui personalmente dall’1.1.1998 incassa una pensione Inpdap di 12.518 euro il mese, come professore universitario, la pensione di parlamentare di 9.363 euro e ha altri incarichi privati, in tutto 30.000 euro il mese. Prima di andare in pensione, aveva anche fatto votare la cumulabilità dell’indennità di ministro con altri trattamenti pensionistici.
Nel 1995 anche Lamberto Dini fece la sua riforma delle pensioni, introdusse il sistema contributivo al posto di quello retributivo e impose il divieto di cumulo per quelli che andavano in pensione dopo di lui; oggi riceve due pensioni private, una come statale e una come senatore, in tutto 40.000 euro netti il mese. Nel 2009 l’età pensionabile è stata agganciata alla speranza di vita, stimata in circa 64 anni nel 2015 e 69 nel 2050, solo gli indovini possono fare queste stime.
Bisogna dire però che oggi, per ovviare agli abusi del passato, si fanno anche statistiche e previsioni false, poiché i contributi lavorativi non sono abbassati, si vuole rendere l’Inps, oggi ancora attiva, malgrado gli allarmismi, impresa economica produttrice di reddito. A causa d’inquinamenti, cattiva alimentazione e farmaci, non si sa quando si vivrà in futuro, 50 anni fa la durata della vita media era statisticamente inferiore perché c’era la mortalità infantile e c’erano i morti in guerra, due categorie che non influivano sui conti dell’Inps, il dato falsato è servito a professori ed economisti per pretendere l’allungamento dell’età per la pensione, ignorando che quando si allunga l’età lavorativa, si blocca il turnover e, poiché l’occupazione non aumenta, i giovani hanno ancora più difficoltà a trovare lavoro.
Luca Boneschi è stato parlamentare per un giorno e dall’età di 44 anni prende la pensione di 7.773 euro netti, la stessa cosa vale per i radicali Piero Craveri e Angela Pezzana, che erano stati parlamentari per una settimana; Pannella aveva inventato il deputato a tempo, uno lasciava e subentrava un altro. Nel 1997 Oscar Luigi Scalfaro si diceva contro le pensioni d’oro, però cumula la pensione da magistrato, pari 4.766 netti al mese, avendo fatto il magistrato solo tre anni, con l’indennità di senatore, pari a 15.000 euro netti il mese; ha ottenuto la pensione da ex magistrato con i contributi figurativi versati dallo stato.
Carlo Azeglio Ciampi, assieme a Romano Prodi, ci traghettò a Maastricht con una manovra economica dolorosissima, riceve l’appannaggio di senatore a vita, una pensione della Banca d’Italia e una dell’Inps, nel 2009 ha dichiarato 687.626 euro come redditi da lavoro dipendente. Andreotti incassa due pensioni, però non risulta che abbia svolto un altro lavoro, Armando Cossutta incassa la pensione Inps, i contributi sono stati versati dallo stato con la legge Mosca, di cui hanno beneficiato sindacalisti e comunisti.
Luciano Violante riceve due pensioni, come ex parlamentare e come ex magistrato, in tutto 16.680 euro il mese, Romano Prodi prende tre pensioni, come ex presidente della commissione europea, come ex parlamentare e come ex professore universitario. L’economista Mario Baldassarre riceve tre pensioni, una parlamentare, una universitaria e la terza di reversibilità della moglie; dal 1994 Duilio Poggiolini, ex direttore generale della sanità, prende la pensione da dirigente ministeriale, più la pensione da professore universitario.
Il comunista Giovanni Russo Spena prende due pensioni, una parlamentare e una universitaria, pari a quasi 8000 euro netti il mese; Publio Fiore, parlamentare DC, ferito nel 1977 dalle brigate rosse e perciò esentato dalle tasse come vittima del terrorismo, prende la pensione Inpdap e la pensione da parlamentare, in tutto oltre 22.000 euro netti il mese. Silvestre Liotta, della DC, prende la pensione da parlamentare e quella da ex segretario dell’Assemblea regionale siciliana, in tutto, oltre 14.500 euro il mese, più due stipendi per altri incarichi, perché si sente ancora giovane.
L’ex sindacalista Sergio D’Antoni, del PD, favorevole al rigore sulle pensioni, ha approvato la riforma che sostiene il principio contributivo, prende la pensione da ex professore universitario, pari a 5.233 euro netti il mese, ma non si sa quando abbia fatto il professore universitario; Carlo Vizzini è entrato in parlamento a 29 anni e prende l’assegno Inpdap come ex professore universitario. Vincenzo Scotti ha una pensione di dirigente industriale e una per aver fatto il sottosegretario senza essere parlamentare, però non si sa quando abbia fatto il dirigente industriale, i suoi contributi figurativi li ha versati lo stato; Clemente Mastella unisce l’indennità di Bruxelles con la pensione di giornalista.
I politici non sono uguali agli altri cittadini, oggi solo loro hanno diritto a cumulare le pensioni, in fondo, le leggi le fanno loro, perciò Franco Marini ha beneficiato della legge Mosca ed ha l’indennità parlamentare e la pensione Inps di 2.500 euro netti il mese. Toni Negri, di Autonomia Operaia, essendo stato 64 giorni deputato, incassa una pensione mensile di 3.108 euro; entrò in parlamento nel 1983, candidato dai radicali per farlo uscire dal carcere, dove era rinchiuso dal 1.979; dopo i 64 giorni da parlamentare, fuggì a Parigi.
Cicciolina, ex pornostar ed ex deputato radicale, prenderà la pensione il 12.11.2011, Irene Pivetti, della Lega Nord, ex presidente della Camera, andrà, in pensione nel 2013 con 6.203 euro netti, più auto con autista; Alberto Asol Rosa, fu parlamentare per 519 giorni, dal 1979 al 1980, e prende 3.108 euro il mese di pensione, così come Rossana Rossanda, deputato per cinque anni, Gino Paoli, Fulco Pratesi, Enzo Bettiza e Claudio Magris. Prendono quasi 9.500 euro di pensione il mese Ciriaco de Mita, Paolo Pomicino, Sergio Mattarella, Vincenzo Visco, Gerardo Bianco, Alfredo Biondi, Valerio Zanone, Antonio Del Pennino, Gavino Angius e Francesco D’Onofrio.
La figlia di Armando Cossutta, Maura, prende 4.725 euro il mese di pensione, per aver fatto per 5 anni il deputato; i parlamentari, quando cessano il mandato, prendono anche la liquidazione, in media 300.000 euro, il vitalizio dei parlamentari non è proporzionato ai contributi versati. Prendono la pensione di palazzo Madama, Luciano Benetton (3.108 euro), Francesco Merloni (9.947 euro) e Susanna Agnelli (8.455 euro). Paolo Prodi, fratello di Romano, prende la pensione dopo 4 mesi da deputato.
Sono pensionati parlamentari il giornalista Eugenio Scalfari (3.108 euro), Vittorio Cecchi Gori (3.108 euro), Franco De Benedetti (6.590 euro), Giuseppe Zamberletti (9.947 euro), Nerio Nesi (4.725 euro), Franco Bassanini (9.947 euro); anche i parlamentari condannati penalmente prendono la pensione, Giancarlo Cito riceve la pensione, nonostante la condanna per associazione esterna alla mafia.
Giuseppe Gambale ottenne la pensione nel 2006, quando aveva 42 anni (8.455 euro il mese), è pensionato ex parlamentare Vittorio Sgarbi (8.455 euro netti). Dal 1997 però la pensione dei parlamentari scatta a 65 anni, ridotti di un anno per ogni mandato, la riforma decorre dagli eletti nel 2001. Con 20 anni di contributi si può andare in pensione a qualsiasi età; però dal 2007 non si matura la pensione se non si sono fatti almeno 5 anni di mandato, agli altri italiani sono richiesti 40 anni.
Camera e Senato spendono per le pensioni 219 milioni l’anno e ne incassano 15 di contributi, i parlamentari viaggiano gratis anche a fine mandato, i presidenti delle camere hanno macchina con autista, le vedove dei parlamentari hanno diritto alla pensione di reversibilità. Nel settore telefonico, Mauro Sentinelli prende 90.000 euro di pensione il mese, Vito Gamberale 44.000, i pensionati del comparto telefonico hanno notevoli privilegi.
Giovanni Consorte, presidente di Unipol, prende dall’Inps 28.593 euro il mese, Ivano Sacchetti, pure Unipol, 28.560 euro il mese; Lino Benassi, della Banca Commerciale, prende 15.537 euro al mese dall’inps e ha incarichi in 12 società. Cesare Geronzi, presidente di Banca Roma-Mediobanca-Generali, dal 1996 ha una pensione Inps di 22.237 euro, l’ultimo anno di lavoro prese uno stipendio di 3.650.000 di euro e un premio di carriera di 20 milioni; appena andato in pensione a 61 anni, la prima dichiarazione che fece fu: “Bisogna alzare l’età della pensione!”.
In Banca d’Italia c’è chi è andato in pensione a 44 anni, con 18.000 euro mensili, come il professore Stefano Masera che poi passò a Imi, San Paolo, Ferrovie, Fideuram; da ricordare che la Banca d’Italia censura sempre gli sprechi previdenziali a favore dei comuni lavoratori; fino al 1997 in Banca d’Italia si poteva andare in pensione con 20 anni di servizio e a qualsiasi età; con la clausola d’oro, la pensione era agganciata allo stipendio del pari grado in servizio.
Alcuni pensionati della Banca d’Italia non hanno lavorato così tanto come da quando sono in pensione, Mauro Sarcinelli riscuote la pensione mensile da quando aveva 48 anni, oggi è pari a 15.000 euro mensili, quella di Lamberto Dini è di 18.000 euro, quella di Azeglio Ciampi di 30.000 euro. Mario Draghi riceve una pensione Inpdap, assieme ad una retribuzione nettamente superiore a quella dei suoi colleghi europei. Oggi in Banca d’Italia i 20 anni e i 44 sono aboliti, però, per la pensione anticipata, si regalano sei anni e la pensione inps è integrata dalla Banca d’Italia.
Il poliziotto Achille Serra, tra pensione e indennità parlamentare, prende 25.000 euro netti il mese; nel 1997 Andrea Monorchio, ragioniere generale dello Stato, tuonava contro le pensioni di anzianità, a 63 anni è andato in pensione con 10.853 euro netti, però, poiché si sentiva giovane, ha ricevuto altri incarichi presso Eni, Telespazio, ecc. Marco Staderini, da presidente dell’Inpdap affermava che nessuno doveva andare in pensione prima di 60 anni e se ne andò a 57; Antonio Maccanico, ex segretario del Quirinale e della Camera, ha una pensione mensile di 40.000 euro.
Nelle forze armate il sistema contributivo è stato applicato con 12 anni di ritardo, perché anche i militari sono disuguali, cioè dal 2.007, però l’ex direttore del Sismi, Sergio Siracusa, prende quasi 16.000 euro netti il mese. Da notare che il lavoro svolto da tanti pensionati privilegiati o meno toglie anche altre occasioni di lavoro ai disoccupati, questo fatto e il blocco del turnover aumenta la disoccupazione che in Italia, grazie alla statistiche false, risulta mimore perché, in mancanza di provvidenze pubbliche, non ci si iscrive nelle liste di disoccupazione .
Elio Catania. direttore generale e presidente dell’ATM di Milano, aveva uno stipendio di oltre 20.000 euro il mese, più la pensione Inps di 12.276 euro il mese; nel 2007 il dirigente di Alitalia, azienda in dissesto, Raffaele Lotito è andato in pensione all’età di 57 anni, con euro 15.158 netti, mentre Fulvio De Masi è andato in pensione con euro 11.157. Luciano Moggi, campione del calciomercato, prende dall’Inps una pensione di 11.814 euro il mese, Maurizio Romiti, figlio di Cesare, incassa una pensione di 16.513 euro il mese e ha incarichi in 17 società diverse.
L’ex presidente delle Assicurazioni Generali, il francese Antoine Bernheim, nel 2010 è andato in pensione, con 125.000 euro il mese. I giudici costituzionali prendono una pensione mensile di 20.000 euro lordi, tutti hanno diritto a un’auto con autista a vita; lo stipendio è di 15.600 euro netti il mese, la loro liquidazione è da record, il presidente Zegreblsky ha preso 635.000 euro netti.
Il giudice Mario Sossi riceve dallo stato una pensione di euro 13.216 netti il mese e gode dell’esenzione fiscale che spetta alle vittime del terrorismo; incassa la stessa pensione il procuratore di Milano, Francesco Saverio Borrelli, invece Luciano Infelisi prende 5.536 euro netti; nel 2002 l’assegno mensile medio dei giudici era di 6000 euro. In giudici italiani arrivano al vertice della carriera più facilmente e celermente dei colleghi europei, hanno lo scatto economico automatico e, per la carriera, il CSM promuove tutti, perciò arrivano tutti a giudice di cassazione; i giudici di cassazione hanno gli stipendi più alti dei colleghi europei, 122.279 euro l’anno nel 2006.
I giudici amministrativi e contabili hanno carriera ancora più veloce e stipendi maggiori. Oscar Luigi Scalfaro incassa una pensione di 4.766 euro al mese come ex giudice, mestiere da lui svolto per soli tre anni, Antonio di Pietro ha una pensione da magistrato, ha lasciato l’incarico nel 1995, quando aveva 44 anni, cumulando la pensione con il ricco stipendio di parlamentare.
Un commesso del parlamento è andato in pensione a 52 anni con 8000 euro mensili, i dipendenti del Parlamento incassano stipendi d’oro, vanno in pensione giovani con il sistema retributivo, come prima della riforma Dini, purché assunti prima del 2007; una norma capziosa, chi va in pensione adesso è facile che sia stato assunto prima del 2007. Gli ex dipendenti del Senato prendono una pensione media di 133.000 euro l’anno; nel 2010 Palazzo Madama ha speso in pensioni ai dipendenti 92,6 milioni di euro e la Camera 191 milioni.
L’Europa non è più morigerata, però anche essa pretende sacrifici pensionistici dai comuni lavoratori, nel 2009 ha speso 1.130 milioni di euro per le pensioni agli euroburocrati, anch’essa concede 1500 euro mensili per i portaborse dei deputati e spende 3 milioni di euro l’anno per i rinfreschi del parlamento; concede agli ex commissari 11.000 euro al mese per tre anni, poi questi vanno a lavorare per le industrie che dovevano controllare.
L’Europa ha 44.000 dipendenti, con stipendi netti da 6.000 a 16.000 euro, con tasse ridotte al minimo e indennità esentasse, perciò spesso lo stipendio netto supera quello lordo, l’Europa paga l’indennità di espatrio a chi lavora a Bruxelles da dieci anni; l’Europa chiede rigore a tutti, ma concede di andare in pensione a 63 anni, dopo dieci anni di lavoro e con il 70% dell’ultima retribuzione; le pensioni vanno da 3.500 euro a 12.000, la pensione media è di euro 5.844 netti.
Nel 1983 in Italia una bidella andò in pensione a 32 anni, aveva chiesto il ricongiungimento dei contributi versati nel settore artigianale, oggi riceve 835 euro il mese. La moglie di Umberto Bossi è una maestra, riceve la pensione Inpdap dall’età di 39 anni, 766 euro il mese; Cesare Romiti è andato in pensione nel 1977 a 54 anni, con 2.500 euro netti al mese più 101 milioni di euro di liquidazione dalla FIAT (probabilmente aveva dei segreti da portarsi nella gtomba). Carlo De Benedetti prende una pensione di 5.000 euro netti il mese; il banchiere Domenico Gallo prende la pensione da quando aveva 45 anni, oggi ha incarichi in 9 società, ha la pensione di 4.500 euro mensili più un altro vitalizio mensile di 13.500 euro.
Adriano Celentano prende la pensione da quando aveva 50 anni, Raffaella Carrà e Sophia Loren sono pensionate dall’età di 53 anni. Ora però in Italia le baby pensioni sono state abolite, ma non in Sicilia, dove nel 2010 un dipendente della Regione è andato in pensione a 45 anni; nella Regione gli uomini possono andare in pensione con 25 anni e le donne con 20, purché abbiano un anziano da accudire.
Perciò dal 2003 al 2010 sono andati in pensione 1.000 baby pensionati, età media 53 anni, l’assegno della pensione è uguale o superiore all’ultimo stipendio, anche perché non si pagano i contributi. Questi personaggi sono trattati così bene perché il sistema, cioè il governo occulto, deve molto a loro, potrebbero ricattare perchè hanno messo tante firme che non andavano messe e hanno avallato procedure scorrette e illegali.
Un dirigente bancario, messo a riposo per incapacità, ha dichiarato sconsolato: “Perché mi hanno fatto questo, io ho fatto sepre quello che mi hanno ordinato!”, aveva ragione, si assumeva responsabilità di decisioni di chi voleva restare anonimo, ed era diventato il capro espiatorio per chi chiede giustizia. Però la giustizia è stata tante volte cieca, sorda e assente o si è mossa su sollecitazione di partiti.
Il segretario generale della Regione, Carmelo Russo, è andato in pensione a 47 anni con 6.462 euro netti il mese, per fare l’assessore con un’indennità di oltre 10.000 euro netti il mese, senza decurtazioni con il cumulo, la quale è prevista solo per chi prende la pensione minima (evviva l’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge – art. 3 della costituzione). Carmelo Russo era andato in pensione per assistere il padre, anche in Calabria esistono questi baby pensionati della Regione e generalmente vanno ad assumere altri incarichi per la stessa amministrazione regionale.
Si corrispondono baby pensioni anche in Campania, Sardegna, Lombardia, Lazio, sono migliaia i beneficiari e hanno circa 50 anni, ma sono andati in pensione dipendenti anche con meno di 50 anni, ne hanno beneficiato anche dipendenti delle provincie di Trento e di Bolzano. Il commercialista romano Leonardo Quagliata ha incarichi in 22 società, però nel 2006 si è fatta riconoscere la pensione retroattiva di euro 1.196 al mese dal 1977, da quando aveva 24 anni, per essersi infortunato da militare. I grandi personaggi trovano sempre comprensione da Inps, Inpdap, Corte dei Conti, Consiglio di Stato e commissioni militari,
L’inquisito Sandro Frisullo, vicepresidente della regione Puglia, prende dall’età di 55 anni una pensione di 7.000 euro netti il mese. In Puglia i consiglieri regionali godono di pensioni più alte degli altri cittadini, come i parlamentari, anche loro si fanno le leggi a loro favore, con 5 anni di mandato oprendono il 40% dello stipendio, che è di 11.000 lorde, se gli anni sono di più, la pensione aumenta; Frisullo, sottoposto a misure cautelari, ha continuato a percepire lo stipendio di consigliere regionale. A parlamento, consiglio regionale, provinciale e comunale dovrebbe essere impedito di fissare le indennità dei loro membri, che spesso non sono morigerati.
La Sicilia ha riconosciuto il diritto alla pensione anche a 13 ex consiglieri regionali eletti in Parlamento, la cosa non è prevista in nessun altro paese del mondo, però, fino a poco fa, si poteva essere contemporaneamente parlamentari italiani ed europei, l’esempio viene sempre dall’alto; Totò Cuffaro, condannato per favoreggiamento alla mafia, ha preso il vitalizio come ex senatore ed ex presidente della Regione. Tra 13 c’è anche Leoluca Orlando e il finiano Fabio Granata, che prende 5.000 euro di pensione regionale, lo stipendio di parlamentare ed è vicepresidente di un Ente regionale, in tutto oltre 20.000 euro netti il mese.
I consiglieri regionali siciliani che hanno cominciato la carriera politica prima del 2000 e hanno una sola legislatura vanno in pensione a 60 anni, con due legislature vanno a 55, con tre a 50, l’assegno è cumulabile con quello parlamentare. Dal 2011 le doppie indennità sono state sospese, ma ci sono i ricorsi; gli ex onorevoli siciliani hanno diritto anche a un contributo di 5.000 euro per i funerali.
In base ad una legge del 1962, la regione Sicilia assume dipendenti a carrettate e concede ai dirigenti di andare in pensione con le stesse prebende; dal 1986 vale però solo per quelli assunti dopo quella data; oggi in Italia i divieti di cumuli, i tetti e l’elevazione dell’età per la pensione sono applicati solo ai poveri cristi o agli assegni di reversibilità. Oggi i consiglieri regionali hanno la possibilità di andare ancora in pensione a 55 anni, con assegni che vanno da 4.500 a 7.000 euro mensili.
Pietro Marrazzo è in pensione dall’età di 52 anni, con 2.000 euro mensili, e ha anche lo stipendio della RAI, se fosse arrivato a 60 anni ne avrebbe presi di più; il 20.12.2010 l’Emilia Romagna ha tagliato le pensioni dei consiglieri, ma a partire dal 2015-2020. Sono i soliti diritti acquisiti, però ai comuni lavoratori assunti dalla scuola con un contratto e una legge, sono stati modificati tutti i diritti acquisiti in merito a calcolo della pensione ed età della pensione, la legge non è uguale per tutti.
Uno spezzino, ex dipendente dell’Inps, dal 1977 ha pensione d’invalidità e assegno di accompagnamento (1.200 euro) come cieco assoluto, però guida l’automobile, i falsi ciechi sono tanti, alcuni di loro sono cacciatori e altri istruttori di nuoto; a Palermo una sorda fa la centralinista, a Roma un paraplegico fa il maratoneta, ad Avellino un paralizzato ara i campi, a Bari un uomo senza mani guida il camion; sono stati trovati sordi nelle bande musicali, mentre malati di mente conducono aziende sane.
In un paese di poche migliaia di abitanti, vicino a Napoli, con l’aiuto di medici compiacenti, 400 malati di mente prendono l’assegno d’invalidità; per intascare la pensione d’invalidità, si fingono malattie incurabili; nel paese di Militello, di 1.200 persone, vicino a Palermo, ci sono 500 pensioni d’invalidità. Fino al 1983 per le pensioni d’invalidità erogate non era previsto nemmeno un controllo, spesso quelle false aiutavano precarie condizioni sociali perché in Italia manca una vera assistenza sociale.
Il ministro socialista De Michelis corse ai ripari e le pensioni d’invalidità scesero dai 4,5 milioni del 1989 agli 1,7 nel 2002, nel 2010 sono tornate a salire a 2,8 milioni, sarà l’effetto della crisi; comunque, a Napoli c’è una pensione d’invalidità ogni 41 cittadini, a Varese una ogni 117, i due terzi di questi sussidi sono erogati al sud, nel 2009 nel Trentino è stata erogata una sola pensione d’invalidità. Gioacchino Pennino, ex medico, prende dall’Enpam 18.000 euro al mese per invalidità nell’esercizio della professione sanitaria, chissà se an che lui aveva santi in paradiso.
Da un’indagine è risultato che un medico dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi rilasciava certificati in cambio di voti; è falsa una pensione d’invalidità su due, ora purtroppo la competenza per l’accertamento dell’invalidità è passata alle Regioni, mentre è l’Inps che paga le relative pensioni, fortuna che ci sono i lavoratori che pagano i contributi. Le pensioni false d’invalidità sono state pagate anche 6.000 euro, per pagare mediatori, medici e funzionari dell’Inps, della prefettura e dell’Asl; tra il 2003 e il 2006 un mediatore, con questo sistema, è riuscito a fare avere la pensione a 620 persone che non ne avevano diritto.
Nel 2010 risulta che il 75% dei militari in pensione ha il trattamento privilegiato per infermità o lesioni, manco ci fosse una guerra permanente; una legge del 1954 prevede che gli infermi possono andare in pensione con 15 anni di servizio e i tribunali militari assolvono regolarmente i truffatori e li mandano in pensione anticipata. Falsi braccianti hanno maturato la pensione agricola, recentemente ne sono stati beccati circa 250 il giorno, soprattutto in Puglia, Calabria, Campania, Sicilia; in un caso l’azienda era intestata a un barbone, anche la moglie di un notaio risultava bracciante agricolo.
Per avere un’indennità di disoccupazione pari al 40% dello stipendio, basta denunciare all’Inps 51 giornate lavorative l’anno per due anni, in caso di maternità c'è un bonus di 11 mesi; perciò in Calabria esistono 34.000 aziende agricole, contro le 9.000 della Lombardia. Nella provincia siciliana di Crotone l’Inps paga un numero d’indennità di disoccupazione agricola pari a quello di tutta la Toscana; l’operazione si fa con fittizie società agricole e qualche compiacenza negli uffici, in Sicilia esistono più braccianti nei paesi a forte radicamento mafioso, a Careri, su 2.443 abitanti, esistono 1.701 braccianti.
Sono almeno 30.000 i cari estinti che ogni mese ricevono la pensione, perciò gli ultracentenari alle statistiche risultano più di quelli che sono in realtà, alterando la media della durata della vita; nell’estate del 2010 venti studi legali di Roma, con 300 persone indagate, sono finiti sotto inchiesta per aver falsificato documenti utili a incamerare i vitalizi destinati agli italiani emigrati all’estero.
A Napoli il boss camorrista Luigi Cimmino incassava la pensione d’invalidità Inps, nel 2007 al carcere dell’Aquila ottenne il certificato d’infermo di mente e incapace di badare e se stesso e con quello ottenne la pensione; riscuotono la pensione sociale o d’invalidità Salvatore Di Gangi, Vito Vitale, Michele Greco, Francesco Madonia e Giuseppe Calò. Comunque, Totò Riina aveva fatto domanda per la pensione sociale, ma non ha fatto in tempo a prenderla, anche Renato Curcio, fondatore delle brigate rosse, aveva chiesto la pensione sociale, ma l’Inps, finalmente, l’ha rifiutata.
Si è scoperto che il vitalizio previsto per le vittime della camorra, pari a 1.033 euro il mese, è stato incassato anche dalla moglie di un boss; in America criminali e dipendenti infedeli dello stato non ricevono la pensione pubblica, invece in Italia ancora non esiste una legge che abroghi le pensioni per i mafiosi. L’Italia paga il vitalizio ai criminali iugoslavi responsabili del massacro delle foibe e della polizia etnica a danno d’italiani, fu Palmiro Togliatti che favorì l’erogazione di queste pensioni, tra loro sono Nerigo Gobbo, Ciro Raner, Franc Boro, Mario Toffanin e Guido Pasolini, ricevono quasi 300 euro mensili.
Donato Bilancio nel 1972 ebbe un infortunio sul lavoro e ricevette una pensione d’invalidità di 528 euro, poi si diede al crimine, non è stato possibile revocare la pensione perché erogata per causa di lavoro, in America è diverso. Senza santi in paradiso, conoscenze e favori, in Italia non si ottiene niente, le vittime del terrorismo o i loro familiari e infortunati non sempre hanno ricevuto una pensione, mafiosi, titini e terroristi spesso si, è sempre questione di agganci e di furbizia. La nostra classe politica, sempre polemica per le poltrone, non è ancora riuscita a correggere il sistema.
Nunzio Miccoli www.viruslibertario.it; numicco@tin.it.
Fonte:
“Sanguisughe” di Mario Giordano – Mondadori Editore