lunedì 8 febbraio 2016

La Commissione Europea "capisce" gli aiuti di stato alle banche


Democrazia, potere e sovranità nell’Europa di oggi

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Democrazia, potere e sovranità nell’Europa di oggi

Nick Buxton intervista Yanis Varoufakis

1435046527 euroIn un’estesa intervista l’ex ministro greco delle finanze Yanis Varoufakis, sostiene che lo stato-nazione è morto e che la democrazia nella UE è stata sostituita da una tossica depoliticizzazione algoritmica che, se non contrastata, condurrà alla depressione, alla disintegrazione e forse alla guerra in Europa. Egli sollecita il lancio di un movimento pan-europeo per democratizzare l’Europa, per salvarla prima che sia troppo tardi.
Questa intervista, tratta da ‘State of Power’ del Transnational Institute – gennaio 2016,  è stata condotta a fine dicembre 2015 da Nick Buxton del TNI con l’ex ministro greco delle finanze.
* * *
Quali consideri le maggiori minacce alla democrazia oggi?
La minaccia alla democrazia è sempre stata il disprezzo che il sistema prova per essa. La democrazia, per sua stessa natura, è molto fragile e l’antipatia nei suoi confronti da parte del sistema è sempre estremamente pronunciata e il sistema ha sempre cercato di svuotarla.

Aldo Moro e la Banca d'Italia: il caso nel caso

Aldo Moro e la Banca d'Italia: il caso nel caso

Premessa: il 16 marzo 1978 c'è l'agguato delle "Brigate Rosse" ad Aldo Moro, con eliminazione della scorta, cui poi seguirà l'interrogatorio nella prigione segreta e l'eliminazione (EXTRAORDINARY RENDITION).

Dal diario di Paolo Baffi, governatore della Banca d'Italia:

16 gennaio 1978
"Vengo informato da persona in contatto con Gallucci (1) che questi sta considerando di inviare un avviso di reato a me e Ercolani (2) (tra gli altri) per concorso in truffa a danno dello Stato a causa degli impianti che il gruppo Rovelli avrebbe fornito a se stesso ad alto prezzo."

Note:
1) Achille Gallucci. Capo dell'ufficio istruzione presso la procura della Repubblica di Roma. E' il regista delle inchieste giudiziarie più delicate (Italcasse, Sir, Caltagirone) nel periodo considerato nelle memorie di Baffi. In stretti rapporti con alcuni magistratinotoriamente legati a uomini della Dc, soprattutto con Claudio Vitalone (vicino a Giulio Andreotti) e con Luciano Infelisi (legato a Flaminio Piccoli). Lo stesso Baffi annota "l'amicizia di Gallucci per i Caltagirone", costruttori del giro andreottiano.
2) Mario Ercolani. Direttore generale della Banca d'Italia dal settembre 1976 al luglio 1978. Nell'incarico gli succederà Carlo Azeglio Ciampi, direttore generale dal luglio 1978 all'ottobre 1979, e poi governatore.

15 marzo 1978
"Ci giunge da fonte sicura la notizia che presso il PM Jerace (1) si trovano richieste di avvisi di reato (o di mandato di cattura) nei confronti di esponenti della Banca d'Italia per non avere attuato ispezioni all'ICCRI prima della data in cui l'ispezione fu eseguita (agosto 1977)."

Nota:
1) Luigi Jerace. E' il pubblico ministero dell'inchiesta sull'Italcasse. La sua firma pè comparsa sotto i mandati di cattura per Giuseppe Arcaini, direttore generale dell'Italcasse (deceduto il 29 settembre 1978 mentre rientrava in ambulanza in Italia dalla latitanza), Edoardo Calleri di Sala, presidente, e Marcello Dionisi, ragioniere capo.

(Tra il 15 marzo e il 7 aprile nessuna annotazione sul diario sul Caso Moro....)

7 aprile 1978
"Mi reco al palazzo di Giustizia dove sono ricevuto dal col. Varisco (1), l'unica persona di quell'ambiente che in ogni occasione mi tratterà con estrema cortesia e segni di riguardo.
Vengo interrogato per un'ora e tre quarti dal consigliere Gallucci, presente il procuratore Infelisi (2) (che si sta occupando del sequestro di Moro e strage della scorta). E' presente anche il giudice Pizzuti evidentemente perché il mio interrogatorio deve servire tanto all'istruttoria Rovelli quanto a quella Italcasse. Gallucci mi "avverte" in apertura che avrebbe potuto mandarmi una comunicazione giudiziaria: non lo ha fatto, dice, per non rendersi autore di un golpe economico.
I quesiti si sono aggirati (nel senso che ogniqualvolta se ne dipartivano, poi vi tornavano) intorno alla posizione debitoria di Rovelli verso l'Iccri e a quello che ad avviso dell'interrogante era il contrasto tra l'atteggiamento "permissivo" della vigilanza nei confronti del primo e quello "severo" nei confronti della sistemazione della posizione debitoria dei Caltagirone.
Altri argomenti toccati sono: la politica delle ispezioni (frequenza, destinatari) dal 1970 in poi, la natura e gli scopi del controllo sui fidi eccedenti; i poteri di intervento della Banca nelle procedure di sistemazione di posizioni di difficile recupero. (...) ...dopo di che, mi si accusò di reticenza. Se si sia trattato di una trappola tesa ad arte, ovvero di un caso che fornì poi pretesto a una accusa capziosa, non so dire. Ai posteri.... Resta che secondo l'avviso di reato che mi verrà inviato il 24 marzo 1979 il mio "disegno criminoso" ebbe inizio con l'interrogatorio del 7 aprile 1978."

Note:

1) Il nome di Antonio Varsico ricorre naturalmente anche nell’affaire Moro. Il colonnello ha un ufficio presso Piazza delle Cinque Lune nel quale si incontra con un altro ufficiale dei carabinieri (forse Dalla Chiesa) e Mino Pecorelli: quest’ultimo proprio in quei giorni pubblica sul suo giornale Op parti inedite del memoriale Moro ripromettendosi di fare ulteriori rivelazioni nelle settimane successive (non farà a tempo: sarà ucciso da un commando i cui componenti non sono mai stati identificati). Pecorelli e Varisco si conoscono e hanno modo di incontrarsi più volte nei giorni del sequestro dello statista democristiano. Strana coincidenza che i tre protagonisti di questa storia siano morti tutti in modo violento: Pecorelli e Varisco nel 1979 a Roma, Dalla Chiesa nel 1982 a Palermo.
Varisco viene ucciso alle 8,25 del 13 luglio 1979 mentre con la sua Bmw percorre il lungotevere Arnaldo Da Brescia. Attentato pianificato e realizzato in fretta (?) ai danni di un uomo che si apprestava a lasciare l’Arma per dedicarsi alla sicurezza di Farmitalia.
 All'inizio delle indagini vi furono dubbi sulla matrice sia per l'arma usata, fucili a canne mozze caricati a pallettoni, che per il particolare accanimento, furono esplosi ben 18 colpi. Pallettoni e fucile a canne mozze paiono essere più adatti a un commando mafioso che a uno brigatista. Così come l’uso di motociclette/auto (le fonti divergono in tal senso) e di bombe fumogene marca Energa per coprire la fuga.
Nel 1982 il leader della "colonna romana Antonio Savasta" delle Brigate Rosse si assumerà la responsabilità dell'omicidio. Nel 2004, dopo la cattura, anche Rita Algranati, confesserà la sua partecipazione all'omicidio. Rimangono sconosciuti gli altri membri del gruppo di fuoco che si suppone fosse composto da almeno cinque persone.
L’attività professionale di Varisco lo porterà a imbattersi in alcuni importanti casi: lo scandalo Lockheed, quello dell’Italcasse, La Rosa dei Venti e quello relativo ad una loggia massonica segreta poi comunemente denominata P2 (indagine che porterà il colonnello a indagare alcuni superiori, per esempio il generale Santovito, capo del SISMI, il servizio segreto militare). A incaricare Varisco di questi accertamenti sarà il giudice Vittorio Occorsio poi ucciso da Pierluigi Concutelli ex esponente di Ordine Nuovo (movimento neofascista sciolto nel 1973 dal ministro degli interni Paolo Emilio Taviani).

2)  Luciano Infelisi. E' il pubblico ministero dell'inchiesta sulla Sir. Definito da molti magistrato-superstar per la capacità di trovarsi sempre in mezzo ai casi giudiziari più clamorosi. Annota Baffi (2 settembre 1979): "Infelisi è amico dei Caltagirone e frquenta la loro casa".

Vedi: Memorie di Paolo Baffi (prima parte)
Vedi: Memorie di Paolo Baffi (seconda parte)
Vedi anche: Aldo Moro, Accame: Varisco e quei mitra tenuti nel bagagliaio....