mercoledì 20 marzo 2013

Terrorismo economico: figlio di un artigiano si uccide


JESOLO

Figlio di un artigiano si uccide
«Terrorizzato dal futuro lavorativo»

Dipendente della ditta del padre, da tempo aveva confidato alla famiglia la preoccupazione per il lavoro


JESOLO – Il figlio di un artigiano, A.F. 39 anni, dipendente della ditta del padre, si è tolto la vita nel garage della propria abitazione. Da tempo aveva confidato di essere preoccupato per il proprio futuro lavorativo ed era entrato nel tunnel della depressione da cui, purtroppo, non è più uscito. Tutto ciò nonostante la propria famiglia e i genitori non siano in particolari difficoltà economiche.
A rinvenire il cadavere, mercoledì mattina attorno alle 8, è stato il padre. Dopo aver aperto il garage di casa si è trovato di fronte alla macabra scoperta: il trentanovenne impiccato a un tubo del soffitto con il drappo una tenda. Immediato l’allarme ma ai soccorritori non è rimasto altro che constatare il decesso. Sul posto anche la polizia scientifica che ha proceduto ai rilievi del caso.
I familiari della vittima hanno testimoniato che a dicembre, in seguito a un calo delle commesse, il figlio aveva iniziato a preoccuparsi per il proprio futuro lavorativo e di conseguenza per la propria famiglia. Nel tempo quell’ossessione si era ampliata sino a sfociare, ieri mattina, nel gesto estremo. Lo jesolano era sposato (la moglie lavora regolarmente) e papà di due meravigliosi bambini.

Francia: perquisita la casa della Lagarde (Fmi)


Francia: perquisita la casa della Lagarde (Fmi)

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20 MAR – La casa parigina della direttrice generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, é stata perquisita oggi, nell’ambito dell‘inchiesta aperta nel 2012 su un suo presunto abuso di potere, ai tempi in cui era ministro dell’Economia.
L’inchiesta, a carico di ignoti, riguarda le modalità con cui fu risolto il contenzioso tra Bernard Tapie e il Credit Lyonnais. L’Fmi, riporta l’agenzia Bloomberg, ribadisce di aver discusso il caso prima di scegliere Lagarde alla sua guida.

SLOVENIA: GIÀ PRONTA LA PROSSIMA CIPRO?

BAD BANK SLOVENIA: GIÀ PRONTA LA PROSSIMA CIPRO?

A Bruxelles si scommette che nei prossimi mesi sarà la nostra vicina Lubiana a chiedere aiuto all’Europa - L’economia è calata del 2,3%, le sofferenze bancarie sono il 20% del Pil, e le banche pubbliche hanno conti a pezzi, essendo ancora gestite in modo clientelare come all’epoca sovietica…

Beda Romano per "Il Sole 24 Ore" (Dagospia)
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Il salvataggio di Cipro è una partita ancora drammaticamente aperta, ma l'establishment europeo sta già facendo i conti con altre situazioni difficili, che potrebbero richiedere nuovi pacchetti di aiuto. In cima alla lista è la Slovenia, che da tempo è gravemente in bilico, alle prese con un sistema creditizio in grandissima difficoltà. Sarà forse questo paese, alla frontiera con l'Italia, il sesto stato membro della zona euro a chiedere l'aiuto dei partner europei?
Il caso sloveno incrocia difficoltà finanziarie, recessione economica, cattivo governo. «Ormai c'è chi prevede che il paese sarà costretto a chiedere aiuto a metà anno», spiega un esponente delle istituzioni comunitarie. Aggiunge un diplomatico europeo: «Per ora l'establishment sloveno sembra prendere tempo, e si nasconde dietro alla crisi cipriota. In realtà le banche sono messe peggio di quanto non sembri». Di recente, i 17 hanno preso nota delle ultime statistiche economiche e delle ultime novità politiche.
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Nel 2012, l'economia slovena ha subito una contrazione del 2,3% a causa di un forte calo della domanda interna e un rallentamento dell'export. La disoccupazione riguarda ormai il 9,6% della popolazione attiva. In febbraio, Standard & Poor's ha ridotto il rating sovrano da A ad A-, dando al paese prospettive stabili. Oggi, il rendimento di titolo un decennale sloveno oscilla poco sotto il 5%. Il governo è riuscito in ottobre a emettere il primo titolo in 19 mesi, ma fino a quando avrà accesso ai mercati?
Dinanzi alle preoccupazioni di un effetto-contagio proveniente da Cipro, la banca centrale slovena ha respinto lunedì con un comunicato eventuali paralleli con la situazione nell'isola mediterranea. Prima di tutto l'istituto monetario ha sottolineato le differenze di dimensione tra i due sistemi creditizi. Quello sloveno ha attività bancarie pari al 135% del prodotto interno lordo, mentre in quello cipriota le attività bancarie pesano per l'800% del Pil.
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L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico sta mettendo a punto il suo prossimo rapporto sulla Slovenia. In un documento preparatorio, gli economisti dell'Ocse mettono l'accento sui prestiti bancari che in Slovenia sono cresciuti tra il 2003 e il 2011 dal 40 al 92% del Pil. Il rapporto tra debito e capitale delle banche era del 143% nel 2011. Il settore delle costruzioni aveva un rapporto del 315%. Il problema è legato a un sistema bancario in gran parte in mani pubbliche.
Le sofferenze bancarie sono ormai pari a sette miliardi di euro, ossia il 20% del Pil, uno dei livelli più elevati dei paesi dell'Ocse, dietro all'Irlanda, la Grecia e l'Ungheria. Gli economisti dell'organizzazione internazionale notano tra le altre cose che le sofferenze sono più importanti nelle banche pubbliche (pari al 30% del totale dei prestiti), a conferma di un grave problema di governance negli istituti di credito gestiti dalla mano statale, in un ex paese comunista.
La banca centrale slovena ha annunciato proprio oggi che il sistema creditizio ha messo a segno nel 2012 perdite prima delle imposte per 769 milioni di euro. La stima precedente era di 664 milioni. Nel 2011, il rosso era stato di 539 milioni. In questo contesto, il futuro ministro delle Finanze Uros Cufer ha assicurato che il nuovo esecutivo, atteso nei prossimi giorni, creerà una bad bank, così come previsto dal governo precedente.
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Domani, mercoledì 20 marzo, il parlamento sloveno dovrebbe dare il proprio sostegno alla nascita di un nuovo governo di centro-sinistra guidato da Alenka Bratusek, un esponente del partito Slovenia Positiva. Il nuovo esecutivo dovrebbe sostituire quello precedente di centro-destra, presieduto da Janez Jansa e caduto in gennaio sulla scia di un grave scandalo di corruzione.

NON “CIPROVATE”!


NON “CIPROVATE”! NICOSIA RESPINGE LA RAPINA EUROPEA

Scritto da: Gianni Petrosillo - Conflitti e strategie (20/03/2013)


Il Parlamento di Nicosia, con uno scatto d’orgoglio, fa marameo agli euroburocrati che volevano imporre  il prelevamento forzoso sui conti correnti dei suoi cittadini.
Cipro dice di no, anzi niet, agli scippatori in giacca e cravatta di Bruxelles. E sì, perché a  dare forza, per il gran rifiuto, all’organo legislativo isolano, pare abbia contribuito la grande madre Russia, la quale ha corposi  interessi in quel Paese, tanto da averlo salvato nel 2011 da default certo, intervenendo con sovvenzionamenti di varia natura per  2,5 mld di euro.
In sostanza, Mosca si è comprata un lembo di terra comunitaria e, sicuramente, non se ne starà con le mani in mano se qualcuno tenterà di espropriarglielo.
Inoltre, le banche russe sono ancora le più esposte verso Cipro, così come molte imprese dell’Est, e tanti sono gli oligarchi che approfittano di quel paradiso fiscale per speculare e pagare meno tasse.
Mentre i rapinatori della Bce e dell’Ue, assistiti dai mandanti mondiali del FMI e della Banca Mondiale, già si fregavano le mani per il gran colpo, Putin ha disposto che cinque fregate della marina battessero visibilmente le coste euro-asiatiche dell’area, al fine di far intendere all’Europache non avrebbe accettato nessuna fregatura.
Certo, ufficialmente quelle navi si trovavano lì per pattugliare il Mediterraneo in coincidenza con la crisi siriana (il Cremlino protegge le sue uniche due basi all’etero, a Tartus e Lakatia), ma chi doveva capire ha capito. Non “Ciprovate” nemmeno, questo è il messaggio dello “Zar” al resto del mondo.
La potenza centrale della fu Unione Sovietica, in recupero di egemonia geopolitica, tutela le sue prerogative con il tonnellaggio dei bastimenti e con il ripristino dei suoi arsenali, perché gli affari e le merci filano lisci soltanto quando gli eserciti sono attrezzati a far rispettare i patti. Con buona pace di Bastiat e di tutti i liberisti sognatori ad occhi aperti della mano invisibile del mercato (la più grande allucinazione della modernità).
Qualche mese fa i russi avevano ripetuto la provocazione (cioè avevano risposto alle costanti prevaricazioni degli Stati Uniti che tramano, da anni, per installare uno scudo spaziale negli ex stati satelliti del patto di Varsavia) inviando un sottomarino nucleare nel Golfo del Messico. E’ stato un invito lanciato a Washington a non tirare troppo la corda, ritornando sui suoi passi arroganti. Obamaha annunciato di voler rivedere il programma di posizionamento dei BMD per non irritare i russi che non vogliono ingerenze nel loro “estero prossimo”. Ma si tratta di tattica, in attesa di tempi più favorevoli, perché gli americani non ammettono limiti all’estensione della loro sfera d’influenza. Possiamo stare sicuri che gli yankees non si arrenderanno. Provaci ancora Zio Sam, ma per questa volta ti tocca abbozzare.
E l’Europa? Come al solito esce con le ossa rotta da ogni disputa internazionale. Senza unità politica, priva di visione strategica e succube di regole economiche che la danneggiano sbatte perennemente tra i vasi di ferro della fase multipolaristica. Prima o poi la terracotta si frantumerà. A pagare saranno i cittadini comunitari per cocci che nemmeno apparterranno loro.