lunedì 31 ottobre 2011

La guerra di Bankenstein contro l'IRAN


GLI USA CERCANO SUPPORTO PER L’AZIONE CONTRO LA BANCA CENTRALE IRANIANA

lunedì, ottobre 31, 2011
 Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

FONTE: AFP
WASHINGTON — Gli Stati Uniti stanno cercando un sostegno internazionale per nuove sanzioni contro la Banca Centrale dell’Iran (BCI), ha riferito venerdì un funzionario del Tesoro dopo un presunto complotto per uccidere il rappresentante saudita a Washington.
Ci stiamo impegnando in un’iniziativa per creare un supporto multilaterale che sia decisivo affinché l’azione contro la BCI abbia una reale efficacia”, sono le parole dello zar delle sanzioni David Cohen, pronunciate all’House Foreign Affairs Committee.
La gran parte della banche iraniane, BCI compresa, sono sottoposte alle sanzioni statunitensi da quasi venti anni, e ogni contatto stabilito negli Stati Uniti è considerato illegale.
La domanda da porsi è se possiamo, con un’altra azione contro la BCI, […] sia sotto la nostra autorità per la non proliferazione o sotto la nostra autorità di contro-terrorismo, strappare un rispetto multilaterale per questa iniziativa. I lavori sono in corso“, ha detto Cohen.

Preoccupate per le ambizioni nucleare dell’Iran ma anche per il suo presunto supporto al terrorismo, varie amministrazione USA hanno finora fallito nel convincere i partner, specialmente gli europei, ad adottare sanzioni multilaterali contro la BCI.

Questa specifica designazione contro la banca centrale, i cui interessi chiave comprendono il finanziamento dei progetti petroliferi ed energetici della nazione, potrebbe costringere le aziende straniere a scegliere tra il fare affari con la banca o con gli Stati Uniti.

Alcuni esperti dicono che una tale decisione avrebbe profonde implicazioni per le banche straniere, per i forzieri iraniani e per la stabilità della moneta iraniana.

Howard Berman, il massimo rappresentante dei Democratici nella commissione, ha detto che ci sono forti ragioni per prendere di mira la banca centrale.

La nostra più grande speranza per rallentare le pratiche nucleari iraniane è quella di portare la sua struttura finanziaria a una brusca fermata“, ha riferito Berman alla commissione.

E sanzionare le banche e le aziende di altri paesi che fanno affari con la banca centrale dell’Iran potrebbe avere un impatto davvero potente sull’economia iraniana“, sono ancora le parole di Berman.

E per questo ritengo che la misura più importante che potremmo intraprendere […] è designare la banca centrale dell’Iran come una fiancheggiatrice del terrorismo e dello sviluppo delle armi di distruzione di massa.”

La presenza e le dichiarazioni di Cohen per il secondo giorno consecutivo al Congresso giungono quando gli Stati Uniti stanno soppesando la risposta a un presunto complotto iraniano per un assassinio che avrebbe dovuto aver luogo sul suolo statunitense.



Dopo la notizia del presunto complotto, il Dipartimento del Tesoro ha introdotto sanzioni contro cinque persone collegate a una branca delle forze armate iraniane e contro la seconda compagnia aerea nazionale.

Giovedì Cohen, Sottosegretario per il terrorismo e l’intelligence finanziaria, ha detto che queste e altre misure stanno già avendo effetto.

I nostri sforzi stanno ottenendo risultati. L’Iran sta affrontando livelli senza precedenti di isolamento finanziario e commerciale. Il numero e la qualità delle banche straniere che hanno intenzione di operare con le istituzioni finanziarie iraniane che sono state designate è calato precipitosamente nell’ultimo anno“, ha detto.

L’accesso sempre più ridotto dell’Iran ai servizi finanziari e alla finanza commerciale ha reso estremamente difficile all’Iran pagare le importazioni e ricevere i pagamenti per le esportazioni“, ha riferito giovedì in un’audizione al Senato.


Foto: Antonella Rustico

Fiore: "Moneta di popolo, e azzeramento del debito"


Forza Nuova, in mille a piazza Risorgimento. Fiore: "Moneta di popolo, e azzeramento del debito"
L'Unico, 29 Ottobre 2011 20:07

Il diagramma del piano di salvataggio


Il diagramma del piano di salvataggio dell’Eurozona

yfin
 - venerdì, 28 ottobre 2011 - 10:34
Il consulente al seguito di uno dei leader europei coinvolti nelle recenti discussioni sul salvataggio degli Stati in crisi - la cui identità resta segreta - mostra lo schema del piano di salvataggio dell'Eurozona [leggi il bilancio del vertice a Bruxelles]. In alto a destra si vede anche la sigla "ITA", che indica il nostro paese, insieme a Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo.
Riuscite a interpretarlo?
Clicca sull'immagine per vederla in alta risoluzione:

domenica 30 ottobre 2011

Indagato il presidente di Bpm Ponzellini


Il Fatto Quotidiano29 ottobre 2011
Indagato il presidente di Bpm Ponzellini
Nel mirino un prestito alla Atlantis di Corallo
Ostacolo alle Autorità di vigilanza. Con quest'accusa i pm hanno indagato Massimo Ponzellini, presidente dal 2009 della Banca Popolare di Milano. Al centro delle indagini è finito il finanziamento da 148 milioni di euro alla società Atlantis/BetPlus, attiva nei giochi d'azzardo, con sede nelle Antille olandesi e facente capo a Francesco Corallo, figlio di Gaetano, condannato per reati di criminalità organizzata, e legato al clan di Nitto Santa Paola

Il presidente di Banca popolare di Milano Massimo Ponzellini
Ostacolo alle Autorità di vigilanza. Con quest’accusa i pm Roberto Pellicano e Mauro Clerici hanno indagato Massimo Ponzellini, presidente dal 2009 della Banca Popolare di Milano (Bpm), l’istituto da mesi al centro di un’aspra lotta tra sindacati e correnti interne (leggi). Il procedimento, come rivela oggi La Repubblica, ha preso spunto dal rapporto ispettivo di Banca d’Italia, che secondo i pubblici ministeri, avrebbe portando all’emersione di un grave fenomeno associativo “coltivato all’interno delle strutture della Bpm”. Sullo sfondo, l’ombra della criminalità organizzata.

Al centro delle indagini è finito il finanziamento da 148 milioni di euro alla società Atlantis/BetPlus, attiva nei giochi d’azzardo, “un finanziamento che – scrivono i pm in un decreto di sequestro – appare incomprensibile, sia secondo i canoni di buona amministrazione sia, più gravemente, secondo le regole della disciplina in materia di riciclaggio”. La Atlantis, vincitrice di una gara d’appalto con l’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (Aams) diretta daAntonio Tagliaferri, avrebbe ricevuto un prestito dalla banca di Ponzellini. Ma questa società, risalendo la catena di controllo, farebbe capo attraverso una società offshore con sede a Saint Lucia (Antille Olandesi) a Francesco Corallo, figlio di Gaetano, condannato per reati di criminalità organizzata, e legato al clan di Nitto Santa PaolaNell’ottobre 2010 Il Fatto Quotidiano aveva chiesto al direttore dei giochi dell’Aams Tagliaferri se dietro alla Atlantis ci fosse realmente Corallo jr (leggi l’articolo di Marco Lillo). Il dirigente che da anni si occupa del settore dominato da Atlantis World e Betplus e che a gennaio 2011 è stato nuovamente confermato – aveva ammesso: “Non so chi sia la persona fisica che sta dietro la ex Atlantis World”. Tagliaferri sosteneva infatti di avere interessato inutilmente la Prefettura di Roma al riguardo: “Abbiamo chiesto più volte se la società Atlantis World fosse in regola con i requisiti dellalegislazione antimafia e ci hanno sempre risposto di sì. La legislazione non ci attribuisce altri poteri”. Ora, secondo i magistrati si apre un nuovo fronte di indagine: i ricavi della Atlantis, infatti, finirebbero fuori dall’Italia, senza saperne la destinazione.

A rivelare le anomalie nei finanziamenti, la consulenza tecnica del pubblico ministero resa nota daLa Repubblica: “Secondo quanto informalmente appreso in azienda, la relazione è stata introdotta dal Presidente in quanto diretto conoscente dell’amministratore delegato, presso la filiale di Bpm di Roma il cui responsabile era allora il dottor Lucca (attuale responsabile della direzione concessione crediti)”. Sempre secondo la consulenza, alcuni consiglieri avrebbero espresso ampi dubbi sull’affidabilità del socio di controllo. Per questo, la pratica avrebbe avuto un iter particolarmente contrastato anche se, scrivono i tecnici, “sarebbe stata poi approvata anche sulla base della forte sponsorizzazione del Presidente (Ponzellini, ndr) oltre che per alcuni approfondimenti condotti circa la sussistenza dei requisiti richiesti per ottenere la concessione governativa”.

La Guardia di finanza ha perquisito gli uffici di Roma dell’Aams di Tagliaferri per capire i legami di quest’ultima con il gruppo Atlantis e fugare i dubbi emersi anche su un aumento di una fideiussione in occasione della quale non sarebbero stati verificati i requisiti della società, primo fra tutti la necessità che la società per ottenere le concessioni sui giochi d’azzardo dalla Stato italiano non avesse sede in Paesi a fiscalità agevolata. Anche perché il direttore generale di Aams, Raffaele Ferrara, è presidente dell’Organismo di Vigilanza della Bpm.

Salgono così a due i grandi manager italiani di banca messi sotto inchiesta dalla magistratura. Lo scorso 17 ottobre è stata infatti la volta di Alessandro Profumo accusato dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo di aver ideato, gestito e condotto una colossale operazione finanziaria – nel periodo in cui Profumo era amministratore delegato di Unicredit – al fine di frodare il fisco per un valore totale di 245 milioni di euro.

UE: una rapina a mano armata

‘BENEFICI’ UE 

Una rapina a mano armata

di Ugo Gaudenzi, Rinascita

E così, allo schiaffo del “sorrisetto” alla giornalista che chiedeva se l’Italia era “affidabile”, l’inquilino dell’Eliseo (in fase di trasloco) ha aggiunto un altro amabile commento anti-italiano. Parlando alla tv francese, il presidente Nicolas Sarkozy ha infatti dichiarato che l’eurocrazia “ha salvato la Grecia per salvare l’Italia”.
Da un tale micro-Mefistofele di turno - ma anche Frau Merkel non è mica una mammoletta, basti pensare al continuo dichiarare inaffidabile il governo di Roma e il continuo “preferire” il Quirinale (abitato dal suo alter ego già quadro del Pci atlantico: anche lei è un’ex funzionaria Ddr convertita atlantica) - non ci si poteva aspettare certo la verità.
Se l’eurocrazia capitanata dal duo Merkozy ha lanciato ultimatum e aut-aut ai “piigs” (gli Stati-maiale in difficoltà, così ci chiamano), non l’ha fatto minimamente per “salvarli”. Anzi.
La verità è che le Mesdames Banques di Francia, di cui Sarkozy è il cameriere, possiedono nei loro forzieri 366 miliardi di dollari del nostro debito su 575,5 miliardi in totale. Crediti che rischiano di essere (grazie proprio ai raid speculativi a rischio delle banche stesse e ai tassi usurai applicati) svalutati. E che le Frauen Banken di Germania hanno lo stesso problema. Ed è evidente che l’investimento (sic) in titoli italiani non è stato affatto deciso, per “beneficienza”, ma per accaparrare parte della sovranità nazionale italiana, per mettere le mani su Alitalia o su Parmalat, per predare le fonti (Libia) e gli enti energetici (Eni, Enel) o la Finmeccanica. Non a caso l’esposizione francese sui titoli di debito pubblico riguarda tutti e cinque i “piigs”, dal Portogallo all’Irlanda, dalla Grecia alla Spagna e non solo dunque l’Italia.
Di conseguenza il “gran favore” della ricapitalizzazione del cosiddetto Efsf (il fondo salva-stati...) fino a mille miliardi di euro è figlio di questa logica strozzinesca: io aumento il fondo-prestiti, i tuoi titoli sono svalutati e quindi i nuovi li pago di meno e ci applico sopra interessi più alti, così le mie banche rientrano non soltanto del prestito già fatto ma anche degli interessi sugli interessi per ampliare il profitto usuraio...
“Merde”, direbbe un citoyen. Ma siamo in Italia e ci accontentiamo di alzare le spalle. Oppure qualcuno, nel governo o all’opposizione, si rallegra inginocchiandosi di fronte alle Loro Maestà.
No, no, no.
Basta con questa “Europa” di camerieri delle banche e di strozzini istituzionali.
Andiamocene via dall’Ue, una porcata sperpera-denari (lo sapete quanto costa ai cittadini mantenere in vita l’elefante di Bruxelles e i suoi 20.000 apparatchnik?), un ente sovrannazionale che fa gli interessi della speculazione finanziaria di Wall Street e della City “mediata” dalla Bce. Alla Francia (e a chi rimane) lasciamogli l’euro. Una moneta falsa, in realtà un nodo scorsoio.

Economisti euroscettici, la sinistra non lo sa


Economisti euroscettici proprio come il Cav Ma la sinistra non lo sa

di , Il Giornale, 30 ottobre 2011
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Il Nobel Krugman idolo di Repubblica dice le stesse cose. Però i faziosi si scatenano soltanto contro il premier

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Il premio Nobel per l'economia, il progressista e keynesiano Paul Krugman, scrive sul New York Times un giorno sì e un giorno no, ripreso con titoli camuffati da Repubblica che usa il copyright del giornalone americano, che l'euro è una ben strana moneta, e non convince, perché non risponde a un'autorità politica comune ai Paesi che la adottano, e perché non ha una vera banca centrale a sostegno come il dollaro con la Fed, la sterlina con la Banca d'Inghilterra, lo yen con la Banca centrale giapponese. Berlusconi dice esattamente la stessa cosa, testimoniata da un video.
Ma non una cosa simile, esattamente la stessa cosa. Appena ha finito di parlare il premier italiano, invece di domandarsi se abbia detto una cosa giusta, sulla quale concordano il presidente della Università Bocconi e cento altri economisti di grido nel mondo, i nemici di Berlusconi si mettono a strillare: Berlusconi attacca l'euro!, vergogna!, e il presidente del Consiglio in poche ore è obbligato a una correzione di prammatica, di patriottismo monetario, sicché l'euro, com'è ovvio, ridiventa anche una bandiera dei Paesi che l'adottano. Ci mancherebbe.
Che cosa significa questo fatto di cronaca politica, che si ripete invariabilmente da anni quando parla il capo del governo italiano? Non c'è dubbio che i giornalisti italiani siano un po' asini, siamo un po' asini. La faziosità implica quella che Carlo Fruttero chiamerebbe la «risorgenza del cretino», un fenomeno pericoloso e attualissimo.
Guareschi parlava di «cervello all' ammasso», come le merci inerti quando, appunto, si ammassano in un magazzino, che in questo caso non è di grano o colza ma di sciocchezze. Scegliete voi, ma di asinità in primo luogo si tratta.
Però la spiegazione è anche troppo semplice. C'è qualcosa di più sottile, oltre alla «risorgenza». C'è un rapporto malato, come avrebbe detto un celebre filosofo francese che se ne intendeva, Michel Foucault, tra le parole e le cose. Se il titolo di un editoriale di Repubblica è: «L'ultimo strappo di un Cavaliere disperato», e il titolo è stampato senza alcun pudore a stigmatizzare come una stecca una dichiarazione intelligente, fatta sulla scia di un intelligentone come Krugman e del senso comune condiviso dalla maggioranza degli intelligentoni, a parte il consenso dei cittadini investitori e risparmiatori e contribuenti ( questo è ovvio), vuol dire che non siamo nel teatrino della politica, come direbbe il Cav., ma in pieno melodramma.
La stonatura, il sovracuto scemo e ispido, segnalano che si tratta però di musica di serie B, non il magnifico melodramma interpretato dal Cav. sulla scia di Donizetti e del suo «Elisir d'amore»: siamo in ascolto di cattiva musica, di una roba che dovrebbe far rimbombare le redazioni di fischi, con lancio di gatti morti e pomodori e altri ortaggi come nel«Roma»di Fellini.
C'è una frase della gente che piace a me odiosa: «Mi vergogno di essere italiano». Parla proprio e inconsapevolmente di questo linguaggio, di questo oltraggio alla coerenza logica, alla semplicità di pensiero, al buonsenso elementare che anche un bambino piccolo e disinformato comincia a disegnare nelle sue parole come mappa per il suo rapporto con le cose. Non è l'Italia, non è l'italianità, è un italianismo o un italianese fradicio. Krugman aggiunge sempre nelle sue note fulminanti che il guaio è il moralismo, lo spirito autopunitivo delle classi dirigenti europee, l'incapacità di capire che la crisi da debito si cura con misure di difesa della moneta, e naturalmente con riforme di struttura, non con la lagna declinista e catastrofista.
È precisamente la linea esposta ieri da Berlusconi nella lettera che il Giornale ha riprodotto integralmente, in cui l'austerità, vecchio arnese ideologico di un tempo in cui danzavamo intorno all'idolo della lotta di classe, è messa all'angolo e respinta come vocalizzo moraleggiante da rimpiazzare con un programma di sviluppo fondato sull'ottimismo della volontà e della ragione.
Abbiamo dunque un presidente del Consiglio che ha un pensiero progressista e liberale, con una punta di paradossale spirito keynesiano, e un' opposizione di carta che, mentre i giovani del Partito democratico e il buon Renzi si sgolano per spiegargli come stiano effettivamente le cose, stecca e prende tormentosi lapsus per dire delle scemenze reazionarie, per imporre protocolli di facciata, per invocare la menzogna contro il senso di realtà. Non è un motivo in più per tenere duro?

La vera storia dell’"eurotruffa"


La vera storia dell’"eurotruffa" Così Prodi & C. ci hanno svenduto

Furono sottovalutati sia il virus Grecia sia il ruolo di Francoforte sui debiti
di , Il Giornale, 30 ottobre 2011


Una valuta figlia della tecnocrazia. Attaccano Berlusconi perché ha detto la verità: la moneta unica è stata una fregatura. Ma ora dobbiamo tenercela. All'epoca di Prodi e Ciampi vennero sottovalutati il virus Grecia e il ruolo della Germania sui debiti. Ma chi governava allora creando guasti adesso non si chiami fuori


La nave non deve limitarsi a uscire dal porto con la banda e navigare bene per un po’, ma deve arrivare sana e salva a destinazione, se ciò non accade e fa naufragio, è doveroso indagarne le cause e se è il caso cercare i responsabili. Può anche essere che la responsabilità sia dei progettisti che hanno sbagliato la costruzione. Nel caso dell’euro ci vuole davvero poco a capire che il problema risiedeva proprio nell’architettura di base, in quello stesso progetto disegnato dall’Europa dei tecnocrati di sinistra che ha visto Ciampi e Prodi come nostri rappresentanti nazionali, e per il quale essi hanno goduto di ampi onori ed applausi finché la nave andava.
Eh sì, perché Berlusconi, costretto a smentire intenzioni antieuropee quando venerdì ha citato i difetti dell’euro, in realtà ha detto molte cose assai vere che abbiamo ripetuto su queste pagine sin da tempi non sospetti. Il premier ha solo sbagliato una cosa: ha eccessivamente sintetizzato un concetto giusto citando semplicemente il nome della moneta invece di citare il problema a monte e che a quella moneta dà valore, vale a dire il debito sovrano denominato in euro. La moneta in sé e per sé non ha colpe è solo uno strumento.

Le nostre banconote, per brutte che siano, decorate solo da ponti e finestre (due luoghi dai quali in tempi grami ci si butta di sotto), una volta scelte diventano la bandiera di un popolo, e dietro alle bandiere si deve stare uniti, però sono anche semplici pezzi di carta. Quello che dà loro valore (anche se molti lo dimenticano) è il debito che essi possono legalmente ripagare, primo fra tutti quello fiscale.

Il fatto di aver del tutto staccato la capacità di emissione di moneta dalle autorità nazionali, che a quella moneta danno valore tramite l’imposizione delle tasse, è il peccato originale dell’eurosinistra.
Si tratta di una struttura molto coerente con un’impostazione ideologica che vede il governo ideale nelle mani di un’aristocrazia di tecnici e sottratto alla volontà popolare che, nella sua insipienza, potrebbe persino (orrore!) eleggere qualcuno diverso da loro.
Peccato, però, che alla prova dei fatti questo sistema non abbia retto. I mercati si reggono su certezze assolute e il pensiero che un debito possa non esser ripagato e che il fatto di poter essere onorato dipenda da estenuanti trattative fra i capi di Stato e i padroni della moneta è, per un creditore, intollerabile. Tutti i debitori rispondono con i loro beni delle proprie obbligazioni altrimenti nessuno presterebbe nulla, per gli Stati così non è perché la Banca centrale li tutela. Obama potrebbe fare tutte le sciocchezze di questo mondo, ma il suo debito è garantito dalla Federal Reserve.

L’economia inglese è un disastro, ma nessuno specula contro quel debito perché la Banca centrale lo potrebbe acquistare senza limiti. Noi no. Abbiamo disegnato un sistema dove le garanzie sul debito non esistono.
In questo progetto fallato, poi, abbiamo inserito degli ingredienti pessimi quali ad esempio economie chiaramente non allineate come la Grecia (trattato del giugno 2000, presidente Ue Prodi, presidente del Consiglio Amato, presidente della Repubblica Ciampi, tutti all’epoca entusiasti), oppure debiti già fuori limite sin dall’inizio come il nostro e quello del Belgio in eccezione a regole appena scritte.

Ma, si dirà, forse la colpa non è degli architetti dell’euro, ma di quei paesi indisciplinati come l’Italia che non hanno approfittato dei vantaggi (innegabili) dei tassi bassi per ridurre il proprio debito. L’obiezione però cade se si guarda ai paesi caduti prima, vale a dire Irlanda e Spagna, che avevano virtuosamente un indebitamento fra i più bassi d’Europa, ma anch’essi subito caduti davanti alla sfiducia.

La Cina ci disse quest’estate: «Ma se la vostra Banca centrale non compra il vostro debito perché dovremmo farlo noi?». Verissimo, e il fatto che ora lo stia acquistando quasi con schifo, mettendo ben in chiaro che lo farà solo per breve tempo, ha messo una pezza ma di certo non restituisce la fiducia. Prodi ha dichiarato che «i giudizi di Berlusconi sono una follia» ma prima o poi bisognerà fare il punto sulle cause profonde e lontane dell’attuale crisi. Troppo comodo prendersi solo gli applausi e chiamarsi fuori davanti al disastro.
twitter: @borghi_claudio