martedì 18 novembre 2014

Il ruolo del risparmio e della moneta nel disegno costituzionale

Il ruolo del risparmio e della moneta nel disegno costituzionale.



Il ruolo del risparmio e della moneta nel disegno costituzionale: una storia di abrogazione tacita tra criteri di convergenza post Maastricht e pareggio di bilancio.


L’art. 47 primo comma Cost. dispone: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio, in tutte le sue forme, disciplina coordina e controlla il credito
Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del paese”.
Il tema del risparmio è costantemente dimenticato nel nostro ordinamento, benché sia un diritto costituzionalmente tutelato. La definizione di risparmio, peraltro, è assai semplice: trattasi di quella parte del reddito non utilizzata e quindi accantonata da ogni cittadino.
Nel nostro paese, nel nome di una falsa emergenza di cassa in realtà causata, come si dirà meglio infra, dalla perdita di sovranità monetaria ed economica, il risparmio viene oggi pesantemente aggredito, sia attraverso una sostanziale tassazione che lo comprime in tutte le sue forme (basti ad esempio pensare alla tassazione sulla casa, per definizione il bene rifugio degli italiani), sia (soprattutto) per tramite la messa al bando delle politiche di deficit nazionale.

PATTI CHIARI, UN SITO CHE INGANNAVA UTENTI-RISPARMIATORI

BANCHE: ABI METTE IN LIQUIDAZIONE PATTI CHIARI, UN SITO CHE INGANNAVA UTENTI-RISPARMIATORI. SODDISFATTE ADUSBEF E FEDERCONSUMATORI, CHE NE AVEVANO CHIESTO DA TEMPO LA LIQUIDAZIONE COATTA.

Patti Chiari 1 e 2, un costosissimo sito di informazione predisposto dall’Abi, Associazione bancaria italiana allegramente finanziato dalle banche per reclamizzare con la massima affidabilità, ossia la bollinatura della tripla “A” alcuni rischiosissimi bond quali Lehman Brothers ed altri 57 titoli tossici di istituti di credito già falliti o salvati da interventi pubblici, viene finalmente messo in liquidazione, nonostante l’operazione gattopardesca e camaleontica di restyling, denominata Patti Chiari 2 presieduta dal prof. Filippo Cavazzuti, reclamizzata dalla conferenza stampa del 27 aprile 2009 a Milano, che oltre a coinvolgere 13 associazioni di consumatori nel protocollo di intesa con l’Abi-Patti Chiari, tutte iscritte al CNCU (Consiglio Nazionale Consumatori Utenti), istituiva un pomposo comitato di Consultazione, presieduto dal Prof. Pippo Ranci, con il Prof Guido Alpa, gli avv.Ettore Battelli e Luciano Fanti, il dottor Stefano Godano ed il dottor Giustino Trincia; il prof. Paolo Legrenzi, l’avv. Maria Stella Anastasi,i prof. Marco Gambaro, Paolo Onofri, Lorenzo Sacconi, la dott.ssa Anna Vizzari.
Adusbef e Federconsumatori, che dopo aver denunciato un sito ‘fraudolento’ istituito dall’Abi e finanziato dalle banche per ricostruire la reputazione perduta dopo la lunga catena di scandali e crack finanziari ed industriali che avevano disseminato 1 milione di vittime del risparmio tradito, si erano rifiutate di essere complici di un’intesa contro i diritti di risparmiatori utenti, chiedendo all’Abi di mettere mano al portafogli utilizzando le risorse, non per prezzolare i consensi, ma per risarcire le decine di migliaia di vittime di Patti Chiari, truffate da un sito che reclamizzava come affidabili gli investimenti con sottostante Lehman Brothers ed altri 57 titoli tossici, pubblicizzandoli con la massima affidabilità fino 15 settembre 2008,ossia due giorni dopo il fallimento, avevano chiesto lo scioglimento di Patti Chiari 1 e 2.
Con 4 anni di ritardo l’Abi mette in liquidazione il portale Pattichiari.it. nato nel 2003 per migliorare la reputazione degli istituti di credito crollata ai minimi dopo i tanti casi – crac Cirio, Parmalat e Tango bond in testa – di risparmio tradito, come emerge da una comunicazione pubblicata sul sito: “Il consorzio PattiChiari ha per oggetto la gestione ad esaurimento delle attività nonché l’esercizio di servizi ad esse connessi”.
La credibilità di Patti Chiari, criticata già nell’atto della sua nascita da associazioni che si battono per la tutela dei diritti di utenti-risparmiatori-investitori, Adusbef in testa, viene irrimediabilmente minata per la a lunedì 15 settembre 2008: mentre nella mattinata la Lehman Brothers dichiara il fallimento, sul portale Pattichiari.it ancora nel primo pomeriggio venivano propagandati come sicuri ed affidabili i 14 titoli emessi dalla banca, con i bond Lehman segnalati, con un rating A+, nella lista “Obbligazioni a basso rischio e a basso rendimento” stilata periodicamente dal consorzio, procurando così un gravissimo danno a decine di migliaia di risparmiatori, il cui sito giudicava come ad alto rischio i titoli di stato italiani come i BTP.
Solo il 28 ottobre 2008 Patti Chiari decide di sospendere il servizio e quindi la pubblicazione delle “Obbligazioni a basso rischio e a basso rendimento”, per rilanciare con la complicità di accademici ed associazioni di consumatori Patti Chiari 2, al quale aderiva l’82% degli istituti bancari italiani, il cui destino era già stato segnato sia dalle denunce di inaffidabilità e di citazioni nei Tribunali nelle cause risarcitorie sui bond Lehman, che dalla conseguente defezione di 50 banche dal Consorzio, con il colpo di grazia finale inferto dall’Antitrust che segnalava l’esigenza di aumentare: “tasso di mobilità della clientela, introducendo un termine massimo di 15 giorni per il trasferimento del conto corrente e prevedendo un risarcimento al cliente in caso di ritardi addebitati alla banca”, auspicando anche lo sviluppo di motori di ricerca indipendenti dalle banche “che consentano al consumatore un più agevole confronto tra i servizi bancari offerti dai diversi operatori”.
Adusbef e Federconsumatori, soddisfatte dalla pur tardiva decisione, stigmatizzano i comportamenti collusivi che hanno prodotti danni enormi a tanti risparmiatori ingannati e raggirati dall’Abi e dalle banche.

Elio Lannutti (Adusbef) - Rosario Trefiletti (Federconsumatori)
Roma, 17.11.2014

Wall Street, l'attacco finale all'euro: il piano di Natale

Wall Street, l'attacco finale all'euro: il piano di Natale

Pubblicato su 18 Novembre 2014 da frontediliberazionedaibanchieri in ECONOMIA
 
«Gli stress test sono una porcata: tutto finto». La confidenza-confessione, complice un ottimo Brunello di Montalcino, è di uno che conta molto nel board di controllo dei cosiddetti protocolli di Basilea arrivato a Siena per sbirciare i conti di Mps. Se metteranno - e le metteranno - le mani nei vostri conti correnti sapete chi ringraziare: la finanza americana. Non è, peraltro, un mistero che a Wall Street temono la nascita di una vera unione bancaria europea. Se ci fosse la Bce potrebbe governare direttamente le ristrutturazioni bancarie ma soprattutto si spezzerebbe il legame incestuoso tra debito degli Stati e sistema bancario che è la vera ragione della stagnazione perdurante nell’Eurozona, ma che è anche la riserva di caccia dei Fondi speculativi.
Sull’unione bancaria Mario Draghi si è molto speso, ma poco ha incassato. E - secondo il nostro interlocutore - la finanza americana che lo tiene al guinzaglio gli ha consigliato di stare buono perché sta per lanciare l’offensiva bis contro l’euro. La prova regina non c’è, ma se Soros scommette un miliardo di euro sul ribasso dell’indice di Milano, se Carl Icahn veterano di Wall Street mette nel mirino i fondi obbligazionari italiani qualcosa che si muove di certo c’è. La «porcata» sta nel fatto che negli stress test il peso dei derivati e in particolare dei Cds (credit default swap) è assai ridotto rispetto alla valutazione dei cosiddetti incagli (crediti in sofferenza o inesigibili) per cui paradossalmente le banche commerciali sono penalizzate rispetto alle banche finanziarie. Con un’aggiunta di non poco conto che ha salvato le Landsbank tedesche (i cui bilanci continuano a non tornare, ma non si può dire). Negli stress test sono stati pesati diversamente i titoli di Stato. Mentre le banche tedesche li valutano a scadenza, le banche italiane li detengono al prezzo corrente. Nel caso delle banche tedesche i titoli vanno a patrimonio migliorando il rapporto ricchezza posseduta/credito concesso, per le banche italiane il rischio Paese viene calcolato come una perdita.
Perché accade? Stando a questo nostro interlocutore lo scenario è semplice e leggibilissimo. Basta considerare come Usa e Cina stiano in questi ultimi mesi tubando. La ragione starebbe in uno studio non troppo segreto che circola nei piani altissimi della finanza secondo il quale l’euro è ingombrante nell’ordine mondiale. E si sta per scatenare l’offensiva bis. A Wall Street aspettano solo il momento buono. La Germania lo sa e non si fida di Mario Draghi convinta che il capo della Bce voglia drenare ricchezza dagli Stati forti europei per poi sancire la fine della moneta unica e offrire un piatto ancora più ricco ai suoi referenti d’oltreoceano (in intesa con i cinesi). La posizione tedesca quindi è: il debito europeo non si potrà mai mettere in comune. E la Germania sta cercando di indurci a costruire trincee. Insomma il rigorismo tedesco ci darebbe una mano. L’ordine sarebbe: diventate più poveri, ma salvatevi altrimenti sarà la vostra fine e la fine dell’euro. Non a caso i tedeschi sono già pronti a riadottare il Marco anche se sarebbero costretti a una rivalutazione che penalizzerebbe il loro export proprio nel momento in cui anche la loro economia si sta incagliando.
Questo è il momento in cui la finanza americana sta decidendo di lanciare l’offensiva. Ma prima ha bisogno di preparare il terreno. Gli stress test sarebbero serviti a costringere le banche a drenare quanta più ricchezza possibile per essere prede più grasse. Gli italiani e le imprese italiane sono pesci di un acquario e il denaro, la liquidità, è la loro acqua. Peccato che a questo acquario siano applicate due idrovore: il fisco e il sistema bancario che continuamente lo svuotano. Mario Draghi avrebbe il compito di versare acqua europea in questa vasca e al contempo di far girare al massimo (attraverso gli stress test) la pompa bancaria per risucchiarla mentre la richiesta di maggiori entrate fiscali servirebbe da aggregatore della ricchezza privata in modo da apparecchiare per i «grassi gatti» della finanza un buon piatto di pesce italiano morto per asfissia. Il pranzo dovrebbe essere servito tra Natale e Capodanno. È quello il momento in cui si scatenerà la nuova offensiva contro l’Italia con lo scopo da una parte di mettere le mani sullo stock di ricchezza privata degli italiani (la più alta del mondo) e in questa direzione vanno i continui inviti a mettere le patrimoniali e la misura di salvaguardia secondo la quale se le banche falliscono pagano i correntisti, e dall’altra di azzerare l’euro.
di Carlo Cambi
Tratto da:http://www.liberoquotidiano.it
Wall Street, l'attacco finale all'euro: il piano di Natale

BOLKESTEIN: L'EURO E' FALLITO