venerdì 14 giugno 2019

Galloni: “I minibot possono salvare l’euro”




Parla l’economista Nino Galloni: “I minibot possono salvare l’euro”

Interviste
Fonte: https://www.lospecialegiornale.it/2019/06/13/parla-leconomista-nino-galloni-i-minibot-possono-salvare-leuro/

La Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità una mozione che dà via libera all’introduzione dei minibot, titoli di Stato di piccolo taglio da utilizzare per pagare i debiti della pubblica amministrazione. Dalla Banca Centrale europea è arrivato un brusco stop, con il presidente Mario Draghi che li ha bollati come “valuta illegale” e “nuovo debito”. Nel governo il Premier Conte e il Ministro dell’economia Tria hanno già stoppato l’idea, tanto cara invece alla Lega, ed in particolare al Presidente della Commissione Bilancio di Montecitorio Claudio Borghi che è uno degli ideatori. Lo Speciale ha chiesto un commento in merito all’economista Antonino Galloni, già direttore generale del Ministero del Lavoro, della Cooperazione, dell’Osservatorio sul Mercato del Lavoro, Politiche per l’Occupazione Giovanile e Cassa Integrazione straordinaria nelle grandi imprese. Ha ricoperto anche l’incarico di sindaco all’INPDAP, all’INPS, all’INAIL in rappresentanza del Ministero del lavoro e all’OCSE. È presidente del Centro Studi Monetari, un’associazione per lo studio dei mercati finanziari e delle forme di moneta emettibili senza creare debito pubblico. La persona quindi più accreditata a parlare di minibot e di incidenza sul debito pubblico.

Mario Draghi ha detto che i minibot o sono valuta illegale oppure sono debito aggiuntivo. Come risponde?

“Innanzitutto qui c’è un grosso problema rappresentato dalla liquidità. Draghi, come presidente della Bce, controlla la liquidità del sistema, ma non la sua distribuzione fra l’economia reale – che ne ha poca – e l’economia finanziaria che, invece, ne ha troppa. E’ normale che esprima disagio, in quanto le banche, vincolate dai parametri di Basilea, non erogano prestiti alle piccole imprese. Da ciò si deduce che a soffrire di più siano le economie, come quella italiana, che si fonda proprio sull’attività delle piccole imprese, quelle appunto che hanno maggior bisogno di liquidità. Ciò premesso è chiaro che i minibot non sono una moneta così come intesa dalle banche centrali e dal Trattato di Lisbona che parla esplicitamente di valuta a corso legale in tutta l’Unione europea. Qui non parliamo di banconote, bensì di statonote nella loro versione non a corso legale, una sorta di moneta fiduciaria e quindi non illegale”.

Dunque si tratta di altro debito?

“No. I minibot andrebbero di fatto a colmare il divario creato dalla carenza di liquidità fra il bilancio di competenza dello Stato, dove il debito è già formato e compensato, e la cassa che non ha erogato i soldi per saldare il debito stesso. In teoria lo Stato, dopo aver impegnato la cifra necessaria a pagare i debiti senza però averla erogata, per sistemare questa situazione può emettere qualcosa che abbia valore di titoli di debito, dal momento che non può stampare euro essendo, questa, prerogativa esclusiva della Bce. Una moneta fiduciaria, per giunta non a termine, non sarebbe dunque debito aggiuntivo, ma un qualcosa che poi circolerà nel sistema e al massimo tornerà allo Stato per il pagamento delle tasse”.

Il ministro Tria, sposando le convinzioni di Draghi, ha detto che il governo non discuterà di minibot, ma Lega ed M5S hanno ribadito che la loro introduzione è contemplata nel contratto di governo. Chi ha ragione secondo lei?

“Nel contratto di governo i minibot ci sono, senza ombra di dubbio. Non capisco sinceramente l’atteggiamento di Tria e ancora meno quello di Confindustria. Perché sostenere che con i minibot si aumenterebbe il debito, dal momento che si tratta di un’accusa infondata? Se il Papa domattina dicesse che Gesù in realtà è morto di freddo, penso gli si chiederebbe conto di tale dichiarazione. La stessa cosa andrebbe fatta con Tria, bisogna chiedere a lui perché sostiene questa posizione”.

C’è chi, anche fra gli economisti, sostiene che i minibot possano rappresentare l’anticamera per l’uscita unilaterale dell’Italia dall’euro. E’ d’accordo?

“Non la vedo affatto così. Io sono favorevole ai minibot anche se preferirei che avessero corso legale e non fossero moneta fiduciaria perché così avrei la certezza che tutti li accetterebbero. Faccio un esempio. Se ho un credito nei confronti della pubblica amministrazione pari a circa 200mila euro e mi vengono offerti minibot fiduciari di quel valore, farei molta fatica ad accettarli, perché avrei difficoltà a riutilizzarli. Se invece mi offrissero il corrispettivo in lire o in moneta parallela con cui poi io potrei andare ad acquistare un immobile, allora potrei prendere la cosa molto seriamente. Io rispetto molto di più chi mi critica per i minibot perché vorrebbe uscire immediatamente dall’euro e dall’Unione europea, rispetto a chi l’euro lo vuole difendere. E sa perché? Perché i minibot possono fungere benissimo da valvola di salvezza sia per l’euro che per la Ue. Del resto la Francia non sta nell’Unione e nell’eurozona pur potendo emettere il franco africano? E la Germania non sta nell’Unione e nell’eurozona pur potendo tenere fuori dal bilancio pubblico la spesa previdenziale e quella dei Lander? Noi potremmo quindi beneficiare benissimo di questa valvola di sfogo. E in una moneta parallela, si chiami minibot o valuta a corso legale nazionale, io intravedo la possibilità di rafforzare l’euro, non di indebolirlo”.

Perché?

“Perché se Draghi e la Bce non trovano il modo di risolvere il problema della distribuzione della liquidità, l’euro rischierà di saltare. E non perché esploderà la finanza, visto che troverà sempre il modo di alimentarsi, ma perché salterà l’economia reale, dal momento che le piccole e medie imprese non avranno più soldi, le famiglie non avranno più reddito e questo sarà il grande problema dell’Unione europea e dell’euro. Di questo dovrebbero seriamente preoccuparsi tanto alla Bce che alla Commissione europea”.
A parte i limiti dei loro congegni, come rendere davvero efficaci i minibot?
“Penso che sia giusta la proposta di stamparli in versione cartacea, visto il precedente della Grecia, dove l’ex ministro Varoufakis l’introdusse soltanto in forma telematica con il risultato che dai bancomat non uscivano né in forma di euro, né di nuove dracme. La quantità potrà essere agganciata ai debiti già impegnati dalla pubblica amministrazione, quindi parliamo di decine di miliardi. Il problema è capire chi potrà accettarli. In piccole quantità potremmo anche accettarli tutti, anche se poi vedo molto difficile che la cassiera del supermercato possa accettare il pagamento della spesa pari a 40 euro con quaranta di questi minibot. Personalmente avrei preferito una valuta parallela a corso legale ma solo in Italia, ossia non banconote valevoli in tutta l’Unione europea. Sono due cose molto diverse: banconote a corso legale in tutta l’Unione e statonote valide solo all’interno di un circuito nazionale”.

Come pensa finirà il braccio di ferro fra il governo italiano e la Commissione Ue sulla paventata procedura d’infrazione?

“Penso che la Commissione Ue commetta un grande errore nel volere una sottomissione dell’Italia, perché questo si ripercuoterà contro le posizioni moderate del premier Giuseppe Conte e del ministro Tria. La procedura d’infrazione per noi sarebbe dannosa, considerando che lo Sbloccacantieri e i minibot avranno effetti concreti sull’economia da qui ad un anno. La Commissione europea, per dimostrare un briciolo di buon senso dovrebbe congelare la procedura d’infrazione almeno fino all’aprile del 2020, in attesa dell’uscita dei dati consuntivi del 2019. A quel punto – se davvero l’Italia sarà cresciuta dell’1% – tanti complimenti a tutti; in caso contrario, qualora non ci fosse crescita ma aumento del debito, allora si riparlerà di procedura. Devo dire che i minibot un risultato positivo l’hanno già prodotto, avendo di fatto aperto un dibattito a tutti i livelli sulla moneta, e soprattutto avendo acceso i riflettori sul grave problema rappresentato dalla liquidità”.