Troppa Ue, l'Italia non sa più tutelare i propri interessi
Dario Ciccarelli, esperto di diritto del commercio estero: vent'anni fa la nascita del Wto ha abrogato i Trattati comunitari, ma si continua a fare finta di nulla, perché?
sabato 13 settembre 2014 1
Assuefatta alla propaganda europea, l'Italia non è più in grado di tutelare i propri interessi. Lo dice Dario Ciccarelli, per anni funzionario italiano a Ginevra presso il Wto (l'Organizzazione mondiale del commercio) e autore di un libro dove raccoglie la sua esperienza: Il bandolo dell'euromatassa, pubblicato da Editoriale Il Giglio. Ciccarelli parla di «dovere di verità», pur precisando che «i pensieri dell'autore sono espressi a titolo strettamente personale».
Lei scrive che è il Wto, attraverso il diritto internazionale, a regolare i rapporti commerciali fra gli Stati e non l'Unione europea che in quella stessa sede pretende di rappresentare i propri membri. Come si è arrivati a questo?
«Quando, nel 1994, fu sottoscritto il trattato istitutivo dell'Organizzazione mondiale del commercio gli apparati dello stato italiano erano, da anni, distanti dalle questioni del mondo, essendo state queste ultime, in varie dinamiche, affidate per decenni meccanicamente alla Commissione europea: ciò accadeva anche in ossequio alla retorica europeista secondo la quale aderire passivamente al volere della commissione europea era un comportamento chic, a nulla rilevando se fosse o meno coerente con l'interesse nazionale. Fu così che si discusse a lungo su chi, se gli Stati o la Commissione europea, dovesse sottoscrivere il nuovo Trattato. Non potè che essere l'Italia, in quanto Stato sovrano, a firmare. Ebbene, quella firma portava in capo all'Italia tutte le prerogative che spettano agli stati membri dell'Omc. Anche le competenze precedentemente poste in capo alla commissione europea tornavano, e sono, in capo all'Italia, perché il diritto internazionale non ammette altra soluzione».
E cosa è accaduto da allora?
«Dal 1994 si fa finta che che l'Italia non sia membro dell'Omc. In realtà, da vent'anni, a votare a Ginevra per gli italiani è l'Italia: presso l'Omc l'Unione europea è solo un gruppo di Stati che ogni giorno esprimono una volontà uniforme; a Ginevra l'Ue funge solo da portavoce».
Un grande equivoco, quindi, di cui lei parla come «impostura europeista» perpetrata attraverso «venti anni di espedienti tecnici». Come?
«L'Unione europea, nata come organizzazione strumentale al servizio degli Stati, è divenuta, nella mente di molti ma non per il diritto, un fine in sé, un mito, un'entità superiore, da sottrarre ad ogni valutazione giuridica e di funzionalità... Quando nacque l'Omc gli organi comunitari dovettero comprendere di essere stati in quel momento superati dalla storia e cancellati dal diritto: tale consapevolezza li rese così audaci da indurli ad affermare che le norme dell'Organizzazione mondiale del commercio non hanno, per gli stati Ue, alcuna rilevanza. In pratica, gli organi Ue dicono agli Stati: per voi il mondo non esiste, per voi esiste solo l'Unione europea. Giuseppe Tesauro, attuale presidente della Corte Costituzionale, già molti anni fa dichiarò "inaccettabile" l'orientamento degli organi Ue ed il loro rifiutarsi si soggiacere alle norme, agli organi, alle sentenze dell'Organizzazione mondiale del commercio. Ciò che è inaccettabile non va accettato: invece, a meno di alcuni casi e di alcuni giudici, gli apparati dello Stato italiani accettano l'assurdo orientamento Ue, fingono che l'Omc non esista e si pongono così in contrasto con l'intero sistema del diritto internazionale e delle organizzazioni internazionali, nonché in contrasto con i principi fondamentali della Costituzione italiana, e con il buon senso».
Quali sono le conseguenze per gli interessi nazionali dell'Italia, a partire dal Made in Italy?
«L'economia italia si fonda, notoriamente, su alcune straordinarie peculiarità nazionali che attengono alla storia, alla cultura, ai valori, alla tradizione dell'Italia, della sua società e dei suoi cosiddetti distretti industriali. Tali peculiarità costituiscono interessi nazionali la cui tutela, in sede di Organizzazione mondiale del commercio, è assegnata agli stati-nazione. L'Omc è un'organizzazione concepita per bilanciare l'interesse generale al commercio con gli specifici interessi nazionali extracommerciali. Da vent'anni però gli interessi italiani non sono tutelati perché gli apparati statali italiani perseguono la missione, impossibile, di attendersi, senza nemmeno conoscere il sistema Omc, che sia la Commissione Ue a tutelarli:Pascal Lamy, all'epoca direttore generale dell'Omc, dichiarò pubblicamente, alla Sorbona di Parigi, che se un membro Omc chiudesse le proprie importazioni ai prodotti provenienti da Stati che violano i diritti sociali dell'organizzazione internazionale del lavoro è probabile che tale chiusura sarebbe ammessa dai giudici Omc, perché gli accordi Omc tutelano la "morale pubblica nazionale". In nome di questa Belgio e Olanda introdussero un divieto nazionale di importazione di prodotti derivanti da pelli di foca: i documenti dell'Omc che ne trattano sono pubblici ma nessuno li legge».
Secondo lei come se ne può uscire?
«Basta che un qualsiasi rappresentante dello stato italiano, che voglia fare chiarezza e che abbia titolo, si presenti ad una qualsiasi riunione dell'organizzazione, prenda la parola ed assuma una posizione per conto dell'Italia. Si scoprirà che, come già riconobbe tempo fa l'allora ministro Luca Zaia, presso l'Omc è l'Italia ad avere il diritto/dovere di rappresentare gli italiani. In poche parole basta conoscere le regole di base dell'Omc e rispettarle. Si scoprirà che l'Organizzazione mondiale del commercio provocò l'estinzione dell'Unione europea».