Ma chi e perché resiste all’apertura degli archivi?
Delle stragi sappiamo già molto, abbiamo arato quegli archivi da cima a fondo, abbiamo acquisito decine di migliaia di documenti, sono emersi testimoni… Certo possono venire fuori ancora elementi di qualche interesse che, però, più che rovesciare il quadro storico ormai delineatosi, potrebbero corroborarlo riscontrando qualche testimone, chiarendo meglio qualche angolo oscuro, arricchendo il quadro e aggiungendo qualche tessera al mosaico già abbondantemente delineato. Ma non mi aspetto nulla di particolarmente clamoroso. Forse se si potessero vedere archivi nuovi, sinora inesplorati, potrebbe venire fuori qualcosa di più consistente (in particolare sul caso Moro), ma, bisogna anche tener presente l’eventuale lavoro di “ripulitura”, che a suo tempo può essere stato fatto.
Insomma: va benissimo aprire gli armadi, ma senza alimentare aspettative eccessive; se poi, viene fuori la grossa sorpresa tanto meglio.
Insomma: va benissimo aprire gli armadi, ma senza alimentare aspettative eccessive; se poi, viene fuori la grossa sorpresa tanto meglio.
Ma allora perché tante resistenze? Anche perché ormai, né fra i politici, né fra i responsabili degli apparati di intelligence e polizia, c’è più nessuno che abbia qualcosa da temere da quelle rivelazioni.
Alcune resistenze si capiscono subito: per inviare i fascicoli all’Acs occorrerebbe fare un lavoro di cernita bestiale, di cui gli apparati proprio non vogliono saperne (e posso capirli), magari con il rischio di qualche scivolata. Ad esempio penso al caso dell’archivio della Guardia di Finanza, dove ci sono notizie molto delicate riguardanti anche transazioni finanziarie, gare d’appalto, fusioni societarie, giochi in borsa ecc e magari qualcuna è tale da poter suscitare un contenzioso giudiziario ancora oggi, per cui occorre andarci molto cauti per non pestare qualche m. troppo grossa…