domenica 27 gennaio 2013

Mario Consoli: le radici della perdita di sovranità

1. Nel 1981, anno del divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia, con la lettera di Andreatta si esonera quest’ultima dall’acquisto in toto o parziale dei titoli di Stato, per farli andare sui mercati internazionali.
2. Nel 1991 con Guido Carli il tasso di sconto diventa deciso dalla Banca d’Italia.
3. La terza mossa decisiva è quella delle privatizzazioni effettuata da Prodi and co, che hanno privatizzato di fatto la Banca d’Italia. In quanto agli speculatori internazionali, rimando alla lista delle banche dealer sul sito del Tesoro - http://www.dt.tesoro.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/debito_pubblico/elenco_specialisti/Elenco_Specialisti_in_titoli_di_Strato_-_Dal_6_Luglio_2012.pdf - tradotto erroneamente in italiano con specialiste in titoli di stato, ma più correttamente banche “spacciatrici”…
In quanto alla Federal Reserve non è vero che sia nazionale, Lincoln e Kennedy hanno stampato dei biglietti di Stato…
In Italia anche tanti governi, di cui l’ultimo fu di Aldo Moro…
 Un biglietto di stato significa che non costa interessi allo stato e non è messo al passivo nel bilancio dello Stato. In quanto al dogma diffuso che la responsabilità del debito pubblico dipenda dalle ruberie e dagli sprechi della classe politica, basta andare a leggere quanto l’Italia ha pagato di interessi sui titoli di stato dal 1990 ad oggi: una cifra pari alla somma del debito pubblico attuale.
 La nostra classe politica per quanto abbia rubato e sprecato, sono inezie rispetto all’emorragia degli interessi sui titoli di stato ai prestatori internazionali.
 La Bank of England del 1788, l’Inghilterra aveva 13 milioni di sterline di debito pubblico, dopo 90 anni si è arrivati all’incremento dell’800%, con il passaggio al concambio moneta-titoli di stato; altro dato nel 1981 il debito pubblico nostrano era del 50% oggi è del 120%: la relazione è immediata, basta incrociare i dati. L’austerità serve oltre ad onorare gli interessi, a risucchiare i risparmi, anche quelli occulti, da trasferire nel circuito della speculazione finanziaria.