venerdì 2 agosto 2013

Riunioni e incontri segreti: i passaggi Mps

Riunioni e incontri segreti: i passaggi del confronto tra Banca d'Italia e i vertici Mps

L'esame delle agende e degli appunti sequestrati all'ex direttore generale dell'istituto di credito senese Antonio Vigni

SIENA - Ci sono stati numerosi incontri riservati tra i vertici del Monte dei Paschi e quelli di Banca d'Italia prima e dopo l'acquisizione di Antonveneta avvenuta nel settembre 2007 per oltre dieci miliardi di euro. Riunioni, prima negate e poi ammesse davanti ai pubblici ministeri di Siena dagli stessi alti funzionari di Palazzo Koch messi di fronte alle agende e agli appunti sequestrati all'allora direttore generale Antonio Vigni di Mps. Tra loro, l'attuale ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, all'epoca direttore generale di Bankitalia, e il presidente della Rai Anna Maria Tarantola che era responsabile dell'Area Vigilanza. I verbali dei loro interrogatori ricostruiscono i contenuti della trattativa. E rivelano che non ci furono approfondimenti rispetto alle garanzie fornite dal presidente Giuseppe Mussari e da Vigni sulla «bontà dell'operazione». Lo ammette proprio Saccomanni quando - riferendosi all'operazione Fresh con Jp Morgan che aveva sottoscritto un aumento di capitale pari a un miliardo scaricando gli eventuali oneri sulla stessa Mps - afferma: «Ho avuto modo di vedere le due indemnity rilasciate da Mps. Posso dire che, certamente, ove fossero state portate a conoscenza dell'Autorità di Vigilanza, non sarebbe stata concessa l'autorizzazione nei termini in cui è stata data».

La sede del Monte dei Paschi di SienaLa sede del Monte dei Paschi di Siena
L'incontro a Roma
È il 27 settembre 2012, Saccomanni viene interrogato dai pubblici ministeri Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grossi come testimone. E dichiara: «Ricordo che alcuni giorni prima dell'autorizzazione concessa da Banca d'Italia nei primi giorni di marzo 2008 vi fu un incontro in Banca d'Italia con i vertici di Mps. Erano presenti il governatore Mario Draghi, il sottoscritto, la dottoressa Tarantola. Mussari e Vigni caldeggiarono la bontà delle operazioni di rafforzamento patrimoniale che la banca aveva effettuato per acquisire Antonveneta e per rispettare i limiti della normativa. In particolare i due ci confermarono che la Fondazione avrebbe aderito per la sua quota all'aumento di capitale e illustrarono l'operazione collegata all'aumento di capitale riservato a Jp Morgan affermando che rispettava i criteri per essere considerato patrimonio di vigilanza. Banca d'Italia era preoccupata che l'operazione nei suoi aspetti più innovativi, il collegamento di questa operazione di aumento di capitale con uno strumento strutturato come il Fresh, fosse validata in ambito europeo. Mussari e Vigni ci dissero che avevano discusso e risolto i problemi con l'intermediario Jp Morgan. Noi ascoltammo e non assicurammo alcunché agli interlocutori. Non ho ricordo di altri incontri avuti prima di quella data».

L'appunto a casa di Vigni
A questo punto i magistrati mostrano un appunto trovato dai finanzieri del Nucleo Valutario guidati dal generale Giuseppe Bottillo durante la perquisizione a casa di Vigni. Un foglio nel quale vengono indicati i partecipanti ad almeno un'altra riunione e soprattutto un'assicurazione precisa: «Bankitalia sarà al vostro fianco». Saccomanni si corregge: «Non escludo di aver incontrato Vigni e le altre persone. Posso dire che non ci fu segnalato che Mps aveva acquisito Antonveneta senza fare una due dili gence (analisi dei bilanci prima dell'acquisto ndr ). Non ebbi informazioni circa le trattative che si erano sviluppate tra Mps e Santander per l'acquisizione di Antonveneta e non sono in grado di dire se queste notizie siano state fornite a Draghi. Quanto alla frase "Bankit sarà al vostro fianco" riportata nell'appunto ritengo si possa trattare di un auspicio di Vigni. Non escludo che all'incontro si sia trattato della liquidità. Io ribadisco che nel 2008 il gruppo Antonveneta andava " efficientato "».

«Sarete seguiti e indirizzati»
Il giorno dopo viene convocata, sempre come testimone, Tarantola. E dichiara: «Per quanto concerne l'operazione di rafforzamento patrimoniale relativa all'aumento di capitale di un miliardo si poneva il problema della computabilità dell'operazione nel core capital (patrimonio di vigilanza ndr ). Per riconoscere tale strumento nel capitale primario era necessario che fossero garantiti il trasferimento del rischio di impresa e la flessibilità dei pagamenti. Nel marzo del 2008 venne rilasciata l'autorizzazione all'acquisizione di Antonveneta a condizione che tutte le operazioni di rafforzamento patrimoniale fossero realizzate prima dell'acquisizione, con particolare riguardo al rafforzamento patrimoniale dedicato a Jp Morgan che i contratti prevedessero i due requisiti accennati». Tarantola evidenzia «una comunicazione del settembre 2008 con cui si rendeva noto a Mps che l'operazione così come strutturata non poteva computarsi nel core capital poiché il contratto di usufrutto non garantiva la flessibilità dei pagamenti e non vi erano sufficienti garanzie sul trasferimento del rischio di impresa. Si invitava pertanto Mps a considerare tutte le possibili opzioni per consentire il rafforzamento patrimoniale richiesto. In caso di modifica della contrattualistica si richiamava il connesso rischio legale».

Le carte dimenticate
È la stessa Tarantola a rivelare di aver saputo «perché riferito al Direttorio dal dottor Signorini, attuale Capo dell'Area Vigilanza di Bankitalia, che sono stati ritrovati documenti non portati a conoscenza di Bankitalia che, per quanto so, erano allo studio degli uffici al fine di valutarne l'impatto sull'operazione». Cinque giorni prima, il 24 settembre 2012, era stato ascoltato Vittorio Grilli, all'epoca direttore generale del Tesoro. Inizialmente nega di essersi interessato all'operazione, ma quando gli vengono mostrate alcune relazioni da lui firmate si corregge, anche se non è in grado di precisare tempi e modi dei suoi interventi. Poi, di fronte alle domande di pubblici ministeri che gli chiedono se si sia occupato della «concentrazione del rischio», risponde: «Dal punto di vista del vigilante, quello delle analisi della concentrazione del rischio attiene a un'analisi in generale. Nello specifico di questo strumento del Fresh non penso di averlo fatto. Sicuramente chiesi come cambiò l'esposizione nel suo complesso. Peraltro come ministero non disponiamo di poteri pregnanti come Bankitalia: solo una moral suasion verso i vigilati. Ribadisco di non essermi soffermato - o che qualcuno mi abbia fatto presente - questo strumento del Fresh».