martedì 14 gennaio 2014

Finale Emilia, terremotati occupano la banca

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Finale Emilia, terremotati occupano la banca: “La burocrazia uccide i cantieri”

Sedici famiglie proprietarie di una palazzina danneggiata dal sisma 2012 protestano per il mancato pagamento della cambiale Errani all'azienda incaricati di svolgere i lavori. E dopo l'irruzione nella Cassa di Risparmio di Cento, annunciano una mobilitazione a oltranza

Finale Emilia, terremotati occupano la banca: “La burocrazia uccide i cantieri”
Un drappo nero appeso sulla soglia del cantiere dove fino a qualche giorno fa una decina di operai era impegnata nella ricostruzione delle loro case, distrutte dal terremoto, e un cartello scritto a mano: “La banca ha ucciso questo cantiere: 14 persone senza lavoro, 40 senza casa”. E’ iniziata con l’occupazione della Cassa di Risparmio di Cento e “proseguirà ad oltranza” la protesta delle 16 famiglie proprietarie della palazzina di Corso Trento Trieste, a Finale Emilia, che hanno deciso di “denunciare” l’inghippo burocratico che ha bloccato, di fatto, la ricostruzione dello stabile in cui fino a 20 mesi fa abitavano. Uno stop avvenuto a causa dei complicati passaggi che compongono l’iter da seguire per ottenere i contributi statali stanziati dopo il terremoto, iter che ha ridotto al 30% le richieste di fondi pubblici a pochi giorni dalla scadenza dei termini per presentare domanda, e che per le famiglie finalesi, in tutto una cinquantina di persone tra mamme, papà, anziani e bambini, si è tradotto nel mancato pagamento della “cambiale Errani” all’azienda incaricata di svolgere i lavori. Il Sal, o stato di avanzamento lavori, insomma, necessario all’impresa non solo per mandare avanti il cantiere, saldare le fatture e pagare i materiali, ma anche per retribuire gli operai “che hanno lavorato notte e giorno – raccontano i condomini oggi sfollati – per restituirci il prima possibile la nostra casa” .
La vicenda delle 16 famiglie finalesi inizia ufficialmente ad agosto 2013, quando il Comune di Finale Emilia delibera l’ok ai lavori di ricostruzione della palazzina resa inagibile dal terremoto, costo complessivo 582. 235 euro. L’incarico viene affidato a una ditta locale, la Ati Dama srl, dieci operai in tutto, che immediatamente avviano il cantiere. “Quei lavoratori si sono dati un gran da fare per ricostruire le nostre case – racconta Idriss Najjah, che in Corso Trento Trieste viveva, fino a 20 mesi fa, con la sua famiglia – hanno lavorato notte e giorno, con il sole e con la nebbia, facendo doppi turni, e il cantiere andava bene”. Finché non è sopraggiunta la burocrazia. Al raggiungimento del50% dell’intervento, che secondo l’ordinanza comunale dà diritto all’azienda di incassare la cambiale Errani, il denaro stanziato dallo Stato per la ricostruzione, sono arrivati i problemi: “Il sistema che dovrebbe servire a tenere alla larga criminalità organizzata e ‘sciacalli’, imprese, cioè, che incassano il denaro e poi spariscono senza lavorare – spiega Giuseppe Macrì, architetto progettista incaricato di seguire il cantiere – in realtà non fa che mette in difficoltà le piccole e medie aziende. Se le grandi imprese hanno la liquidità necessaria ad avviare un cantiere senza essere retribuite immediatamente, mano a mano che i lavori proseguono, le realtà più piccole si trovano in difficoltà ad accettare incarichi che prevedono versamenti a intervalli di tempo molto ampi, perché non hanno il denaro necessario a pagare i materiali e gli stipendi”.
Secondo la normativa vigente le banche, entro il 27 di ogni mese, devono ‘prenotare’, presso laCassa Depositi e Prestiti, il denaro necessario a pagare le ‘cambiali Errani’, che poi verranno erogate alle imprese incaricate di eseguire i lavori il 10 del mese successivo. “Noi abbiamo consegnato tutta la documentazione richiesta, con certificazione dell’ufficio tecnico che attestava l’effettivo raggiungimento del 50% dei lavori previsti dal progetto, il 20 dicembre scorso – racconta Macrì – ma l’ultimo giorno utile siamo stati contattati dalla banca, che ci chiedeva di presentare le firme di tutti gli inquilini quando noi, come è riportato nella delibera, avevamo eletto un rappresentante”. Il tempo per farlo, quindi, non c’è, anche perché nel frattempo qualcuno è morto, e qualcuno è andato fuori città, e la richiesta viene negata. Esasperati, operai della Ati Dama srl e inquilini insieme, venerdì hanno deciso di occupare la filiale della Cassa di Risparmio di Centocome segno di protesta, ma ciò che si sono sentiti rispondere dal direttore è ciò che poi rallenta molti cantieri in tutto il ‘cratere’ terremotato, tanto che ad oggi, a pochi giorni dalla scadenza dei termini previsti dalla normativa, sono solo il 30% le domande di contributo pubblico presentate: “il sistema funziona così, ed è così che funziona la burocrazia”.
“Stiamo valutando cosa fare – racconta Najjah, marocchino di nascita e finalese da 30 anni, sfollato come i vicini di casa – abbiamo pensato di cambiare banca, ma il problema è che è il sistema che andrebbe cambiato”. Il cantiere di via Trento Trieste, quindi, su cui ora sventola il drappo nero appeso dagli inquilini in segno di protesta, si è fermato. L’azienda, regolarmente iscritta alla white list, senza il denaro della cambiale Errani, circa 250.000 euro, cioè la metà della cifra necessaria a ultimare la ricostruzione dello stabile, non può saldare le fatture, pagare gli operai, i fornitori, e i materiali già utilizzati. Quindi non può più lavorare. “Speravamo di rientrare in casa ad aprile, ma a questo punto non so quando succederà” spiega Najjah. “Noi tecnici più volte abbiamo cercato di fare presente alle istituzioni che così non si può andare avanti, che i Sal vanno pagati ogni mese, che così le piccole e medie imprese finiranno per fallire – continua Macrì – lo Stato e la Regione dicono che i soldi ci sono? E allora che li diano ai cittadini, perché sono le risorse a fare la differenzatra chi va avanti e chi chiude. Insieme agli operai della ditta ci riuniremo e valuteremo cosa fare, quel che è certo è che chiederemo un incontro con le istituzioni e andremo avanti. Non resteremo fermi a guardare una burocrazia che ci porta via casa e lavoro”.

Il grande inganno della crisi e del signoraggio

17:05

Intervista ad Alberto Medici/ Il grande inganno della crisi e del signoraggio

Il debito pubblico è diventato ormai uno spauracchio con cui l’Italia ha a che fare ogni giorno eppure, secondo la valutazione di Alberto Medici – ingegnere e scrittore, la crisi economica è stata creata a tavolino. Viviamo circondati da una serie di inganni: l’Italia ha un debito impossibile da saldare e le tasse che i cittadini pagano in nome del debito inestinguibile sono in realtà ingiuste. Intanto il nostro Paese è schiavo del sistema bancario, svenduto dopo Britannia ’92.









Intervista ad Alberto Medici/ Il grande inganno della crisi e del signoraggio.
Sulla testa di ogni cittadino italiano, anche per i neonati, pende come la spada di Damocle un debito pubblico procapite pari a 34 mila euro. Una cifra immane che cresce in maniera esponenziale: secondo gli ultimi dati forniti dallEUROSTAT – European Commission – nel corso del secondo trimestre 2013 il debito ha superato il 133,3% del Prodotto Interno Lordo, pari a 2.076 miliardi di euro. Una crisi economica di cui il cittadino italiano medio conosce ben poco se non i ‘piccoli sacrifici’ che ogni nuovo Governo invoca, con il rialzo delle tasse.
Nella memoria storica del Paese, come non citare il 2 giugno del 1992, data in cui l’entourage politico del tempo, sotto i fumi di tangentopoli, a bordo del panfilo ‘Britannia’ della Regina Elisabetta, attraccato a Civitavecchia, ha svenduto l’Italia privatizzando tutti i pilastri della nazione: la Banca d’Italia, l’autostrada, l’ENI, l’allora Sip – oggi Telecom. Fautori italiani di ‘Britannia ’92 ‘sono stati politici come Mario Draghi – oggi Presidente della BCE – Giuliano Amato – all’epoca Presidente del Consiglio dei Ministri – e Romano Prodi – illo temporePresidente dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale. Personalità appartenenti al gruppo Bilderberg, di cui – per una strana casualità – rientrano anche Mario Monti, Presidente dello scorso Governo e il giovane Enrico Letta, uomo trilaterale ed anche Capo di Governo.
Intanto, il primo grande inganno, denunciato dallo scrittore ed ingegnere Alberto Medici, autore di ‘Ingannati’ e ‘Risvegliati’, è quello della moneta emessa dal nulla ed ora fulcro di tutto. Da qui la domanda sorge spontanea: se la moneta è di Stato, perché sono le Banche ad emetterla? Un Istituto privato che finanzia il pubblico è un evidente sistema di ingiustizia, ce ne parla Medici.
Perché parlare di ‘inganno del denaro’ e del ‘signoraggio bancario’?
Il pensiero dominante ci ha insegnato a vedere il denaro secondo un modello “idraulico”: si parla di liquidi, in banca si va a fare un versamento, si aprono i rubinetti del credito, ci sono le iniezioni di liquidità… e questo porta a pensare che, come un liquido, nulla si crea  nulla si distrugge: semplicemente si sposta da una vasca all’altra, a seconda delle politiche economiche. Quello che non ci è stato spiegato, invece, (ed è qui l’inganno) è che chi ha il potere di concedere o meno un credito, ha il potere, di fatto, di creare dal nulla questa “liquidità” COME SE stampasse denaro (che, di fatto, non è vero).
Italia debitrice: chi ha creato il debito pubblico?
Nel momento in cui uno stato rinuncia alla propria principale prerogativa, l’emissione di valuta, di una moneta sovrana, è costretta ad andare a chiedere prestiti a chi, invece, questo potere se lo tiene ben stretto: il sistema bancario e creditizio nazionale ed internazionale.
Con chi dobbiamo estinguere questo debito e come abbiamo fatto ad accumularlo?
Il debito è impagabile per definizione. Non si tratta di essere rivoluzionari, estremisti, ecc.: no, il sistema bancario ha, per così dire, emesso cambiali a vuoto, dei “pagherò” che non poteva onorare. Per questo il debito, da un punto di vista giuridico, dovrebbe essere considerato nullo: un contratto che sia oggettivamente irrealizzabile è nullo. Come se io e te stabilissimo per contratto che tu devi volare: non vale nulla, essendo l’oggetto del contratto irrealizzabile. Stabilito questo, non è detto che il sistema di uscita debba essere così drastico: si potrebbe immaginare un periodo di affiancamento di una nuova Lira all’attuale Euro, in modo che le nuove emissioni un po’ alla volta svuotino di importanza l’Euro e si passi, gradualmente, alla nuova moneta-credito abbandonando la moneta-debito che è l’Euro.
L’Italia schiava delle banche. Ma riusciremo mai a saldare il debito pubblico?
Il debito pubblico, come detto più volte, è irripagabile dal punto di vista matematico. Questo suggerisce un’ulteriore considerazione. Se tu avessi un amico che ha bisogno di soldi, ma sai per certo che non potrà restituirteli, glieli presteresti? Se è veramente amico, al limite glieli regali, ma che senso ha prestarglieli, se sai che non te li potrà restituire? Ha un senso prestare a chi sai già che non potrà restituire?
Me lo dica lei …
No, non ha senso, a meno che… A meno che lo scopo non sia quello di fare un’operazione finanziaria, ma lo scopo sia quello di poter prendere il controllo di quel tale. Sotto il giogo di un debito eterno, potrò comandare a bacchetto quel malcapitato e imporgli le mie politiche, i miei desideri, dirgli di eliminare lo stato sociale, di comprare gli F35, di posticipare l’età minima per andare in pensione…
Si sa, fra creditore e debitore chi comanda è il creditore.
Perché non è lo Stato ad emettere moneta, anziché degli Istituti di credito privati?
Va fatto un distinguo. Se si parla del cosiddetto “signoraggio primario”, cioè dell’emissione vera e propria di moneta, credo che la risposta stia semplicemente in: “Perché i detentori del potere hanno corrotto, o in qualche caso ucciso (vedi Lincoln, Kennedy, e anche il nostro Aldo Moro) la classe politica al fine di mantenere e consolidare il loro potere”. Ma questo vale per il 3% della massa monetaria circolante. Il restante 97% è moneta scritturale, elettronica, semplici numeri su computer che il sistema creditizio crea quando fa prestiti, mutui, concede scoperti di cc, ecc; in sostanza, dei “pagherò” senza alcuna copertura che gonfiano e uccidono l’economia, a seconda dei desideri di questi “padroni del vapore”.
Non è un caso, quindi, che dopo il governo Monti – uomo Bilderberg – è arrivato Letta – uomo Bilderberg, Trilaterale ed Aspen?
Come disse Gesù a Pilato: “Tu l’hai detto”.
Se il debito non si potrà mai estinguere,  pagare le tasse, gli aumenti e l’inflazione si rivelano delle ingiustizie?
Assolutamente sì. Delle ingiustizie, degli imbrogli e delle prese in giro (sono riuscito ad evitare il termine “Inganni” !); perchè danno l’illusione che basti un altro piccolo sforzo, una tiratina ulteriore di cinghia per risolvere il problema. In realtà è come dire al criceto che corre sulla ruota di correre un po’ di più, che ce la farà… ma si sa già che è tutto inutile.
Se è tutto un sistema ingannevole, perché la magistratura non interviene?
Per legge le banche sono autorizzate ad emettere prestiti in misura molto maggiore ai depositi che hanno; a fronte di 5, possono prestare 100. Ma 5 cosa? Il termine generico è “attivi” o, all’anglosassone, “assets”; ma fra questi assets non ci sono soltanto i contanti o gli immobili, ma anche i titoli di borsa, i BTP, CCT, ecc, che sono di fatto anch’essi delle promesse di pagamento, quindi capisci che la aleatorietà e volatilità del sistema è enorme.
A conti fatti la grande crisi economica che cos’è?
La crisi economica è fatta a tavolino. Con le norme sul prestito bancario (Basilea 2 e 3) le banche hanno detto: “siamo troppo esposte”, la leva finanziaria (riserva frazionaria) è troppo bassa, dobbiamo alzarla (io direi più semplicemente: abbiamo esagerato, abbiamo creato troppa “liquidità” dal nulla). Ma se io devo ridurre la leva e aumentare la riserva frazionaria dal 5 al 10%, siccome non posso crescere quella parte (perché non ce n’è, nessuno la crea) allora devo per forza far rientrare i prestiti, i mutui, gli scoperti, i fidi, i castelletti. A quel punto i direttori di banca chiamano tutti insieme i loro clienti e gli dicono: “Sai che c’è? Devi rientrare, non posso più coprirti”. Ma se questo discorso fosse fatto a uno su “n”, ok; ma fatto a tutta l’economia ha causato lo sfacelo che sta avvenendo oggi. Mancano i soldi: i fornitori non vengono più pagati, a loro volta loro non pagano più i loro fornitori o i dipendenti, e, a cominciare dai più piccoli, tutti cominciano a saltare come tappi a capodanno. Le aziende chiudono, gli operai e gli impiegati vengono lasciati a casa, per arrivare a fine mese non comprano più, i consumi calano e ulteriori aziende chiuderanno per mancanza di fatturato. Lo stato diminuisce le entrate perché sia chi perde il lavoro, che le aziende che chiudono non pagano più le tasse e così si aumentano le tasse. Quelli che ancora le pagano inevitabilmente cominceranno a loro volta ad entrare in crisi e a fallire. Un cane che si morde la coda e questi geni della Bocconi aumentano le tasse ai più poveri, gli unici che spendono tutto il loro reddito per comprare beni e servizi, aumentando l’effetto di crisi. E i più fragili, i più deboli non ce la fanno e si suicidano.
Come trovare una soluzione? Come non farci ingannare?
Il nostro sistema è tutto sbagliato. Siamo nel periodo più florido della storia dell’umanità: grazie alla tecnologia, ai sistemi di produzione automatizzati, alla conoscenza potremmo vivere tutti bene lavorando 2 giorni alla settimana. Ma chi non riesce a vedere l’economia in maniera diversa da come è sempre stata congegnata e concepita (i famosi bocconiani di prima) guarda con orrore ad una società dove i bisogni siano soddisfatti. Guai ad avere cittadini felici, saggi, maturi che abbiano scoperto l’economia dell’abbondanza al posto del’economia dell’indigenza, del bisogno!
Come se ne esce?
Facendo esattamente quello che stai facendo tu in questo momento: aumentando la conoscenza e la presa di coscienza collettiva. Forse non te ne sei accorta, ma stai facendo un atto di grandissima portata rivoluzionaria. Perché, come disse il grande Nando Ioppolo, se il problema non lo si conosce, è impossibile risolverlo. Ma se lo si conosce, è impossibile non risolverlo.


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PRIMA DOMANDA: DOVE SI TROVA L’ORO ITALIANO ?

PRIMA DOMANDA: DOVE SI TROVA L’ORO AFFIDATO ALLA BANCA D’ITALIA? di Antonio de Martini

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Un primo dettaglio che suscita interrogativi: dove sono custodite le riserve auree della Banca d’Italia e perché ?
Ai tempi della guerra fredda, quando ci hanno fatto credere possibile il rischio di una invasione dell’Europa Occidentale da parte delle armate dei paesi comunisti, una parte delle riserve auree dei paesi occidentali furono trasferite ” al sicuro” nei sotterranei della Federal Reserve  ( FED) a New York.Proprio in quel periodo la rivista SELEZIONE dal Reader’s Digest ( “17 milioni di abbonati nel mondo”) pubblicò con grande evidenza la notizia che anche gli inglesi avevano trasferito in Canada il loro oro, in piena guerra e con grande rischio di essere affondati dagli U-boote nell’Atlantico. Parte dell’oro, ricordo, fu trasferito conl’incrociatore York.
Ora che la guerra fredda è finita da tempo, l’Unione Sovietica non c’è più, il patto di Varsavia sciolto al sole ( alcuni paesi hanno addirittura aderito alla NATO tipo la Polonia e la Romania), non si capisce più per quale ragione il nostro oro continua a restare ” al sicuro” in quel di Manhattan nei caveau della Federal Reserve.
Ho pubblicato su questo blog la notizia che – dopo una ispezione della Corte dei conti tedesca, la Germania si è vista “costretta” a chiedere il ritiro del suo oro depositato presso la Banca di Francia e negli USA e ad esercitare il diritto/dovere di ispezione periodica ai propri beni.
Mentre la Banca di Francia fece fronte immediatamente alla richiesta ( mostrandosi però offesa), gli USA hanno concordato un periodo di tre anni per la restituzione, senza specificarne il motivo.
Ignoro se l’altra richiesta della Corte dei conti tedesca – di voler esercitare il diritto-dovere di ispezione periodica di tutte le proprietà statali –  abbia avuto seguito nelle more dell’attesa.
Un elemento di inquietudine può essere costituito dal precedente tedesco verso l’Italia: a seguito della frattura nord/sud, nel 1943 191 tonnellate di oro furono trasferite dalle truppe tedesche  dalla Banca d’Italia verso il nord, sempre per metterle ” al sicuro”.
Finita la guerra, ci vollero più di un paio di decenni per recuperare meno di due terzi del malloppo e poi i tedeschi cantarono la napoletanissima ” chi ha dato ha dato e chi ha avuto, avuto, scurdammoce o passato”.
Un ulteriore elemento di inquietudine è dato dal fatto incontrovertibile che ormai la FED è una Bad Bank che da oltre un anno sta  stampando e immettendo mensilmente  sul mercato  85 miliardi  di dollari  destinati a  finanziare fittiziamente la ripresa americana.
La Unione Europea ha sancito il principio ( in occasione dei fallimenti di Cipro) che se una banca fallisce, vengono utilizzati i depositi dei clienti……
Una altra aliquota di oro italiano  si trova nei forzieri di Londra e in quelli svizzeri della Banca dei regolamenti internazionali ( BIRS), ma con una diversa motivazione: trattandosi delle due piazze ( Londra e Losanna) in cui è possibile effettuare compravendite di oro – ci dicono trascurando il mercato di Abu Dhabi – è necessario averne delle quantità a portata di mano per effettuare i necessari bilanciamenti richiesti dalle oscillazioni del prezzo dell’oro.
Non si capisce quindi come mai questi ribilanciamenti non siano stati fatti nel 2013 causando una perdita sul valore delle riserve al 31 dicembre pari a 3,9 milardi di euro.
Un’altra scusa ( per la verità due)  addotta a giustificazione del fatto di non aver rimpatriato l’oro depositato all’estero, è che ” manca lo spazio all’interno di Bankitalia ” falso che può essere rifilato a chi non ha idea delle ridotte dimensioni   che occupano anche cento tonnellate di aureo metallo che , come ci insegnano alle elementari, ha un peso specifico molto significativo.
Suggeriamo inoltre l’utilizzo dello spazio utilizzato fino a poco tempo fa dal sig Danilo Doddi ( dipendente Bankitalia per tutta la vita)che ha gestito con profitto una jeanseria semiclandestina nel locali di palazzo Koch a via Nazionale dove vogliamo andare a manifestare il nostro disprezzo il giorno dell’assemblea.
La seconda scusa presentata anche da alte autorità Bankitalia, che vorremmo incriminare, è che il costo del trasporto dell’oro non ne coprirebbe il valore risolvendosi la cosa in un affare in pura perdita.
Rispondiamo che avrebbe potuto essere una scusa accettabile fino a che l’oro valeva 35 dollari l’oncia ( ferragosto 1971) ma che non regge ora che il prezioso metallo non è mai sceso sotto i 1.500 dollari l’oncia ( 33 grammi) negli ultimi anni.
Come sappiamo, l’oro non va trasferito per via aerea, costosa e pericolosa, ma per nave e – ad esempio – quando la nostra portaerei Garibaldi fu spedita ad Haiti per soccorrere i terremotati ( cui i soccorritori ONU passarono il colera..) avrebbe potuto benissimo passare per il porto di New York e riprendere la via di casa con il nostro oro.
La magistratura , tanto attenta a contabilizzare le marchette del cavalier Berlusconi, in queste cose è morta. Come la corte dei conti.

Banche: Adusbef e Federconsumatori lanciano l'allarme

Banche. Adusbef e Federconsumatori lanciano l'allarme: Gli istituti di credito alimentano la deflazione
http://www.corrieredisalerno.it/46993/sociale/consumatori/banche-adusbef-e-federconsumatiori-lanciano-lallarme-gli-istituti-di-credito-alimentano-la-deflazione.html

13 gennaio 2014

Banche come strozzini nei confronti dei consumatori per accumulare soldi ed acquistare Titoli di Stato. A lanciare l’allarme sono Elio Lannutti (Adusbef) e Rosario Trefiletti (Federconsumatiori).
“Con la complicità del Governo Letta-Saccomanni, del presidente della Bce Mario Draghi e della Banca d’Italia, – scrivono in una nota congiunta i responsabili dell’associazione di consumatori – le banche italiane, che hanno ricevuto 274 miliardi di euro dalla Bce al tasso dell’1%, invece di assecondare la richiesta di credito che arrivano da famiglie ed imprese speculano revocando i fidi con un preavviso di 24 ore per impiegare quella enorme massa monetaria che bisogna restituire ,raddoppiando nel biennio gli acquisti dei titoli di Stato. Come dimostra l’ultimo bollettino di Bankitalia – continua la nota – l’ammontare dei titoli di Stato nei portafogli delle banche è arrivato a novembre 2013 a 403 miliardi di euro, mentre a fine 2011 il pacchetto di obbligazioni del Tesoro in mano alle banche era pari a 209 miliardi, a fine 2012 era a 331 miliardi, mentre nel 2010 era di 193 miliardi di euro, con un vero e proprio raddoppio degli acquisti dei bond statali nell’ultimo biennio”
Amara la conclusione dei due vertici delle associazioni dei consumatori
“E’ uno scandalo di cui nessuno parla, essendo frustrata e raggirata la funzione creditizia da questi manutengoli del potere economico-mediatico, che ha portato il Paese al collasso economico per precise responsabilità della politica monetaria Bce-Bankitalia. Essa strangola l’economia, produce sfiducia ed alimenta la deflazione.