domenica 28 febbraio 2016

Tassi di interesse “negativi“ e guerra al contante

Tassi di interesse “negativi“ e guerra al contante

Il Prof. Richard A. Werner denuncia l’ipocrisia di chi invoca la guerra al contante e l’introduzione di tassi di interessi negativi. Dietro la scusa della lotta alla criminalità e del rilancio dell’economia – che certamente non sono influenzate da queste battaglie – si nasconde il tentativo di centralizzare il controllo dei capitali e di togliere alle persone qualsiasi possibilità di sottrarsi alle decisioni insindacabili di poche, grandi banche, che ovviamente devono essere al di fuori di qualsiasi controllo democratico.

di rawjapan, 9 febbraio 2016 
http://vocidallestero.it/2016/02/26/tassi-di-interesse-negativi-e-guerra-al-contante/

I principali portavoce dei grandi media mainstream hanno iniziato a diffondere l’idea che il contante è una reliquia barbarica e deve essere abolito. I banchieri centrali sono stati molto precisi, come gli ex membri dello staff del FMI Kenneth Rogoff e Peter Bofinger o l’attuale portavoce della Banca d‘Inghilterra Andrew Haldane.

Tra i motivi per cui improvvisamente il contante deve essere abolito, ci sono i soliti argomenti, per esempio che potrebbero essere utilizzati dai criminali, oppure che il denaro elettronico è più ‘efficiente’. Alcuni media sostengono anche che le persone si infastidiscono per le code quando qualcuno paga con i più ingombranti contanti, invece che con il veloce denaro elettronico. La verità è ovviamente l’opposto, anche se la recente introduzione nel Regno Unito delle carte di debito senza contatto, che devono solo essere avvicinate al terminale per il pagamento, ha ancor più velocizzato il pagamento rispetto al solito tempo di elaborazione delle carte di credito rispetto al denaro contante.

Un’altra motivazione a favore dell’abolizione del contante è che faciliterà i bail-in bancari, come concordato al vertice del G20 di Seoul nel 2010: se la gente può ritirare i soldi dalle banche in denaro contante, non è possibile derubarla per salvare le banche. Mentre i cinici saranno favorevoli a questo argomento, la realtà è che non ha senso: a Cipro, dove per la prima volta è stato implementato il programma del G20 di Seoul, le banche sono state chiuse prima che i depositi fossero confiscati. In Grecia, le banche sono rimaste chiuse per un mese e la gente ha dovuto sopravvivere coi contanti che aveva, e dopo un po’ di tempo sono stati autorizzati a ritirarli dalle banche solo in piccole quantità. Quello che sarebbe successo se il contante fosse stato già stato abolito è che la chiusura delle banche da parte della BCE sarebbe stata più efficace nel ricattare il popolo greco affinché cedesse alle richieste della Troika.

Il motivo principale avanzato dalla Banca d’Inghilterra per abolire il denaro contante è di voler stimolare l’economia britannica, e per farlo vuole utilizzare i tassi di interesse. Poiché i tassi sono già pari a zero, si può solo portarli in territorio negativo. Tuttavia, per rendere efficace tale politica, deve essere abolita la possibilità di convertire il denaro elettronico in denaro contante. Se i contanti fossero aboliti, potremmo allora godere i benefici dei tassi di interesse negativi – o così sostiene la narrazione ufficiale.

Questa storia è talmente piena di buchi che è difficile dire da dove cominciare. Iniziamo ricordando che è stata la Banca d’Inghilterra fin dal 2009 a sostenere che la politica dei tassi di interesse non è un buono strumento per stimolare l’economia, e ha invece preferito usare quello che (erroneamente) viene chiamato ‘Quantitative Easing’. Quindi, se questo è vero, perché ora passare improvvisamente a occuparsi, dalla quantità, al prezzo del denaro? Che cos’è che dovrebbe rendere più efficace un intervento sul prezzo rispetto a uno sulla quantità? Non sarebbe meglio invece introdurre un vero allentamento quantitativo, che espande il potere d’acquisto dell’economia produttiva, come ad esempio quella delle piccole e medie imprese?

In secondo luogo, prendiamo in considerazione la proposta di introdurre tassi negativi nel tentativo di stimolare l’economia. Come sappiamo, lo sbandierato meccanismo di trasmissione dell’abbassamento dei tassi avviene attraverso i minori costi di indebitamento. Nei paesi dove è stata introdotta una politica di tassi di interessi negativi, come la Danimarca o la Svizzera, il risultato empirico è che essa non è efficace nello stimolare l’economia. Al contrario.
Questo perché i tassi negativi sono imposti dalla Banca Centrale alle banche – non al pubblico che cerca finanziamenti (quindi per favore scordatevi l’idea che vi sarà dato un mutuo, e verrete pagati per averlo contratto). Per essere precisi, sono imposti sulle riserve detenute dalle banche presso la Banca Centrale.
La cosa potrebbe sembrare ragionevole a prima vista: non è forse vero che queste banche hanno ammassato tutta la liquidità del QE presso la Banca Centrale, invece di prestarla?

No. È un fatto poco noto che la quantità totale delle riserve detenute dalle banche presso la Banca Centrale è totalmente determinata dalla Banca Centrale. Le singole banche possono provare a ridurre le loro riserve, ma solo a spese di altre banche che dovranno mantenere riserve maggiori. Questa è la ragione per cui, naturalmente, il genere di “QE” attuato da molte banche centrali – l’acquisto di attività finanziarie con aumento delle riserve delle banche presso la Banca Centrale – ha solo creato un’altra bolla finanziaria, ma non ha aiutato granché l’economia reale. Le banche non possono prestare le loro riserve presso la Banca centrale. Come vi mostriamo nel libro “Da dove viene il denaro?”, le riserve delle banche presso la Banca Centrale sono semplicemente i crediti creati dalla Banca centrale a favore delle banche – moneta di banca centrale che non può circolare nell’economia.
Di conseguenza, i tassi di interesse negativi sulle riserve delle banche presso la Banca centrale sono semplicemente una tassa sulle banche. Allora, perché le banche centrali dovrebbero imporre nuove tasse sulle banche in questa fase? L’esperienza della Svizzera può fornire risposte: i tassi negativi aumentano i costi delle banche nel fare affari. Le banche reagiscono scaricando questo costo sui loro clienti. Considerando che il tasso sui depositi è già a zero, ciò significa che le banche alzeranno i tassi sui prestiti. Come hanno fatto in Svizzera. In altre parole, la riduzione dei tassi di interesse in territorio negativo aumenterà il costo dei mutui!

Se questo è il risultato, perché le banche centrali non aumentano semplicemente i tassi di interesse? Il risultato sarebbe lo stesso, si potrebbe pensare. Tuttavia, c’è una differenza cruciale: tassi più alti consentirebbero alle banche di ampliare il loro margine e di rendere il loro business più redditizio. Con tassi negativi, i margini delle banche rimarranno bassi e la situazione finanziaria delle banche rimarrà precaria e anzi diventerà sempre più precaria.
Come i lettori sanno, noi sosteniamo che la BCE ha sta facendo la guerra alle banche ‘buone’ dell’eurozona, le molte migliaia di banche delle piccole comunità, principalmente in Germania, che non hanno fini di lucro, ma operano a vantaggio dei membri delle cooperative o del bene pubblico (come le casse di risparmio pubblico Sparkassen o le banche del popolo Volksbank). La BCE e l’UE hanno aumentato significativamente gli oneri normativi, e quindi i costi del personale, in modo che molte banche di piccole comunità sono costrette a fondersi e a chiudere molti sportelli. Questo è avvenuto in parallelo alla politica della BCE di appiattimento della curva dei rendimenti (l’abbassamento dei tassi a breve e anche l’abbattimento dei tassi a lungo periodo tramite il cosiddetto ‘quantitative easing’). Di conseguenza le banche che fanno soprattutto attività bancarie tradizionali, cioè prestiti alle imprese per investimenti, sono finite sotto forti pressioni, mentre questo tipo di ‘QE’ ha prodotto profitti per quei grandi istituti finanziari impegnati principalmente nella speculazione finanziaria e nel suo finanziamento.

La politica dei tassi d’interesse negativi è pertanto coerente con l’obiettivo di buttare le piccole banche fuori dal mercato e consolidare i settori bancari nei paesi industrializzati, aumentando la concentrazione e il controllo nel settore bancario.

Serve anche per fornire una (falsa) ulteriore giustificazione all’abolizione dei contanti. E questo si inserisce nella sorprendente scoperta recente della Bank of England, che l’offerta di moneta viene creata dalle banche attraverso la concessione di prestiti: sostenendo i riformatori monetari, la Banca d’Inghilterra potrebbe ulteriormente aumentare il proprio potere e accelerare il processo di concentrazione del sistema bancario se la creazione di credito bancario viene abolita e rimane solo una sola vera banca – la Banca d’Inghilterra. Questo non solo ci farebbe tornare indietro alla vecchia situazione di monopolio del 1694, quando la Banca d’Inghilterra venne fondata come impresa senza scopo di lucro da profittatori privati. Svilupperebbe anche il progetto di aumentare il controllo e il monitoraggio della popolazione: abolendo i contanti e i crediti bancari alternativi, tutte le transazioni, la creazione di moneta e la sua allocazione sarebbe attuata dalla Banca d’Inghilterra.

Con tutti i soldi in moneta elettronica, si può già prevedere le domande ‘sollevate’ dai dipartimenti di pubbliche relazioni delle banche centrali e acutamente raccolti dai media mainstream: come è possibile aumentare la sicurezza di questo denaro digitale? Cosa succede se si perde la carta di debito? Senza dubbio, qualche mente brillante della Bank of England, o uno qualsiasi suoi portavoce nei media, suggerirà quindi che dovremmo adottare le tecniche da tempo praticate con i nostri animali domestici, vale a dire di impiantare microchip sotto la pelle per essere i nostri soldi del futuro. Lascio ai lettori decidere se tutto questo vi sembra un progresso.

venerdì 26 febbraio 2016

Parla Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale

Banche, il manager aizza i venditori: «Siate cecchini»

Vincenzo Imperatore

Banche, il manager aizza i venditori: «Siate cecchini»

ESCLUSIVO. La mail di un dirigente bancario che invita a piazzare certificates. Rivelatisi poi dannosi per i clienti. Ma molto remunerativi per i venditori.
http://www.lettera43.it/esclusive/banche-il-manager-aizza-i-venditori-siate-cecchini_43675235877.htm

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26 Febbraio 2016
PROFITTI A SPESE DEI CONSUMATORI. Nulla fa sperare che il sistema (perché non è una singola banca) possa diventare improvvisamente etico, se si pensa che uno dei più importanti istituti di credito del Paese nel maggio scorso invitava, tramite i suoi manager, la rete commerciale di consulenti e promotori a collocare prodotti ad alto rischio fornendo una informativa parziale e soprattutto utilizzando un linguaggio, a me ben noto, che non lascia adito a dubbi: fare profitti colpendo a morte i clienti.

La mail del manager ai direttori di filiale: «Diventate cecchini»

A tal proposito, un consulente bancario mi ha fatto recapitare in maniera anonima una mail inviata da un manager capoarea ai suoi direttori di filiale da cui si evincono tre cose.
NESSUNA VOCE FUORI DAL CORO. Continua a esistere nel management l’abitudine a esercitare una forte pressione psicologica per «portare tutti (i consulenti-venditori, ndr) a bordo» affinché ci sia un allineamento di orientamento e approccio commerciale. Nessuno deve stare fuori dal coro altrimenti non si raggiungono gli obiettivi prefissati e soprattutto si crea un “effetto emulazione del reprobo” che deve essere immediatamente isolato.
I CLIENTI SONO PREDE. I clienti sono carne da macello visto che i venditori devono «diventare dei cecchini». Alla faccia della customer satisfaction e di tutte quelle pubblicità istituzionali che sottolineano «la vicinanza al cliente» tramite testimonial appartenenti al mondo del cinema comico (almeno in questo c’è coerenza).
PRODOTTI FORTEMENTE SPECULATIVI. I prodotti offerti in collocamento sono ad alto rischio e fortemente speculativi (certificates) e il sistema bancario nei mesi scorsi ne ha fatto un uso massiccio. I certificates sono spuntati come funghi agli sportelli bancari. Si tratta di strumenti finanziari apparentemente redditizi, che pagano interessi elevati rispetto ad altre forme di investimento. Ma si tratta di specchietti per le allodole, perché questi investimenti sono molto pericolosi. Così come il bosco autunnale dopo la caduta della pioggia è il terreno ideale per la nascita dei funghi, così il contesto di tassi di interesse bassi è lo scenario ideale per la nascita degli investment certificates. Che sono urticanti per le tasche dei risparmiatori.
 
  • La mail inviata da un manager capoarea ai suoi direttori di filiale.

I rischi dei certificates per i consumatori

certificates sono strumenti finanziari, emessi da una banca, che legano il loro rendimento direttamente o indirettamente a un indice finanziario.
Gli investment certificates standard replicano l’andamento di un indice di borsa al pari degli Etf o anche di un singolo titolo.
I certificates strutturati sono investimenti che pagano interessi elevati a patto che un indice di Borsa non perda di più di una percentuale stabilita proprio valore.
Si tratta di prodotti assolutamente da evitare con una serie di rischi che il consumatore bancario deve conoscere.
NON C'È GARANZIA DEL FONDO INTERBANCARIO. Il primo rischio dei certificates è il rischio emittente. Anzitutto, questi strumenti finanziari sono passività emesse dalle banche. Ciò significa che non hanno un sottostante a garanzia, come accade invece con gli Etf. Qualora la banca emittente andasse in default, si perderebbe tutto senza possibilità di rivalsa. I certificates, infatti, non sono coperti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi.
È RECUPERARE I SOLDI PRIMA DELLA SCADENZA. Il secondo rischio è la liquidità. Non tutti i prodotti saranno poi scambiati sul mercato. E quelli quotati scambieranno molto poco. Questo significa che se si ha bisogno di rientrare in possesso dei soldi prima della scadenza, ci si troverebbe facilmente nella condizione di non poterlo fare. Se si è disposti a vendere ma nessuno è disponibile a comprare, lo scambio di fatto non ci sarà.
IL PREZZO LO FA LA BANCA. Il terzo rischio è rappresentato dal prezzo. La controparte disposta ad acquistare i certificates è solitamente la stessa banca che li ha emessi. Se c’è un solo operatore disposto a rilevare i titoli, il rischio concreto è che ‘faccia il mercato’. Prendere o lasciare: il prezzo è fissato in regime di monopolio.
Il quarto rischio è l’asimmetria contrattuale.
 
  • La seconda pagina della mail.

Guadagni e perdite sbilanciati a favore dell'emittente

C’è poi un’ultima questione: i certificates offrono guadagni e perdite ‘sbilanciati’ a favore dell’emittente.
Ciò significa che il rischio di perdere, ‘pesato’ per le probabilità che si verifichi l’evento negativo, è superiore alla possibilità di guadagnare, ‘pesata’ per le probabilità che si verifichi l’evento favorevole.
E volete sapere cosa hanno fatto i benchmark legati a quei certificates collocati dalla banca di cui sopra?
EUROSTOXX50: -18,97%. Proprio come previsto nella circolare-mail dove era specificato che «le previsioni dell’Ufficio Studi sono positive sull’eurozona sulla scia del cambio favorevole e del basso prezzo del petrolio».
S&P GSCI AGRICOLTURE : -10,02%. Anche in questo caso la circolare, con positiva lungimiranza, invitava a comprare il titolo perche «oltre alle buone previsioni dell’Ufficio Studi che vedono il comparto delle materie prime in ripresa già nel 2016, si vuole dare rilievo al tema del food in coincidenza con l’avvio di Expo 2015».
AZIONE ENEL: -17,25%. In questo caso la circolare prevedeva «una possibilità di rimborso anticipato al secondo anno con un premio del 11,60%».

Gli incentivi sono la droga dei bancari

A parte la valutazione di merito professionale sugli strapagati economisti degli Uffici Studi, quella circolare-mail attira, avendolo vissuto direttamente, l’attenzione del direttore-consulente-venditore solo sull’ultimo capoverso della prima pagina: il margine up-front (il guadagno immediato, ndr) per la rete dei consulenti-venditori - e quindi per i loro premi-incentivi - è del 2-2,5% del collocato.
Quella, l’incentivazione e il sistema di Mbo (gestione per obiettivi), era ed è tuttora la droga che permette ai bancari di diventare cecchini.
 

giovedì 25 febbraio 2016

Scandalo Euribor, ipotesi di danno per l'Italia

Scandalo Euribor, ipotesi di danno per banche italiane ed enti pubblici 
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di Carlotta Scozzari 
 
 
Nell'ambito dello scandalo europeo sulla manipolazione dei tassi Euribor chi ha danneggiato chi? E chi è stato danneggiato come può fare per tutelarsi? A porsi le domande è Marco Rossi, avvocato e presidente del Comitato scientifico di Alma Iura, che si spinge a ipotizzare che potrebbero essere state danneggiate le banche italiane e gli enti pubblici e per questo motivo dovrebbero attivarsi per fare valere le proprie ragioni.

Rossi, insieme con Maddalena Mandarà, responsabile dell'analisi quantitativa di Alma Iura, è autore di uno studio ad hoc sul tema dal titolo “Analisi giurimetrica sull'ipotesi di manipolazione dell'Euribor”. Innanzi tutto va ricordato che l'Euribor non soltanto rappresenta il tasso a cui le banche si prestano soldi tra loro (appunto tasso "interbancario") ma nella maggior parte dei casi costituisce anche un riferimento per il calcolo degli interessi sui mutui variabili.

“Dalla nostra analisi tecnica, l’Euribor potrebbe essere stato manipolato al ribasso – afferma Rossi - in quanto le banche internazionali (come quasi tutte le grandi banche) sarebbero state pagatrici nette dell’Euribor e avrebbero quindi avuto un interesse generale ad abbassarlo e non già a innalzarlo. Se ciò fosse dimostrato, a rimetterci sarebbero stati quei soggetti che hanno pagato un tasso fisso e ricevuto l’Euribor”.

In altri termini, seguendo il ragionamento, sarebbero stati danneggiati quei soggetti che hanno ricevuto meno di quanto avrebbero dovuto, come per l'appunto le banche cui è stato pagato un Euribor più basso, per esempio attraverso i mutui variabili. Ma nella lista dei possibili danneggiati potrebebro esserci anche le imprese e gli enti locali sottoscrittori di derivati in qualche modo agganciati al tasso interbancario così come gli obbligazionisti con cedole legate all'Euribor. Viceversa, ipotizzando sempre una manipolazione al ribasso del tasso, chi paga un mutuo variabile è stato avvantaggiato perché gli è costato meno.

In attesa della pubblicazione della decisione del 2013 nella quale l’Antitrust europea condanna Deutsche Bank, Barclays, Royal Bank of Scotland e Societe Generale a pagare una multa di 1,7 miliardi di euro per un accordo di cartello finalizzato a manipolare l’Euribor, sentenza che sarà vincolante per i giudici civili italiani, nel nostro paese c’è chi sta pensando a come muoversi per fare valere le proprie ragioni. Qualcuno in Italia ha già deciso di agire conto gli istituti di credito di casa nostra. Le italiane che partecipano al comitato per la determinazione dell'Euribor sono Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps e Ubi.

“Un primo problema – spiega Rossi - è che molte cause potrebbero venire intentate da privati ed enti pubblici contro banche italiane che non hanno manipolato il tasso o perché non erano all’interno dell’Euribor panel o perché, pur facendovi parte, non risulta che abbiano posto in essere manipolazioni. In questo caso, la banca italiana non avrebbe alcuna colpa derivante dalla manipolazione e potrebbe aver addirittura subìto un danno se la manipolazione fosse avvenuta al ribasso, nei mutui e nei leasing per esempio. Pertanto - prosegue Rossi - mi sembra che l’azione di nullità potrebbe trovare qualche ostacolo, anche se è comprensibile che i clienti la propongano e potrebbero anche trovare qualche soddisfazione. Diverso il caso in cui, invece, la causa fosse proposta nei confronti di una banca che ha manipolato l’Euribor”, come gli istituti esteri finiti nel mirino dell'Antitrust.

"La domanda che mi pongo - conclude Rossi - è perché le banche italiane e gli enti pubblici non facciano nulla per verificare se e in quale misura la manipolazione abbia procurato un danno, visto che la manipolazione è cosa certa. Io penso che potranno sorgere in futuro responsabilità degli amministratori di banche ed enti pubblici che siano rimasti inerti di fronte a questo scandalo enorme. In Inghilterra si ha notizie di transazioni già avvenute sulla manipolazione e le banche manipolatrici hanno già accantonato nei loro bilanci miliardi di euro per i contenziosi".

mercoledì 24 febbraio 2016

Moneta intera: sorpresa dalla reazione del Consiglio federale

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Gentili giornaliste, egregi giornalisti,

nel suo comunicato stampa odierno il Consiglio federale ha respinto senza controprogetto l’iniziativa Moneta intera.

I promotori dell’iniziativa Moneta intera sono sorpresi dalla valutazione del Consiglio federale. Per ulteriori informazioni vi preghiamo di fare riferimento al comunicato stampa sottostante.

Tante grazie e cordiali saluti,

Reinhold Harringer (Comitato d'iniziativa/portavoce): 079 229 34 58
Daniel Meier (Comitato d'iniziativa): 079 773 34 50
Konstantin Demeter (Comitato d'iniziativa/coordinatore Ticino): 076 437 88 92
Sergio Morandi (Gruppo regionale Ticino): 078 712 91 25


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Promotori dell’iniziativa Moneta intera sorpresi dalla reiezione del Consiglio federale
Berna – Oggi il Consiglio federale comunica la sua reiezione dell’iniziativa Moneta intera.

La reiezione del Consiglio federale è sorprendente, poiché l’iniziativa Moneta intera realizzerebbe ciò che la maggioranza degli svizzeri desiderano e ritengono essere già oggi realtà:

  • solo la Banca nazionale crea denaro – non solo monete e banconote ma anche la moneta scritturale elettronica sui nostri conti. 
  • le banche sono incaricate del traffico dei pagamenti, della gestione patrimoniale e della concessione di crediti. Non possono però più creare denaro per conto proprio.
L’iniziativa dell’associazione apartitica MoMo (Modernizzazione Monetaria) auspica quindi che la Banca nazionale crei anche tutta la moneta scritturale elettronica, oltre alle monete ed alle banconote. Questo denaro bancario elettronico sui conti svizzeri oggi viene creato dalle banche private e non rappresenta un mezzo legale di pagamento. È insicuro, mette a rischio il sistema finanziario e quindi l’economia svizzera. Il Consiglio federale sottovaluta le problematiche ancora acute del mercato finanziario (svizzero), in particolare la problematica del “too big to fail”, anche secondo relazioni di esperti ancora irrisolta.
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In merito alla reiezione dell’iniziativa Moneta intera da parte del Consiglio federale, Daniel Meier, membro del Comitato dell’iniziativa, spiega:

- la veloce reiezione dell’iniziativa Moneta intera da parte del Consiglio federale ci sorprende. Il Consiglio federale spreca una grande occasione per avere denaro a prova di crisi. Fortunatamente la decisione in merito all’iniziativa Moneta intera spetterà al popolo e non al Consiglio federale. Anche il presidente della BNS Thomas Jordan disse nella sua Usterrede 2014: “Risposte a questioni fondamentali non vengono date da un rappresentante della BNS ma solo dal popolo”.

- Con la moneta intera i franchi sui conti privati sono sicuri al cento per cento, in particolare anche quando una banca si trova in difficoltà. Ciò è un grande passo verso una maggiore sicurezza.

- La moneta intera corrisponde all’immagine tradizionale delle banche e può essere introdotta con semplicità. Per il singolo cliente bancario cambia poco.

- L’iniziativa Moneta intera viene sostenuta da molti prestigiosi scienziati:
http://www.iniziativa-moneta-intera.ch/scienziati/

- Anche molti altri Paesi auspicano ad una riforma per una moneta intera:
http://internationalmoneyreform.org

- L’emissione statale di denaro è una prassi centenaria. Il vigente monopolio statale sull’emissione di monete e di banconote è generalmente accettato e nessuno gli attribuisce un problema. Corrispondentemente non esistono fondati argomenti contro una estensione di questo monopolio alla moneta scritturale elettronica divenuta oggi consueta.

- Sono esclusi effetti negativi per le banche e per la piazza finanziaria svizzera, poiché si ha un periodo introduttivo sufficientemente lungo e non vi sono automatismi ciechi. Se necessario la Banca nazionale può calibrare o correggere ogni passo.

- La concessione di crediti può continuare ad essere garantita dalle banche private, poiché la Banca nazionale può mettere in circolazione sufficiente denaro in qualunque momento.

- La riforma per una moneta intera non porta ad uno svantaggio concorrenziale per le banche svizzere, poiché la riforma vale per tutte le banche che operano in franchi svizzeri, perciò sia per banche estere che per banche svizzere. Siccome le condizioni cambiano per tutte non vi sono penalizzazioni.

- L’iniziativa Moneta intera rafforza la fiducia nel franco svizzero, in particolare perché viene rafforzata la capacità d’azione della Banca nazionale.

- Una positiva conseguenza dell’iniziativa Moneta intera è che la Banca nazionale annualmente può versare da cinque a dieci miliardi in più alla Confederazione ed ai Cantoni. A seconda della crescita economica, la Banca nazionale può distribuire utili maggiori da due fino a quattro volte rispetto a quanto avvenuto fino ad ora, senza provocare inflazione. Con questi utili supplementari si potrebbero ridurre le imposte ed il debito pubblico, oppure potrebbe essere elargito un contributo ai finanziamenti di infrastrutture pubbliche e di istituzioni sociali. Inoltre, sarebbe possibile mettere in circolazione nuovo denaro attraverso un dividendo di cittadinanza annuo da 500 a 1'000 franchi per ogni cittadino. Dell’utile supplementare derivato dalla creazione di moneta beneficiano dunque concretamente la società e l’economia reale. Il motivo per cui il Consiglio federale intenda rinunciarne è un grande mistero.
Ulteriori segnalazioni:

domenica 21 febbraio 2016

LA GARANZIA DELLA MONETA: L'ONESTÀ CONTABILE !

LA GARANZIA DELLA MONETA: L'ONESTÀ CONTABILE !
di Marco Saba, presidente IASSEM, 21 febbraio 2016


Quando si parla di emettere moneta, ovvero di creare moneta forzosa dal nulla, ci si chiede spesso da che cosa è garantita. Nel passato abbiamo avuto contemporaneamente la pretesa teorica che la moneta fosse garantita da metalli preziosi e la prassi contabile scorretta che non faceva in realtà mai corrispondere i metalli posseduti ai certificati esistenti (banconote) che anzi coesistevano, di fatto, come dure aggregati monetari ben distinti.

Più modernamente, si pretende di garantire la moneta, e le banche, attraverso il debitore di ultima istanza, lo Stato, che si riserva il potere di espropriare i cittadini tramite l'imposizione fiscale. lo Stato è, di fatto, la Bad Bank del sistema bancario... Come questo sia potuto accadere, ovvero che lo Stato abdicasse al principio cardine della Lex Monetae (il diritto di emettere moneta) a favore del cartello bancario, è oggetto di studio per gli storici e gli esperti di antiterrorismo. Fatto sta che lo Stato è diventato un esattore del cartello bancario svolgendo le funzioni di EQUIBANCA piuttosto che di EQUITALIA.

Quindi la moneta attuale è garantita dal fatto che il cittadino deve utilizzarla per ottemperare ai diktat fiscali di uno Stato schizofrenico che deve garantire gli interessi dei cittadini e, contemporaneamente, assicurare i privilegi assurdi della classe dei banchieri che si rivelano, giornalmente e sistematicamente, contrari a quelli della popolazione e della RES PUBLICA.

Ma non basta che lo Stato accordi questo privilegio della creazione monetaria ai banchieri se non fosse che contemporaneamente tollera - nello stato psicotico in cui versa - che il ceto dei banchieri evada la più grande responsabilità di chi crea denaro dal nulla: la corretta contabilizzazione che obbligherebbe almeno a pagarne le tasse.

Poiché la moneta ed il sistema bancario in generale si basano alla fine solo su una fiducia malrimessa (e così anche per la sopportazione di una tirannia oligarchica antidemocratica), scoprire che la creazione di moneta non viene correttamente contabilizzata creerà, più prima che dopo, una completa sfiducia terminale del popolo sia nell'euro che nell'eurosistema e, in ultimo, nelle istituzioni nazionali ed europee.

Si pone quindi il problema di curare questa sfiducia prima che i padroni del vapore (si ricordi qui, en passant, che il presidente Napolitano prendeva ordini dal banchiere Passera) ricorrano ai sistemi violenti di cui storicamente abbiamo traccia: guerre mondiali, rivoluzioni ammaestrate, etc etc.

La proposta che faccio, inaudita altera parte, è di introdurre un forte fattore stabilizzante dell'intero sistema: applicare la correttezza contabile ai sistemi di creazione del denaro. Questo serve per rendere responsabili (in inglese: "accountable", che ricorda il termine "accounting", ovvero contabilità) sia le banche del loro potere invisibile che lo Stato delle sue entrate fiscali.

Per fare questo occore esaminare attentamente come le tre forme di denaro contante prodotto oggi vengono attualmente contabilizzate: le monete metalliche, le banconote e il denaro elettronico (i "sight deposits" o depositi a vista), ricordando che si tratta di tre diversi aggregati di mezzi monetari che si ritrovano SOMMATI nella misura di M1 indicata dalla BCE (e che quindi non rappresentano, contrariamente a quanto si crede, forme sostitutive della stessa quantità il cui massimo comun denominatore sarebbe l'aggregato della liquidità nei depositi.

Per quanto riguarda la moneta, in generale, si può dire che chi la emette guadagna la differenza tra il costo lordo d'emissione ed il valore legale o di facciata del mezzo monetario considerato. Quindi, M1 costa alla produzione intorno all'1% del valore di scambio sul mercato. Il punto è proprio questo: come mai contabilmente non si vede ? Come mai sembra che le banche debbano ricorrere all'applicazione degli interessi per poter giustificare un margine operativo ? Come mai le banche vengono definite "intermediari finanziari" quando si sa che creano denaro dal nulla a differenza delle altre società non bancarie, per esempio, che presentano differenze nella registrazione contabile delle operazioni di prestito ?

La risposta  è che c'è una visione sbagliata da parte del pubblico e, aimé, dello Stato, per cui si redigono i bilanci bancari ad arte COME SE le banche non creassero il denaro che utilizzano ma bensì come se questo denaro fosse fornito dai depositi di misteriosi speculatori o clienti di cui non esiste traccia d'origine nei flussi di cassa delle banche stesse... Mentre è ovvio che la creazione di denaro debba apparire anche dai bilanci che altrimenti si riferiscono ad entità astratte - le banche viste come intermediari finanziari - non esistenti nella pratica della vita terrena. Occorre quindi RETTIFICARE le scritture contabili, un compito che ci saremmo aspettati di veder svolgere almeno dalle società di revisione contabile ed auditing....

La rettifica è resa semplice dall'uso dei programmi informatici nella gestione dell'attività bancaria: basta che questi tengano nota di ogni attività di creazione di denaro da parte della banca accreditando ogni volta il conto dei flussi di cassa. Questa inaudita forma corretta di registrazione della moneta creata, che andrebbe adottata sia dalle banche commerciali che dalle banche centrali, porterebbe all'emersione di ingentissime quantità di mezzi monetari, oggi invisibili, cui poter attingere per la fiscalità dello Stato e per la solvibilità delle banche stesse, interrompendo per sempre la litanìa dei sacrifici economici ed umani che accompagnano le crisi periodiche da cui siamo afflitti.

La conseguenza più importante, oltre a quella di far meritare maggiore fiducia al "sistema", è che si priva il cartello bancario dello strumento di ricatto principale con cui esso condiziona la politica, i governi e gli Stati, per addivenire finalmente alla tanto agognata e decantata indipendenza NON SOLO del sistema bancario da quello politico, ma anche viceversa.

Che problema c'è ? Basta solo volerlo !


Bibliografia di riferimento:

- la composizione di M1 nel glossario della BCE:
https://www.ecb.europa.eu/stats/money/aggregates/aggr/html/index.en.html

- il denaro "fiat" è ricchezza netta:
Willem H. Buiter, The Simple Analytics of Helicopter Money: Why It Works - Always, Economics, Vol. 8, 2014-28, Version 2, September 2, 2015
http://www.economics-ejournal.org/economics/journalarticles/2014-28/version-2/count

- la prova forense che le banche creano individualmente moneta dal nulla:
Werner, R.A., Can banks individually create money out of nothing? — The theories and the empirical evidence, International Review of Financial Analysis, Volume 36, December 2014, Pages 1–19
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521914001070

- un referendum in Svizzera chiede di togliere alle banche commerciali il potere di creare moneta:
Iniziativa popolare federale 'Per soldi a prova di crisi: emissione di moneta riservata alla Banca nazionale! (Iniziativa Moneta intera)'
https://www.admin.ch/ch/i/pore/vi/vis453t.html

- la mancanza di coerenza nella tenuta dei flussi di cassa nel sistema bancario rispetto alla creazione di moneta e l'impossibilità di stabilire l'insolvenza delle banche da tali scritture:
Cash Flow Accounting in Banks— A study of practice, Ásgeir B. Torfason, University of Gothenburg, 2014
https://gupea.ub.gu.se/handle/2077/35272

- l'incongruenza nella registrazione contabile delle operazioni di prestito effettuate da banche e non-banche:
Werner, R.A., How do banks create money, and why can other firms not do the same? An explanation for the coexistence of lending and deposit-taking, International Review of Financial Analysis, Volume 36, December 2014, Pages 71–77
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521914001434

- un secolo perso nell'economia a causa di sballate indicazioni da parte dell'Accademia sul funzionamento delle banche:
Werner, R.A., A lost century in economics: Three theories of banking and the conclusive evidence, International Review of Financial Analysis (2015)
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521915001477

- iscrivere la creazione di moneta nelle passività bancarie non è realistico:
Eric Lonergan, Accounting as religion: Buffett, Derrida, and MM, Positive Money blog, February 25, 2016
http://positivemoney.org/2016/02/accounting-as-religion-buffett-derrida-and-mmt/

- la corruzione delle agenzie di revisione contabile, il caso KPMG:
THE CHEMISTRY OF AUDIT FAILURE A Case Study of KPMG Atul K. Shah Senior Lecturer, Suffolk Business School, November 2015
https://www.academia.edu/17958528/THE_CHEMISTRY_OF_AUDIT_FAILURE_-_A_Case_Study_of_HBOS_audit_by_KPMG

- la necessità dell'accertamento giudiziario dello stato d'insolvenza delle banche:
Marco Saba, IASSEM, Banche: necessità dell’accertamento giudiziario dello stato d’insolvenza, ScenariEconomici, 16 febbraio 2016
http://scenarieconomici.it/banche-necessita-dellaccertamento-giudiziario-dello-stato-dinsolvenza-di-marco-saba/

- la creazione di moneta - mal contabilizzata dalle banche - rappresenta "aiuti di Stato":
Segnalazione alla Commissione Europea e risposta della DG Concorrenza
http://seigneuriage.blogspot.it/2016/02/la-commissione-europea-capisce-gli.html

- l'economista Antonino GALLONI conferma che la contabilizzazione della creazione di moneta è necessaria per la corretteza dei bilanci bancari:
Estratto da: A.Galloni, L'Economia Imperfetta, Novecento Editore, 2015
http://seigneuriage.blogspot.it/2016/01/galloni-la-nuova-contabilita-bancaria.html

- la storia della manipolazione delle regole contabili e la necessità urgente di porvi rimedio:
Thomas A Lee, Reflections on the origins of modern accounting, Accounting History. 2013
http://ach.sagepub.com/content/18/2/141.abstract

- la corruzione politica nelle scelte degli organi contabili internazionali:
Bengtsson E (2011) Repoliticalisation of accounting standard-setting – the IASB, the EU and the global financial crisis. Critical Perspectives on Accounting 22(6): 567–580.
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1045235411000578 

- la prova empirica dei flussi di cassa da creazione monetaria nel programma di modellazione economica MINSKY del prof. Steve KEEN, sviluppato in Australia (video):
Macroeconomics of Loanable Funds & Endogenous Money compared using Minsky
https://youtu.be/pmnuzfULtVw

- La verità sulle banche nel bollettino del Fondo Monetario Internazionale:
The TRUTH about  BANKS , by Michael Kumhof and Zoltán Jakab , Finance & Development - A quarterly publication of the International Monetary Fund, March 2016, Volume 53 - Number 1, pp. 50-53
https://www.imf.org/external/pubs/ft/fandd/2016/03/pdf/fd0316.pdf

- la situazione fiscale in Italia rispetto alla creazione della moneta:
Note per uno studio di settore sull'attività bancaria, di Marco Saba, documento per l'Ordine dei Commercialisti, 16 maggio 2014
http://centralerischibanche.blogspot.it/2014/05/note-per-uno-studio-di-settore.html

lunedì 15 febbraio 2016

Morte e soldi: il film horror del neo liberismo

Claudio Messora:
La Deutsche Bank effettuò una speculazione definita il "Death Bond", il Bond della Morte. Morte in cambio di soldi. Che cosa fecero i signori della Deutsche? Presero 500 anziani, di condizioni ovviamente economiche non delle migliori (furono pagati per poter essere visitati da dei medici della Deutsche), e in base alle loro condizioni di salute fu effettuata una scommessa, una speculazione. Come funzionava? Se l'anziano moriva entro i 12 mesi, lo speculatore guadagnava il 6%. Se l'anziano non moriva dai 12 ai 38 mesi, lo speculatore più o meno riprendeva quello che aveva investito. Se l'anziano non si decideva a morire, ebbene lo speculatore perdeva quasi il 50% del proprio investimento. In poche parole la speculazione consisteva nello sperare che l'anziano morisse il prima possibile. Un film horror dei più terrificanti! Se noi abbiamo permesso a questi criminali paranoici di effettuare una scommessa sulla vita dei nostri genitori, sulla vita dei nostri nonni, allora questa non è neanche più una crisi economica: questa è una vera e propria crisi antropologica.
Morte e soldi sono la trama del film horror che stiamo vivendo almeno dal 2008.

Intervista a Gianluca Ferrara, direttore editoriale di Dissensi Edizioni

domenica 14 febbraio 2016

Ritirate tutti i risparmi - per salvare le banche

Ritirare tutti i depositi per salvare le banche !

Le banche creano denaro dal nulla, non usano i soldi dei risparmiatori. Solo che lo contabilizzano male... dimenticano di accreditarselo. Risultato: la crisi bancaria.

Per salvare le banche occorre ritirare immediatamente tutti i depositi. Infatti, la passività più grande nel bilancio delle banche è costituita dai depositi della clientela (Debiti verso clientela, nello Stato Patrimoniale). Se ritirate presto tutti i depositi, le banche si salvano. Verificate per credere. Alla domanda: ma dove li metto ? La risposta è semplice: in una cassetta di sicurezza. Infatti, il contenuto delle cassette di sicurezza è al riparo dai maneggi contabili delle banche !

giovedì 11 febbraio 2016

I "messaggi a distruzione immediata" della BPVI: una tecnica che ricorda la Gladio...

Fidi della Bpvi: indagato l'ex direttore generale Samuele Sorato

Nell''inchiesta della Procura di Prato sulla Banca Popolare di Vicenza si ipotizza il reato di estorsione per i fidi concessi in cambio dell'acquisto di pacchetti di azioni

PRATO. Il presente messaggio si autodistruggerà entro dieci secondi. No. Alla Banca popolare di Vicenza i metodi dei più sofisticati servizi segreti per non lasciare tracce delle direttive inviate ai loro uomini, non le conoscevano. E si affidavano ad un più semplice: “distruggi questo messaggio appena lo hai letto”. Confidando così nella diligenza e nell’obbedienza del subordinato. Ma non tutti, evidentemente, sono stati diligenti ed ubbidienti nella scala gerarchica che dalla casa madre di Vicenza arrivava anche alle piccole filiali di Prato. La procura pratese ha trovato diversi di questi messaggi nella valanga di materiale tecnico ed informatico sequestrato. Messaggi che chiudevano le direttive con cui da Vicenza si davano disposizioni ai subordinati di vendere ad ogni costo le azioni dello stesso istituto a tutti coloro che chiedevano mutui, finanziamenti o aperture di credito. Un do ut des dal quale i clienti non potevano sottrarsi e, per la procura, quei messaggi sono la prova provata che tutti sapevano di stare commettendo qualcosa di non lecito.

leggi anche:

Ed è in questo ambito che sono partiti altri cinque avvisi di garanzia per concorso in estorsione, uno dei quali ha raggiunto l’ex direttore generale della Banca popolare di Vicenza, Samuele Sorato. Un avviso di garanzia che consolida la teoria dei finanzieri coordinati dal procuratore capo Giuseppe Nicolosi e dalla sostituto Laura Canovai sull’esistenza di un metodo estorsivo approvato dai vertici della banca. L’inchiesta era partita in seguito alla denuncia da parte di una quindicina di clienti che lamentavano appunto il fatto di essere stati costretti ad acquistare le azioni della BpVi, per vedere accolta la loro domanda di fido. E quando le azioni acquistate a  62 euro e 50 centesimi, di colpo sono state svalutate a 48 euro con una perdita secca di un quarto dell'investimento e con in vista un'ulteriore perdita quando la Bpvi sarà quotata in Borsa ecco che è nata l'azione di protesta.   Il 10 dicembre scorso le perquisizioni nelle filiali della BpVi di via Valentini, Chiesanuova, via Roma e Montemurlo, oltre a quelle in Sant'Agostino a Pistoia, Agliana e Altopascio, con l’iscrizione nel registro degli indagati di undici funzionari.
A distanza di due mesi sono partiti altri cinque avvisi di garanzia e uno di questi ha raggiunto direttamente l’ex direttore generale. Per tutti viene contestato sempre e solo il reato di concorso in estorsione. Fino ad oggi, nella gran mole di documenti sequestrati e visionati sarebbero emersi solo riscontri positivi all’ipotesi di accusa sulla quale sta indagando la procura di Prato. Ma perché quelle email dei dirigenti che finivano con l’ordine di distruggerle dopo averle lette non lo sono state? Probabilmente perché, secondo una ipotesi investigativa, anche il funzionario chiamato ad operare sul campo, ovvero a trattare direttamente con i clienti, voleva una pezza di appoggio, una prova che lui era solo un esecutore materiale. La procura sta vagliando attentamente le posizioni individuali di ciascuno degli indagati e sta circoscrivendo la veste giuridica adeguata da appioppare a tutta la vicenda e a ciascuno dei protagonisti coinvolti. L’inchiesta di Prato procede in via parallela a quella della procura di Vicenza che invece sta indagando per falso in bilancio e vede indagati fra gli altri l’ex presidente Gianni Zonin e lo stesso ex direttore generale Samuele Sorato. In futuro non è escluso che le due inchieste possano trovare dei punti di incontro. Ma sulla competenza della procura di Prato su questi casi di presunta estorsione non ci sono dubbi visto che sono stati commessi nel territorio pratese.

martedì 9 febbraio 2016

Daniele Pesco (M5S) a Rai Parlamento: Banche"bail in incostituzionale"

L'OCSE e le transazioni invisibili

L'OCSE e le transazioni invisibili

LE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI COME STRUMENTI DI GOVERNO MUTLILATERALE, di Lucia Serena Rossi, Giuffré Editore, 2006
Da pag.184 a pag.185:
https://books.google.it/books?id=_RmdsNRkrm0C&pg=PA185&lpg=PA185&dq=Comitato+dei+movimenti+di+capitali+e+delle+transazioni+invisibili&source=bl&ots=gwTBqbeLoP&sig=5zB5dEhw4wdYVIUc98zEBetZ-hk&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiuq_66p-nKAhWCE5oKHe-xCmkQ6AEIIDAA#v=onepage&q=Comitato%20dei%20movimenti%20di%20capitali%20e%20delle%20transazioni%20invisibili&f=false

L'analisi fin qui svolta fornisce un quadro sintetico degli strumenti, diretti e indiretti, di cui l'OCSE dispone per formulare regole di governo della realtà economica internazionale. Ma, tali regole, pur validamente adottate, rischiano di rimanere lettera morta qualora i destinatari non vi si conformino. Per questo motivo l'OCSE ha predisposto dei meccanismi che consentano di controllare l'attuazione delle norme adottate, cercando così di garantirne l'effettività. Tali forme di controllo non rispondono ad una tipologia unica e rigidamente predeterminata, ma vengono definite secondo modalità differenziate in ciascun settore di intervento. Si va dalla previsione di semplici obblighi di notifica al dovere di istituire degli organismi nazionali di collegamento, dalla raccolta di informazioni da parte dell'Organizzazione all'obbligo per gli Stati membri di inviare periodicamente dei rapporti, dalla semplice consultazione alla possibilità per uno Stato di ricorrere contro un altro Stato considerato inadempiente e così via.
Sono tuttavia sempre presenti talune caratteristiche fondamentali alle quali rispondono tutti i meccanismo di monitoraggio elaborati in seno all'OCSE: essi non assumono in nessun caso un carattere giurisdizionale, ma si basano essenzialmente sulla sorveglianza multilaterale e sul così detto "esame tra pari" (peer review), consistente nell'analisi e nella valutazione sistematica del comportamente di uno Stato da parte di altri Stati (Pagani). Obiettivo principale, ma non unico, di tale strumento è quello di indurre lo Stato esaminato ad adottare una condotta conforme alle normative e ai principi definiti dall'Organizzazione.
L'esame viene effettuato, a cadenze periodiche, in seno all'organo sussidiario competente *ratione materiae* ed è condotto da alcuni Paesi membri, scelti come esaminatori, sulla base di un sistema a rotazione. Si tratta indubbiamente di uno dei punti deboli del meccanismo: gli esaminatori, infatti, pur non dovendo in teoria lasciarsi influenzare da interessi nazionali, agiscono formalmente in qualità di rappresentanti dei loro Stati di appartenenza, rischiando così di compromettere la credibilità del dispositivo di vigilanza reciproca. L'unica garanzia in questo senso è il ruolo svolto dal Segretario che vigila sull'indipendenza, la trasparenza e la qualità dei lavori durante tutto l'iter del procedimento.
Al termine della discussione, che talvolta si articola in veri e propri negoziati che coinvolgono lo stesso Stato esaminato, l'organo sussidiario adotta, normalmente per *consensus*, un documento contenente un rapporto sui progressi compiuti dallo Stato e le eventuali lacune ancora persistenti, nonché alcune conclusioni e raccomandazioni. Contrariamente a quello che accade in procedimenti di carattere giurisdizionale, il risultato finale non è mai l'adozione di una decisione vincolante o la previsione di sanzioni a carico dello Stato inadempiente. I rapporti adottati dall'organo sussidiario non vengono solitamente nemmeno recepiti in un atto formale dell'Organizzazione.
Ciononostante, questo metodo "morbido" si rivela spesso il più adatto per incoraggiare il rispetto delle regole da parte dei membri, soprattutto in un contesto, quale è quello dell'OCSE, caratterizzato da una forte convergenza di vedute e dalla adesione a valori comuni, caratteristiche quelle a loro volta derivanti dalla relativa omogeneità della composizione dell'Organizzazione. Va da sé, peraltro, che l'efficacia di tale meccanismo di controllo e il suo impatto sul legislatore nazionale dipendono in gran parte dalla circostanza che i risultati dell'esame siano resi pubblici e abbiano risalto nella stampa nazionale ed internazionale.
La valutazione della *performance* dello Stato avviene in relazione a principi, criteri e normative di diversa natura e portata. I rapporti annuali dell'OCSE sulla situazione economica dei diversi Paesi membri contengono delle valutazioni sulla condotta dei governi rispetto ai principi macroeconomici formulati nell'Accordo istitutivo dell'Organizzazione. Particolarmente importanti risultano poi quei meccanismi che vigilano sull'attuazione di una determinata normativa giuridicamente vincolante, emanata dall'OCSE o sotto i suoi auspici.
E' il caso del Comitato dei movimenti di capitali e delle transazioni invisibili, dotato di un meccanismo per l'esame della conformità degli ordinamenti nazionali ai Codici di liberazione.

CODE DE LA LIBÉRATION DES OPÉRATIONS INVISIBLES COURANTES - 2013
http://www.oecd.org/fr/daf/inv/politiques-investissement/InvisibleOperations_WebFrench.pdf

CODE OF LIBERALISATION OF CURRENT INVISIBLE OPERATIONS - 2013
http://www.oecd.org/pensions/private-pensions/InvisibleOperations_WebEnglish.pdf

Transazioni invisibili. Regolamento di esborsi e introiti di carattere finanziario; disposizioni emanate dal Ministero del commercio con l'estero. (Roma, 1957)
Elenco delle transazioni invisibili:
https://defranceschialberto.files.wordpress.com/2013/10/traites_1957_cee_1_xm_0810_x1111x.pdf

Committee for Invisible Transactions (OEEC.TIC)
http://archives.eui.eu/en/fonds/173633?item=OEEC.TIC

Principali Comitati dell’OCSE:
- Comitato dei movimenti di capitali e delle transazioni invisibili

lunedì 8 febbraio 2016

La Commissione Europea "capisce" gli aiuti di stato alle banche


Democrazia, potere e sovranità nell’Europa di oggi

znet italy

Democrazia, potere e sovranità nell’Europa di oggi

Nick Buxton intervista Yanis Varoufakis

1435046527 euroIn un’estesa intervista l’ex ministro greco delle finanze Yanis Varoufakis, sostiene che lo stato-nazione è morto e che la democrazia nella UE è stata sostituita da una tossica depoliticizzazione algoritmica che, se non contrastata, condurrà alla depressione, alla disintegrazione e forse alla guerra in Europa. Egli sollecita il lancio di un movimento pan-europeo per democratizzare l’Europa, per salvarla prima che sia troppo tardi.
Questa intervista, tratta da ‘State of Power’ del Transnational Institute – gennaio 2016,  è stata condotta a fine dicembre 2015 da Nick Buxton del TNI con l’ex ministro greco delle finanze.
* * *
Quali consideri le maggiori minacce alla democrazia oggi?
La minaccia alla democrazia è sempre stata il disprezzo che il sistema prova per essa. La democrazia, per sua stessa natura, è molto fragile e l’antipatia nei suoi confronti da parte del sistema è sempre estremamente pronunciata e il sistema ha sempre cercato di svuotarla.

Aldo Moro e la Banca d'Italia: il caso nel caso

Aldo Moro e la Banca d'Italia: il caso nel caso

Premessa: il 16 marzo 1978 c'è l'agguato delle "Brigate Rosse" ad Aldo Moro, con eliminazione della scorta, cui poi seguirà l'interrogatorio nella prigione segreta e l'eliminazione (EXTRAORDINARY RENDITION).

Dal diario di Paolo Baffi, governatore della Banca d'Italia:

16 gennaio 1978
"Vengo informato da persona in contatto con Gallucci (1) che questi sta considerando di inviare un avviso di reato a me e Ercolani (2) (tra gli altri) per concorso in truffa a danno dello Stato a causa degli impianti che il gruppo Rovelli avrebbe fornito a se stesso ad alto prezzo."

Note:
1) Achille Gallucci. Capo dell'ufficio istruzione presso la procura della Repubblica di Roma. E' il regista delle inchieste giudiziarie più delicate (Italcasse, Sir, Caltagirone) nel periodo considerato nelle memorie di Baffi. In stretti rapporti con alcuni magistratinotoriamente legati a uomini della Dc, soprattutto con Claudio Vitalone (vicino a Giulio Andreotti) e con Luciano Infelisi (legato a Flaminio Piccoli). Lo stesso Baffi annota "l'amicizia di Gallucci per i Caltagirone", costruttori del giro andreottiano.
2) Mario Ercolani. Direttore generale della Banca d'Italia dal settembre 1976 al luglio 1978. Nell'incarico gli succederà Carlo Azeglio Ciampi, direttore generale dal luglio 1978 all'ottobre 1979, e poi governatore.

15 marzo 1978
"Ci giunge da fonte sicura la notizia che presso il PM Jerace (1) si trovano richieste di avvisi di reato (o di mandato di cattura) nei confronti di esponenti della Banca d'Italia per non avere attuato ispezioni all'ICCRI prima della data in cui l'ispezione fu eseguita (agosto 1977)."

Nota:
1) Luigi Jerace. E' il pubblico ministero dell'inchiesta sull'Italcasse. La sua firma pè comparsa sotto i mandati di cattura per Giuseppe Arcaini, direttore generale dell'Italcasse (deceduto il 29 settembre 1978 mentre rientrava in ambulanza in Italia dalla latitanza), Edoardo Calleri di Sala, presidente, e Marcello Dionisi, ragioniere capo.

(Tra il 15 marzo e il 7 aprile nessuna annotazione sul diario sul Caso Moro....)

7 aprile 1978
"Mi reco al palazzo di Giustizia dove sono ricevuto dal col. Varisco (1), l'unica persona di quell'ambiente che in ogni occasione mi tratterà con estrema cortesia e segni di riguardo.
Vengo interrogato per un'ora e tre quarti dal consigliere Gallucci, presente il procuratore Infelisi (2) (che si sta occupando del sequestro di Moro e strage della scorta). E' presente anche il giudice Pizzuti evidentemente perché il mio interrogatorio deve servire tanto all'istruttoria Rovelli quanto a quella Italcasse. Gallucci mi "avverte" in apertura che avrebbe potuto mandarmi una comunicazione giudiziaria: non lo ha fatto, dice, per non rendersi autore di un golpe economico.
I quesiti si sono aggirati (nel senso che ogniqualvolta se ne dipartivano, poi vi tornavano) intorno alla posizione debitoria di Rovelli verso l'Iccri e a quello che ad avviso dell'interrogante era il contrasto tra l'atteggiamento "permissivo" della vigilanza nei confronti del primo e quello "severo" nei confronti della sistemazione della posizione debitoria dei Caltagirone.
Altri argomenti toccati sono: la politica delle ispezioni (frequenza, destinatari) dal 1970 in poi, la natura e gli scopi del controllo sui fidi eccedenti; i poteri di intervento della Banca nelle procedure di sistemazione di posizioni di difficile recupero. (...) ...dopo di che, mi si accusò di reticenza. Se si sia trattato di una trappola tesa ad arte, ovvero di un caso che fornì poi pretesto a una accusa capziosa, non so dire. Ai posteri.... Resta che secondo l'avviso di reato che mi verrà inviato il 24 marzo 1979 il mio "disegno criminoso" ebbe inizio con l'interrogatorio del 7 aprile 1978."

Note:

1) Il nome di Antonio Varsico ricorre naturalmente anche nell’affaire Moro. Il colonnello ha un ufficio presso Piazza delle Cinque Lune nel quale si incontra con un altro ufficiale dei carabinieri (forse Dalla Chiesa) e Mino Pecorelli: quest’ultimo proprio in quei giorni pubblica sul suo giornale Op parti inedite del memoriale Moro ripromettendosi di fare ulteriori rivelazioni nelle settimane successive (non farà a tempo: sarà ucciso da un commando i cui componenti non sono mai stati identificati). Pecorelli e Varisco si conoscono e hanno modo di incontrarsi più volte nei giorni del sequestro dello statista democristiano. Strana coincidenza che i tre protagonisti di questa storia siano morti tutti in modo violento: Pecorelli e Varisco nel 1979 a Roma, Dalla Chiesa nel 1982 a Palermo.
Varisco viene ucciso alle 8,25 del 13 luglio 1979 mentre con la sua Bmw percorre il lungotevere Arnaldo Da Brescia. Attentato pianificato e realizzato in fretta (?) ai danni di un uomo che si apprestava a lasciare l’Arma per dedicarsi alla sicurezza di Farmitalia.
 All'inizio delle indagini vi furono dubbi sulla matrice sia per l'arma usata, fucili a canne mozze caricati a pallettoni, che per il particolare accanimento, furono esplosi ben 18 colpi. Pallettoni e fucile a canne mozze paiono essere più adatti a un commando mafioso che a uno brigatista. Così come l’uso di motociclette/auto (le fonti divergono in tal senso) e di bombe fumogene marca Energa per coprire la fuga.
Nel 1982 il leader della "colonna romana Antonio Savasta" delle Brigate Rosse si assumerà la responsabilità dell'omicidio. Nel 2004, dopo la cattura, anche Rita Algranati, confesserà la sua partecipazione all'omicidio. Rimangono sconosciuti gli altri membri del gruppo di fuoco che si suppone fosse composto da almeno cinque persone.
L’attività professionale di Varisco lo porterà a imbattersi in alcuni importanti casi: lo scandalo Lockheed, quello dell’Italcasse, La Rosa dei Venti e quello relativo ad una loggia massonica segreta poi comunemente denominata P2 (indagine che porterà il colonnello a indagare alcuni superiori, per esempio il generale Santovito, capo del SISMI, il servizio segreto militare). A incaricare Varisco di questi accertamenti sarà il giudice Vittorio Occorsio poi ucciso da Pierluigi Concutelli ex esponente di Ordine Nuovo (movimento neofascista sciolto nel 1973 dal ministro degli interni Paolo Emilio Taviani).

2)  Luciano Infelisi. E' il pubblico ministero dell'inchiesta sulla Sir. Definito da molti magistrato-superstar per la capacità di trovarsi sempre in mezzo ai casi giudiziari più clamorosi. Annota Baffi (2 settembre 1979): "Infelisi è amico dei Caltagirone e frquenta la loro casa".

Vedi: Memorie di Paolo Baffi (prima parte)
Vedi: Memorie di Paolo Baffi (seconda parte)
Vedi anche: Aldo Moro, Accame: Varisco e quei mitra tenuti nel bagagliaio....

venerdì 5 febbraio 2016

Truffa e usura nei contratti di leasing Hypo Alpe Adria

Si informano gli interessati che è possibile chiedere eventuali maggiori danni (rispetto a quelli già rimborsati dalla stessa Hypo) partecipando come parte civile al processo penale che si svolgerà da luglio prossimo.

Sintesi del Caso Hypo Alpe Adria

giovedì 4 febbraio 2016

LA COSTITUZIONE CALPESTATA DAL POTERE MONETARIO

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LA COSTITUZIONE CALPESTATA: IL POTERE MONETARIO CHE STRAVOLGE LA DEMOCRAZIA

http://scenarieconomici.it/la-costituzione-calpestata-il-potere-monetario-che-stravolge-la-democrazia/

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In occasione dell’uscita dei libri dei miei colleghi Marco Mori e Giuseppe Palma, rispettivamente “Il tramonto della Democrazia” e “Figli Destituenti“, che vi consiglio caldamente di acquistare, voglio condividere con voi una riflessione sullo stato della nostra Costituzione.
Come ho avuto modo di spiegare più volte nelle schede sugli articoli della Carta dedicati al sistema economico, tutto il corpo definito come “Costituzione economica” è il risultato di una sintesi fra posizioni liberiste, socialiste e dottrina sociale cattolica, un equilibrio anche faticoso raggiunto da “Padri Costituenti” di un livello umano e scientifico superiore anni-luce da quello degli attuali “Figli Destituenti”, per usare l’efficace definizione di Palma.
Quello che è accaduto dal 1980 ad oggi sposta invece l’asse di questo equilibrio verso un liberismo che gli stessi esponenti di allora di tale dottrina, memori della lezione recente della crisi del 1929, avrebbero trovato vecchio e superato e che si esprime principalmente nel concetto di Banca Centrale indipendente. Ora rendere indipendente dal Tesoro e quindi dal controllo politico la Banca Centrale, ovvero l’ente che emette la moneta e che finanziava la spesa pubblica, sia direttamente con la stampa di moneta, sia indirettamente con l’acquisto dei titoli di Stato rimasti non collocati, significa togliere una delle due leve economiche a disposizione del Governo per perseguire le proprie politiche (l’altra è quella fiscale), ma soprattutto significa dover dipendere da un potere non costituzionalmente previsto e normato in maniera tale da subordinare di fatto tutti gli altri poteri dello Stato ad esso.
E’ infatti più che evidente che chi controlla il flusso di denaro, decidendo la quantità di moneta che deve circolare nel sistema in base a proprie valutazioni legate alla stabilità dei prezzi, valutazioni che esulano e divergono molto spesso dai bisogni dell’economia reale e conseguentemente dalle politiche di sviluppo dell’Esecutivo, ha un potere di indirizzo indiretto sul Governo. Il potere Legislativo viene a sua volta limitato ed in qualche modo guidato dalla necessità delle leggi di rispettare un budget di spesa e dall’obbligo di trovare coperture finanziarie, o con nuove tasse ed imposte, o con il ricorso al mercato attraverso emissione di obbligazioni su cui dovranno essere riconosciuti degli interessi. Persino il potere Giudiziario viene influenzato, in quanto nella valutazione di compatibilità costituzionale di una norma che riduca diritti sociali (come è accaduto per le pensioni) entra in gioco il bilanciamento dell’interesse leso con la necessità di “far quadrare i conti”, di non pregiudicare la sostenibilità finanziaria del bilancio statale.
Insomma un potere nuovo, definibile come potere Monetario, assurge al ruolo di quarto potere pseudo-costituzionale con il c.d. “divorzio” fra Banca Centrale e Tesoro e trova la sua legittimazione completa con la modifica dell’art. 81 Cost., con l’introduzione del principio del pareggio di bilancio. Questo potere Monetario subordina a sé gli altri poteri costituzionalmente previsti con gli effetti di un vero e proprio colpo di Stato strisciante. Un organo burocratico non eletto come il Governatore della Banca Centrale, non soggetto quindi al controllo democratico ed addirittura escluso da quel sistema di “check and balance” che è il caposaldo di ogni democrazia, governa di fatto il Paese nell’interesse non dei cittadini, ma di una astratta stabilità e sostenibilità finanziaria ed al fine di impedire fenomeni inflattivi, visti di per sé come dannosi.
Questo stravolgimento, già gravissimo, in quanto impedisce di fatto il raggiungimento degli obiettivi di cui all’art. 3 comma II Cost. – ovvero il perseguimento di quel programma di sviluppo sociale ed economico tale da abbattere le disuguaglianze e permettere al cittadino la piena espressione e la piena e libera partecipazione alla vita dello Stato – viene poi ulteriormente aggravato dal fatto che i trattati europei spostano questo potere, già di per sé eversivo, addirittura fuori dai confini nazionali. Questo potere Monetario è infatti totalmente nelle mani della BCE, ancora più lontano quindi dal controllo politico degli Stati e quindi dal controllo democratico.
Il risultato di questo sistema aberrante è un inversione totale del rapporto di causa-effetto fra gestione finanziaria e gestione politica: mentre prima correttamente la finanza e la gestione delle risorse erano meramente strumentali all’azione politica, per cui il compito della BC era quello di concordare con il Tesoro la quantità e le modalità ottimali di utilizzo dei vari mezzi di finanziamento in base alle esigenze politiche, adesso è la politica che deve trovare le modalità di ridurre la propria azione e deve scegliere quali politiche si possono perseguire e quali no, in base alle possibilità economiche che le vengono concesse. Addirittura la finalità vera dell’azione politica in tema economico si riduce al fatto di riuscire a creare un attivo di bilancio per ridurre il debito pubblico, non più autonomamente gestibile.
Si è così voluto ridurre lo Stato ad una famiglia, nella quale la possibilità e la qualità di spesa per quanto riguarda anche i bisogni primari (alimentazione, abbigliamento, istruzione ed a volte anche salute) dipendono dalle entrate dei suoi componenti, che sono un dato fisso, esogeno, economicamente definibile quindi come un vincolo esterno. Lo Stato però non è e non dovrebbe essere una famiglia: lo Stato deve perseguire gli interessi sociali che la Costituzione gli impone, come l’aiuto ai disoccupati ed agli indigenti, deve tutelare i diritti dei cittadini, anche se questa tutela è anti-economica, deve potersi sostituire al privato per stimolare l’economia nei momenti di crisi, quando il privato non investe, deve sviluppare la ricerca scientifica e le arti anche e soprattutto quando queste non abbiano un immediato ritorno economico. Per far questo lo Stato deve poter spendere, con giudizio, ma liberamente. Sarà compito dei cittadini il controllo su questa spesa, i quali puniranno democraticamente con il voto i politici incapaci, o della Magistratura, nei casi di abuso, ma mai dovrebbe essere un Governatore europeo od italiano a poter decidere se e quanto spendere, calpestando tutti i principi democratici e costituzionali.
Quando questa follia di costruzione europea ed il pensiero liberista ad essa sottostante crolleranno si dovrà immediatamente metter mano a questo sistema ed eliminare questo quarto potere aberrante, ripristinando un corretto funzionamento democratico dello Stato. Altrimenti sarà stato tutto inutile.