venerdì 30 settembre 2011

Segreti di Stati - Cap. 12 Il contadino Raul Gardini

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Capitolo 12 - Il contadino Raul Gardini 

 "Gardini lo avevo incontrato almeno due volte in casa di Charles Bernard Moses, a Roma, intorno alla prima metà degli anni '70. Non era ancora famoso, i tempi del Moro di Venezia erano lontani, ma si intuiva che con quel carisma era uno che avrebbe fatto strada. Ebbi nuovi rapporti con lui come marittimo, quando imbarcai sulla motonave Maria Speranza della compagnia Fermar (Ferruzzi Marittima) che faceva capo al gruppo Ferruzzi, che lui guidava. Fui inviato a Ravenna il 1 aprile 1982 e, dopo un breve colloquio per istruzioni, fui regolarmente imbarcato sulla sua nave, in sosta a Ravenna e diretta sul Mississipi, dove aveva dei silos per il carico della soia. Uno stabilimento davvero imponente; quei silos sul Mississipi sembravano grattacieli". Da "L'ultima Missione - G71 e la verità negata", di Antonino Arconte, 2001 La missione di Nino consisteva nel proteggere i silos di Gardini da possibili attentati, uno dei quali avvenne in quel periodo. Questo uso privato di un operativo della Stay-Behind si può spiegare solo se si considera che anche Gardini era un appartenente all'organizzazione S/B. E poi Nino va avanti, sostenendo che anche Gardini, gladiatore della divisione "Colombe", quella d'appoggio, costituita da civili, avrebbe voluto vuotare il sacco sulla questione Gladio. Se Gardini ebbe occasione di parlarne al suo avvocato, Giovanni Maria Flick, rimane un mistero coperto dal segreto professionale (vedi sotto la sua testimonianza). La prima volta che mi occupai del caso Gardini, nel 1996, mi venne in mente, chissà perché, un altro suicidio misterioso avvenuto a Milano: quello del neo amministratore dell'assicurazione Fondiaria, Ludwig von Hackwitz, che aveva rilevato delle irregolarità nel bilancio della società: poche ore dopo si "suicidò" buttandosi giù dalla Torre Velasca, era l'8 maggio 1995 (questo episodio non vi ricorda forse il recente suicidio del vicepresidente della ENRON? Non aveva anche lui qualcosa da dire sui bilanci della sua società?). Anche nel caso "Fondiaria", le indagini milanesi archiviarono come suicidio. Sempre nel 1995, si "suicidò" un altro amico del gladiatore Arconte: Alex Langer. Verrà trovato il 3 luglio 1995, a Fiesole, impiccato con uno spago ad un albicocco "alto e maestoso", come ebbe a scrivere la giornalista Nadia Scardeoni. Ma vediamo quello che mi ero appuntato sull'agenda a proposito dei fatti accaduti nel 1993: "Roberto Boemio muore l'11 gennaio 1993. Sergio Castellari muore il 25 febbraio 1993. Il 23 aprile, con una lunga lettera al «Corriere della sera», Cesare Romiti invita gli industriali a fare piena luce sul sistema delle tangenti «andando dal magistrato e confessando tutto». All'età di 79 anni muore a Roma l'ex ministro del Tesoro Guido Carli, per quasi quindici anni governatore della Banca d'Italia. La lira risale a quota 1.483 nei confronti del dollaro e 935 nei confronti del marco. Il Csm sospende Corrado Carnevale dal suo incarico in Cassazione e dallo stipendio. Franco Parisi muore il 27 giugno 1993. Gabriele Cagliari muore il 20 luglio 1993. Vincent W. Foster Junior muore "suicida" il 20 luglio 1993. Il gladiatore Raul Gardini muore il 23 luglio 1993. Il 16 Settembre, la Procura della Repubblica di Roma apre una inchiesta con un rapporto congiunto di polizia e carabinieri che individua in 16 ufficiali del SISMI i telefonisti che hanno rivendicato le azioni della Falange Armata. L'inchiesta parte da una indagine interna ordinata da Paolo Fulci, capo del CESIS, il comitato di coordinamento dei servizi segreti , fino al '92. Fulci infatti, per scoprire la fondatezza di voci che individuavano come provenienti dagli uffici del SISMI le telefonate della Falange Armata, fece predisporre delle intercettazioni telefoniche che avrebbero dato esito positivo. Fulci però aspetterà fino all'estate del '93 per rendere noto alle autorità di polizia ciò che conosceva già nel 1992. Il 18 ottobre 300 uomini del SISMI, tra cui i 16 di cui sopra, verranno semplicemente trasferiti ai loro incarichi di provenienza. Dal 9 all'11 Novembre: Operazione Ditex Superga Sette, lo Stato-ombra si prepara alla guerra civile. Il gladiatore Vincenzo Li Causi muore il 12 novembre 1993 in Somalia". Un anno denso di avvenimente, il 1993, non c'è che dire. Ufficialmente il caso Gardini è un caso chiuso. Anzi, a dire la verità, non è mai stato aperto. La morte per suicidio, avvenuta a Milano il 23 luglio 1993, di un personaggio del suo spessore, così legato ai poteri politici e a quelli "forti" in generale, ha fatto tirare un sospiro di sollievo a molte persone. Anche il trattamento così intransigente a lui riservato dalla magistratura, in fondo, suggeriva di chiudere in fretta e furia l’indagine sulla fine di quello che era stato uno degli uomini più potenti, temuti e rispettati d’Italia. Restano però tutta una serie di domande a cui nessuno ha ancora dato una risposta. A metterle in fila ci aveva provato un dossier del sito Affari Italiani , curato da Pinkerton (si tratta di uno pseudonimo). Eccone alcuni. Perché non è stata stabilita con certezza l'ora della morte di Raul Gardini? Perché il cadavere fu rimosso da piazza Belgioioso prima dell'arrivo della polizia scientifica? Perché l'autopsia tardò di 36 ore e non fu fatto il sopralluogo? Perché nessuno dei presenti udì lo sparo della Walther & Williams PPK 7,65 se all'esterno non c'era nessun rumore ostativo? Perché non si cercò di stabilire chi aveva spostato la pistola sulla secretaire dove fu trovata, lontana dalla scena del suicidio-delitto? Perché il bossolo calibro 7,65 fu rinvenuto sul pavimento a tre metri di distanza da dove doveva trovarsi? Perché la ricerca di eventuali impronte sull'arma in oggetto ha dato esito negativo? Perché su due cartucce delle 18 inesplose c'erano frammenti di impronta non appartenenti a Raul Gardini? Perché i frammenti di impronta sulla parte esterna della busta con biglietto d'addio non appartenevano a Raul Gardini? E perché sul biglietto da visita non è stato evidenziato alcun frammento di impronta papillare latente? Perché sui tamponi adesivi praticati sull'orologio, sul copriletto, sui tre piccoli cuscini e sul lenzuolo, non sono state rilevate particelle di residui di polvere da sparo combusta? Perché il PM non ha dato seguito al sequestro dei tabulati delle telefonate dal cellulare di Raul Gardini fino all'ora della morte? Perché il tabulato inviato dalla Sip all'autorità inquirente si arresta alle 20.33 del 22/7/93? Possibile che Gardini non abbia più telefonato fino al mattino successivo? Perché sul biglietto da visita d'addio fu fatta una controperizia a insaputa del perito grafico nominato in prima istanza dal Tribunale di Milano? Perché Idina Gardini, moglie di Raul, fu interrogata per la prima volta solo dopo 14 mesi dal fatto? Perché i documenti processuali pubblicati da "Affari Italiani" sono stati eliminati e non sono più disponibili online? Ma sentiamo cosa ebbe da dire il suo difensore. La deposizione dell'avvocato di Gardini, Giovanni Maria Flick N. 2635/93 Mod. 45 Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Milano Verbale di assunzione di informazioni - art. 362 c.p.p. L'anno 1993, mese di luglio, il giorno 27, alle ore 11.50, in Palazzo di Giustizia - Milano, st. 68, Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Milano in relazione al procedimento su indicato; Innanzi al Pubblico Ministero Dr.ssa Licia SCAGLIARINI, che si avvale dell'auslio dell'Assistente Giudiziario Sig. Rocco FARRUGGIA; In presenza altresì dell'Uditore Giudiziario Dr. Massimo BARALDA; Giovanni Maria FLICK che richiesto delle generalità risponde: Giovanni Maria Flick, nato il 7 novembre 1940 a Ciriè, residente a Roma in via Linneo 8; Avvocato iscritto all'Albo degli Avvocati e Procuratori di Roma; Avvertito dell'obbligo di riferire ciò che sa intorno ai fatti sui quali viene sentito, dichiara: "Faccio parte del collegio difensivo di Raul GARDINI, unitamente all'avv. DELUCA. Avendo pernottato all'Albergo Jolly President, in Largo Augusto di Milano, nella notte tra il 22 e il 23 luglio 1993 avevo appuntamento con Raul Gardini, unitamente all'avv. Deluca, nello studio di quest'ultimo per le ore 10.00 del 23 luglio 1993. Avendo visto nelle edizioni del mattino dei telegiornali l'enfasi con cui era stata riportata la notizia delle dichiarazioni di Garofano, incentrando tutto sul Dr. Gardini, dopo colazione, verso le 8,45, decisi di chiamarlo al telefono per passare da lui e valutare la cosa, anziché vederci alle ore 10 da Deluca. Chiamai il centralino, mi feci passare una segretaria (non ricordo se Renata o Alessandra) e chiesi come di solito che mi passassero il Dr. Gardini. Mi dissero dopo poco che non prendeva la telefonata e non ricordo se, in prosecuzione della stessa telefonata o in una telefonata successiva di pochissimo, chiesi che mi mettessero a disposizione una macchina perché dovevo anche recarmi al Palazzo di Giustizia e poiché la macchina non era disponibile dissi di preavvertire il dottore che sarei arrivato con un taxi per parlargli e poi recarmi a Palazzo di Giustizia con la macchina che avrebbero fatto arrivare nel frattempo. Mi recai con un taxi a Piazza Belgiogioso ove arrivai dopo qualche minuto (il taxi mi lasciò dall'altra parte della strada che era bloccata) e sulla porta trovai il Dr. Michetti il quale mi disse che il dr. Gardini si era sparato. Ebbi la sensazione che fosse un fatto appena verificatosi e rimasi sconvolto, chiesi dov'era e mi dissero che era in camera sua. Fu Michetti a dirmi ciò, così almeno mi pare. Uscii e attraverso il cortile entrai nell'abitazione e mi affacciai alla camera dove vidi il Dr. Gardini sul letto. All'ingresso dell'abitazione mi pare vi fosse il maggiordomo, mentre Michetti era rimasto negli uffici unitamente al figlio del Dr. Gardini. Non mi sono avvicinato al letto su cui si trovava Gardini e non sono in grado di descriverne il vestiario, né ho fatto caso alla posizione del braccio o alla presenza della pistola anche perché la camera era in penombra. Posso dire che ho visto soltanto il corpo sul letto, dalla porta, perché non me la sono sentita di entrare nella camera. Sono ritornato sui miei passi attraverso il cortile, almeno mi pare, sia per vedere se arrivava la polizia, poiché Michetti mi aveva detto di aver già chiamato il 113, sia per vedere il figlio del Dr. Gardini che si trovava nell'ultima stanza a sinistra della zona uffici. Nel frattempo chiamava al telefono l'avv. Deluca e l'ho informato della cosa. Sono tornato subito nel cortile perché qualcuno, forse il Dr. Michetti, mi ha detto che stavano portando via il dr. Gardini ed io ho detto: "Non muovetelo e non toccate niente fin che non arriva la polizia". Sono uscito in cortile di corsa per fermarli, ma un barelliere mi ha risposto che c'era ancora un battito. A quel punto ho detto al Dr. Michetti di accompagnare Gardini all'Ospedale, preferendo fermarmi in prima persona per attendere la polizia. Vi è stato un momento di blocco dell'ambulanza sul portone perché c'era una macchina, nel frattempo è arrivato deluca e stava arrivando una volante e allora sono andato con Deluca al Pronto Soccorso. Non abbiamo visto il corpo di gardini all'Ospedale, mentre io l'avevo intravisto prima mentre i barellieri lo stavano caricando sull'ambulanza. In quell'occasione l'avevo visto da vicino. Mi sembra di ricordare che il capo fosse coperto o comunque circondato da cuscini. Ho provato molta pena. Non ho visto la pistola. dal pronto soccorso siamo venuti in Procura ad informare il Procuratore della Repubblica e i tre Sostituti che si occupavano delle indagini e ci siamo trattenuti circa una mezzoretta. Sono stato nominato difensore di Gardini nel gennaio-febbraio scorso. Non l'avevo mai conosciuto prima. Da aollora ho avuto una serie di incontri con Gardini in prevalenza in presenza dell'avv. Deluca e talvolta da solo, in particolare a Roma quando pendevano presso quella Procura le indagini ENIMONT. Da quando le indagini vennero trasferite a Milano ebbi una serie di incontri prevalentemente presso l'avv. Deluca, talvolta in via Belgioioso. Una delle poche volte che ho visto da solo il dr. Gardini è stato a Ravenna sabato 17 luglio. Rientravo da un colloquio presso il Procuratore della Repubblica di Pordenone per ragioni di lavoro e temendo di arrivare tardi a Milano il lunedì ove dovevamo incontrarci con il Dr. Gardini decisi di fermarmi da lui a Ravenna e facemmo colazione assieme sul prato di casa sua. Il Dr. Gardini era solo e parlammo delle vicende processuali. Lo rividi lunedì sera con Deluca a Milano in P.zza belgioioso e più ampiamente il giovedì quando ritornai a Milano esplicitamente per questa vicenda. Posso dire su espressa domanda dell'Ufficio che il Dr. Gardini per un verso da parecchio tempo desiderava chiarire la situazione ai magistrati e assumersi un ruolo e una responsabilità nella vicenda processuale, dall'altro lato temeva, conoscendo soltanto le grandi linee delle vicende e non essendo in grado di fornire dettagli e specificazioni, di non essere credulo o di non essere in grado di svolgere appieno quel ruolo di assunzione di responsabilità. Il Dr. Gardini sapeva della possibilità di una custodia già da tempo ed in particolare da quando la stampa aveva riferito la notizia di provvedimenti cautelari richiesti dai P.M. e non accolti dal G.I.P. Non posso peraltro dire almeno a mia sensazione, che temesse in particolare la prospettiva degli arresti quanto piuttosto quella di non essere in grado di fare chiarezza. In questi ultimi tempi talvolta soffriva di vuoti di memoria. io lo prendevo in giro dicendogli che doveva fare "il compito in classe", ma Gardini aveva difficoltà a mettere per iscritto queste problematiche. Anche sabato l'avevo spronato a fare il "compito in classe" in vista di un incontro con i magistrati che ormai ritenevamo prossimo. Lunedì non ci portò il "compito in classe", mentre giovedì vi erano una serie di appunti che io non esaminai nel corso della riunione e sul cui contenuto devo invocare il segreto professionale. Posso dire che Gardini era teso e provato ma non sono in grado di individuare a quale motivazione specifica (se la sconfitta del gruppo; se il ruolo di passività a cui in questo momento era costretto; se altro) potesse ricollegarsi tale stato. Debbo dire come mia sensazione che il Dr. Gardini mi è parso soprattutto provato dalla debacle del Gruppo non tanto o quantomeno non solo sotto il profilo di conseguenze pratiche ulteriori ma soprattutto con riferimento al suo ruolo quale artefice delle fortune del Gruppo; non so dire peraltro quanto questa sensazione nasca non solo dai contatti di questi ultimi tempi, ma anche dalla rilettura del libro autobiografico di Gardini che ho fatto recentemente. Sia io sia Deluca gli suggerivamo di mantenere il ruolo di leader anche nella vicenda giudiziaria; anzi per la verità più che un suggerimento era una valutazione da lui pienamente condivisa e la sua difficoltà nasceva da una mancanza di dati di dettaglio che solo altri potevano fornire. Non l'ho mai sentito dire che non ce la faceva. L'ho sentito invece più volte negli ultimi tempi sottolineare la difficoltà che ho sopra menzionato. In questo momento viveva il processo e il crollo del Gruppo e non parlava con noi di prospettive successive. Non vi è dubbio che vi erano dei contrasti soprattutto con il cognato ma su questo devo invocare il segreto professionale. Per quanto mi risulta aveva il pieno appoggio della moglie e dei figli nei cui confronti manifestava un enorme affetto e dai quali appariva ritrarre molta fiducia e sicurezza anche se mi è sembrato non volesse far partecipe la moglie della vicenda. Tanto dico perché la sera prima disse alla moglie e al figlio di allontanarsi dalla riunione. Devo confermare che sono rimasto commosso dal vedere l'unione della famiglia che non mi aspettavo così grande. Il Dr. Gardini, pur avendo manifestato - se non proprio dall'inizio, quasi da subito - la volontà di presentarsi ai giudici e di chiarire la propria posizione (pur con i limiti e le difficoltà sopraindicate), non mi sembrava logorato o teso per l'attesa della presentazione. Semmai mi sembrava più teso dalla difficoltà di non avere tutti gli elementi per fare chiarezza. Ho parlato a lungo ieri ai funerali unitamente all'avv. Deluca con la moglie e con i figli di Gardini e mi sembra che gli stessi non abbiano particolari da aggiungere a quanto ho già descritto, né sensazioni ulteriori da riferire. I familiari non mi hanno parlato di messaggi giunti oltre a quello rinvenuto, né a me consta che ve ne siano. Non ho trovato alcun messaggio del dr. Gardini sulla mia segreteria telefonica dello studio, sia perché ero a Milano e quindi penso che non mi avrebbe chiamato, sia perché d'abitudine non mi chiamava mai direttamente, ma mi faceva chiamare dai suoi complicatissimi centralini. Ricordo che scherzavamo con lui sulla complicazione dei telefoni e lui mi diceva: "Anche lei è come me che non sappiamo usare i telefoni". Non avevo mai visto la pistola né saputo che la possedesse. Avevo invece visto dei fucili nella casa di Ravenna. Durante la riunione del giovedì sera, quando arrivarono i flash dell'ANSA sulle dichiarazioni di Garofano, Gardini mi sembrò più colpito dal fatto che venisse tutto scaricato su di lui nella presentazione giornalistica che non dal fatto che Garofano parlasse; però non mi sembrò colpito in modo particolare. Gardini in passato ha compiuto quantomeno una svolta clamorosa quando prima uscì da ogni carica che rivestiva in Italia sbattendo la porta e poi, al momento della separazione dal gruppo Ferruzzi. Voglio dire che era un uomo dai grandi gesti". Letto e sottoscritto Giovanni Maria Flick Licia Scagliarini ----------0--------------- Vi sono delle precisazioni da fare. Dell'inchiesta ENIMONT a Roma se ne occupava Ettore Torri, procuratore aggiunto. Il problema era capire dove erano finiti i 600 miliardi di sovraprezzo pagati per l'operazione. Una volta scippata dalla Procura di Milano, l'inchiesta si concentrò sulle tangenti pagate per ottenere il sovraprezzo, badate bene, circa 70 miliardi. Delle altre centinaia... non si saprà più niente. Cusani d'altra parte non parlò. L'avvocato di Gardini fece carriera e diventò ministro della Giustizia. Il PM divenne senatore...dei DS. La pista americana In America, per la precisione a Chicago, esiste un "Comitato per la ripulitura delle corti di giustizia" (CITIZENS' COMMITTEE TO CLEAN UP THE COURTS, http://www.skolnicksreport.com), fondato nel 1963. Questo comitato cittadino fa capo a Sherman Skolnick, che si occupa di corruzione nella magistratura dal lontano 1958. Solo tra il 1983 ed il 1993, il comitato ha fatto arrestare per corruzione ben 20 giudici e 40 avvocati, negli USA naturalmente. In Nord America i giudici vengono eletti alle loro cariche tramite campagne elettorali, a differenza che in Italia, dove ottengono le cariche per "concorso". Le campagne elettorali costano e così avviene che molti giudici abbiano forti legami "bancari". Alcuni di essi fanno parte di consigli d'amministrazione di banche oppure ne sono addirittura soci. In particolare, Skolnick, che è un anziano ricercatore su una sedia a rotelle, si è occupato della coincidenza temporale dei "suicidi" di Foster e di Gardini, avvenuti a distanza di soli tre giorni ed in circostanze analoghe, benché in due continenti diversi. Le sfortune americane del gruppo Ferruzzi, che come abbiamo già visto subiva attentati dal 1982, non sono molto note al pubblico italiano, almeno nei particolari. Esponiamo i risultati della ricerca di Skolnick. La Ferruzzi Finanziaria S.p.A., la holding del gruppo Ferruzzi, era gestita da Raul Gardini che aveva sposato la figlia di Serafino Ferruzzi.Le filiali americane erano la Central Soya Co. di Ft. Wayne, nell'Indiana, e la Ferruzzi U.S.A., Inc., con uffici in Louisiana. Quelli che se ne intendono, sanno che la Ferruzzi era di proprietà del Vaticano e del capo della banca vaticana, il vescovo Paul Marcinkus che originariamente aveva una parrocchia a Cicero, un quartiere di Chicago, ed era la forza dominante della First national Bank di Cicero. La società italiana acquisiva una presenza sempre maggiore sui mercati della soia, nella borsa di Chicago, il Chicago Board of Trade. In due parole, nel 1989 la società aveva acquisito legalmente una posizione dominante sul mercato della soia proprio mentre ci si aspettava una carestia. C'era scarsità di semi di soia. I principali concorrenti di Ferruzzi erano la Cargill e la Archer-Daniels-Midland. La Cargill era una società privata molto riservata con base nel Minnesota. La Cargill conduceva molti affari assieme alla BCCI che era a sua volta coinvolta in loschi affari con Marc Rich. Marc Rich (ma il vero cognome è Reich) è quel delinquente che venne graziato da Bill Clinton poco prima di lasciare a Bush la Casa Bianca. Secondo Skolnick, Marc Rich avrebbe pagato 100 milioni di dollari per l'amnistia ricevuta da Clinton, versandoglieli in 16 conti correnti off-shore. Skolnick arriva ad affermare che Rich, oggi residente a Zug in Svizzera, sarebbe stato l'ufficiale pagatore - "Paymaster" - di Stay-Behind. Questo ruolo lo vedrebbe affiancato a Alfred Hartmann, il misterioso banchiere che rimase coinvolto nello scandalo di Seveso del 1976, nella sua qualità di direttore della Hoffmann-La Roche di Basilea [Marc Rich ed Alfred Hartmann operavano assieme tramite la BCCI. Nessun organo di informazione occidentale ha mai riportato che al cuore dello scandalo BCCI stava il Rotschild assieme al Soros, e che questi due rappresentavano un accordo tra le intelligence americana, francese ed israeliana.. Il loro uomo in seno alla BCCI era lo stesso Alfred Hartmann. Hartmann, assieme a Richard Katz, era tra i direttori del NM Rothschild & Sons, di Evelyn de Rothschild, a Londra. Inoltre il signor Hartmann sedeva nel consiglio d'amministrazione della BCCI, era vice presidente della Rothschild AG di Zurigo (nel 1991), era direttore della banca "The Royal Bank of Scotland AG" di Zurigo, della Lavoro Bank sempre di Zurigo (BNL), della Banca del Gottardo di Ginevra, della finanziaria Creafin di Zurigo, era presidente della Banque de Commerce et de Placements SA di Ginevra (BCP) e vice presidente della Bank of New York-Inter Maritime Bank, sempre di Ginevra. Il presidente di quest'ultima era lo l'americano naturalizzato svizzero Bruce Rappaport, già coinvolto nel riciclaggio dei narcodollari di Oliver North, che presenziava in due società: la EP Services e la sovietica Intershipbuilders. Per chiudere il cerchio, in queste due ultime società troviamo anche Robert Vieux che, assieme a Erwin W. Heri, trasformò la Banca Karfinco, di Pierfrancesco Pacini Battaglia, nella Banque des Patrimoines Privés di Ginevra - la BPG - ovvero la "Banque Privée Genevoise". Vedi anche: "Come i Rothschild controllano il Quantum Fund", Solidarietà, anno V n.1, febbraio 1997]. L'altra concorrente della Ferruzzi, la Archer-Daniels-Midland (ADM), era una società molto politicizzata che aveva il suo quartier generale nell'Illinois. Uno dei suoi direttori, Dwayne Andreas, avrebbe dovuto essere incarcerato durante lo scandalo Watergate: riciclava i soldi della presidenza Nixon. Dal 1995, la ADM venne accusata di fissare i prezzi di certi prodotti, ma non della soia. I maggiori dirigenti vennero per questo condannati ed incarcerati. Siccome la ADM sponsorizza varie televisioni, questo episodio non è stato molto pubblicizzato. Durante la situazione che si era venuta a verificare nel 1989, la Cargill e la ADM si trovarono scoperte. nelle loro posizioni contrattuali riferite alla soia, nei confronti della Ferruzzi. Per soddisfare gli ordini, interni ed esteri, le due società avrebbero dovuto raggiungere un accordo con la Ferruzzi, che aveva scommesso forte contro di loro. La società del Vaticano avrebbe potuto metterle in condizione di non adempiere ai loro contratti. Secondo la legge internazionale che regola la consegna a termine delle materie prime, il mercato dei futures, se un venditore risulta inadempiente lui stesso, come società, può essere acquisito, a soddisfacimento del debito, dal creditore. Se io come operatore vendo delle mele a termine, posso sia consegnarle alla data prefissata, sia, come è più normale nella Borsa, pagare o incassare la differenza di prezzo rispetto al prezzo che avevo fissato al momento della vendita. Questo è il meccanismo con cui in seguito Soros aveva fregato le banche centrali: aveva acquistato oro a termine e pretendeva che glielo consegnassero alla data di scadenza... oro che era stato venduto dalle stesse banche centrali "allo scoperto", cioè senza che esse effettivamente lo possedessero. E' difficile che il compratore pretenda la consegna della materia prima poiché normalmente il mercato dei futures è prevalentemente speculativo. Se noi comuni mortali vendessimo qualcosa che non possediamo, saremmo immediatamente arrestati per truffa. Poiché i due concorrenti non erano in grado di consegnare la soia alla Ferruzzi, Gardini avrebbe potuto appropriarsene in base alle leggi che governano il mercato delle materie prime, anche perché le somme in gioco erano enormi. Per salvarsi, La Cargill e la ADM fecero pressioni sul Chicago Board of Trade (CBT). L'allora presidente, l'11 luglio 1989, emise una risoluzione urgente che cambiava le regole del gioco nel bel mezzo della partita. La Ferruzzi venne intimata di abbandonare le sue posizioni sul mercato della soia. La Ferruzzi fece appello per richiedere un'ingiunzione contro il CBT, presso l'altamente corrotta Corte Federale Distrettuale di Chicago - la "Federal District Court". [Ferruzzi Trading International, et al., vs. Board of Trade of City of Chicago, causa numero 89 C 5469.] La causa vebbe assegnata al giudice James B. Zagel, un amico dell'ex governatore dell'Illinois Jim Thompson. Zagel e Thompson sono collegati a Marc Rich nel traffico dell'eroina cinese, la "China White", molto pura, che viene importata a Chicago attraverso piccoli aeroporti di periferia. La CBT serve per riciclare i profitti di questo ed altri traffici di droga, organizzati da Marc Rich e dalla sua banda. Ad esempio vi si riciclavano i narcodollari delle importazioni di droga effettuate tramite l'aeroporto di Mena in Arkansas, ed organizzate insieme tra la CIA, George Herbert Walker Bush, Oliver North e Bill Clinton. I soldi venivano trasferiti attraverso la "Garfield Trust & Savings Bank" di Chicago, di cui uno dei proprietari era il parlamentare ed ex galeotto Dan Rostenkowski. Da questa banca i soldi arrivavano alla CBT ed al Chicago Mercantile Exchange, con la connivenza di Marc Rich, e si trasformavano in transazioni sulla soia. Non tenendo conto della legge né dei fatti, il giudice Zagel era contrario al fatto che la Ferruzzi si appropriasse delle due società concorrenti a causa della loro inadempienza. Il giudice alla chetichella rifiutò l'appello di Gardini arbitrariamente. La Ferruzzi fu costretta a liberarsi delle sue posizioni sul mercato della soia. Migliaia di contadini vennero rovinati, finirono in bancarotta ed alcuni si suicidarono (questa volta, spontaneamente). Come è potuto accadere? In un momento di carestia in cui non c'era soia sufficiente per soddisfare il mercato interno e quello estero, com'è stato possibile che i prezzi della soia crollassero invece di salire? Nella corte distrettuale di Chicago, venne promossa una causa di massa da parte dei molti contadini imbufaliti (American Agriculture Movement, Inc., et al., vs. Board of Trade of City of Chicago, causa numero. 89 C 8467). La causa venne assegnata al giudice federale George M. Marovich, un banchiere la cui banca, la "South Holland Trust & Savings Bank", situata in un sobborgo a sud di Chicago, era la corrispondente della "Continental Bank" di Chicago, la banca di riferimento del mercato delle merci e del "Chicago Board of Trade". Il CBT pagò 62 milioni di dollari per corrompere il giudice Marovich e gli altri giudici della Corte d'Appello (i giudici James B. Zagel, Joel M. Flaum, Kenneth F. Ripple e Jesse E. Eschbach): la causa venne persa, ovviamente, dai contadini. Secondo Skolnick, non solo Marc Rich aveva organizzato la corruzione dei giudici di Chicago, ma avrebbe anche organizzato i "suicidi" di Foster e Gardini: sarebbero stati gli scomodi testimoni dei loschi traffici e del riciclaggio dei narcodollari alla "soia". Nel 2001, il giudice Marovich venne promosso: gli altri giudici rimasero in carica e solo Eschbach non praticava più.Una società francese si appropriò della "Central Soya", una società del gruppo Ferruzzi, assieme alla famiglia Riady, di etnia cinese, che possedeva la piccola First National Bank of Mena, Arkansas: la banca che era il punto di transito delle centinaia di milioni di narcodollari che venivano riciclati sui mercati della soia di Chicago.

BANCHE ETICHE

ECONOMIA. SCILIPOTI (MRN) - BANCHE ETICHE: UNA ONESTA MANO TESA 

ROMA, 30/09/2011: "Una spinta di carattere positivo per l’economia e per i cittadini: la nascita di banche etiche”. Così l'On. Domenico Scilipoti, leader del Movimento di Responsabilità Nazionale, commentando la notizia della nascita di un comitato promotore, presidente il Dott. Leonardo Montuoro e vice-presidente la dott.ssa Maria Immacolata Orrù, che darà vita a una nuova Banca Etica Cattolica Internazionale. “Lo statuto della costituenda banca – continua il deputato MRN - pone la persona e la famiglia al centro del sistema creditizio, rifiutando un arricchimento basato sul solo possesso del denaro. Il tasso di interesse sarà sostenibile e il rendimento del risparmio dovrà essere diverso da “zero” ma deve essere mantenuto il più basso possibile”. “Con le tue sole forze non puoi alzarti, ha detto Benedetto XVI ad agosto, nell’Angelus. Ben vengano, dunque – conclude l’On. Scilipoti – tutti i nobili progetti che diano vita ad una banca, etica, a misura d’uomo”.

giovedì 29 settembre 2011

Interrogazione: Standard & Poor's e declassamento dell'Italia

SENATO - Interrogazione a risposta orale S.3/02406
Report di Standard & Poor's e declassamento dell'Italia 

 LANNUTTI - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che: l'agenzia di rating Standard & Poor's, indagata dalla Procura di Trani per gravissimi reati, nonostante non abbia superato l'esame dell'Esma (European securities and markets authority) ed in data odierna non sia registrata tra le agenzie di rating certificate, quindi non sia abilitata ad emettere pagelle sull'Italia, a causa di una serie di conflitti di interesse poiché all'interno del suo azionariato vede un colosso dei fondi come Black Rock, con un patrimonio di circa 3.000 miliardi di dollari nel suo azionariato, che è tra i maggiori azionisti di Unicredit, nei giorni scorsi ha declassato l'Italia portandola da A + ad A; scrive la giornalista, Carmen Carbonara, su "Il Corriere del Mezzogiorno" del 27 settembre 2011: «Il report di Standard & Poor's che ha bocciato l'Italia una settimana fa, finisce nel fascicolo della procura di Trani che ipotizza i reati di insider trading e market abuse a carico di una delle "tre sorelle" (le altre sono Moody's e Fitch) del rating americano. È l'ultimo capitolo dell'inchiesta aperta dal pm Michele Ruggiero sulle agenzie di rating, sospettate di aver emesso giudizi non veritieri nei confronti del sistema economico e bancario italiano, così come denunciato da Adusbef e Federconsumatori. La decisione, già nell'aria da qualche giorno, è diventata concreta dopo l'incontro che il magistrato tranese ha avuto venerdì scorso con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, a Roma. È stato un incontro del tutto informale. Letta non è stato ascoltato come persona informata sui fatti come avvenuto invece con altri esponenti di governo nei mesi scorsi interessati alla vicenda Moody's, la prima agenzia a essere finita nel registro degli indagati per un report del 6 maggio 2010 che definiva l'Italia come un Paese "a rischio" al pari di Grecia e Spagna. Il sospetto della procura, che coincide sostanzialmente con quello di Letta, è che l'ultimo report di S & P, che ha declassato l'Italia da A+ ad A il 20 settembre scorso, non sia obiettivo perché espresso non sulla base di valutazioni economiche, ma politiche. Non a caso gli analisti, nel declassare di un nocth (cioè un gradino) il debito italiano, hanno anche detto di aspettarsi che "la fragile coalizione di governo e le differenze politiche all'interno del Parlamento continueranno a limitare la capacità del governo di rispondere in maniera decisa alle sfide macroeconomiche interne ed esterne". Per questo il pm ha acquisito dalla Presidenza del Consiglio il testo tradotto in italiano del report, che finirà all'attenzione di due consulenti già individuati dalla procura: gli economisti Donato Masciandaro della Bocconi di Milano e Giovanni Ferri dell'Università di Bari. In realtà, però, materiale ancora più interessante è quello che il pm dovrebbe portare a casa dagli Stati Uniti, dove è programmata una trasferta il mese prossimo per acquisire gli atti della Sec (Securities and exchange commission, per intenderci la Consob americana) sul declassamento degli Usa fatto da Standard and Poor's il 5 agosto scorso, quando il rating sovrano per la prima volta è passato da AAA ad AA+. L'atto portò a un'immediata reazione dello stesso presidente Barack Obama, che si affrettò a smentire la veridicità di quanto affermato da S & P. Dopo una prima richiesta di quel rapporto, la procura ha deciso di fare una trasferta negli Stati Uniti. Lunedì, intanto, a Trani arriverà una delegazione greca, capeggiata da Kiriakos Tobras, che nell'aprile 2010 presentò una dettagliata denuncia al procuratore capo presso la Corte di Cassazione di Atene, contro gli speculatori»; considerato che: «l'onda lunga dello scandalo dei mutui subprime, trasformati in obbligazioni "sgonfiate" dallo scoppio della bolla immobiliare del 2007 - scrive Glauco Maggi su "La Stampa"-, ha raggiunto ieri, e non è la prima volta, Standard & Poor's, e potrebbe avere conseguenze finanziarie molto serie per i conti dell'agenzia, nota per aver tolto in estate la Tripla A all'America di Obama per la prima volta. La McGraw-Hill, la compagnia di comunicazioni e analisi societarie che ha tra le sue divisioni l'agenzia di rating Standard & Poor's, ha comunicato ieri di aver ricevuto un avviso di garanzia (Wells Notice) dalla Sec (Securities Exchange Commission, la Consob Usa), in cui è stata informata che sono in corso indagini contro la sua divisione aziendale responsabile della assegnazione dei rating ai debiti societari e governativi. Questo avviso rappresenta il sospetto della Sec di un comportamento non etico tenuto dalla società ricevente, ed espone la lista completa delle questioni sotto esame. Il destinatario deve rispondere dando le sue argomentazioni a difesa, e se non lo fa, o se comunque viene giudicato alla fine colpevole, fioccano le multe. Questo procedimento mira a concludersi con una ingiunzione civile, e la Sec potrà infliggere a S&P una pesante punizione pecuniaria sotto forma di risarcimento per i danni materiali procurati, e di richiesta di restituzione delle commissioni incassate in relazione al rating controverso. La Standard & Poor's Ratings Services, in particolare, deve difendersi dall'accusa di aver violato la legge federale sulle emissioni di titoli mobiliari per il rating AAA dato nell'agosto 2007 a una offerta da 1,6 miliardi di dollari di obbligazioni, commercialmente note come Delphinus Cdo 2007-1, sottoscritte per i 3/4 dalla Mizuho International Plc (gruppo finanziario giapponese Mizuho), e gestite dalla Delaware Asset Advisors. La polemica sulla "generosità" delle agenzie di rating nel valutare con addirittura tre A questi debiti costruiti sulla bolla del mattone è annosa: Delphinus crollò al rating spazzatura già a fine 2008. La causa civile avviata ora si aggiunge ad altre iniziative legali della stessa Sec e del dipartimento della Giustizia contro le agenzie di rating e le maggiori banche americane negli Usa, sempre per questi bondbond. I Cdo, collateralized debt obligations, erano la famiglia di titoli più in voga nella stagione di boom immobiliare del decennio scorso. La loro caratteristica era di essere "garantiti" da assets (beni) "collaterali", come le rate dei mutui o di altri crediti da restituire negli anni a venire. Non era, in sostanza, l'emittente nominale del bond a rispondere del buon fine del credito di fronte agli investitori acquirenti dei Cdo, ma una miriade di altri debitori. Quando i prezzi delle case sono caduti e i mutuatari non hanno potuto o voluto onorare le rate, i Cdo sono diventati titoli «tossici», non più in grado di pagare le cedole né di restituire il capitale. La riduzione, e in molti casi l'azzeramento, del loro valore di libro da parte delle banche che li avevano in portafoglio ha portato ai deficit di bilancio e alla crisi del sistema finanziario, che non è ancora stata superata. Nel comunicare il ricevimento dell'avviso, la McGraw Hill ha aggiunto che sta cooperando con la Sec nelle indagini. Né la società né l'organo di vigilanza federale hanno fornito, fino a ieri, commenti più specifici sulla natura delle accuse. Le due altre maggiori agenzie di rating, Moody's Investors Service, che ha tra gli azionisti Warren Buffett, e Fitch, il cui primo azionista è la società francese Fimalac, hanno detto di non aver ricevuto avvisi dalla Sec riguardante questo o altri Cdo», si chiede di sapere: se il Governo non ritenga doveroso di intervenire, nelle sedi internazionali, per impedire che società private, come Standard & Poor's, prive della necessaria autorizzazione dell'Esma che le abilita ad operare in Italia, possano continuare imperterrite ad emettere report ad orologeria anche su istituzioni, enti locali e banche italiane per rendere più fertile il terreno alla speculazione, e se sia a conoscenza della meritoria inchiesta della Procura della Repubblica di Trani, avviata sulla base di denunce di Adusbef e Federconsumatori, che registra al momento sei indagati, tra i quali tre analisti della Standard & Poor's, uno di Moody's oltre ai responsabili legali per l'Italia delle due agenzie; se le transazioni sui mercati azionari ed obbligazionari conseguenti all'ultimo report con cui Standard & Poor's ha declassato il debito sovrano italiano da A+ ad A, che potrebbe contenere anche giudizi di natura politica, più che economica, non abbiano risentito di eventuali informazioni privilegiate da parte di alcuni soggetti operanti sui mercati, posto che i titoli di Stato italiani non sembra abbiano subito grandi oscillazioni nella data di diffusione del rapporto, ossia nella giornata di borsa di martedì 20 settembre, mentre al contrario ci sarebbero stati forti oscillazioni nella giornata precedente e se le transazioni sui BTP non possano aver concretizzato il reato di insider trading, aggiotaggio e manipolazione dei mercati; quali misure urgenti il Governo intenda attivare, anche nelle future riunioni del G20 convocate nei prossimi giorni, per impedire che una consolidata cricca affaristico-finanziaria, composta da agenzie di rating, banche di affari (in primis Goldman Sachs e JP Morgan), fondi speculativi, in concorso tra loro e con le distratte autorità vigilanti quali Consob ed Esma, possano distillare quotidiane pillole avvelenate sui mercati, per determinare i corsi delle azioni, delle obbligazioni e dei titoli di Stato, con la finalità di conseguire enormi profitti, sulla pelle dei risparmiatori, delle famiglie e delle piccole e medie imprese, vessati da quelle stesse banche, che, con i loro dolosi ed avidi comportamenti, hanno determinato la crisi sistemica e messo a repentaglio la solidità dell'euro e dell'Europa; quali urgenti iniziative intenda attivare nelle prossime riunioni del G20, per discutere regole e norme stringenti per un nuovo ordine monetario, che sottragga alla finanza speculativa ed alla dittatura dei cosiddetti mercati un potere enorme sugli Stati, che vedono limitare la propria sovranità, da una finanza spregiudicata che, dopo aver creato montagne di derivati OTC (700.000 miliardi di dollari, contro un PIL mondiale di 55.000) scambiati su piattaforme opache, hanno assunto funzioni arbitrarie che non dovrebbero essere nella disponibilità degli oligarchi che alimentano leve finanziarie, swap e CDS, ma dei Governi democraticamente eletti che, se non vogliono assistere ai funerali dell'euro e del sogno europeo, devono riacquistare la loro sovranità, su banche di affari, fondi speculativi e banche centrali, che, a giudizio dell'interrogante, appaiono come criminali seriali.

martedì 27 settembre 2011

Segreti di Stati - Cap. 11 - EIS, BSE e terrorismo in Francia

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Capitolo 11 - EIS, BSE e terrorismo in Francia

La base teorica della guerra fredda sembra venire da uno studio - "A two-persons cooperative game" - pubblicato da John Nash (sì, proprio il matematico descritto nel film "A beautiful Mind"), per conto della RAND Corporation (Research ANd Development), il 31 agosto 1950. Un anno dopo, nasce una misteriosa agenzia dal nome "Epidemic Intelligence Service". L'EIS venne creata nel 1951 da Alexander Langmuir. Questa struttura nel tempo ha formato almeno 2.000 persone che oggi occupano posti chiave nell'establishment medico, sia negli USA che all'estero. In particolare, due medici dell'EIS sono responsabili del programma sull'AIDS dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Vista la querelle ventennale sul fatto che esista o meno un virus che provochi l'AIDS - l'HIV non soddisfa i tre principi base di Koch, come ha mirabilmente dimostrato Peter Duesberg - ed il fatto che la sindrome da immunodeficenza potrebbe essere causata da vari cofattori (uso di droghe, uso di farmaci tossici tipo AZT, ddI, ddC, contaminazione radioattiva interna), viene da chiedersi se questa struttura non sia attualmente impiegata per nascondere, anziche' svelare, le vere cause dell'AIDS. L'argomento non è di poco conto visto che ogni anno si spendono più di 2 miliardi di dollari per trovare un fantomatico vaccino. Alcuni membri dell'EIS sono: Alexander Langmuir (fondatore), Donald Francis (Operazione Controllo AIDS), David Fraser (inventore del morbo dei legionari), William Stewart (ex Surgeon General), Jonathan Mann (direttore del programma AIDS all'OMS), Michael Merson (direttore del programma AIDS all'OMS), Lawrence Altman (Responsabile della rubrica di medicina del New York Times), Bruce Dan (Direttore dei servizi di medicina dell'ABC-News e capo servizio della rivista JAMA), Marvin Turck (Direttore del Journal of Infectious Diseases della Univercità di Washington), David Spencer (Direttore del CDC), Jim Beecham (ufficiale sanitario di Filadelfia), Bruce Evatt, Wayne Shandera, Harold Jaffe, Mary Guinan, Harry Haverkos e J. Thomas Grayston. Alcuni siti utili per proseguire la ricerca: http://www.virusmyth.org - http://www.cdc.gov/EIS. Non bisogna dimenticare che il "virus" dell'AIDS è stato inventato DOPO il 1986, l'anno della tragedia di Chernobil. In effetti, il massimo della segretezza circonda proprio il nucleare. La cosa è strana perché di fatto è impossibile per i cittadini portare a termine una qualsivoglia causa per danni contro queste ineffabili organizzazioni governative incaricate - apparentemente - di proteggere la popolazione. Ricordo che, nel 2000, i vigili del fuoco della Malpensa chiesero all'Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente (ANPA) di Roma, di segnalare quali fossero le 600 aziende italiane che trattano materiali radioattivi. Questo perché, in caso d'incendio, non si deve usare acqua ma delle polveri apposite. La risposta dell'ANPA fu: non ve lo diciamo per non violare il diritto alla Privacy... Più o meno nello stesso periodo, l'Osservatorio Etico Ambientale chiedeva al prefetto di Trieste di rendere noto il piano di sicurezza in caso di esplosione o incidente ad uno dei sommergibili nucleari che frequentano il porto della città. Ma il prefetto rispose, non sensa senso dell'Humor, che il piano d'emergenza per la popolazione era... segreto. Ci si chiede, sempre più spesso, da chi siamo amministrati, da che tipo di banda sia stata infiltrata la pubblica amministrazione. Sempre per rimanere in tema di terrorismo e nucleare, spostiamoci a nord. Nel libro "Affaires Atomiques" di Dominique Lorentz (edizioni Les Arènes, Parigi 2001) si indica chiaramente che la matrice degli attentati terroristi, rivendicati in Francia dal gruppo Action Dirècte, è da attribuire all'Iran. In pratica, nel 1974 lo Scià di Persia aveva prestato un miliardo di dollari alla Francia per la costituzione del consorzio nucleare EURODIF, finalizzato alla produzione di uranio arricchito. A seguito della "rivoluzione iraniana", pianificata a Washington poiché lo Scià stava facendo una politica regionale che avrebbe sottratto influenza agli USA, la Francia si oppose strenuamente al rispetto degli accordi che prevedevano la consegna, all'Iran, del 10% dell'uranio arricchito prodotto annualmente da EURODIF. Difatti l'Iran, attraverso la società franco-iraniana SOFIDIF, detiene il 10% di EURODIF. Lo strumento del terrorismo di Action Dirècte fu usato per contrastare la riluttanza del governo francese ad adempiere agli accordi precedentemente sottoscritti. Ovviamente i cittadini francesi, ignorando questi accordi riservati e l'esistenza della contesa, non sono stati in grado di ricollegare le azioni di Action Dirècte all'Iran. Poichè il secondo azionista di EURODIF è l'Italia, quello di maggioranza essendo la Francia, viene da chiedersi se anche nel nostro paese, alcuni atti terroristici non siano da ricollegare a contese EURODIF. Il risultato della folle politica di proliferazione nucleare, attuata dagli USA attraverso le società COGEMA e FRAMATOME, in Francia (oggi unificate nella AREVA, ex TOPCO, assieme al CEA), e la Siemens e la KWU, in Germania, è che il Pakistan, l'Iran ed Israele, tra gli altri, hanno la possibilità di usare armi nucleari di sterminio di massa. Queste società sopramenzionate rivendevano i brevetti delle centrali Westinghouse e General Electric a molti altri paesi, alcuni anche ufficialmente non amici. Ad oggi sono almeno 44 i paesi che sono potenzialmente in grado di produrre bombe nucleari con Plutonio e Uranio arricchito, di grado militare, ottenuto dalle centrali cosiddette "civili". Sorprende pertanto tutta l'attenzione dedicata all'Iraq che è solo sospettato di voler un giorno acquisire una capacità nucleare.
Ma emerge un'altra questione, altrettanto importante, che riguarda l'Italia: Che fine fa l'uranio arricchito prodotto da EURODIF che spetta all'Italia in virtù della sua partecipazione al consorzio nucleare? Ho girato questa domanda all'ENEA, inviando una e-mail alla presidenza (commissario Carlo Rubbia), ed ancora sto attendendo la risposta. Di cose curiose, indagando il nucleare, ce ne sono a bizzeffe. Ad esempio, a proposito di segreti, esistono intere branche delle scienze che vengono considerate "segreto militare". Per quanto riguarda la chimica, le equazioni sul cambiamento di stato che riguardano elementi con numero atomico maggiore di 90, sono segrete. Ma vi sono anche settori della Fisica, della Biologia, e, perché no, della Medicina. Specialmente dell'oncologia. Ma non solo. Prendiamo ad esempio il caso mucca-pazza. In un testo su Chernobil, ho trovato che quando selezionavano la carne radioattiva, quella maggiormente contaminata veniva destinata a diventare farina animale per alimentare i bovini. La notizia mi intrigava: non è che, per caso, a forza di bioconcentrare radionucleidi le mucche diventavano pazze? Il mistero si infittisce se pensiamo che una società americana, la BIO-RAD, produce i test per verificare la presenza di BSE (mucca-pazza) nei bovini. Questi test sono stati autorizzati, dalla Unione Europea, su pressioni del francese Commissariato all'Energia Atomica. Che ci'azzecca?

La cosa affascinante è che si tratta dello stesso test che viene eseguito per diagnosticare l'AIDS ed una serie di Epatiti (C, D, E, etc.) di recente invenzione, il test ELISA. L'agente autorizzato a trattare le azioni della BIO-RAD, che è una società off-shore avendo la sede nel Delaware, è la "LaSalle National Bank" di Chicago. Di questa banca, sentiamo cosa dice Sherman Skolnick, un investigatore americano che, dagli anni '50, indaga sulla corruzione della Giustizia negli USA: "Con la caduta dell'Unione Sovietica, degli ex commmissari sovietici corrotti rubarono migliaia di tonnellate d'oro del tesoro sovietico e fecero un accordo pirata con l'Olanda con la benedizione del Vaticano. Una piovra bancaria olandese, la Algemene Bank Nederland (ABN), ha usato quest'oro rubato per comprare numerose banche in 15 città statunitensi. La portabandiera della ABN, negli USA, è la "La Salle National Bank" di Chicago, la notoria cassaforte usata per contenere i conti bancari segreti con cui vengono corrotti i giudici statali e federali (americani) attraverso l'intestazione di conti off-shore." Sempre secondo Skolnick, a Chicago, in centro, ci sarebbero degli edifici alimentati da mini-centrali nucleari derivate da quelle utilizzate a bordo dei sommergibili nucleari. Come si fa a scoprirlo? Semplice, durante i black-out che ogni tanto capitano a Chicago, quegli edifici sono gli unici che rimangono con le luci accese. La notizia arriverebbe da un tecnico della Commonwealth Edison, la multinazionale dell'energia elettrica posseduta dal Vaticano, assieme alla Regina d'Inghilterra, attraverso l'olandese società-schermo (ora banca) ROBECO. Questo pone due tipi di problemi: uno giuridico (è proibito, secondo l'Atomic Energy Act del 1954, che cittadini non-americani possiedano centrali atomiche americane) e l'altro morale: presso le centrali nucleari vi è un'alta percentuale di aborti, leucemie ed altre conseguenze dell'inquinamento radioattivo. Un business un po' strano per due leader religiosi come il Papa e la Regina Inglese. Tanto per ricollegarmi ad altre parti di questo libro, i conti ROBECO presso Clearstream sono (numero, intestazione ed abbreviazione): 80594 RABO ROBECO BANK (LUXEMBOURG) S.A. "RABOROBE", S0253 BANQUE ROBECO "BQROBECO", N0367 ROBECO EFFECTENBANK N.V. "ROBEC367", 96983 ROBECO EFFECTENBK/AMSTEL "ROBECO", 77351 RABO ROBECO BANK (SWITZERLAND) LTD "RABROBBK", 72227 RABOBANK-ROBECO/RG MONEY PL.FU.NLG "RABOBANK", 72244 RABOBANK-ROBECO/RG MONEY PL.FU.DEM "RABDEM", 72249 RABOBANK-ROBECO/RG MONEY PL.FU.USD "RABOUSD", 72252 RABOBANK-ROBECO/RG MONEY PL.FU.CHF "RABCHF", 56027 ROBECO EFFECTENBK NV S/A AMSTEL NV "ROBECO", 54941 RABO ROBECO BK (LUX) S.A.-CLIENT "RABOROBE", 03751 ROBECO EFFECTENBANK PLEDGE AC 39217 "ROBECO", 81273 RABO ROBECO BANK (SWITZERLAND) LTD "RABROBBK", 81791 RABO SECURITIES NV/ROBECO EFFECTEN. "RABOROBE", 93532 ROBECO EFFECTENBANK N.V. "ROBECO", 39217 ROBECO EFFECTENBANK N.V. "ROBECO". Tornando alla BIO-RAD (www.bio-rad.com), oltre a fabbricare test contro fantomatiche malattie e ad avere sedi numerose in tutto il mondo (una anche a Segrate, vicino Milano-2), secondo J.Orlin Grabbe, si occupa di armi biologiche. Dopo aver acquisito la misteriosa Hercules Research Corporation, la BIO-RAD sta svolgendo (2001) una ricerca per realizzare un'arma biologica selettiva: un'arma capace di colpire un determinato tipo di DNA. Un'arma - un elemento bioattivo - capace di essere selettiva rispetto alle varie razze umane. Un'arma capace di selezionare geneticamente l'obiettivo - e di eliminarlo - a seconda delle caratteristiche del suo DNA. Vi fareste fare un "test" da una ditta come questa? Lo fareste fare alle vostre mucche? Sulla BIO-RAD potrebbe testimoniare il signor Michael Riconosciuto, un personaggio al cuore anche dell'affare PROMIS. Ma non solo, Riconosciuto aveva conosciuto Bin Laden nel 1986, quando Osama, negli Stati Uniti, si faceva chiamare Tim Osman. Peccato che Michael sia stato misteriosamente arrestato negli USA, come Pollard e Pazienza, sulla base di altrettanto misteriose motivazioni. Venne condannato a 28 anni dal giudice Nicholas J. Bua, uno dei vari giudici iscritti nella Loggia P2. Possiamo tuttavia scrivergli, a Michael. Ecco il suo indirizzo:
Michael J. Riconosciuto
21309-086 Box 4000
U.S. Medical Center
Springfield, MO
65801-4000
U.S.A.

Libia: bandiera verde a Derna, i ribelli in ritirata

Bandiera verde issata sopra Derna, i ribelli del CNT in ritirata disordinata

26 lunedì set 2011

  • Bandiera verde issata sopra Derna, i ribelli del CNT in ritirata disordinata [26.09.2011] di trad. di levred
Non molto tempo fa la bandiera verde è stata issata sopra la Bengasi e la Cirenaica. Ieri Nsnbc poteva riferire del sostegno militare internazionale. Oggi la bandiera verde è stata issata sopra la metropoli di Al Qaeda, Derna.
Quando giunge il momento che la NATO riconosca il suo “Vietnam” e permetta al popolo libico di trovare una soluzione politica per porre fine allo spargimento di sangue e al disastro umanitario. dal Dr. Christof Lehmann

22 Settembre, lo stesso giorno in cui il Segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen annunciava che la NATO avrebbe prolungato la sua campagna in Libia, la bandiera verde è stata issata sopra Bengasi, la Cirenaica e sopra altre città. Rasmussen ha parlato di vittorie e “rimanenti sacche di resistenza” mentre la NATO controlla non più del 15% del paese e meno del 5% della sua popolazione. Sullo sfondo delle riunioni delle Nazioni Unite sulla Palestina e delle strette di mano con il segretario dell’ONU Ban Ki Moon, le parole umanitarie avevano pressapoco tanta credibilità quanta l’ONU ha di se stessa. Ieri i ribelli del CNT/NATO sono stati costretti a ritirarsi di 30 chilometri dall’assediata Sirte, subendo pesanti perdite.

La risposta della NATO alla sua sconfitta sul terreno a Sirte è stata il bombardamento terrorizzante della popolazione civile, che ha causato centinaia di morti, e più di 1.800 feriti, la maggior parte dei quali sono donne e bambini, uomini anziani. Anche l’ospedale di Sirte è stato bombardato cosa che è un crimine soggetto ai principi di Norimberga.

Ieri l’attesissimo supporto dai Tuareg fieramente indipendenti e dalle tribù nomadi dalla Tunisia, Algeria, Egitto, Ciad e Niger, nonché il sostegno militare del partito Baath, arabo socialista sotto la guida del primo ministro dell’Iraq spodestato, Izzat Ibrahim al Douri è manifestato sui campi di battaglia.

lunedì 26 settembre 2011

Segreti di Stati - Cap. 10 Il clown-attivista

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Capitolo 10 - Il clown-attivista Jacopo Fo

"...Basta essere abbastanza grossi e potenti per non doversi preoccupare delle leggi. In questo caso d'altronde, non si tratta nemmeno di leggi ma di accordi sottoscritti fra Stati all'insaputa della cittadinanza. Il bello è che si chiamano "accordi" anche se quasi sempre la gente è contraria. Perciò i negoziati di questi accordi sono segreti, perché finiscono con l'accrescere diritti e privilegi per gli investitori, ledendo direttamente la sovranità popolare e la democrazia." da: Noam Chomsky, "Due ore di lucidità", Baldini & Castoldi, 2003.

Ho deciso di dedicare questo decimo capitolo a Jacopo. A proposito di decimo: mi viene in mente quando lessi per la prima volta: X-MAS. Dato che nell'infanzia avevo avuto delle baby-sitter americane, ero convinto che x-mas volesse dire: Christmas (Natale). A trentacinque anni suonati, trovai un'altra interpretazione: decima MAS (Memento Audere Semper, il motto che le aveva dato D'Annunzio). Un corpo speciale che, d'accordo coi Partigiani, avrebbe liberato l'Italia dagli stranieri (tedeschi ed americani). Qualcosa andò storto, la mafia venne ricattata e... venimmo "liberati". Anche i tedeschi tornarono a frotte, soprattutto sulla riviera adriatica, Rimini e dintorni, pertanto il tutto non è molto chiaro. In cambio del salvataggio dell'intellighenzia fascista-nazista, vennero fatti accordi segreti bilaterali che prevedevano tra l'altro le basi nucleari sul nostro territorio. Un'altra parte degli accordi prevedeva che alcuni "mafiosi" avrebbero goduto per sempre dell'impunità. Ma torniamo ad Jacopo: preferisco lasciargli la parola per raccontarsi come meglio saprà fare lui. Quanto segue, il resto del capitolo, è, quindi, farina del suo sacco.

IO TERRORISTA

Nel 1973 ci fu il congresso del Gruppo Gramsci, la nostra potente organizzazione, che contava circa 300 militanti in tutta Italia. In questo grande convegno decidemmo di scioglierci. Avevamo capito che i tempi storici erano lunghi, il comunismo non sarebbe arrivato di lì a poco e un partitino rivoluzionario non sarebbe servito a niente. Disperdetevi per il mondo e fate qualcosa di utile! Praticamente avevamo preso una decisione di un'intelligenza mostruosa che precedeva di tre anni lo scioglimento di Lotta Continua e di quattro la fine della fase di "piazza" del Movimento. Il dramma fu che la relazione con la quale Nanni Arrighi concluse la nostra storia politica era troppo intelligente perché la capissimo. Quindi, sciolto il Gruppo Gramsci, la maggioranza dei capi e dei militanti continuò a fare quel che aveva sempre fatto. E visto che Nanni Arrighi ci aveva spiegato che i tempi non erano maturi, decidemmo di farli maturare noi con un po' di bottiglie molotov. Questo passaggio fu aiutato da un qui pro quo linguistico di proporzioni bibliche. I nostri programmi parlavano di "autonomia operaia". Anche i testi di Potere Operaio parlavano di "autonomia operaia", e anche loro si erano sciolti come organizzazione. Poco importava se con quelle due parole "autonomia operaia" intendessimo concetti completamente diversi. Nessuno si preoccupò del fatto che noi, che eravamo mezzi hippie, ci fossimo sciolti per darci a piccole iniziative locali mentre loro si erano sciolti per darsi alla lotta armata. Certamente pensate che io stia esagerando. Invece andò proprio così. Noi non sapevamo cosa fare e restammo affascinati dalla semplicità dei loro propositi: fare un gran casino. Si discusse della situazione politica, della necessità di difendere il movimento, di superare gli schemi organizzativi dei vecchi servizi d'ordine. Così, a 18 anni, mi ritrovai a essere il "commissario politico" della struttura militare degli studenti delle scuole medie superiori ("i medi"). Il responsabile militare era un gigante ex Potere Operaio. A puro scopo teorico iniziammo a studiare da terroristi. Si trattava di apprendere "nuove modalità di comportamento" in vista di un attacco repressivo. In effetti la polizia aveva nuovamente cambiato tecnica di combattimento. Indossavano una tenuta da battaglia più leggera, stavano adottando nuove autoblindo "da città" che resistevano al fuoco delle bottiglie molotov e usavano tattiche più moderne di quelle della fanteria egiziana del V° secolo Avanti Cristo. Noi cominciammo ad andare ai cortei vestiti bene, in giacca e cravatta. Capelli corti, barba appena fatta. Invece di stare in cordone stavamo "sciolti", sui lati, così se c'erano casini eravamo più rapidi a piombare come falchi. Usavamo bottiglie molotov ultramoderne (dette "chimiche", perché grazie a un innesco chimico si accendevano da sole rompendosi). Poi iniziammo a studiare come si usano le armi, come si fa una bomba incendiaria a tempo (l'esplosivo era considerato fascista perché poteva colpire persone innocenti). Nota: i giornali borghesi parlavano sempre di "bombe molotov che esplodevano" ma le molotov non possono esplodere, la benzina si limita a incendiarsi. C'erano però dei pirla che, convinti dalla propaganda reazionaria, mettevano bulloni e chiodi nelle bottiglie molotov pensando che quando la bottiglia "scoppiava" i pezzi di ferro scagliati dall'esplosione avrebbero colpito gli avversari (come succede appunto con le bombe). L'unico risultato che ottenevano era che le bottiglie, che sono di vetro, spesso si rompevano durante il trasporto a causa dello sbatacchiare dei pezzi di metallo. Ma non era importante quello che facevamo quanto come lo facevamo. Avevamo nomi falsi, ci incontravamo in chiese, cinema o giardini pubblici. La puntualità "al secondo" era d'obbligo. Per questo Sergio non è mai entrato nella "struttura", era refrattario alla puntualità. "Perché nella guerriglia urbana il fattore tempo è fondamentale per la riuscita degli attacchi," spiegava l'improvvisato insegnante, "se ti servono i soldi e devi fare una rapina in banca hai solo tre minuti sicuri prima che arrivi la polizia." E soprattutto, anche se non facevamo in realtà nulla di più di un qualsiasi servizio d'ordine "legalitario", vivevamo come un gruppo di partigiani nascosti in città durante l'occupazione nazista. Eravamo circondati, i nostri telefoni potevano essere controllati, potevamo essere seguiti, si doveva stare attenti a eventuali infiltrati, e i messaggi telefonici in codice si sprecavano. In quell'anno e mezzo il mio sonno divenne leggero, ero tirato come la corda di un violino e, alla fine, mi venne pure una cistite mostruosa. Dopo quell'esperienza so esattamente cos'è un lavaggio del cervello e come funziona una setta o un nucleo terrorista. Si crea una coesione di gruppo spaventosa, vivificante e ansiogena nello stesso tempo. Non pensi più ad altro. Hai una doppia identità, c'è un superman dentro di te e questo ti esalta. Un giorno incontrai una mia ex fidanzata. Anche lei era "un'autonoma". Dopo un po' che le facevo un comizio sulla rivoluzione lei mi disse: "Jacopo, ho capito... è la terza volta che mi ripeti che bisogna passare dalle parole ai fatti! Ho capito!". Era vero, ripetevo quella frase ossessivamente. Mi scattò un campanello d'allarme, qualche cosa nel mio cervello era andato in tilt. Come autoascolto e senso critico ero ormai allo zero assoluto. In quel periodo decidemmo di passare all'azione contro i professori reazionari. La componente ex Potere Operaio dell'organizzazione voleva SPARARE ALLE GAMBE A UN PRESIDE! Noi ci rifiutammo. La mediazione fu di sporcarlo con della vernice rossa, ma preparando l'azione come se fosse stato un attentato vero. Ci lavorammo per sei mesi in venti persone. Il gruppo dell'"informativo" lo pedinò, sapevamo i suoi percorsi, quando andava dall'amante. Avevamo tutte le foto. Il "logistico" aveva trovato due garage "amici" dove nascondere le moto, le targhe false... Noi sei dell'operativo avevamo studiato il piano nei minimi dettagli con tanto di tamponamento finto per bloccare la strada ed eventuale incendio diversivo per creare il caos nelle forze dell'ordine. Arriviamo alla riunione fatidica nella quale si doveva decidere il giorno dell'azione. Erano pronti anche i volantini da lasciare alla solita cabina telefonica (per rivendicare l'attentato). Come commissario politico toccava a me fare la relazione iniziale per riassumere i motivi dell'azione. Partii dalla situazione internazionale e arrivai alle lotte operaie sostenendo che agire era cosa buona e giusta. Però, giusto in quel periodo, mi ero perdutamente innamorato di una ragazzina coi riccioli neri che mi faceva impazzire e avevamo deciso di partire per il Portogallo. Così, con il cuore in gola, dissi ciò che sentivo: era tutto giusto, ma io ero sicuro che ci avrebbero presi tutti e mi ero innamorato e dovevo partire. Quindi proposi di rimandare tutto di due mesi, a settembre. Mentre dicevo quelle parole ero sicuro di commettere un atto infamante: codardia davanti al pericolo, tradimento della rivoluzione, comportamento piccolo borghese, vetero romantico. Ero sicuro che mi avrebbero linciato, almeno verbalmente. Invece niente. Quando finii ci furono 40 secondi di silenzio tombale e poi qualcuno disse: "Qual'è il secondo punto all'ordine del giorno?". Per me fu più scioccante che se m'avessero caricato di botte. Capii che per loro la rivoluzione comunista non era una cosa seria. Aver avuto il coraggio di seguire i miei sentimenti mi aveva salvato l'anima. Poi in effetti partii per il Portogallo e approdai in una comune della "rivoluzione dei fiori" (in Portogallo era da poco caduto il regime fascista). La mia ragazza si innamorò di un brasiliano più alto, più bello, più grande e più intelligente di me e mi mollò. Ritornai a Milano con un ascesso a un dente e il viso sfigurato dal gonfiore. Sì, era un vero e grande amore. Poi decisi di uscire dalla lotta armata e dall'organizzazione, perciò per mesi io e sergio bloccammo, con le nostre obiezioni, i lavori della "segreteria milanese" di Rosso e poi uscimmo in un centinaio, tutti studenti medi (gli operai erano già usciti quasi tutti pochi mesi prima). Era l'autunno del 1974. Dei sei presenti a quella riunione del nucleo operativo, due uscirono con me. Roberto Serafini, commissario militare, fu ucciso a freddo dalle forze dell'ordine nel 1981. Gli altri due erano Ferrandi e Barbone, poi diventati tristemente noti per l'omicidio di Walter Tobagi e vari ferimenti. Quando li presero si pentirono e denunciarono circa 200 pesone. Venni indagato per 11 "atti terroristici", processato per uno e poi assolto. Il procedimento penale durò più di dieci anni.

LA STORIA UFFICIALE

La Storia Ufficiale mi irrita in mod smodato. Nel bene e nel male i fatti storici si svolgono in una confusione bestiale, in mezzo a errori, malintesi, fobie e paranoie di ogni genere. Tutto è a misura di uomo e di donna, della nostra infinita stupidità. Siamo esseri umani, soffriamo di manie, tic, qui pro quo e di quella goffaggine esilarante, di quella comica idiozia che non ci abbandona mai: né nell'esecuzione di efferati delitti né nell'esperienza di strazianti martirii. Nei verbali dei giudici e dei pentiti, nelle dichiarazioni dei grandi interpreti (da Scalzone, a Negri e Capanna), nei libri dei giornalisti e romanzieri si perde un elemento fondamentale per capire quei fatti in particolare e la storia umana nel suo complesso. Si perde il ridicolo che gli attori di questi eventi disseminavano in ogni loro azione. Sono passati decenni e ancora tutti si sforzano di descrivere gli avvenimenti catastrofici di quegli anni come fatti seri, compiuti sotto la spinta razionale della bontà o della malvagità. Nessuno racconta la tracotante idiozia, l'obsoleta imbecillità. I protagonisti sembrano usciti dai film di John Wayne... Spartacus contro Ercole... Invece la realtà vide all'opera tanti Stanlio e Ollio, Buster Keaton, Ridolini e Charlot. John Wayne non esiste nella storia vera dell'umanità, è un personaggio letterario, inventato... inventato come il Tony Negri dipinto da Enzo Biagi, da Fioroni e da Toni Negri stesso. Nota: Fioroni, mitico pentito ante litteram. Rapì il compagno Saronio che era danaroso ma che non sopravvisse al sequestro. Pare che lo abbiano narcotizzato e che lui sia morto di crepacuore. Almeno così dicono, ma forse Fioroni & c. lo hanno ammazzato a martellate. La cosa incredibile è che, per organizzare il colpo, Fioroni approfittò della carica di comandante operativo della struttura militare di Rosso (che dopo la fusione con un gruppo di Potere Operaio - diretto da Tony Negri - era diventato militarmente decente). Fioroni presentò l'azione al gruppo di "operativi" che dirigeva, come un gesto rivoluzionario. Tacendo ovviamente che Saronio era a sua volta dirigente di un'altra colonna militare. Compiuto il crimine, Fioroni incassò i soldi del riscatto ma venne preso e allora, bontà sua, si pentì e denunciò più di 100 persone. Il risultato è che si finisce per anebbiare la capacità di giudicare e capire e ci si mette nella condizione di rifare sempre gli stessi errori. Gli storici sperano di passare anch'essi alla storia e desiderano, nel loro piccolo, essere grandi. Tacciono la verità, riscrivono tutto, cancellano le meschinità, perché non c'è onore, non c'è gloria a raccontare l'insensato agire di tanti Stallio e Ollio. Così stanno facendo per i gloriosi anni settanta. E tutti i protagonisti danno loro ragione. Perché tutti, alla fine, adorano l'idea di non aver recitato in una comica alla Woody Allen, ma di aver interpretato un colossal come "Giù la testa" o "La battaglia di Fort Alamo". E lo stato è perfettamente d'accordo. La sua tesi fondamentale è che ci doveva essere un vasto piano e una efficientissima organizzazione sovversiva dietro le efferate imprese dei gruppi armati, e tutte le inchieste sono state impiantate sulla ricostruzione di questa organizzazione tentacolare, l'individuazione dei capi e di tutti i centri di potere. La loro idea portante è che lo stato (oggi e sempre) è forte, grande e luminoso e che soltanto qualcuno molto forte, organizzato e cattivo può metterlo in difficoltà. Se avessero detto che i brigatisti erano stupidi si sarebbe capito subito che lo stato era formato da una congrega di rincoglioniti. Così i giornali per primi iniziarono a chiedersi: "Ma da dove vengono questi geni? Chi li ha addestrati? Chi gli ha insegnato tutte queste tecniche fantastiche? Come hanno fatto a trovare le armi, i soldi, le informazioni, ecc. ecc.? Si faceva finta di non vedere che le istituzioni italiane erano dilaniate dalle risse tra bande rivali di politicanti, piduisti, intrallazzatori, mercanti d'armi e roga; che la polizia era semianalfabeta, brutale e miope, incapace di condurre un'indagine con metodi più moderni di quelli borbonici. Le armi a Roma, Milano e Napoli si compravano nei bar, lo stato non aveva la stima di nessuno, e le condizioni tecniche dell'azione terroristica erano ben più facili in una metropoli moderna che, ad esempio, sotto l'occupazione nazista. Vi ricordate il mito dei postini delle BR? Certo che la loro puntualità era incredibile in un paese dove una lettera espresso da Roma a Milano ci impiegava 15 giorni e una volta su dieci non arrivava... e sì che per mettere una lettera in un bidone della spazzatura e fare una telefonata da una cabina telefonica non ci vuole mica la laurea da 007... ma ai media sembrava impossibile. "Dove avranno imparato?" si chiedevano i geni dei giornali. Pazzesco. Chiunque in vita sua abbia presenziato anche soltanto una volta a una riunione di un comitato di quartiere, può benissimo immaginarsi il casino che regnava in un nucleo comunista combattente. La teoria della lotta armata (teoricamente, appunto) era una cosa chiarissima e durissima. Ogni militante doveva conoscere unicamente i nomi di battaglia dei soli membri del suo gruppo. Un solo membro del gruppo (generalmente formato da cinque o sette persone) aveva rapporto con ognuna delle altre strutture collegate; a volte si trattava di un nucleo piccolo, con solo tre squadre: operativo (azioni), informativo (si occupava di raccogliere le informazioni necessarie per progettare le azioni militari) e logistico (depositi di armi, mezzi, case, contatti con medici, avvocati etc.), a volte il nucleo aderiva (in modo più o meno stabile) a un'organizzazione più grossa (come i Nap o le BR) ma la legge della compartimentazione non cambiava. Questa della segretezza e della compartimentazione (NdR: vedi Capitolo XX) era una fissa, nessuno doveva conoscere nessuno all'infuori delle esigenze operative ("...on a need to know basis..." - cap. XX). Per questo ognuno aveva un nome di battaglia. Il primo ordine che si riceveva candidandosi ad entrare in un'organizzazione militare era di rendersi invisibile, aerire esteriormente alla massa anonima, non alzare mai la voce, dire a tutti che si mollava la politica, etc. Ed è chiaro che qualunque gruppo armato che volesse sopravvivere più di dieci minuti avrebbe dovuto fare così. Quello che succedeva in realtà era che tutti sapevano vita, morte e miracoli del loro gruppo, di tutti gli altri gruppi italiani e anche di qualche formazione straniera. Il delirio totale. Quando qualche terrorista faceva una cazzata mostruosa tutta la stampa cercava motivi misteriosi o macchinazioni fantapolitiche per spiegare i fatti, non riuscendo minimamente a pensare che un brigatista potesse essere stupido come un panda. Non so quanti terroristi furono arrestati perché avevano perso la carta d'identità o i piani per un'evasione, quanti covi furono trovati perché smarrirono le chiavi con la targhettina di plastichetta con su il loro indirizzo e quanti finirono dentro perché avevano in tasca cinque carte d'identità false tutte con la propria fotografia. Nessuno arrivava mai in orario, c'era quello che voleva portarsi la fidanzata in un'azione di fuoco, inciampava con le bombe incendiarie, bruciava l'auto sbagliata, sparava all'uomo sbagliato. Inneschi rotti, timer in ritardo, cacciaviti sdentati, bulloni stretti male, incidenti d'auto. Gente che prendeva un autobus che andava da un'altra parte, che scappava con i soldi, che voleva far fuori l'amante di sua moglie, andare a letto con quella del logistico, rubare a casa di un avvocato. Per non parlare di quanti non furono presi solo perché la polizia era ancora più distratta di loro, come Marco Barbone che perse una borsa piena di bottiglie molotov con su scritto nome, cognome, classe e scuola... lo presero solo cinque anni dopo, ma evidentemente di cazzate ne deve aver fatte un vagone. Mi ricordo quando per otto riunioni di seguito chiesi a Toni Negri: "Noi siamo, metti, anche 7.000, loro sono almeno 2 milioni e hanno l'aviazione, se qui si inizia a sparare come facciamo a vincere?". Lui si incazzava come una biscia e cominciava a dire cose che c'entravano come cavoli a merenda. Da qui iniziava il caos perché tutti cominciavano a litigare su tutto. Dopo tre ore la riunione finiva senza che peraltro Negri avesse risposto al mio semplice quesito numerico-militare-strategico. E non erano le riunioni del circolo del tennis ma quelle della mitica "segreteria cittadina clandestina" di Rosso, che secondo Fioroni dirigeva il nostro esercito. In un anno non si riuscirono a fare più i dieci riunioni perché, siccome eravamo fanatici della segretezza, nessuno ci diceva mai dove si dovesse tenere. Ci venivano dati appuntamenti clandestini, dove ci trovavamo in due o tre, e poi da lì si confluiva all'appuntamento centrale. La metà delle volte la riunione saltava perché tutti si perdevano e nessuno riusciva ad arrivare. Altro che barzellette sui carabinieri! In un anno non si riuscì neanche a decidere quali puntine da disegno usare. Certo che poi le BR facevano scalpore perché avevano la macchina da scrivere con le testine rotanti! I giornalisti hanno scritto chilometri quadrati di articoli su queste cavolo di macchine da scrivere delle BR, neanche avessero avuto le astronavi coi motori a fotoni. Questo fatto che avevano le testine intercambiabili li faceva impazzire. Non riuscivano a capacitarsi di come le BR facessero ad avere una cosa che si vendeva ovunque e costava pure quattro soldi... è chiaro che in una situazione simile anche venti coglioni che si perdono a Milano, possono convincersi di essere la segreteria clandestina dell'Armata rossa. Poi c'erano le fidanzate dei capi che erano le amanti di altri capi e che ogni tanto si facevano qualche gregario. Non potevi starnutire a Bari che loro a Torino lo sapevano ancora prima che tu ti fossi pulito il naso; e questo nonostante non facessero neanche parte di nessun gruppo militare. Si fossero pentite loro, altro che 200 per volta, ne finivano in galera. Ma si sa, le amanti dei capi sono sempre meglio dei loro uomini. E meno male che i terroristi erano così fessi e lo stato così demenziale. Un terrorista di "qualità" migliore avrebbe provocato disastri ancora più grandi. Saremmo ancora qui con la lotta armata e i morti per le strade. Certo, la classe operaia avrebbe potuto fermare questa ondata guerrigliera. Disgraziatamente, nella tradizione comunista italiana mancava totalmente una sana ideologia pacifista. La storia comunista è costellata di picconi e calci nei coglioni, miti partigiani, miti di guerriglia. Non una parola sull'orrore della morte, di chiunque sia, sui crimini perpetrati sotto le bandiere partigiane o nella guerra di Spagna. Un comunista con un fucile in mano era un santo, un asceta, si tacevano gli eccessi, gli isterismi, la drammaticità disumanizzante della guerra e la facilità con la quale un pazzo possa sembrare sano di mente se ha una pistola in mano. Così ci trovammo a combattere una guerra invincibile, armati soprattutto della nostra idiozia. Fu così che dimostrammo al mondo che un idiota a vent'anni è una potenza ormonale esplosiva.

domenica 25 settembre 2011

La polizia delle banche reprime la manifestazione anti Wall Street a New York


Fonte: http://www.buzzfeed.com/chrismenning/nypd-makes-arrests-at-occupy-wall-street-protest

La polizia di New York arresta più di 100 manifestanti alla protesta, che continuava da giorni, di "Occupa Wall Street"

Ieri centinaia di poliziotti di New York hanno invaso Union Square a New York per arrestare i manifestanti. Racconti di utilizzo da parte della polizia di gas lacrmogeni si sono diffusi su Twitter. Mentre la polizia di New York asserisce che non detengono né hanno utilizzato i gas lacrimogeni, alcuni si sono fatti afvanti per confermare di essere stati raggiunti dai gas lacrimogeni. In almeno un video, un uomo viene violentemente attaccato per avere semplicemente parlato con un poliziotto.






"#OCCUPYWALLSTREET - 24/9/11 - University Place e 12° Strada. "Guardate l'uomo in rosso che viene scaraventato a terra da un poliziotto, che gli alza le mani e gliele mette dietro la schiena. Lui cerca di parlare pacificamente al poliziotto, ma viene spinto violentemente a terra e arrestato."



Nel video sopra, un gruppo di manifestanti donne vengono delimitate dalla polizia prima di venire irrorate di gas lacrimogeni




Inedito - Un poliziotto mette il ginocchio sulla gola - 24/9/2011 #OCCUPYWALLSTREET






Vittime di gas lacrimogeni



"Julie e @society_society vittime di gas lacrimogeni in faccia. #occupywallstreet #ourwallstreet"



Source: twitpic.com / Found via: s1.proxy04.twitpic.com

"Manifestante si inginocchia in lacrime di fronte alla Chase Bank gridando: questa è la banca che ha preso la casa dei miei genitori."
Source: twitpic.com / Found via: twitpic.com
L'invasione dei barbari zombi
Source: twitpic.com / Found via: s1.proxy03.twitpic.com

"#ows Immagine di arresti di massa"
Source: yfrog.com / Found via: desmond.yfrog.com

"Sono capitato sulla polizia di NY che arrestava i membri della manifestazione Occupy Wall Street."
Source: yfrog.com / Found via: desmond.yfrog.com

"Arresti di massa tra la 13° Strada vicino alla 5° Avenue adesso" #occupyWallStreet"
Source: yfrog.com / Found via: desmond.yfrog.com







Source: twitpic.com / Found via: s1.proxy03.twitpic.com


http://www.livestream.com/globalrevolution/share


Aggiornamento: in seguito agli arresti di Union Square, i manifestanti sono ritornati a Zuccotti Park / Liberty Square. Il Livestream riferisce che stanno arrivando ulteriori poliziotti sulla scena con gli stessi mezzi di controllo della folla utilizzati nell'ultima retata di arresti di massa.

Segreti di Stati - Cap. 9 Francesco Pazienza

(Segreti di Stati - torna all'indice)

Capitolo 9 - L'agente italiano Francesco Pazienza

Nell’interrogatorio del 15 giugno 1993, Flavio CARBONI ha riferito in ordine alla genesi dei propri rapporti con Roberto CALVI: «Nell’agosto del 1981, mentre trascorrevo un periodo di riposo in Sardegna, a Porto Cervo - non ricordo se all’Hotel Cervo o in una villa presa in affitto -, una sera incontrai Francesco PAZIENZA ed il MAZZOTTA, i quali mi chiesero in prestito una macchina: procurai loro, se mal non ricordo, una Range Rover. Nell’occasione, Francesco PAZIENZA mi disse di essere in Sardegna con Roberto CALVI e sua moglie, la signora Clara CANETTI. Io ignoravo, sino a quel momento, la presenza dei CALVI, che neppure conoscevo, in Sardegna. Da parte mia, dissi al PAZIENZA che il giorno successivo, con Maria Laura SCANU CONCAS e i miei ospiti, cioè Beppe PISANU, Nestor COLL e Carlos BINETTI, ci saremmo recati in barca all’isola di Budelli, o altro isolotto dell’Arcipelago della Maddalena. Al riguardo, su richiesta di Francesco PAZIENZA, il quale ci teneva a presentarmi il CALVI, fissammo un appuntamento, nello specchio di mare antistante la predetta isola, al quale giunsi con un paio d’ore di ritardo: lì trovai Francesco PAZIENZA, il MAZZOTTA, Marina DE LAURENTIS, Roberto CALVI e sua moglie Clara CANETTI, i quali erano a bordo di un motoscafo; essi ci vennero incontro e salirono sulla nostra barca. In quell’incontro ci scambiammo soltanto dei convenevoli, ma notai la soddisfazione di Roberto CALVI nel conoscermi, dovuta ad una pluralità di ragioni: innanzi tutto, i miei buoni rapporti con Giuseppe PISANU, Sottosegretario al Tesoro ed autorevole esponente della Sinistra DC, con il Consigliere economico del Ministro del Tesoro, Carlos BINETTI, - il quale, per vero, non lo aveva in grande stima - e con Carlo CARACCIOLO, là dove, proprio in quel momento, il banchiere sentiva il fiato sul collo del Ministero del Tesoro e accusava gli effetti dei pesantissimi attacchi de "La Repubblica" e de "L’Espresso"; in secondo luogo, la mia amicizia con un uomo del prestigio di Nestor COLL definito insieme a Carlos BINETTI, da "L’Espresso" per i buoni uffici interposti nell’affare del petrolio venezuelano, "mediatore senza tangenti". «Per quella stessa sera, fui invitato a cena, da solo, nella loro villa di Porto Rotondo, costruita su un lotto di terreno da me ceduto in pagamento di prestazioni professionali a Pompeo LOCATELLI, villa di proprietà di Giuseppe CABASSI «Qui erano presenti, oltre ai coniugi CALVI, al PAZIENZA, al MAZZOTTA e alla Marina DE LAURENTIS, una ragazza negra e le guardie del corpo del Presidente dell’Ambrosiano. «Questi, quella sera, si lasciò andare ad un lungo solioquio, nel quale rievocò, con energia, la sua partecipazione alla campagna di Russia e si scagliò contro le lobbyes che lo stavano osteggiando, prima tra tutte quella del Ministero del Tesoro". - Tratto dalla requisitoria sulla Banda della Magliana, P.M. Otello Lupacchini.

Visto che ormai avevo una certa esperienza in casi disperati, dopo aver letto il libro scritto da questo ex agente del SISMI (Il Disobbediente, Longanesi editore 1999), mi ci sono messo in contatto cominciando a scrivergli nel Carcere di Parma dove era recluso. Le sue prime lettere erano intrise di diffidenza, ma dopo un po' hanno cominciato ad uscire i dettagli di quella che appare come una storia kafkiana del XX-XI secolo. Unico italiano ad essere stato sottoposto al regime 41bis "per motivi politici" - normalmente il 41 bis viene applicato per mafia o terrorismo - mi è apparso subito come una delle persone più interessanti che mi sia stato dato di conoscere, ancorché solo epistolarmente. Sono sicuro che lo Stato italo-anglo-americano abbia reiterato uno dei suoi ormai troppo soliti autogol. Ho voluto citare il suo caso perché il "Governo Invisibile" che uccide, cancella e condanna quanti hanno il coraggio di dire le cose come stanno, ne ha fatto un emblema a futura memoria (nel senso: prima di servire lo Stato, fateci un pensierino). Prima di entrare nei dettagli della vicenda di questo uomo, che rappresenta esso stesso un segreto di stato vivente, mi pare doveroso riportare una lettera che mi inviò in copia. Parto quindi dalla sua esasperante avventura carceraria.

Egr. Dr. Silvio Di Gregorio
Direttore
Istituti Penitenziari
via Burla 3
43100 Parma 22 gennaio 2002

Egregio Signor Direttore,
mi permetto recarle disturbo per richiamare doverosamente alla sua cortese attenzione la presente narrazione, in punto di fatto:

1) A partire dal 1/10/1999, per otto mesi e ventotto giorni lei mi ha tenuto nel settore 41 bis, in una cella semibuia e senza alcuna irradiazione solare. Sono stato estratto immediatamente dopo una ispezione della direzione sanitaria che ha verificato l'inumanità con cui venivo trattato. E' stato redatto un rapporto dal professor Giorgio Pavarani, documento che si chiude con la seguente osservazione: "Oggi in un carcere che mi è coevo mi sono trovato nel Medioevo". In seguito a questo particolare trattamento ho perso 0,50 diottrie di visus dall'occhio sinistro, come riscontrabile da visite oculistiche effettuate prima e dopo la permanenza in 41 bis.
2) Alle ore 11,41 del 4/5/2000 lei inviava un telefax all'Autorità Giudiziaria di Bologna (nr. 12728) in cui mi qualificava in maniera del tutto apodittica come detenuto ristretto nel settore 41 bis per associazione mafiosa, ex art. 416 bis c.p.
3) In data 8/10/2001 (ore 10,30 circa) un suo collaboratore, l'ispettore Catalano, con indubitabile schiettezza, mi specificava come fosse notorio a tutti, ed anche a lei, che la decisione di segregarmi in 41 bis fosse stata solo ed esclusivamente presa su iniziativa politico amministrativa. In stessa data preparavo una dichiarazione, a futura memoria, che inviavo all'avvocato Roberto Ruggiero del foro di Roma e contenente quanto dall'ispettore riferitomi, ma già noto al sottoscritto ed alla difesa legale. D'altronde, allorché alle ore 6,15 del 1/10/1999 il dispositivo che mi "condannava" al 41 bis, mi fu personalmente consegnato dal comandante del carcere romano Regina Coeli, nel suo ufficio, questi ebbe a pronunciare le testuali parole, per me indimenticabili: "In tanti anni di questo lavoro ho visto tante porcherie, ma una simile mai". Anche lei ha ricevuto, ovviamente, questo documento ed a parte i deliri narrativi le sarà sfuggito sicuramente come violasse palesemente l'art. 4 bis della legge 354/975 ed anche l'art. 476 del codice penale. Scriveva il politico firmatario essere io meritorio del 41 bis perché (testuale) "con precedenti per associazione a delinquere e già sottoposto a misure di prevenzione della P.S.". Un falso ideologico eclatante! E sono altrettanto convinto che se lei se ne fosse accorto avrebbe ottemperato a quanto previsto dall'art. 331 c.p.p.
4) Dal 41 bis venivo da lei trasferito nel settore 1B, dove risiedono condannati per pedofilia e reati sessuali. Con ordine di servizio, lei disponeva che fossi mantenuto isolato e segregato, specificando l'assoluto divieto d'incontro con chicchessia ed imponendo che la porta metallica della mia cella restasse costantemente chiusa. Diniego, inoltre, a poter partecipare alle funzioni religiose. In queste condizioni mi trovo tutt'oggi e dopo aver trascorso due estati in un vero e proprio forno crematorio, a causa dell'impossibilità di circolazione d'aria per la succitata serrata. Parafrasando Von Clausewitz, si è continuata la politica del 41 bis con altri metodi. O anche peggio, visto che ai mafiosi la porta viene mantenuta aperta e che tra di loro possono socializzare, come assistere alla Santa Messa. Mi permetto farle osservare che la prova provata di quanto affermo consiste in un documento, datato 8 agosto 2000, di cui riparlerò nel prosieguo di questa lettera. In questa data ero "teoricamente" ridivenuto un detenuto in regime ordinario, ma lei inviava questo documento al settore del Ministero di Giustizia che si occupava del 41 bis. Quando, come mio diritto, io chiesi copia di questo documento, peraltro attestante fatti palesemente non proprio consoni al vero, lei decise mi fosse consegnato con alcune grossolane sbianchettature che ne obliteravano il destinatario. Episodio che puntigliosamente portavo alla sua attenzione in varie comunicazioni scritte nell'estate 2001.
5) Moderna "maschera di ferro", non ho avuto neppure un nome, ma solo un numero: AA07-95-00322. Nell'estate 2000 non mi è stato concesso l'accesso alle docce per circa due mesi, riducendomi in uno stato igienico miserevole dal 28/6 al 19/8 ore 12,30. Dimenticato da Dio e dagli uomini, è anche accaduto che si sia omesso di fornirmi il vitto, perché agli incolpevoli agenti di servizio si era dimenticato di comunicare che in quella cella senza nome e costantemente chiusa vi fosse qualcuno. Le date: 2/7/2001, 12/7/2001, 19/9/2001, 17/1/2002.
6) A novembre 2000 le ho chiesto per iscritto la possibilità di accedere alla palestra ginnica. Lei ha dimenticato la mia richiesta fino al 24/2/2001 e solo allorché è intervenuto il signor magistrato di sorveglianza che, a sua volta, aveva ricevuto dalla Procura della Repubblica di Roma copia di una mia lettera in cui descrivevo le condizioni in cui venivo mantenuto nell'istituto da lei diretto. Lettera sollecitatami da un S.P.n allorché, in pubblica udienza (6/12/2000), aveva ascoltato quanto da me detto, dichiarandosi incredulo che ciò potesse accadere in un istituto carcerario della Repubblica italiana.
7) Ho reiteratamente, ma inutilmente, chiesto un miglioramento della mia vita, con possibilità di accedere a qualsivoglia attività lavorativa fino a quando, esasperato, in data 22/3 le comunicavo che lunedì 26 avrei iniziato uno sciopero della fame di protesta.
8) In data 23/3, ore 10, mi veniva concesso, per la prima ed ultima volta, di incontrare un educatore (signora Marchesini) cui facevo presente l'inumanità delle mie condizioni ed il desiderio di poter lavorare o anche solo aiutare altri detenuti studenti.
9) In data 7/4, dopo tredici giorni di astensione totale dal vitto, venivo convocato dall'ispettore Grimaldi (ore 16,30) il quale mi assicurava che, ad iniziare dal mese di maggio, le mie condizioni di vita sarebbero migliorate ed una qualche forma di attività lavorativa nella biblioteca mi sarebbe stata concessa. Interrompevo lo sciopero.
10) In data 2/5/2001 (ore 9,15) l'impegno preciso e verbale dell'ispettore Grimaldi veniva dallo stesso sconfessato con un documento in cui mi si negava qualsivoglia attività lavorativa e miglioria delle mie condizioni di vita, con proseguimento dello stato di isolamento assoluto.
11) Ripetutamente il medico psichiatra ha raccomandato con rapporti scritti un miglioramento della mia vita detentiva, in quanto la protrazione pluriennale dello stato di segregazione nocivo al mio stato di salute. Lei ha costantemente ignorato quanto consigliato dal clinico. Scriveva questi, in data 10/5/2001: "Come nella precedente occasione, parla lungamente della esigenza di migliorare la qualità della vita all'interno del carcere e della sua aspirazione di poter mettere la sua cultura ed il suo impegno a servizio di altri detenuti in attività educative e d'istruzione che gioverebbero alla sua integrità e benessere psicofisico. Lamenta, inoltre, la possibilità mancata di poter trascorrere parte del tempo in qualsiasi altra attività lavorativa che possa sottrarlo all'ozio ed al tedio (...). Come già precedentemente espresso, riterrei molto utile al fine del benessere psichico del detenuto, seppur nell'ovvio rispetto delle misure di sicurezza, che possa usufruire di una attività possibilmente consona al fine di trarre giovamento ed una maggiore serenità". In questi termini, ancora, si esprimeva il clinico in data 25/7/2001: "Riterrei utile, compatibilmente alle misure di sicurezza che riguardano il detenuto in oggetto, che il medesimo potesse impegnare il suo tempo in attività consone, quali attività di bibliotecario oppure di insegnamento cacerario". Analoghe considerazioni esprimeva il medico psichiatra in data 23/11/2001. Tutto ciò lei ha continuato a considerarlo del tutto in conferente e non si comprende per quale ragione il Ministero della Giustizia paghi clinici il cui parere viene bellamente ignorato. Ecco quanto invece lei riferì al Ministero di Giustizia in data 8/8/2000, documento da me acquisito a luglio 2001: "Ha sempre amntenuto un atteggiamento di estremo riserbo, restando chiuso senza recarsi ai passeggi ed evitando la socializzazione con gli altri detenuti". Richiamo alla sua cortese attenzione un passaggio della mia lettera all'ufficio della Procura della Repubblica di Roma datata 21/12/2000 e da questa inviata in copia al signor magistrato di sorveglianza (vedi punto 6) in cui, con indubbio spirito di preveggenza, affermavo: "Tra l'altro, non vorrei che nei documenti interni si fossero inventati qualche storia fantascientifica secondo la quale sarei io a rifiutare mirabolanti proposte di trattamento. Se si può scrivere il falso per determinare un 41 bis, un fatto simile non necessiterebbe un grande sforzo". Ma l'asserzione secondo cui sia io ad aver scelto un simile regime di isolamento è talmente contraria alla realtà fattuale e documentale da poter pensare solamente ad una palese svista, o lapsus, presente nel documento che lei ha inviato al Ministero di Giustizia nell'agosto del 2000. Non ho altra spiegazione per un cotanto travisamento.
12) In data 6/7/2001 facevo richiedere ufficialmente alla sua persona tramite legale difensore, e come mio diritto, copia della relazione redatta dal dirigente sanitario in seguito ad ispezione ex officio del luogo in cui ero detenuto in 41 bis. Data già citata del 17/6/2000. Lei, cortesemente, acconsentiva con lettera n. 19603 del 16/7/2001.
13) Improvvisamente, però, in data 18/7 - ore 9 - un agente incaricato mi rendeva edotto che non esisteva alcun rapporto redatto dal dirigente sanitario in data 17/6/2000. Scrivevo immediatamente raccomandata A.R. al dirigente, esternando la mia meraviglia per l'inesistenza di una relazione che mi constava esistere. La sera del 23/7/2001 (ore 22, circa) un medico mi mostrava la relazione assicurandomi della sua esistenza e affermando che copia, come mio diritto, mi sarebbe stata consegnata non appena autorizzazione fosse stata rilasciata da parte della direzione. Seguiva una serie di solleciti epistolari da parte mia alla sua persona. In data 17 agosto 2001 lei mi convocava nel suo ufficio e durante quel colloquio mi consigliava di assumere un atteggiamento conciliante a livello "locale". Spero lei abbia perfetta memoria di quanto mi riferì, giungendo a consigliarmi di richiedere un primo permesso di qualche ora da trascorrere nella città di Parma. Io, forse inopinatamente, continuai a pretendere la consegna di quell'introvabile relazione sanitaria. In data 7/9/2001 le rivolgevo preghiera affinché se vero fosse che tale rapporto non esisteva mi si consegnasse un riscontro ufficiale, scritto, che lo attestasse. In data 8/9/2001 ricevevo finalmente l'agognato documento. Mi permetto riportare alla sua cortese attenzione alcuni brani: "Risponde che è sottoposto a regime 41 bis ingiustamente e che non intende socializzare con i detenuti del crimine organizzato qui ristretti. Eppure questa è una situazione che dal punto di vista tecnico professionale e secondo scienza e coscienza io ritengo totalmente inaccettabile, oltreché incompatibile con i principi umanitari e della medicina (...). La visuale oltre le sbare della finestra è rappresentata da un muro che dista circa un metro e non consente l'irraggiamento solare nel modo più assoluto in alcuna parte della cella (...). Oggi in un carcere che mi è coevo mi sono ritrovato nel Medioevo". Inoltre: "Dichiaro incompatibili le sue condizioni di salute a sopportare ulteriormente il regime cui è sottoposto in totale isolamento". Lei ha pervicacemente ignorato tale "incompatibilità".
Termino questa mia lettera in punto di fatto sperando che lei possa darmi atto di come mi sia attenuto solamente alla enunciazione degli accadimenti e nulla più. Nel contempo ho compreso che in realtà debbo porgere le mie scuse, avendo ritenuto del tutto erroneamente che anche un detenuto abbia i propri diritti, propalanti da precisi dettami costituzionali, disposizioni legislative ed articoli dei codici. In realtà, appare del tutto evidente che lei abbia ritenuto indispensabile una iniziativa sanzionatoria non per un comportamento intramurario che è stato, a norma di regolamento, sempre ineccepibile, ma perché mi sono permesso di reclamare puntigliosamente quanto lei avrebbe dovuto disporre ex officio nei miei confronti... e richedendo documentazione che non proiettava sicuramente una luce del tutto limpida sul trattamento carcerario riservatomi nell'istituto di cui lei è direttore. Lei considera la non accettazione di palesi violazioni costituzionali, legislative e dei codici, come una forma di ostilità e di chiusura nei confronti dell'"organizzazione". Quasi un delitto di lesa maestà. Mi permetto rammentarle, signor direttore, quanto evocato dall'art.27 della Costituzione e dall'art. 3 della legge penitenziaria: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato". Negli istituti penitenziari è assicurata ai detenuti ed agli internati parità di condizioni di vita". Mi riesce molto difficile comprendere quale umanità, rieducazione e quale egualitarismo vi siano stati nel tenere un essere umano segregato, nel silenzio e senza che potesse vedere e parlare con nessuno. MAI. La ringrazio per la sua attenzione. Con distinti saluti, Francesco Pazienza Donato.

In seguito, Pazienza è stato trasferito ad altro Carcere. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Parma ha aperto un procedimento penale, fascicolo n. 1790/03 RGNR, Mod.21, inviando un avviso di garanzia al sunnominato direttore del carcere, Silvio Di Gregorio. La miglior scrittrice europea del 2002, recentemente premiata a Madrid, Isabel Pisano, ha dedicato a Francesco Pazienza il suo libro appena uscito "La Sospecha". La dedica riporta per ben tre volte il nome di Pazienza. Cosa ha fatto quest'uomo per meritare tanto bene e tanto male? Andiamo per ordine. E' stato lui a dire che la strage di Bologna poteva essere collegata agli accordi di Malta (vedi cap.IV), è stato lui a dire che il bilancio finale del Banco Ambrosiano Estero (mai acquisito dai giudici) venne messo sotto segreto di Stato dall'allora premier inglese Margaret Thatcher. Che fine ha fatto, a livello giudiziario, il rapporto che il Customs Service USA (agenti Donevan e Callighan) aveva inviato al giudice Giovanni Falcone informandolo che il rapporto Touche & Ross sull'Ambrosiano era pronto? (Rapporto protocollato 39131/RDA dal Comando Generale della Guardia di Finanza di Roma il 9 dicembre 1986) Perché, quando la consorte di un illustrissimo magistrato romano ha chiesto di conoscere il contenuto dell'estradizione di Pazienza dagli Stati Uniti, Mino Martinazzoli ha opposto il segreto di Stato? Fulvio Martini era d'accordo con l'allora Direttore della CIA William Casey per combinare l'estradizione, perché? Chi cominciò a procurare guai negli USA a Francesco Pazienza? Un personaggio del Ministero della Giustizia USA, Ted Shackley. Ricordatevi questo nome. La chiave è tutta lì. Lo ritroveremo nel capitolo dedicato a Chip Tatum. Il 27 dicembre 2002, Pazienza presenta domanda di Grazia. Vale la pena riportarla.

S.E. Sig. Presidente della Repubblica - Roma (NdA: Carlo Azeglio Ciampi, ex governatore della Banca d'Italia SpA)
S.E. Sig. Ministro della Giustizia - Roma (Nda: Ministro Castelli, Lega Nord)
Oggetto: Richiesta ex Art. 681 c.p.p.

Eccellenza,
il sottoscritto Francesco Pazienza Donato, nato a Monteparano (TA) il 17 marzo 1946, attualmente ristretto presso la C.R. di Parma, con la presente sommessamente richiede alla Ecc.ma S.V. poter fruire della concessione di Grazia condizionata relativamente alla condanna subita con sentenza del 14 marzo 1986 da parte della Corte d'Assise d'Appello di Roma ad anni tre e due mesi ex artt. 314, 378 c.p.
La presente domanda è inoltrata ai sensi dell'art. 681 comma 2 c.p.p. al Sig. Magistrato di Sorveglianza (NdA: Dott.ssa Nadia Buttelli - Reggio Emilia) cui sarà trasmesso un corposo fascicolo con allegati probatori. E' pur vero che in uno Stato democratico e di diritto debba esistere la certezza della pena ma, sommessamente, credo debba esistere anche la certezza del diritto di difesa e di un processo equo. In data 4 marzo 1985 fui arrestato su richiesta estradizionale della Repubblica Italiana nella città di residenza pro tempore: New York. La richiesta estradizionale relativamente al procedimento de quo fu fatta ritirare con ciò negandomi il diritto alla garanzia giurisdizionale in sede di procedimento estradizionale. Fui quindi processato come 'latitante' e 'contumace' nei due gradi di merito mentre mi trovavo ristretto in un carcere americano senza potermi difendere e conferire con il legale difensore (sic). Il fascicolo probatorio dimostra meticolosamente come l'iter estradizionale sia stato inquinato dalla Central Intelligence Agency (NdA: all'epoca sotto la direzione di Casey, ora defunto) su richiesta dell'italiano SISMI (NdA: il servizio italiano di intelligence militare, all'epoca sotto la direzione dell'ammiraglio Fulvio Martini, ora defunto). L'applicazione della pena ottenuta tramite deroga al principio di specialità per via amministrativa e concessa solo nel 1992 ma notificatomi addirittura in data 27 novembre 1995. In data 8 aprile 1987 la seconda sezione giurisdizionale della Corte dei Conti con sent. nr. 100/87 dichiarava non doversi procedere contro il sottoscritto perché del tutto apoditticamente processato e condannato ex Art. 314 c.p. allorché mai ero stato né pubblicamente ufficiale né tantomeno incaricato di pubblico servizio. In data 13 agosto 1994 a conclusione del procedimento nr. 1164/87 G.I. Roma (Sez. 1 stralcio) il giudice istruttore di Roma, Dr. Otello Lupacchini, stabiliva che il sottoscritto non si era mai reso responsabile del reato di favoreggiamento ex art. 378 c.p. per cui era stato processato e condannato. In data 23 marzo 2000 il Presidente della Corte d'Assise di Bologna, Dr. Maurizio Millo, in pubblica udienza (Procedimento nr. 1/96) dichiarava che il processo celebrato contro il sottoscritto era indegno di un Paese della Comunità Europea per la palese violazione dei diritti della difesa. Basti pensare che non fui mai interrogato neppure nella fase istruttoria perché dichiarato dolosamente 'irreperibile' allorché e nonostante perfettamente noto fossi un estero residente iscritto alla Anagrafe Italiani Residenti Estero. Ciò in violazione degli Artt.3 e 24 della Carta fondamentale secondo quanto specificatamente stabilito da sentenza nr. 177/1974 della Corte Costituzionale relativamente, appunto, alla incostituzionalità del rito per irreperibili nei confronti di coloro che, cittadini italiani, sono residenti all'estero. La mia iscrizione come estero residente era ufficialmente avvenuta presso l'Ufficio Anagrafe del Comune di Roma in data 13 gennaio 1983 allorché il procedimento penale nr. 17270/83 non era neppure iniziato ed iscritto a registro. Talmente notoria era la mia estera residenza che in data 9 dicembre 1982 la Commissione Parlamentare sulla Loggia P2 (NdA: loggia ammaestrata da Licio Gelli, non ancora defunto) dispose una mia audizione presso il Consolato italiano a New York. Il fascicolo probatorio dimostra inoltre la vergognosa quantità dell'inquinamento probatorio messo in atto dal SISMI sopratutto a partire dal periodo in cui la direzione fu assunta dall'Ammiraglio Fulvio Martini. Tutto ciò premesso ringrazio l'Ecc.ma S.V. per l'attenzione prestata porgendo i più deferenti ossequi. Francesco Pazienza. Parma, 27/12/2002.
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Mi sono interessato per sapere, pochi mesi dopo, che fine avesse fatto questa domanda di Grazia. Incontrai perciò, a Pontida, il segretario particolare del ministro Castelli, Stefano Simonetti, che mi informò del fatto che occorreva il beneplacito da parte del Direttore Generale degli Affari Penali, Dott.ssa Augusta Iannini, tra l'altro consorte della stella del giornalismo Bruno Vespa. Non bastava quindi la firma di Ciampi e di Castelli. Mi auguro che la Dott.ssa Iannini trovi il tempo di esaminare la domanda di Grazia e/o, ancora meglio, abbia occasione di leggere questo libro. Nel frattempo, il direttore del carcere di Parma, Silvio Di Gregorio, è stato indagato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Parma, dal pm Dott. Brancaccio (numero del procedimento: 1790/03 RGNR).