salvatore-tamburro-foto“Addio al debito”: così si chiama l’ultimo libro di Salvatore Tamburro (nella foto, a destra). Laureato in Economia, saggista, consulente fiscale e finanziario, Tamburro  porta avanti – e non è l’unico – una tesi forte: “qualora si dimostrasse che un debito pubblico non sia generato per realizzare il benessere della collettività, bensì solo per interessi privati, ciò fornirebbe un requisito sufficiente a chiederne l’annullamento parziale o totale”.
Il nostro Paese ha un debito pubblico notevolissimo, cresciuto enormemente anche negli ultimi tempi: come si è potuti arrivare a certe cifre? Chi detiene il credito? Come incidono il Mes e il Fiscal Compact? L’euro è utile o no? Cos’è il “debito detestabile”? Di questo e altri temi economico-finanziari abbiamo parlato – in esclusiva – direttamente con l’autore del libro.

L’Italia ha un debito pubblico di oltre 2mila miliardi: come si è potuto arrivare a una cifra così alta? C’è chi sostiene che sia frutto del clientelismo becero della Prima e della Seconda Repubblica, chi afferma che è colpa di una politica al servizio delle banche e poi ci sono altri punti di vista ancora. Qual è la tua posizione?
Lo storia del debito pubblico italiano parte dall’unificazione del Regno d’Italia, nel 1861, periodo  in cui si costituisce il “gran libro del debito pubblico”. Le cose sono andate via via peggiorando dal 1981, data che segnò il divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia, diretti allora rispettivamente da Andreatta e Ciampi: da quella data fu eliminato l’obbligo per la Banca d’Italia di acquistare i titoli del debito pubblico non collocati, lasciando gli italiani maggiormente alla mercé degli speculatori finanziari.  Il debito pubblico è formato sostanzialmente dagli interessi sui titoli di stato che ogni anno l’Italia paga al sistema bancario; parliamo di circa 80-100 miliardi di euro all’anno, cifra che sarebbe sicuramente più utile destinare all’abbassamento della pressione fiscale, per ammortizzatori sociali, per finanziare la spesa pubblica, anziché inviarli nelle casse del sistema bancario . Nella tua domanda è possibile trovare la risposta: senza dubbio la classe politica è al tempo stesso collusa e colpevole di aver sottostato al diktat del regime bancario, poiché invece di applicare la sovranità monetaria si è piegata al gioco truffaldino delle banche che creano denaro dal nulla e ce lo prestano, applicando degli interessi.