sabato 6 agosto 2011

Risposta a una mail di Stop Al Consumo del Territorio

Senza lo strenuo perseguimento di una moneta/credito in mani pubbliche, ogni tentativo di difendere realmente il paesaggio è praticamente inutile. Si salveranno delle oasi nello sfacelo generale che cadranno prontamente nelle grinfie di qualche fondazione di preferenza internazionale, vedi i siti di interesse sequestrati dall'ONU. Ve lo dissi già qualche anno fa: è inutile, vano, cieco, pusillanime e vigliacco non unire i trattini per codardia e paura, tra la banda di criminali internazionali detentori delle leve della moneta, del traffico della petrolchimica e della monnezza e il degrado del paesaggio/territorio, quest'ultimo solo una delle tante nocive letali e fatali conseguenze del monopolio usurocratico internazionale. Visto che tutto l'ex belpaese è pegno dei titoli di stato su cui i dementi della finanza stanno speculando per ridurci all'insolvibilià, perché continuate a fare finta di non sapere che il demanio è in (s)vendita da anni e che il patto di stabilità impone la vendita dei beni pubblici per fare "quadrare" i conti e ridurre forzosamente qualsiasi spesa socialmente utile e pro res publica degli enti pubblici?
In altre parole, il vosto lavoro di repertoriare i beni diventerà una banca dati disponibile per i citati sopra.

Nicoletta Forcheri
http://www.stopalconsumoditerritorio.it/index.php?option=com_content&task=view&id=457&Itemid=1

L'Italia al banchetto: contratto di appalti in Afghanistan. N. Forcheri

Un emerito sconosciuto, l'attuale ministro per lo Sviluppo economico, ha firmato un memorandum con il ministro degli Esteri afgano, il 12 aprile scorso, un memorandum che getta le basi per l'aggiudicazione - senza gara pubblica di alcun tipo - di enormi appalti a vantaggio di non meglio specificate "aziende italiane", ivi compresa l'assegnazione di interi distretti geografici a dette entità nella zona militarmente occupata dai nostri servizi (cfr. http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/internazionale/afghanistan/accordo.afghanistan.pdf).
L'attuale ministro per lo Sviluppo economico, Paolo Romani, dalla faccia di "tecnico" ante governo tecnico, è stato calato al posto del dimissionato Scajola in seguito allo scandalo ad hoc 'appartamento pagato non si sa da chi' messo appositamente alla ribalta dai media prezzolati (uno scherzetto simile intimidatorio è stato fatto anche a Tremonti recentemente).
Il memorandum è siglato con la controparte afghana, sì ma degli Esteri, come a significare che per noi è una prospettiva di "sviluppo", per loro una semplice formalità diplomatica, nella misura in cui tale concetto possa avere il benché minimo senso in un contesto di guerra d'invasione, e riguarda la possibilità di 'investire' in tutta una serie di settori economici afghani. Attori del contratto: il Ministero dello Sviluppo italiano e "l'investimento privato".
Ora, vien da chiedersi: il paese sta collassando assaltato dalla finanza speculativa che ci martella con il mantra 'crescita crescita crescita' e il Ministero dello Sviluppo, che fa? 'investe' nella 'crescita' di un paese militarmente invaso, da noi stessi, volenti o nolenti?
Il primo settore di cooperazione sancito dal ‘Memorandum’ che poi è un contratto internazionale entrato direttamente in attuazione dal giorno della firma, è quello degli idrocarburi e dei minerali con la missione del ministero di promuovere gli investimenti del settore privato per lo sviluppo della ricerca, l'esplorazione e la produzione di idrocarburi e in particolare del marmo, la costruzione di gasdotti, la promozione della formazione di personale in loco. Si legge che il "governo afghano fornirà il clima necessario adatto per gli investimenti e di sicurezza": la guerra sta dando i suoi frutti e l'Italia si siede al banchetto del bottino per dare in pasto i suoi tozzi e la sua porzione a non meglio definite "imprese italiane".
Segue poi l'elettrificazione dei villaggi e il pompaggio dell'acqua per aziende italiane "di rilievo"; la costruzione dell'aeroporto di Herat con la formula misto pubblico privato, leitmotiv inculcato ovunque dall’embrione di governo mondiale onusiano, oltre al 'tutto privato'; c'è poi la (ri)costruzione di una strada, a vantaggio di aziende private - arriveranno anche lì i benetton? metteranno un pedaggio per rimborsare 'l'investimento'?
L'Italia, si legge, si dice particolarmente interessata al settore del marmo, dove il ministero investirà, con la creazione di un distretto ‘italico’ a Herat e centri di formazione, idem nel tessile. Assume quindi tutta la sua pertinenza la frase che il nostro tessile va a 'quel paese' e che il nostro governo preferisce investire in quel paese...
Si legge ancora che nel settore dell'agroalimentare i nostri soldi andranno a sviluppare la grande distribuzione - faranno i famigerati supermercati? e per quali marchi?- le tecniche agricole - introdurranno diserbanti, pesticidi e semi ibridi brevettati? - e il packaging - tanta plastica per i petrolieri?
Poi i gioielli e il cemento, il settore sanitario.
L'ultimo settore è quello della tecnologia del 'trenchless', parola poco chiara che letteralmente significa "senza trincea" e che manca dal vocabolario: peccato che non si possa neanche controllare il testo ufficiale italiano poiché non esiste, si legge infatti in una clausola che le due lingue ufficiali del contratto sono l'Inglese e il Dari, e che in caso di divergenza di interpretazione, prevale la lingua inglese, come a dire, la nostra lingua non esiste, noi non esistiamo, prevale la legge del commonwealth e del predominio dei contratti sulla legge, la nostra costituzione è calpestata come volgare carta da cesso in nome di Sua Maestà e della sua antiquata pacchiana quantomai crudele ipocrita moralista concezione colonialista del mondo e della vita.
Io chiedo: è costituzionale un accordo internazionale con altro paese - invaso militarmente - redatto unicamente in lingua straniera senza alcuna versione in lingua italiana? Se fossimo veramente un paese con personalità giuridica che dir si voglia, non credo proprio.
Tre anni fa spiegai in un articolo molto circostanziato (cfr. http://mercatoliberotestimonianze.blogspot.com/2009/09/tutti-casa.html), come la guerra in Afghanistan fosse principalmente motivata dalla volontà della Chevron Unocal Texaco di accaparrarsi i diritti di passaggio delle pipelines dalla regione delle repubbliche caucasiche, ricche di risorse petrolifere e idriche, verso il mercato cinese in crescita esponenziale, donde la decisione di paracadutare l'ex dipendente dell'Unocal Karzai a capo del paese.
L'altra faccia ancora più indicibile era rappresentata dai proventi della produzione di droga, gestita dal fratello di Karzai, per conto di….
Adesso si scopre che l'Afghanistan è invece ricchissima anche di minerali a giudicare dal progetto italiano Afghanistan dell'UNMIG: cfr. http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/internazionale/afghanistan/documenti.asp ).
E che quantomai vaghe aziende italiane avranno il loro contentino, mentre i nostri ministeri, allo Sviluppo e alla Cooperazione fanno, nella forma di 'doni' (cfr. http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/iniziative/Paese.asp?id=1), bonifici per centinaia di milioni di euro che sotto copertura di progetti di 'ricostruzione' vanno a rimpinguare le casse di principalmente una lista di ONG riconosciute (cfr.http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/Partner/ONG/ONG.asp ) e delle varie agenzie ONU, le quali a loro volta agendo come banche li rigirano come prestiti - che chiamano 'finanziamenti' o 'aiuti' - con tanto di interesse in un paese dove vigeva la shariah, cioé l'assenza di interessi..
E' chiaro che l'Italia in un contratto del genere, si rivela per quello che è: una parola schermo, una facciata menzognera, vuotata di senso, un automa che agisce per conto delle multinazonali aggiudicatarie di quegli appalti ottenuti con la violenza e delle agenzie ONU che agiranno a loro volta come banche. Uno zombie istituzionale manovrato da altri interessi che non i nostri.
Quanti fondi ha erogato il ministero dello Sivluppo dal 2001 per l'Afghanistan, altra parola schermo di altri interessi? Da questa pagina si può solo desumere che (estratto):
(...)
Dalla fine del 2001 al 31 dicembre 2010 sono stati deliberati circa 516 milioni di Euro per iniziative bilaterali e multilaterali sui canali ordinario ed emergenza. Sono 48 le iniziative risultate attive alla fine del 2010, per un importo totale complessivo di circa 208,4 milioni di euro (importo deliberato).
Ricordo che sono soldi nostri, del nostro bilancio dissestato e sull'orlo del fallimento. Perché siamo noi i pagatori di ultima istanza, il nostro sangue, il nostro sudore, il nostro patrimonio.
N. Forcheri (7 agosto 2011)









CACCIA AL TESORO DI COMUNIONE & FATTURAZIONE

CACCIA AL TESORO DI COMUNIONE & FATTURAZIONE - A GIUDIZIO DUE MEMBRI DEL GRUPPO DI FORMIGONI: HANNO MENTITO, NELL’AMBITO DELL'INCHIESTA OIL FOR FOOD. SUI SOLDI DEI MEMORES DOMINI, IL SUPERGRUPPO DI CL – INGREDIENTI: UNA BARCA A VELA (“OBELIX”) USATA DA FORMIGONI E AMICI, CONTI SVIZZERI CIFRATI E SOLDI IN CONTANTI STIPATI IN UNA SCATOLA NASCOSTA SOTTO IL LETTO - PER QUESTO IL PROCESSO CHE INIZIERÀ IN AUTUNNO SARÀ L’OCCASIONE PER CAPIRE QUALCOSA DI PIÙ DELLE MISTERIOSISSIME E SEGRETISSIME STRUTTURE FINANZIARIE MANOVRATE DAI CONFRATELLI DEL VERGINE CELESTE… -

Gianni Barbacetto per "il Fatto quotidiano" (Fonte: DagoSpia)

Gli uomini del nucleo d'acciaio di Comunione e Liberazione, i Memores Domini, fanno voto d'obbedienza, castità e povertà. Ma due di loro andranno a giudizio per aver mentito sui soldi che maneggiavano. Sono Alberto Perego e Alberto Villa, appartenenti al medesimo gruppo di cui fa parte Roberto Formigoni, il più noto dei Memores Domini.

SADDAM HUSSEINSADDAM HUSSEIN

Gli ingredienti di questa complicata storia da "Codice Da Vinci" sono contratti petroliferi e tangenti internazionali, società di diritto irlandese e una misteriosa fondazione di Vaduz, una barca a vela ("Obelix") usata da Formigoni e amici, conti svizzeri cifrati e soldi in contanti stipati in una scatola nascosta sotto il letto.

hussein saddam tribunale13HUSSEIN SADDAM TRIBUNALE13

Perego e Villa dovranno presentarsi davanti ai giudici della settima sezione del Tribunale di Milano - l'udienza è stata fissata per il 22 novembre - per rispondere dell'accusa di aver fatto "dichiarazioni mendaci" al pm che li stava interrogando come persone informate sui fatti nell'ambito dell'inchiesta Oil for food. Hanno mentito, secondo la procura di Milano, sui soldi dei Memores Domini, il supergruppo di Cl. Per questo il processo che inizierà in autunno sarà l'occasione per capire qualcosa di più delle misteriosissime e segretissime strutture finanziarie manovrate dai confratelli di Formigoni.

Tutto parte dallo scandalo internazionale Oil for food. Un'indagine americana scopre che durante l'embargo all'Iraq, Saddam Hussein, all'ombra del programma Onu che permetteva di scambiare petrolio con cibo e medicine, assegnava contratti petroliferi a prezzi di favore in cambio di robuste mazzette impiegate per sostenere il regime (e poi, dopo l'invasione Usa, per finanziare la guerriglia e il terrorismo). La costola italiana dell'indagine Oil for food è stata portata a termine dal pm Alfredo Robledo e da una squadretta di investigatori che hanno avuto elogi ed encomi internazionali e hanno incassato le prime condanne al mondo per questo scandalo internazionale.

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Il personaggio che ha avuto le più massicce assegnazioni petrolifere fatte a soggetti italiani (ben 24,5 milioni di barili) è Roberto Formigoni, forte della sua amicizia con il cristiano Tareq Aziz, allora braccio destro di Saddam. Le forniture di petrolio sono gestite da aziende suggerite dal governatore, come la Cogep della famiglia Catanese (tra i fondatori della Compagnia delle Opere) che in cambio, secondo l'accusa, paga tangenti per 942 mila dollari in Iraq e 700 mila a mediatori italiani.

Per questa vicenda è stato condannato in primo grado e in appello, ma poi salvato dalla prescrizione, anche Marco Giulio Mazarino De Petro, amico e collaboratore di Formigoni, nonché intermediario con l'Iraq. Nella sua indagine, Robledo solleva il velo sul "Codice De Petro", le attività finanziarie dei Memores Domini, che ruotano attorno a tre società estere chiamate Candonly e a una fondazione di Vaduz di nome Memalfa. Gli uomini che le manovrano sono, oltre a De Petro, tutti Memores del gruppo di Formigoni: Alberto Perego, Alberto Villa, Fabrizio Rota, Mario Villa, Mario Saporiti.

Alfredo RobledoALFREDO ROBLEDOIl Magistrato Alfredo RobledoIL MAGISTRATO ALFREDO ROBLEDO

Perego, commercialista nato a Brugherio, è stato anche l'organizzatore e il tesoriere di una campagna elettorale di Formigoni. La prima Candonly Ltd nasce nel 1991 a Dublino. "Mandante Sig. Alberto Perego", dice un memo riservato interno della fiduciaria svizzera Fidinam. Nel 1995 (anno in cui Roberto Formigoni viene eletto per la prima volta presidente della Regione Lombardia), a spartire a metà con Perego il controllo di Candonly arriva il segretario di Formigoni, Fabrizio Rota e subito nei conti della società cominciano ad affluire i soldi (829 mila dollari) di Alenia, gruppo Finmeccanica, interessata agli appalti nell'Iraq di Saddam.

Nel 1997, Candonly passa nelle mani di De Petro. Parte il business petrolifero: la piccola Cogep "ringrazia" Formigoni versando a Candonly oltre 700 mila dollari. Come li giustifica De Petro? "Sono il compenso per la mia consulenza". Tre paginette dalla sintassi difficile in cui strologa di un "accordo petroil for food". La Candonly nel 1999 rinasce a Londra, nel 2001 in Olanda.

Ma continuano ad affluire i soldi di Alenia e della Cogep. Arrivano anche misteriosissimi soldi da Cuba e dall'Angola, oltre a 50 mila euro dall'italiana Agusta. Il denaro entrato nelle Candonly va in parte su un conto cifrato presso l'Ubs di Chiasso intestato a De Petro; in parte finisce sul conto "Paiolo" presso la Bsi di Chiasso; il resto affluisce su un paio di conti della banca Falck & Cie di Lucerna e di Chiasso, intestati alla Fondazione Memalfa.

E qui siamo al cuore del "Codice De Petro", al sancta sanctorum dei Memores Domini. Memalfa nasce nel 1992 a Vaduz, in Liechtenstein. Beneficiari economici: Alberto Perego e Fabrizio Rota. Che si tratti di uno strumento finanziario dei Memores è dimostrato dallo statuto: prevede che alla morte di uno dei due beneficiari il patrimonio venga assegnato interamente all'altro e, alla morte di entrambi, alla Associazione Memores di Massagno, la filiale svizzera dell'associazione. Sui conti Memalfa di Lucerna e di Chiasso entrano i soldi affluiti alla Candonly. In uscita, Memalfa bonifica denaro al conto "Paiolo" di Chiasso e, dopo il 1997, a un altro conto acceso presso la Bsi di Zurigo.

Il beneficiario è sempre Alberto Perego. Lui nega, e per questo sarà processato. Dei Memores è anche la barca usata da Formigoni, "Obelix", 15 metri. Pagata 670 milioni di lire, 470 dichiarati e 200 in nero. Versati in parte da Formigoni in assegni, in parte in contanti e assegni da De Petro e dai Memores. Tra cui Alberto Villa, che versa 10 mila euro (benché non risulti tra i proprietari della barca). Memalfa, la sofisticata cassa comune offshore dei Memores Domini, è stata chiusa nel 2001. I suoi fondi sono finiti sul conto "Paiolo" di Perego.