mercoledì 22 febbraio 2017

Carige chiede i danni a Berneschi, Castelbarco e Montani

Carige chiede i danni a Berneschi, Castelbarco e Montani

All'assemblea del 28 marzo il voto sull'azione di responsabilità verso gli ex amministratori
Il consiglio di amministrazione di carige ha approvato le relazioni relative a due azioni di responsabilità nei confronti dei precedenti manager della banca che saranno sottoposte al voto dell'assemblea degli azionisti del prossimo 28 marzo. Oltre all'azione di responsabilità nei confronti dell'ex presidente Cesare Castelbarco Albani e dell'ex amministratore delegato Piero Montani, il cda ha deciso di proporre ai soci di promuovere anche un'azione di responsabilità anche nei confronti di Giovanni Berneschi, storico presidente dell'istituto ligure fino al 2013.

Truffa Carige, condannato Berneschi 8 anni e due mesi

Truffa Carige, condannato Berneschi
8 anni e due mesi all’ex presidente

http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2017/02/22/AS13zVMG-sentenza_berneschi_carige.shtml

Marco Grasso e Matteo Indice (Videoservizio Alberto Maria Vedova)
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Processo Carige, 8 anni per Berneschi: «Ci mancava l’ergastolo»

«Ci mancava mi dessero l’ergastolo e la fucilazione» è stata la prima reazione a caldo dell’ex vertice Carige, dopo la lettura del dispositivo della sentenza
Genova - Otto anni e due mesi per Giovanni Berneschi, ex presidente di Carige, con applicazione della libertà vigilata. E' quanto è stato deciso questa mattina in tribunale a Genova, nel processo per la maxi truffa ai danni del ramo assicurativo Carige Vita Nuova e che portò all’arresto del numero uno dell’istituto di credito e di altre sei persone.. «Ci mancava mi sparassero» è stata la prima reazione a caldo dell’ex vertice Carige, dopo la lettura del dispositivo della sentenza.
Queste le condanne degli altri imputati
Ferdinando Menconi (ex capo delle assicurazioni Carige) 7 anni
Sandro Maria Calloni, faccendiere, 9 anni e 2 mesi
Ernesto Cavallini, immobiliarista, 8 anni e 6 mesi (con libertà vigilata)
Andrea Vallebuona, commercialista, 5 anni e 8 mesi
Alfredo Averna, commercialista, 1 anno e 2 mesi
Piermaurizio Priori, commercialista, 1 anno e 1 mese
Ippolito Giorgi di Vistarino, avvocato, 1 anno e 2 mesi
La tesi dell’accusa
Ricordiamo: secondo la Procura, che li accusa di associazione a delinquere, truffa e riciclaggio, Berneschi e l’ex capo delle assicurazioni Ferdinando Menconi facevano comprare a cifre spropositate quote e società dall’immobiliarista Ernesto Cavallini, di cui erano in realtà complici. Poi si spartivano la plusvalenza e la reinvestivano in Svizzera attraverso varie aziende-schermo, create con la regia del commercialista Andrea Vallebuona, la collaborazione del mediatore svizzero Davide Enderlin - processato a Milano - e di prestanome, fra i quali Francesca Amisano (nuora di Berneschi) e il faccendiere Sandro Maria Calloni.
Carige, comincia il processo per Berneschi (Foto)
Contestazioni minori erano invece mosse ai commercialisti Piermaurizio Priori e Alfredo Averna, e all’avvocato Ippolito Giorgi di Vistarino (chiesto un anno di condanna per ciascuno): rispondono di falso, avendo agli occhi di chi indaga retrodatato il verbale di un’assemblea societaria.
Francesca Amisano, nuora di Berneschi, aveva patteggiato la pena a 2 anni e 3 mesi oltre alla confisca di beni per un totale di 1,3 milioni di euro.
La Procura ha infine ottenuto la confisca di 26 milioni di euro per Berneschi e Calloni, 30 milioni ciascuno per Menconi e Cavallini, 5 milioni per Vallebuona, un milione ciascuno per Priori, Averna e Giorgi di Vistarino.

I legali di Berneschi: «Stupiti da questa pronuncia»
«Siamo molto stupiti di questa pronuncia. Nessuno dei difensori, e credo nemmeno il pubblico ministero, si aspettava una sentenza così particolare. Comunque le sentenze non si commentano, si criticano solo in atto d’appello». Lo ha detto l’avvocato Maurizio Anglesio, difensore dell’ex presidente Carige Giovanni Berneschi, lasciando il palazzo di giustizia genovese dove il tribunale ha condannato il suo assistito a 8 anni e due mesi di reclusione per la maxitruffa ai danni del ramo assicurativo dell’istituto bancario. «Aspettiamo le motivazioni per capire come abbiano potuto pervenire a un simile risultato» ha detto Anglesio a chi gli chiedeva una considerazione sull’aumento di due anni e due mesi rispetto alla pena chiesta dal pm Franz. Poi ha ribadito: «questa sentenza richiederà un approfondimento in appello».

Il procuratore capo Cozzi: «Orgogliosi del lavoro fatto»
«È stato un grosso processo, un peso notevole del nostro ufficio che è stato portato a compimento e ne sono molto orgoglioso». Così il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, dopo la lettura della sentenza del processo sulla presunta truffa ai danni di Carige Vita Nuova, il ramo assicurativo dell’istituto di credito che ha visto oggi la condanna dell’ex presidente Berneschi e di altri 7 imputati. In alcuni casi le condanne hanno superato le richieste del pm, come nel caso dello stesso Berneschi, per cui l’accusa aveva chiesto 6 anni, mentre la condanna è stata di 8 anni e 2 mesi. «L’importante è che ci sia stata la conferma dell’impostazione dell’accusa, che siano state riconosciute completamente le ipotesi di reato contestate e anche dal punto di vista patrimoniale siano state accolte integralmente le richieste della Procura» dice Cozzi. «Per quanto riguarda l’entità della pena - aggiunge - è una valutazione che deve fare il giudice e quindi c’è stato in alcuni casi una coincidenza e, in alcuni casi, una pena ancora più grave. Significa che il tribunale di Genova ha perfettamente interpretato la questione», conclude il procuratore.

Banca d'Italia: il DG Rossi si contraddice in diretta su LA7

Banca d'Italia: il DG Rossi si contraddice in diretta su LA7

Dimartedì (LA7) 21 Febbraio 2017

Il Direttore Generale della Banca d'Italia Salvatore ROSSI

Collegamento all’inizio dell’intervento video che è trascritto sotto:
Giovanni Floris, il conduttore: “Allora, una opportunità rarissima, intervistare il direttore generale della Banca d’Italia. Buonasera, benvenuto,. Grazie di essere con noi a Salvatore Rossi. Allora, è appena uscito il suo libro scritto con Anna Giunta “Che cosa fare per l’Italia”, edito da Laterza I proventi vanno a “Save the children”, quindi siamo particolarmente contenti di farvelo conoscere. Che cosa sa fare l’Italia. Allora, abbiamo avuto una serata complessa, la politica che mostra di essere in difficoltà in molti casi, le soluzioni anche molto radicali io non le chiederò naturalmente posizioni politiche ma le chiederò innanzitutto a cosa serve bankitalia, così ci chiariamo le idee.”
Salvatore Rossi, direttore generale di Banca d’Italia: “Allora, facciamo il gioco contrario, Supponiamo di avere una bacchetta magica e di far sparire la Banca d’Italia, puff, in un secondo. Che succede ?”
GF: “ Che succede”
SR:”Succedono tante cose ma ne dico una sola. Non possiamo pagare più nulla in nessun modo: banconote di carta, assegni, carte di credito, bancomat, tutto sparito”
GF:”Perché gestite tutto voi”
SR: “Perché, diciamo, noi camminiamo su un pavimento e non ci accorgiamo di nulla, ma sotto quel pavimento c’è un intrico di cavi che è la piattaforma tecnologica che consente tutti quei pagamenti, che consente agli assegni di circolare, ai bonifici di muoversi da una banca all’altra e quella piattaforma tecnologica è gestita dalla Banca d’Italia, è gestita da tutte le banche centrali per tutti i paesi avanzati del mondo con una aggiunta che in Europa l’intera piattaforma europea è gestita da bankitalia e da Bundesbank, che è la banca centrale tedesca insieme. Questo tanto per fare un esempio...”
GF: “Quindi funzionali siete funzionali. Allora mi dica un’altra cosa importante però, di chi siete ? Siete degli italiani, di alcune banche, di chi siete”
SR: “Siamo degli italiani, non c’è dubbio su questo. Nel senso che siamo un ente pubblico. Poi, il nostro capitale, per ragioni storiche fondamentalmente ma come accade ad altre banche centrali nel mondo, a quella americana, a quella giapponese, il nostro capitale è diviso in quote che sono nelle mani di soggetti privati finanziari: banche, assicurazioni che assolutamente non decidono chi è il direttore generale, il governatore. Lo decide il presidente della Repubblica sentito il governo.”
GF: “Quindi una cosa è la proprietà e una cosa è la corporate, una cosa è chi la gestisce, Allora, è una leggenda tutto quello che abbiamo detto. Cosa significa per l'Italia l'uscita dall'euro e cosa comporterebbe l'uscita dall'euro ?”
SR: “Guardi qui possiamo fare ragionamenti molto sofisticati da economisti. Ma io ne faccio uno molto semplice: terra terra, di nuovo, i pagamenti. Allora, abbiam detto prima che i pagamenti sono una cosa molto complicata in un paese avanzato, Si decide di cambiare segno monetario, quindi di passare dall'euro a una lira nuova. Si fa istantaneamente ? No, ci vogliono mesi e mesi per adattare questa piattaforma tecnologica complicatissima al cambio di segno monetario. In quei mesi che succede. In quei mesi i cittadini che fanno. I cittadini sanno per certo che i loro risparmi che sono denominati in euro, poi saranno convertiti in lire nuove, facciamo il caso. Queste lire nuove saranno ovviamente svalutate perchè l'Italia è un paese svalutazionista, di tradizioni e storie inflazionistiche. Quindi è chiaro che la...”
GF: “Cioè perde necessariamente valore... che vuol dire storicamente Potrebbe essere una novità, invece: arriva la lira ed è più forte dell'euro.”
SR: “No, perché sono i mercati che lo decidono il valore delle monete, ovviamente.”
GF: “Quindi se tu te ne stai andando, ovviamente… Allora uno dice: arriverà la nuova moneta che varrà meno di quella che io ho in banca, Lei dice, uno corre in banca e se la prende.”
SR: “Magari fosse così semplice. In realtà così semplice non è. Perché... se la prende per farne che...Per portarla dove, per fare che cosa ? Lo abbiamo visto quasi succedere in Grecia. L'economia greca si è quasi fermata perché hanno chiuso le banche, hanno chiuso i bancomat. “
GF: “Quindi cosa succederebbe ai mutui che dobbiamo ancora pagare. Io ho preso una casa la sto pagando con un mutuo in euro, compare la lira. Che succede al mutuo ?”
SR: “Allora, chi ha un debito è ovviamente favorito se c'è un cambio di segno monetario e una svalutazione della nuova moneta. Quindi, chi ha un mutuo paga meno. “
GF: “Perché ho preso I soldi in euro e li rendo in una valuta che vale meno. “
SR: “La banca no, ci rimette, ovviamente.”
GF: “I risparmi ? Ci guadagnano o ci rimettono ?”
SR: “I risparmi, l'abbiamo detto prima, ci rimettono sempre e in ogni caso, se si svaluta.”
GF: “Se si svaluta tu perdi in ogni caso. Allora, mettiamola al contrario, cosa ci stiamo guadagnando a rimanere nell'euro ?”
SR: “Premesso che l'Europa vive un momento difficilissimo, che è il più difficile dalla fine della guerra, fondamentalmente. A partire dal quale è cominciato un procedimento di integrazione che seppure con alti e bassi è andato avanti per decenni. Adesso viviamo in un momento molto difficile. Fare l'euro, cioè fare una moneta comune, senza avere lo stato unitario ancorché federale fu un gettare il cuore oltre l'ostacolo. Personalmente, per quel che conta, io ci ho creduto un sacco. Un sacco di europei ci hanno creduto. Molti non-europei erano scettici, a cominciare dagli americani. Sta di fatto che questa idea ha funzionato per più di dieci anni , ha funzionato bene ...”
GF: “Ma ci è convenuta ?”
SR: “Sì, perché per esempio i tassi d'interesse in un paese come l'Italia che come prima dicevo è inflazionistico, sono crollati ai livelli tedeschi. Questo ha recato, tanto per cominciare, un enorme beneficio al bilancio pubblico ma anche a chiunque abbia appunto dei debiti.”
GF: “Cioè noi quando chiedevamo i soldi in prestito pagavamo di meno perché facevamo parte di una famiglia piuttosto fortunata. Allora, andiamo ora alle banche, l'avevamo anticipato prima. Tira una brutta aria. Si metta nei panni di chi ascolta questa intervista. Allora, MPS salvato, quattro banche salvate. Banche venete forse anche loro da salvare con i soldi dello stato. Quanto rischiano i risparmi degli italiani ?”
SR: “I risparmi dei tedeschi hanno rischiato e lo stato tedesco ha pagato 230 miliardi. 230 miliardi. In Italia si parla di 20 miliardi che sembra una cifra enorme e che è in realtà, a confronto di quella spesa in Germania, ma anche in Francia, ma anche in Spagna, ma anche in Olanda, ma anche in Irlanda, una cifra molto piccola. Detto questo, per mettere le cose nelle loro proporzioni giuste, ovviamente, diciamo, chi investe in azioni o in obbligazioni di qualunque impresa, fosse pure una banca, qualcosa rischia. Se investe in obbligazioni o azioni di una banca rischia meno che se facesse la stessa operazione con una impresa qualunque industriale, ma comunque rischia. Se ha un deposito o un conto corrente, fino a 100.000 euro, che è una cifra consistente, non rischia niente. “
GF: “Non rischia nulla. Però ci sono due questioni. La prima, come mai se scoprite così in ritardo che queste banche non funzionano, là dovete vigilare voi. E seconda questione come mai tante persone che non sapevano di rischiare i propri risparmi sono stati convinte dalle banche a rischiarli ?”
SR: “Giusto. Giuste domande. Allora, domanda numero uno, Noi ce ne siamo accorti in tempo, non è vero che ce ne siamo accorti in ritardo. Ce ne siamo accorti in tempo con i mezzi a nostra disposizione perché spesso si pensa che la Banca d’Italia, che è l’organo di vigilanza, sia onnipotente. Così non è, non abbiamo i poteri della magistratura o della polizia, per fortuna, aggiungo, in un paese democratico. In nessun paese democratico...
GF: “Certo. Sennò ne andrebbe della privacy di tutti noi...”
SR: “...sennò saremmo dittatoriali. Quindi, con i mezzi, con le leggi vigenti, con i mezzi a nostra disposizione noi abbiamo fatto il possibile. Quando abbiamo avuto sospetti abbiamo interessato la magistratura in silenzio. Perché noi siamo tenuti al silenzio e al segreto dalla legge, la legge votata dal Parlamento.”
GF: “Come mai chi non sapeva di rischiare ci ha rimesso”
SR: “Questa è un’altrra questione importante. Su questo un po’ si deve lavorare, si devono aggiustare un po’ di cose. Intanto sono cambiate le regole in tutta Europa, quindi questo è il dato di fatto da cui partire e questo ha spostato un po’ non dico le convenienze ma diciamo le consapevolezze della gente. Rimane il fatto che se una banca piazza dei titoli, delle obbligazioni subordinate, come si dice in gergo, ormai l’abbiamo imparato tutti che vuol dire, subordinate vuol dire che sono delle quasi azioni. Non sono obbligazioni vere, ma non sono neanche azioni ma sono una via di mezzo. “
GF: “E qui il risparmiatore spesso si perde e la banca malevola s’inserisce”
SR: “Allora lì se la banca dice guarda comprale, perché sono sicure e il risparmiatore se le compra, qualcuno ha sbagliato. O il risparmiatore, o la banca, o tutt’e due, forse la banca ha imbrogliato.”
GF: “A chi sta, alla magistratura o a bankitalia in questo caso stabilire...”
SR: “Sta alla magistratura. Noi in molti casi abbiamo avvertito la magistratura, che ha i suoi tempi, ovviamente. In molti casi è intervenuta.”
GR: “Però c’è la consapevolezza insomma che… le ho da fare solo due domande perché siamo andati oltre tempo massimo. La prima è vale la pena salvare le banche ? Cioè quando c’è denaro pubblico che finisce poi al Monte dei Paschi piuttosto che alle altre banche uno dice ma perché devo dare soldi a loro che sono ricchi, perché il banchiere è ricco. Ci spiega qual’è il mistero ?
SR: “Perché si confondono le banche con I banchieri. Questo è il punto fondamentale. Allora, le banche sono fatte da che cosa, da chi. Da chi mette i suoi risparmi in banca e da quelle persone che prendono soldi in prestito dalla banca che sono famiglie, che sono imprese. Non dai banchieri che le amministrano e che le gestiscono. Quando una banca va in crisi, il salvataggio pubblico va al pubblico, al risparmio, non ai banchieri.”
GF: “che dovrebbero magari finire in galera ma quello è un altro discorso. Vale la pena fare la manovra per rispettare le indicazioni europee ?”
SR: “Domanda difficile, eh eh eh... Domanda molto difficile. Io personalmente penso che sì, che valga la pena, perché, per una ragione fondamentale – mi faccia spendere 30 secondi per dire che è vero, è ben vero che dopo anni e anni di recessione c’è un crollo della fiducia nei consumatori negli incvestitori quindi tutti I manuali di economia insegnano che in questi casi è il settore pubblico che deve compensare e questo giustificava le richieste di flessibilità all’Europa, alla Commissione Europea etc. però lo sviluppo economico nel medio lungo termine non si fa col debito pubblico, non c’è niente da fare la storia ce lo insegna in modo conclamato e quindi il rigore fiscale quando non – ripeto – non uccide il paziente, il rigore fiscale è necessario.”
GF: “E’ la premessa della ripresa”


VEDERE ANCHE: Bankitalia: le banche non pagano tasse sulla creazione di denaro dal nulla