sabato 25 gennaio 2014

MASTRAPASQUA INDAGATO PER CARTELLE CLINICHE TAROCCATE E FATTURE GONFIATE


A FORZA DI CARICHE, LA POLTRONA SI SPEZZA - MASTRAPASQUA INDAGATO PER CARTELLE CLINICHE TAROCCATE E FATTURE GONFIATE ALL’OSPEDALE ISRAELITICO, DI CUI È DIRETTORE GENERALE

Un illecito da 85 milioni di euro che vede coinvolto il presidente Inps (e vicepresidente Equitalia più un’altra ventina di cariche), nella veste di debitore e creditore: l’ospedale avrebbe saldato i contributi Inps con crediti non esigibili verso la Regione Lazio, truccando cartelle ciniche e fatture…

Fabio Tonacci e Francesco Viviano per "la Repubblica"
Antonio Mastrapasqua è indagato dalla procura di Roma. Il presidente dell'Inps, uno degli uomini più potenti d'Italia, è sotto inchiesta per migliaia di cartelle cliniche taroccate e fatture gonfiate all'Ospedale Israelitico, di cui è direttore generale. In tutto 85 milioni di euro: 14 milioni sarebbero rimborsi «non dovuti» ma richiesti lo stesso alla Regione Lazio. Gli altri 71 sono un presunto «ingiusto vantaggio» conseguito dalla clinica romana dal 2011 al 2013.
Antonio MastrapasquaANTONIO MASTRAPASQUA
E al vaglio dei magistrati c'è pure la cessione all'Inps di una parte di questo credito «non esigibile », servita a sanare i conti della struttura romana. Manovra, questa, pensata, avviata e autorizzata da Mastrapasqua, nella doppia veste di debitore e creditore.
L'indagine è delicatissima. Si basa sulla denuncia del Nas di Roma, datata 16 settembre 2013 e consegnata in procura, nella quale si ricostruisce la maxi truffa ai danni dello Stato. E dunque, migliaia di semplici interventi svolti negli ambulatori del reparto di odontoiatria dell'Ospedale Israelitico tra il 2006 e il 2009 si sono trasformati in «operazioni invasive e con notevole carico assistenziale effettuate in ortopedia». In totale sono state contate 12.164 schede di dimissione falsificate.
Antonio MastrapasquaANTONIO MASTRAPASQUA
Ad esempio le estrazioni dei denti sono state classificate in qualche caso come costosissime plastiche gengivali con innesto di osso. In che modo? «Raggirando il sistema di controllo informatico - scrivono gli investigatori - inserendo codici diversi da quelli riportati nelle cartelle cliniche». C'è un "movente", naturalmente. La clinica non risulta accreditata col Servizio sanitario per odontoiatria, quindi non può esigere il rimborso delle prestazioni ambulatoriali erogate in quel reparto. Lo può fare invece per ortopedia. Con questo trucco, ha chiesto alla Regione Lazio 13,8 milioni di euro.
Nel luglio dello scorso anno sulla scrivania del governatore Nicola Zingaretti è arrivato il rapporto dell'Agenzia di controllo della sanità sull'Israelitico che certificava un 94 per cento di ricoveri incongrui e inappropriati. Subito è stato firmato il decreto per bloccare il pagamento degli arretrati. «Non dovuti». Intanto le indagini andavano avanti. Il primo filone si è chiuso con il rinvio a giudizio, lo scorso ottobre, di dieci tra medici e dirigenti richiesto dai pm Maria Cristina Palaia e Sabina Calabretta: il nome di Mastrapasqua non è mai citato. Poi però sono intervenuti i carabinieri del Nas.
Hanno sequestrato tutte le cartelle cliniche di odontoiatria, hanno letto centinaia di incartamenti, hanno parlato con i responsabili di sala e con i direttori nella sede di piazza San Bartolomeo all'Isola. E a settembre hanno depositato un'informativa molto circostanziata, con allegata la denuncia a carico di Mastrapasqua (truffa, falso ideologico e abuso d'ufficio i reati ipotizzati), del direttore sanitario Giovanni Spinelli e di Ferdinando Romano, ex direttore regionale "programmazione e risorse della sanità".
ospedale israelitico sull isola TiberinaOSPEDALE ISRAELITICO SULL ISOLA TIBERINA
Spinelli perché, in quanto «responsabile delle cartelle cliniche», avrebbe «falsamente attestato l'avvenuta esecuzione di prestazioni diverse da quelle rese». Romano perché, anziché sospendere l'accreditamento provvisorio dell'Ospedale Israelitico, «sottoscriveva con Mastrapasqua un protocollo d'intesa dove si accordavano sulle modalità di espletamento dei controlli, in violazione alla normativa regionale». Favorendo così, annotano i militari, un «ingiusto vantaggio patrimoniale all'ospedale pari a 71,3 milioni di euro» negli anni 2011-2013.
A piazzale Clodio il dossier del Nas viene trattato con la massima cautela e riservatezza, considerato il calibro del personaggio che, alla poltrona di presidente del-l'Inps, ne aggiunge almeno un'altra ventina, tra incarichi di vertice (è anche vicepresidente di Equitalia e presidente della società di fondi di investimenti immobiliari Idea Fimit Sgr) e posti nei collegi sindacali di Eur spa, Coni Servizi spa, Autostrade per l'Italia. Solo per citarne alcune. Tant'è che nelle settimane scorse è stato convocato e sentito dai magistrati coordinati dal procuratore Giuseppe Pignatone. Interrogatorio top secret, nel corso del quale ha respinto tutte le accuse.
INPS ISTITUTO NAZIONALE DI PREVIDENZA SOCIALE jpegINPS ISTITUTO NAZIONALE DI PREVIDENZA SOCIALE JPEG
Mastrapasqua è arrivato alla direzione generale dell'Ospedale Israelitico nel 2001, ha ristrutturato e riorganizzato l'azienda che era in grossa crisi: in quattro anni i ricavi sono passati da 17 a 40 milioni di euro, nel 2011 diventano 54. Struttura privata ma convenzionata, oggi ha 96 posti letto per la degenza ordinaria e 22 in day hospital.
Sul suo doppio ruolo di dg e capo dell'Inps si avvita l'ultima delle contestazioni rivoltegli dal Nas: quella di aver «accettato e fatto accettare crediti non certi in favore dell'Istituto di previdenza ovvero dell'ospedale di cui è rappresentante legale».
REGIONE LAZIOREGIONE LAZIO
In altri termini, per saldare un debito che la clinica aveva con l'Inps per dei contributi previdenziali del personale non versati, ha ceduto all'ente il credito «non esigibile» vantato con la Regione Lazio fino al saldo di quanto dovuto. Mettendo così a posto i conti dell'Israelitico. Un'operazione che, se riscontrata, renderà difficile per Mastrapasqua sostenere di essere stato all'oscuro di tutto.

I BANCHIERI CRIMINALI NON VOGLIONO CONTROLLI ANTIMAFIA


PERCHE' I BANCHIERI NON VOGLIONO I CONTROLLI ANTIMAFIA IN BANCA? - E' GUERRA TRA IL MINISTERO DELL'INTERNO E GLI ISTITUTI DI CREDITO

Il Viminale vuole applicare anche alle imprese bancarie il codice del 2011 varato per arginare la criminalita' negli enti pubblici e nelle aziende private - Ma le banche puntano i piedi: "Abbiamo gia' il decreto del tesoro sui requisiti di onorabilita' - Gli Alfano boy: non basta….

Francesco De Dominicis per "Libero"
Si va verso una guerra tra il ministero dell'Interno e le banche italiane. Al centro dell'inedito duello tra il Viminale e i banchieri c'è il «Codice antimafia». Codice, approvato nel 2011 per dare un giro di vite alla criminalità organizzata negli enti pubblici e nelle imprese private, che l'Interno vuole applicare anche all'industria finanziaria del Paese. Senza deroghe.
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Il dicastero guidato da Angelino Alfano, insomma, non vuole concedere favori sulla stretta alle mafie. I banchieri, però, puntano i piedi: chiedono l'esonero dal «Codice antimafia», appellandosi a un cavillo normativo e sostenendo pure che le regole del settore, quelle che prevedono il rispetto dei cosiddetti requisiti di onorabilità, siano sufficienti a evitare infiltrazioni mafiose ai vertici degli istituti.
Il braccio di ferro emerge da un carteggio, che Libero ha potuto visionare, tra l'Interno e alcune prefetture italiane. Sono stati proprio i prefetti, infatti, a sollevare la questione, chiedendo lumi ai tecnici del Viminale. La questione ruota attorno al decreto legislativo 159 del 2011. Decreto che l'Interno vuole applicare a fondo anche alle banche, per scongiurare, appunto, tentativi di infiltrazione mafiosa nei gangli dell'economia italiana.
Il dossier è stato esaminato a lungo anche dagli esperti delle banche. Secondo un documento riservato delle associazioni di categoria, un articolo dello stesso «Codice antimafia» disporrebbe l'esonero per gli istituti di credito: lo «sconto» si applicherebbe ai settori, pubblici o privati, già sottoposti alla «verifica» di particolari paletti e prerogative sulla «qualità» dei membri di consigli di amministrazione e degli alti dirigenti.
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La lobby bancaria, secondo fonti del Viminale, è in pressing per cercare di risolvere la questione in modo da trovare una «interpretazione comune delle norme». Tuttavia, il ministero non pare intenzionato a fare passi indietro. Il caso era stato gestito, lo scorso anno, dall'allora Capo di gabinetto di Alfano, Giuseppe Procaccini.
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Siamo ai primi giorni di luglio 2013. Pochi giorni prima di dimettersi dall'incarico ministeriale, nell'ambito dell'affaire Shalabayeva, Procaccini dettò ai prefetti le istruzioni operative sul Codice antimafia. Istruzioni messe per iscritto in una lettera nella quale è stato chiaramente spiegato che i requisiti di onorabilità - indicati in un decreto del Tesoro del 1998 - non «soddisfano» quanto previsto dal pacchetto antimafia.
Il decreto del Tesoro, osservano i tecnici di Alfano, disciplina una lista di cause di «incapacità» per chi guida una banca, in relazione alle condanne penali e ad alcuni gradi di giudizio. Ma il «Codice antimafia», come illustrato dal Viminale, è più severo, forse meno garantista. Fatto sta che il decreto del 2011 attribuisce rilevanza anche alle sentenze non definitive, ma confermate con una pronuncia della Corte d'appello.
Secondo il decreto del Tesoro, invece, per mettere alla porta un banchiere (o per sospenderlo temporaneamente) è necessaria una pronuncia della Corte di cassazione. Non solo. Il Codice dà più peso a una serie di reati (come il contrabbando o l'associazione finalizzata al traffico di stupefacenti) non contemplati nelle regole bancarie. Per il ministero, probabilmente, è l'ultima parola: non si torna indietro.
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GIUSEPPE PROCACCINIGIUSEPPE PROCACCINIALMA SHALABAYEVA TORNA A ROMAALMA SHALABAYEVA TORNA A ROMA

La Commissione Europea è collusa col Bilderberg

Alllam: "Ho denunciato lo Stato per tasse e banche"“

Magdi Cristiano Alllam arriva sotto le Torri: "Ho denunciato lo Stato per tasse e banche"

"Salviamo gli italiani", è la proposta che Magdi Cristiano Allam, europarlamentare e capolista di Fratelli d'Italia alle Elezioni Europee nel Nord-Est, presenterà a Bologna, sabato 25 gennaio: 'Un esposto e raccolta fime'
Redazione24 Gennaio 2014
Prime battute della campagna elettorale per le Europee che si svolgeranno a maggio.
“Salviamo gli italiani”, è la proposta che Magdi Cristiano Allam, europarlamentare e capolista di Fratelli d’Italia alle Elezioni Europee nel Nord-Est, presenterà a Bologna, sabato 25 gennaio, alle ore 15, presso la Sala del Baraccano, in via S. Stefano 119.
"In un momento tragico per gli italiani, in cui ogni giorno muoiono delle imprese, vengono devastate le famiglie, imprenditori e lavoratori vengono istigati al suicidio e i giovani hanno perso la speranza" si legge nella nota "Allam ha preso l’iniziativa di denunciare sia lo Stato per le conseguenze dell’imposizione del più alto livello di tassazione al mondo, oltre l’80% tra tasse dirette e indirette, sia le banche per le conseguenze della pratica di un tasso d’interesse usuraio legalizzato che arriva al 6000%, considerando che il denaro viene prestato dalla Banca Centrale Europea al tasso dello 0,25% e le banche commerciali accordano il credito a un interesse anche oltre il 15%".
MANIFESTAZIONE A ROMA. La denuncia, sotto forma di esposto da presentare alla Procura della Repubblica in tutt’Italia "sarà supportata dalle firme dei cittadini da raccogliere a partire da metà febbraio. Questa mobilitazione popolare sfocerà in una grande manifestazione in programma a Roma sabato 10 maggio con due parole d’ordine: “Disobbedienza civile”, così come la concepirono Gandhi e Martin Luther King, e “No Euro”.
L’impegno primario di Allam nel corso della campagna elettorale, che si concluderà con il voto di domenica 25 maggio "sarà il riscatto della nostra sovranità monetaria, legislativa, giudiziaria e nazionale sia per assicurare il diritto inalienabile degli italiani alla vita, alla dignità e alla libertà, sia per promuovere un’autentica riforma dell’Italia libera, sovrana e autonomista".
MAGDI CRISTIANO ALLAM. Nasce a Il Cairo nel 1952, studia presso il collegio cattolico delle suore comboniane e poi dai salesiani. A vent'anni ottiene una borsa di studio indetta dal governo italiano e si trasferisce nel nostro paese, dove si laurea in sociologia. Ha tre figli, due da un'unione precedente, e uno da sua moglie, Valentina Colombo, traduttrice di opere dall'arabo.
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Una lunga carriera giornalistica e il 22 marzo 2008, durante la veglia pasquale, formalizza la sua conversione al cattolicesimo ricevendo da Benedetto XVI a San Pietro il battesimo, cresima e eucaristia. Padrino, Maurizio Lupi, allora deputato di Forza Italia. Nel 2009 diventa parlamentare europeo ed è attualmente iscritto al gruppo euroscettico "Europa della Libertà e della Democrazia", assieme ad altri europarlamentari italiani della Lega Nord.