sabato 30 giugno 2012

Allianz Bank: i benefici della moneta sovrana in Cina

giovedì 28 giugno 2012

Equitalia: che fine faremo ?

EQUITALIA. SCILIPOTI (MRN): INCONTRO PROFICUO LAVOREREMO INSIEME

Stamattina durante la manifestazione di protesta organizzata dal Movimento di Responsabilità Nazionale davanti agli uffici di Equitalia sud a Roma, l’On. Domenico Scilipoti è stato ricevuto dal Dott. Angelo Coco Direttore Centrale Servizi Enti e Contribuenti di Equitalia, con il quale ha avuto un proficuo confronto volto ad affrontare i problemi che affliggono milioni di italiani alle prese con l’ente di riscossione tributi. L’On. Scilipoti si è detto molto soddisfatto dell’incontro durante il quale il Dott. Coco ha mostrato grande disponibilità ed ha garantito il suo impegno affinché si realizzi un tavolo di confronto tra le forze politiche, Equitalia, l’Inps e l’agenzia delle entrate per verificare la possibilità di eliminare dalle cartelle esattoriali la somma dovuta come sanzione pecuniaria, la riduzione dell’aggio dall’attuale 9% nonché un abbattimento del 70% degli interessi a carico del debitore.  Lo rende noto il capo ufficio stampa dell’ On. Scilipoti.

Sperando di farVi cosa gradita, Vi alleghiamo il link relativo al video della manifestazione, tenutasi stamani, davanti alla sede di Equitalia sud a Roma:

mercoledì 27 giugno 2012

Conferenza a Cesena sull'Euro


BASTA RICATTI, SERVE GOVERNO POLITICO

GOVERNO. SCILIPOTI (MRN): BASTA RICATTI DOPO VERTICE UE SERVE GOVERNO POLITICO

“Il Presidente del Consiglio ha sfruttato l’imminenza del vertice di Bruxelles per ricattare i partiti costringendoli a sostenere il suo Governo e votare la fiducia su una riforma del lavoro dannosa che ci allontana dall’Europa”. Lo afferma in una nota Domenico Scilipoti Segretario Nazionale MRN.

“ Ora vedremo – continua l’On. Scilipoti - se Monti sarà in grado di far valere la posizione italiana ed ottenere la concessione degli Eurobond da parte della Germania; in caso contrario non saremo più disposti ad accettare ricatti. Il Premier dovrebbe ammettere i suoi errori, dimettersi e lasciare spazio ad un Governo politico, legittimato dal voto degli italiani, che sappia dare quelle risposte necessarie a far uscire il nostro Paese dalla crisi ”.

martedì 26 giugno 2012

Nazionalizzata la banca MPS

NAZIONALIZZATO MONTE PASCHI OGGI!
(come mai nessun giornale o TV che titoli così ?)
http://www.cobraf.com/forum/coolpost.php?reply_id=123476963#123476963

Per chi non crede alla spiegazione che qui si è data di come funziona la moneta moderna: sei mesi dopo che MontePaschi aveva "aiutato" lo stato comprando circa 20 miliardi di BTP ora lo stato "aiuta" Monte Paschi comprandogli 3.9 miliardi di bonds. Gli stessi miliardi hanno fatto due volte il giro ? Sono a debito e credito presso il Tesoro e MontePaschi ? Cioè la BCE ha prestato 30 miliardi a MontePaschi, questi ne ha usati 20 per comprare BTP e ora il Tesoro usa una parte dei 20 per comprare 4 miliardi di MontePaschi...

Ci credete o no che la moneta moderna è solo un fatto di contabilità, di attivo e passivo che devono pareggiarsi, ma che possono essere dilatati o ridotti a fisarmonica in qualunque momento, arbitrariamente, digitandoli nel computer ? Le chiamano "risorse" finanziarie, ma non sono risorse, sono modi di tenere un conteggio, metti +20 miliardi a passivo e ne metti +20 miliardi all'attivo, tra Banca Centrale, banche e Tesoro. Tutti e tre sono di fatto "statali" e tra di loro si segnano a vicenda questi 20 o 200 miliardi di passivo e attivo come e quando vogliono. Perchè sono solo numeri che digitano in un computer. Non costano niente, non devono prelevarli, non devono tassarli, non devono fare niente se non tenerne una contabilità.... la BCE segna +30 miliardi di attivo e MontePaschi +30 miliardi di passivo, poi MPS segna +20 di attivo e il Tesoro si segna +20 di attivo, poi il Tesoro oggi segna +4 miliardi di attivo e MPS si segna +4 di passivo...



Mps, arriva l'aiuto di Stato
Il Tesoro compra 4 miliardi di bond 
MILANO - La toppa al buco di bilancio, la mette lo Stato. Sarà il Tesoro a puntellare le vacillanti fondamenta del Monte dei Paschi di Siena, la storica banca senese, piegata dalla gestione di Giuseppe Mussari, oggi presidente dell'Associazione bancaria italiana, sotto la cui guida è stata acquisita Antonveneta.

Il patrimonio della banca, dilapidato per rilevare l'istituto veneto dal Santander, sarà puntellato attraverso l'emissione di altri 2 miliardi di "Tremonti bond". Il nuovo sostegno pubblico al Monte dei Paschi, infatti, arriverà fino a 2 miliardi "attraverso nuovi strumenti finanziari di patrimonializzazione assimilabili a obbligazioni speciali simili ai Tremonti bond". Lo ha deciso il consiglio dei Ministri in una nota in cui spiega che sottoscriverà nuovi strumenti finanziari emessi dalla banca fino a 3,9 miliardi e saranno contestualmente sostituiti i vecchi Tremonti bond per 1,9mld. La Banca d'Italia ha comunicato che per raggiungere il target di 3,3 miliardi di capitale richiesto dall'Eba entro il 30 giugno la banca senese stima un fabbisogno di capitale di 1,3-1,7 miliardi.

Si tratta di fatto di una nazionalizzazione dell'istituto visto che in Borsa la banca non vale più di 2,5 miliardi di euro. Nel 2007, Mps, spese ben 9 miliardi per comprare i mille sportelli di Antoveneta. L'intervento dello Stato dovrebbe però essere "eccezionale e temporaneo" e solo per consentire alla banca di raggiungere un coefficiente patrimoniale core tier 1 del 9 per 

cento, secondo quanto chiesto

lunedì 25 giugno 2012

BORSELLINO E LA TRATTATIVA STATO-BANKENSTEIN


Salvatore Borsellino: “Napolitano si è messo di traverso sulla strada della verità”

- di Lorenzo Lamperti -
Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso a Palermo 20 anni fa, in un’intervista esclusiva ad Affaritaliani.it dice la sua sulla trattativa Stato-mafia: “mancino svolse un ruolo” e attacca il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Credo si sia messo di traverso sulla strada della verità, in una vicenda che rappresenta il peccato originale della Seconda Repubblica. Senza una soluzione di questa storia, la nostra repubblica non sarà mai democratica, ma fondata sul sangue di quelle stragi”.
La celebrazione del ventennale della strage? “Mi risulta che anche per quest’anno non è prevista nessuna visita del capo dello Statoche si è recato, oserei dire furtivamente, in via D’Amelio nel giorno dell’anniversario della morte di Giovanni Falcone. Se venisse sarebbe accolto come tutti gli altri rappresentanti delle istituzioni, con una contestazione civile e silenziosa”.
Salvatore Borsellino, a 20 anni dalla morte di Falcone e di suo fratello deve prevalere la commozione o l’indignazione?
La commozione è fuori luogo per una strage della quale non solo non si conoscono i colpevoli ma anche si ostacolano le indagini che la riguardano. Il cammino della giustizia viene ostacolato addirittura dai vertici più alti delle istituzioni. Non è tempo di lacrime, ma ancora e fortemente di rabbia. Da qualche anno, da quando noi del movimento delle agende rosse presidiamo via D’Amelio per evitare che vengano portate delle corone di Stato per una strage che è stata una strage di Stato, le istituzioni non si fanno più vedere. Mi risulta che anche per quest’anno non è prevista nessuna visita del capo dello Stato che si è recato, oserei dire furtivamente, in via D’Amelio nel giorno dell’anniversario della morte di Giovanni Falcone. E comunque, se dovesse presentarsi, sarebbe accolto come un qualsiasi altro membro delle istituzioni: con una contestazione civile. In silenzio alzeremo le nostre agende rosse che rappresentano la nostra richiesta di verità e di giustizia.
Pensa che il 23 maggio la ricorrenza di Capaci sia stata celebrata nella maniera giusta?
In queste circostanze io vedo sempre quella che Roberto Scarpinato definisce “retorica di Stato”. Sono anni che non partecipo alla commemorazione per la morte di Falcone. Questi momenti a me non interessano per niente.
Si aspettava l’omicidio di suo fratello?
Dopo la morte di Falcone, sapevamo che anche Paolo era condannato a morte. Però non pensavo sarebbe successo così presto. Se fosse stata soltanto la mafia a ucciderlo sarebbe passato un periodo molto più lungo.
Quale fu la sua prima interpretazione dopo la strage di via D’Amelio?
Dal primo momento mi accorsi che mio fratello non era stato protetto. Il giorno dopo il prefetto di Palermo e il ministro dell’Interno dissero che via D’Amelio non era considerato un obiettivo a rischio. Questo la dice lunga su come era stata preparata quella strage. All’inizio pensavo solo che la strage fosse stata solo favorita. Negli anni successivi invece ho capito che c’era un’effettiva complicità.
Quali parti dello Stato furono complici?
Questo sta venendo alla luce poco a poco, grazie al coraggio dei magistrati che stanno provando a togliere questo velo nero sopra quello che è successo. Mi riferisco alle procure di Palermo innanzitutto, ma anche a quelle di Caltanissetta e di Firenze. Io da anni avevo un obiettivo perché ero sicuro che mentisse, ed era Nicola Mancino. Sono sicuro che ha partecipato a quella trattativa e non riesco tutt’ora a capire come possa pervicacemente negare un incontro che sicuramente c’è stato. In un’agenda che non è stata sottratta, mio fratello aveva appuntato di un incontro con il ministro. Quello che dicono i pentiti come Brusca è molto chiaro: Riina voleva avere l’assicurazione che dietro Mori e Di Donno ci fosse un rappresentante più in alto a livello istituzionale. E questa figura sono convinto fosse proprio Mancino.
Quindi Mancino come vero volto della trattativa?
No, ritengo ci fossero personaggi anche più in alto di Mancino. Oggi finalmente dopo vent’anni le cose stanno cominciando a venire alla luce. Ci sono uomini delle istituzioni che ammettono l’esistenza di questa trattativa, rompendo la congiura del silenzio. Mi chiedo però in che modo questa congiura sia riuscita a mantenersi per così tanto tempo.
Siamo vicini alla verità?
Potremmo esserlo, ma dobbiamo ricordarci le parole di Antonio Ingroia: “Noi siamo riusciti a socchiudere la porta e siamo riusciti per ora solo a dare uno sguardo dall’altro lato”. Più ci si avvicina alla verità e più le resistenze si fanno forti. Se la porta si dovesse richiudere sarebbe persa l’ultima occasione di aprirla.
Nella politica e nelle istituzioni vede la voglia di aprirla questa porta?
Purtroppo no, vedo anzi uno stringersi delle complicità attorno al silenzio. A parte qualche voce isolata, come quella di Di Pietro, non vedo la voglia di ricercare la verità. La verità va ricercata a qualsiasi costo e a qualsiasi livello delle istituzioni si debba arrivare. Altrimenti i testimoni poco a poco cominceranno a morire, come Scalfaro e Parisi.
Che cosa ne pensa degli ultimi sviluppi sul caso Mancino e le presunte pressioni sulle istituzioni?
Io non le chiamo presunte. Queste pressioni per me ci sono state e sono l’ennesimo ostacolo frapposto sulla strada della verità.
Sonia Alfano ha richiesto l’impeachment di Napolitano. Lei è d’accordo?
Sonia Alfano è una persona che stimo, è stata espulsa dall’Idv per le sue posizioni coraggiose. Sì, sono d’accordo con lei.
Per quale motivo chiederebbe l’impeachment?
Credo si sia messo di traverso sulla strada della verità, in una vicenda che rappresenta il peccato originale della Seconda Repubblica. Senza una soluzione di questa storia, la nostra repubblica non sarà mai democratica, ma fondata sul sangue di quelle stragi.
A un certo punto anche lei si era avvicinato all’Idv.
Sì, ma è stato un errore. Mi ero avvicinato a quel partito perché pensavo che potesse rappresentare in parlamento il movimento dell’agenda rossa. E’ vero solo in parte, perché poi quel partito è andato in una direzione diversa. Poi notai alcuni tentativi di strumentalizzazione, con qualcuno che alzò agende rosse senza averne il diritto. Fu un mio errore di valutazione.
Che fine ha fatto l’agenda rossa?
Credo che in via D’Amelio ci fosse qualcuno già pronto a prelevare l’agenda. Uccidere Paolo senza farla sparire non sarebbe servita a niente. Il 25 giugno alla sua ultima uscita pubblica aveva detto di aspettare di essere chiamato per raccontare quello che aveva scoperto su Capaci e sull’assassinio di quello che per lui era veramente come un fratello.
Condivide la richiesta di una commissione d’inchiesta avanzata da Di Pietro?
Penso che prima di tutto bisognerebbe far lavorare la magistratura. Purtroppo ho tristi esperienze delle commissioni di inchiesta nel nostro Paese. Credo che non possa servire neppure ora. Credo anche che unificare le inchieste delle tre procure potrebbe essere deleterio. Io ho grande fiducia nella procura di Palermo e credo che debba continuare a lavorare sulla trattativa così come ha fatto finora.
Qual è la situazione con Ayala?
E’ quella di qualche mese fa. Credo che lui debba ancora chiarire qualcosa e rispondere alle domande che gli ho fatto tempo fa sul suo comportamento quando arrivò in via D’Amelio subito dopo la strage e non sottrarsi dicendo che io ho problemi mentali e che nei confronti di mio fratello sono come Caino.
E’ ottimista o pessimista per il futuro?
Fino a poco tempo ero convinto che non avrei mai conosciuto la verità. Probabilmente sarà così, però sono ottimista perché nei giovani vedo voglia di verità e di giustizia.


Tratto da: Salvatore Borsellino: “Napolitano si è messo di traverso sulla strada della verità” | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/06/23/salvatore-borsellino-napolitano-si-e-messo-di-traverso-sulla-strada-della-verita/#ixzz1yorXsQ3a
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario! 

venerdì 22 giugno 2012

Il debito del paese acchiappa-citrulli


Il debito dal nulla
di Beppe Grillo - 21/06/2012
Fonte: Il Blog di Beppe Grillo
Il campo dei miracoli si trova vicino alla città acchiappa-citrulli. Qui Pinocchio viene persuaso a piantare i suoi zecchini d'oro dai due compari, il Gatto e la Volpe. Il campo avrebbe fatto crescere dai denari, in una notte, un albero pieno di monete. Sapete il resto della storia, i due truffatori rubano gli zecchini e fuggono. Collodi fu profetico. Sostituite Pinocchio con gli italiani (ma anche i greci, gli irlandesi, gli spagnoli, i portoghesi), mettete al posto del Gatto e la Volpe, la BCE, Draghi, Monti, Passera e la Merkel. Il campo dei miracoli sono le odierne banche europee e gli zecchini d'oro il debito pubblico. Il debito vale molto di più degli zecchini d'oro. Si crea per magia e tende all'infinito. Ma, allo stesso modo in cui nessun pranzo è gratis, non lo è neppure il debito. Si paga con l'aumento delle tasse, il tracollo dei servizi sociali, la disoccupazione, il taglio degli investimenti, le nuove povertà. Lo Stato che si indebita deve, prima di ogni altra cosa, pagare gli interessi sul debito. Per salvare l'Europa l'idea geniale, degna di una testa di legno, la soluzione definitiva, è quella di sotterrare nel campo dei miracoli, rappresentato dalle banche, enormi quantità di debito. I1.000 miliardi di euro dati dalla BCE alle banche a inizio anno vengono infatti da nuovo debito finanziato attraverso i titoli pubblici, il recente salvagente di 100 miliardi alle banche spagnole è anch'esso nuovo debito. Le banche non danno frutti, però non falliscono, questo in fin dei conti è l'obiettivo. Salteranno prima gli Stati con il default, se li lasceranno fallire, o, in caso contrario, con la miseria generalizzata. Il denaro dal nulla crea onnipotenza. Puoi generarlo come un novello Creatore ogni volta che è necessario. Nel Paese degli acchiappa-citrulli (avete indovinato: è l'Italia) Passera può promettere senza un attimo di esitazione 100 miliardi di euro di investimenti che teneva nel cassetto e Giarda affermare che si possono tagliare subito 100 miliardi di costi e arrivare fino a 300 (allora perchè reintrodurre l'IMU?). Siamo ricchi, straricchi di debito, in pratica degli straccioni inconsapevoli.

giovedì 21 giugno 2012

EURO. SCILIPOTI (MRN): RITORNO ALLA LIRA


EURO. SCILIPOTI (MRN): RITORNO ALLA LIRA AVREBBE I SUOI VANTAGGI

(AGI) - Roma, 21 giu. - "Uscire dall’Euro è un’ipotesi
tutt’altro che peregrina", assicura Domenico Scilipoti che
ritiene "giunto il momento di restituire la sovranità
monetaria all’Italia, restituendo la proprietà della Banca
d' Italia allo Stato". Il leader MRN aggiunge che "troppo spesso
si pensa che uscire dalla moneta unica significhi uscire
dall’Europa, nulla di più sbagliato: esistono Paesi con
un' economia solida, come la Svezia e il Regno Unito, che pur
non avendo adottato la moneta unica fanno parte dell'Unione
Europea ". "Restare in un’Europa dove la Germania e la Bce la
fanno da padroni con posizioni rigide e intransigenti -
conclude l' ex Responsabile -  non aiuta certo la ripresa
economica del nostro Paese". “Quindi, tornare alla lira avrebbe
i suoi vantaggi". (AGI)

Mastrapasqua e gli altri, la vera casta


Mastrapasqua e gli altri, la vera casta impossibile da licenziare

Ammesso che il ministro Fornero abbia ragione sui dati sbagliati forniti dall’Inps sugli esodati, Mastrapasqua si dovrebbe dimettere. Licenziarlo non sarebbe impossibile, ma nessuno sa come fare. Le strade sono due: o una sfiducia da parte del Consiglio dei ministri, che però gli ha prolungato il mandato, oppure varare in fretta la riforma della governance del più grande ente previdenziale d’Europa. Un’urgenza rimarcata ogni anno dalla relazione della Corte dei Conti. 
Antonio Mastrapasqua, presidente Inps
Antonio Mastrapasqua, presidente Inps
«È grave l’episodio riguardante l’uscita dei numeri sull’entità degli esodati. Se l’Inps facesse parte di un settore privato, questo sarebbe un motivo per riconsiderare i vertici». Ammesso e non concesso che il ministro Fornero, nel pronunciare queste parole, abbia ragione, come si fa a licenziare Mastrapasqua? Il titolare del più grande ente previdenziale europeo per masse gestite, nominato con decreto del Presidente della Repubblica nell’estate 2008, in scadenza quest’anno ma prorogato al 2014 dal decreto Salva Italia, non è impossibile. Il problema è che nessuno sa come fare. 
Come si legge sul sito dell’Inps, «il Presidente che ha la legale rappresentanza dell'ente, predispone il bilancio e i piani di spesa e investimento, attua le linee di indirizzo strategico dell’Istituto». La legge finanziaria 122/2010, che tra le altre ha riorganizzato gli enti pubblici non economici, ha successivamente «accentrato nella figura del Presidente le funzioni precedentemente attribuite allo stesso e al Consiglio di Amministrazione». Misura che la Corte dei Conti, nella sua relazione 2011, ha bocciato senza appello, parlando di un consolidamento della catena di comando «che appare più vicino alla logica delle agenzie ministeriali e contrasta con l’autonomia riconosciuta agli enti», e ancora di «inusuale concentrazione dei poteri di indirizzo gestionale in capo al Presidente, che non esclude i rischi – in concreto già verificatisi e potenzialmente riproponibili – di interferenze dirette nella operatività gestionale e quindi di incidenza sulle attribuzioni riservate, innanzitutto, al Direttore generale e, inoltre, alla stessa dirigenza». Il tutto per uno stipendio annuo di 194mila euro per il ruolo di presidente e circa altri 50mila per «i compiti sostitutivi del CdA», per un totale di 265mila euro.
Insomma, per i magistrati contabili Mastrapasqua è il capo incontrastato dell’ente previdenziale, a dispetto degli altri suoi 24 incarichi, dalla casa di produzione cinematografica Fandango a Idea Fimit, oltre alla vicepresidenza di Equitalia, alla presidenza di Equitalia Nord, Equitalia Centro, Equitalia Sud, al collegio sindacale di Autostrade per l’Italia, Telecom Italia Media, ADR Engineering, Eur Spa, Eur Congressi Roma, Coni servizi, Telecontact Center, Fintecna Immobiliare, eccetera. Poltrone che portano il suo stipendio annuo a 1,2 milioni di euro. Secondo fonti interne, Mastrapasqua è un uomo sempre più solo, che parla con il direttore generale Mauro Nori soltanto in virtù di una “pace armata”. I rapporti tra direttore generale e presidente sono regolati dalla direttiva del 28 aprile 2011 sul funzionamento degli «organi degli enti pubblici non economici», e recita: «Al presidente compete, invece, la valutazione annuale del direttore generale e l’attribuzione ad esso dei premi incentivanti, sulla base della proposta formulata dall’OIV». 
L’Oiv, acronimo che sta per Organismo indipendente di valutazione delle performance, introdotto dalla famigerata riforma Brunetta, ha però le armi spuntate, come racconta a Linkiesta il presidente Francesco Varì: «L’Oiv è un organo consulenziale che esprime pareri obbligatori ma non vincolanti, che il presidente può ignorare. In ogni caso, valuta gli organi apicali e non quelli di nomina politica, anche se per via del blocco del turnover dettato dalla riforma Brunetta il nostro parere, legato ai rinnovi contrattuali, ha un raggio d’azione limitato». A livello normativo, i poteri dell’Oiv sono sanciti dall’art. 14 del decreto legislativo 150/2009, mentre la responsabilità dirigenziale nelle amministrazioni pubbliche è regolata dall’art. 21 della legge 165 del 2001, che a sua volta rimanda al mancato raggiungimento degli obiettivi fissati all’ar.17 della 59/1997. Il quale è piuttosto generico. 
Ovviamente, le suddette norme non valgono per i dirigenti di nomina politica. Guido Abbadessa, presidente del Consiglio d’indirizzo e vigilanza dell'Inps, un organo di indirizzo strategico composto da 24 membri prevalentemente di provenienza sindacale, spiega a Linkiesta che, oltre a una moral suasion, nemmeno loro possono farci niente: «Soltanto la Fornero può sfiduciare Mastrapasqua». Ciò significherebbe però ammettere i propri errori, poiché, come detto, è grazie al Salva Italia che l’era del manager vicino a Gianni Letta è stata prolungata al 2014. Elio Lannutti, senatore Idv e presidente dell’Adusbef, che assieme a Marco Perduca (Radicali) e Vincenzo Vita (Pd) ha annunciato l’avvio di una commissione d’inchiesta su Mastrapasqua, dice a Linkiesta: «È il ministro Fornero ad avere la facoltà di chiedere le dimissioni di Mastrapasqua, magari dipendesse dal Parlamento». 
Giorgio Jannone (Pdl), presidente della Commissione parlamentare di controllo sugli enti previdenziali, la vede diversamente: «L’unico modo per mandare via un manager pubblico è un atto di sfiducia palese da parte del Parlamento, attraverso una mozione. La vera risposta alla domanda se è possibile licenziare Mastrapasqua – spiega ancora Jannone – è nel precedente della Rai: quando è cambiata la metodologia di nomina dei vertici il vecchio cda si è dimesso, quindi è necessario prima intervenire sulla governance».
Qualora non si andasse a votare ad ottobre è probabile che la riforma dell’Inps sia legge entro il 2012. Il che significherebbe l’uscita di Mastrapasqua, a prescindere dagli esodati. 


Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/fornero-esodati-mastrapasqua-inps-riforma-governance#ixzz1ySLqGUXr

giovedì 14 giugno 2012

Italia e Grecia: Stessa BCE , stessa macelleria

Quest'uomo non sta facendo gli interessi della nazione


Quest'uomo non sta facendo gli interessi della nazione. Ci sta svendendo. Ci sta affondando. E lo fa in piena consapevolezza.



di Sergio Di Cori Modigliani
Subdolamente, il sole24ore, ieri mattina, titolava “Schnell frau Merkel!”.
L’idea di base consisteva nel ricordare ai propri lettori, a nome della Confindustria, che la situazione italiana oggi, sarebbe –secondo loro- com’era nell’ottobre del 2011 quando decisero di eliminare Berlusconi.
Ricorderete che, in quei tumultuosi giorni, il quotidiano economico titolò “Fate presto” con anomale lettere cubitali, schiacciando il campanello d’allarme.
Il secondo significato, retrostante questo titolo, consisteva nel fornire un viàtico d’accompagnamento per il ragionier vanesio che stava partendo per Berlino, incitandolo a metter fretta alla Merkel, sapendo che a Berlino, a Wall Street, alla borsa di Londra, ilsole24ore è un giornale che viene letto quotidianamente con la lente d’ingrandimento, con il microscopio e con esperti interpreti di cose italiane, per comprendere che cosa stia accadendo nel nostro paese.
La Merkel ha risposto –ed era fin troppo chiaro che la frase era rivolta all’industria italiana- addirittura di persona. In un breve commento rilasciato a un giornalista di Der Spiegel ha detto: “L’Italia è un paese solido che sta facendo molto bene. E’ un momento delicato e ne siamo consapevoli. Non c’è fretta. Non c’è alcuna fretta”. Fine della trasmissione.

FARAGE: Col salvataggio della Spagna fallisce l'Italia



Grazie a Byoblu per la trascrizione:

Per salvare la Spagna, indebitate del doppio l'Italia

 Strasburgo - 13 giugno 2012 - L'intervento di Nigel Farage al Parlamento Europeo.

 Questo accordo non migliora le cose: le peggiora. Cento miliardi di euro sono stati accordati al sistema bancario spagnolo, e il 20% di quei soldi deve venire dall'Italia. L'accordo prevede che gli italiani debbano prestare soldi alle banche spagnole al 3 per cento, ma per trovare quei soldi, devono indebitarsi sui mercati al 7 per cento. E' veramente geniale, non trovate? Veramente brillante!

 Insomma, quello che stiamo facendo con questo accordo è che stiamo accompagnando paesi come l'Italia all'esigenza di salvarsi da soli. In aggiunta, ricarichiamo con un ulteriore 10 per cento il debito pubblico spagnolo e vi dico una cosa, che ogni analista bancario vi direbbe: cento miliardi non risolvono il problema bancario della Spagna: dovrebbero essere oltre quattrocento! E con la Grecia che barcolla in bilico sull'orlo dell'uscita dall'Euro, il vero elefante nella stanza è che quando la Grecia se ne va, la BCE, la Banca Centrale Europea, falisce. Andata!

 Ha 444 miliardi di euro di esposizione verso i paese salvati e per sistemare la situazione dovreste chiedere immediata liquidità all'Irlanda, alla Spagna, al Portogallo, alla Grecia e all'Italia. Non ce la potete fare, no! E' un fallimento totale ed assoluto. Questa nave, l'Euro Titanic, ha impattato contro l'iceberg ed è triste ma, semplicemente, non ci sono abbastanza scialuppe di salvataggio.

Mario Monti c'ha la mamma troika


La troika è lui, uno e trino.

 Mario Monti troika BCE UE FMI IMF ECB DIscorso Camera Europa

 Mario Monti ha parlato questa mattina alla Camera. Dopo la riunione di ieri sera, in cui ha chiesto ad Alfano, a Bersani e a Casini di avere pieno supporto sul processo di cessione di sovranità nazionale (come se la mozione di fine gennaio non fosse sufficiente), questa mattina ha detto che tutto sommato possiamo stare tranquilli, perché da noi la troika non è stata necessaria: abbiamo fatto da soli, evitando il commissariamento.


 Del resto, quand'è che mamma e papà ti lasciano fare da solo? Quando dimostri di essere un bambino responsabile, ovvero di fare ciò che ti viene detto di fare senza neppure bisogno di essere sgridato. Ed è indiscutibile che noi, a differenza della Grecia, ci siamo messi subito, diligentemente a fare i compiti. Ma sarà così vero, poi, che nonostante le apparenze la troika da noi non sia intervenuta?

 Vediamo un po'. La Troika, in gergo, è il trio composto dalla Commissione Europea, dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. Se grattiamo un po' la vernice sotto alla carta patinata, è risaputo che Mario Monti in Commissione Europea è di casa, essendo stato commissario per decenni, tanto da essere definito il vero burocrate europeo per eccellenza (tra l'altro, essendo anche stato costretto alle dimissioni per l'affare Santer). Nel Fondo Monetario Internazionale, invece, è direttamente membro del board di governatori, per cui è libero di esercitare la sua influenza così come di subirla dall'attuale presidenza di Christine Lagarde. Alla Banca Centrale Europea, per finire, c'è Mario Draghi, vicepresidente e managing director di Goldman Sachs fino al 2005, anno in cui Monti è diventato International Advisor della grande banca d'affari (qualche anno prima che ci finisse poi anche suo figlio). Negli stessi anni, Goldman Sachs aveva fatto sparire come per incanto il debito greco dai bilanci, semplicemente ridenominandolo in euro, si era presa i 300 milioni di cachet e aveva lasciato la Grecia pronta per essere travolta dalla crisi, che poi sarebbe stata gestita dal suo vicepresidente, Draghi, una volta divenuto presidente della BCE. Ma per non farsi mancare niente, Monti e Draghi sono anche colleghi al Gruppo Bilderberg e, indirettamente, compartecipi di strani rimpasti di potere. Collega banchiere di Draghi era Lucas Papademos, ex vicepresidente BCE, membro della Trilaterale e messo a capo del governo greco al posto del povero Papandreou (che aveva osato persino indire un referendum). Ma collega banchiere di Draghi era anche il predecessore di Draghi alla presidenza della BCE, il quale ora sostituisce lo stesso Monti a capo dell'area europea della Trilaterale: tale Jean Claude Trichet. Non si può dire dunque che, con tali e tante parentele, il nostro presidente del Consiglio sia poi così estraneo anche alla BCE stessa. E non ci stupiremmo che il suo prossimo incarico possa essere proprio all'Eurotower. Se l'hanno fatto senatore in meno di 48 ore, del resto, tutto è possibile.

 Quindi, se ad avere imposto le misure di austerity in Italia ci abbia pensato la troika composta dalla Commissione Europea, dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Centrale Europea mediante commissariamento formale, o se invece ci abbia pensato un commissario unico che li rappresenta tutti e tre, piazzato con secco e magistrale colpo da biliardo dagli stessi che ora spingono per l'accelerazione del progetto degli Stati Uniti d'Europa, farà forse una differenza un po' ipocrita sul piano formale, ma sostanzialmente, qualcuno vuole davvero sostenere che cambi davvero qualcosa?

La marchetta del corriere della serva

Salvare l'Italia: l'INPS potrebbe, ma BARA

Salvare l'Italia: l'INPS potrebbe, ma BARA
di Marco Saba, 14 giugno 2012

Mentre scrivo il titolo di questo post, mi viene da ridere: l'INPS bara due volte, nel senso letterale di BARA.

La prima volta che bara l'INPS

Bara quando seleziona e/o aggiusta le statistiche ISTAT per farci credere che lo Stato sia un buon padre di famiglia e che la pensione sia un utile investimento, coi nostri contributi.... salvo poi scoprire che se muori a 66 anni e vai in pensione a 65 era meglio che te li giocavi i soldi, piuttosto che pagare i contributi. Se poi ti aumentano l'età pensionabile a 67... hanno proprio fatto Bingo !

La seconda volta che bara l'INPS

Ma la seconda volta che l'INPS bara è quando non tiene conto della sua partecipazione al 5% in Banca d'Italia. E' una partecipazione importante perché è statale, a differenza del resto delle partecipazioni delle banche private e assicurazioni. Il nodo della partecipazione INPS riguarda la sua posizione nei confronti del falso in bilancio di Bankitalia. La Banca d'Italia, in perfetto stile orwelliano, ha ridefinito la definizione di "rendita monetaria" riuscendo a nasconderne la maggior parte addirittura postandosela nel passivo. Ma spieghiamo bene dall'inizio: la rendita monetaria è la differenza tra i costi sostenuti ed il valore nominale della moneta che si emette sul mercato, spendendola o prestandola. Il primo caso è semplice: la banconota da 500 euro costa circa 10 centesimi più IVA (che si scarica). Quindi quando compro dalla tipografia un milione di euro in pezzi da 500, li pago 200 EURO. Ma se sono d'accordo con la tipografia per un pagamento a fine mese dalla consegna, le do i 200 dal milione che mi ha consegnato, mi rimangono 999.800 euro gratis. Mi pare evidente, sono gli stessi costi che avrebe un falsario, circa. Ma quando come banca centrale presto i soldi ad altri (altre banche o cosche varie attraverso le "Operazioni di Mercato Aperto", che non sono né aperte né di mercato), presto il valore nominale: 1 milione di euro, e ci chiedo sopra gli interessi. E qui comincia il falso in bilancio perché la banca centrale mette nel passivo proprio "1 milione di euro", mentre come abbiamo visto sopra ha dato alla tipografia solo 200 euro. Ma non finisce qui: chiede - nel caso dei recenti prestiti alle banche - l'1% di interesse. Cosicché dopo tre anni riceverà 1milione e trentamila euro, mettiamo CASH. La banca centrale falsaria provvederà a cancellare il falso passivo del milione, mettendo in attivo SOLO 30.000 euro. Ci siamo? Sembra tutto regolare MA - c'è un MA - al cassiere che ha ricevuto la restituzione, rimangono in mano banconote per 1 milione di euro. E che fa? Le brucia ?

Il riciclaggio attraverso la criminalità interbancaria

Ovviamente no, si tratta di fondi extrabilancio poiché - contabilmente . la banca è a zero. Allora li ricicla tramite i conti segreti (conti neri) che la banca centrale ha presso  le istituzioni di clearing interbancario: Clearstream, Euroclear, Swift. Ci sono decine di migliaia di conti neri presso queste istituzioni ed il giornalista investigativo francese Denis Robert ne ha trovati 17mila nel 2001 solo presso Clearstream... figurati adesso quanti ce ne sono. Ma perché così tanti conti neri? Perché non solo le banche centrali falsificano il bilancio, ma anche tutte le alttre col denaro virtuale. Quando la tua banca crea contabilmente 20.000 euro per prestarteli,  crea un falso passivo da 20.000 e quando tu glieli rendi in contanti, si ricrea lo stesso meccanismo indicato sopra: la banca va a zero ma si trova 20.000 euro in nero in mano. E allora ?

Siamo in mano a pirati

E allora succede che se la cittadinanza si rendesse conto di quanto dico sopra, che dico dal 2000 senza nessuna denuncia né smentita ufficiale pubblica, vuol dire che siamo in mano ai pirati. Alla mafia interbancaria. E quando mi ritrovo paracadutato dall'alto - dagli alieni - un Primo Ministro come Mario-netta Monti - che avrebbe dovuto studiare bene alla Bocconi almeno le lezioni di Pound degli anni trenta, per cominciare, che non si accorge che coi 4.600 miliardi di euro creati dalla BCE per salvare le banche ci hanno rubato 11.300 euro a testa, in poco tempo, ed in più ce li riaddebitano come debito pubblico, allora... Ma torniamo all'INPS che partecipa in Banca d'Italia. Per la sua falsificazione contabile, l'Eurosistema si era dato il limite del 2%, ovvero poteva creare denaro per 50 volte il denaro realmente detenuto in cassa, ogni banca, esclusa la BCE che ne crea ad libitum. Ma quel 2% di denaro realmente detenuto è sottoforma di titoli del debito pubblico. Eccoci. Quindi, 1900 miliardi di titoli del debito italiano vanno a costituire il 2% del moltiplicatore. In sostanza, il sistema europeo delle banche centrali, per quanto riguarda solo l'Italia, ha creato 100mila miliardi di euro esentasse e nascondendoli nel bilancio come passivo. Quindi, li ha rubati due volte. Quindi ce li deve restituire. E più ne crea la BCE, più ce ne dovranno restituire. Si chiama BANCAROTTA FRAUDOLENTA E FALSO IN BILANCIO.

LA BANCAROTTA FRAUDOLENTA DELL'EURO-SISTEMA

Non potranno mai restituirli, le banche, perché non hanno copertura del denaro che hanno sottratto alla comunità. Se lo sono speso in cocaina e puttane. Se lo sono speso per corrompere tutte le voci che dovevano rimanere libere, nei media, tutti i politici, tutti i giudici, tutti i massoni, tutti gli inservienti dello stato corrotti che non capiscono bene quello che sto scrivendo. Tutte le chiese dell'oppio dei popoli. Ecco. E allora come farebbe l'INPS a salvare l'Italia se non fosse in mano ai pedo-filantropi ? Semplice.

Come l'INPS da sola potrebbe salvare l'Italia

L'INPS può chiedere che Bankitalia venga commissariata e che venga rettificato il bilancio riportando il falso passivo monetario nell'attivo e tassandolo. O sequestrandolo e consegnandone all'INPS stessa il 5%. Ovvero, il 5% DEGLI ALMENO 100.000 MILIARDI RUBATI. Ovvero, 5.000 miliardi, due volte e mezzo il debito pubblico. Non basterebbe?

La privatizzazione dell'INPS *PRIMA* dell'audit di Bankitalia

Ma io faccio una proposta ragionevole: compro io l'INPS per una cifra simbolica di 1900 miliardi di euro assumendone perpetuamente i debiti e crediti. Me ne rimangono tremila di miliardi di euro...più tutti quelli che mi spetteranno dalle nuove emissioni. Ma ci voleva tanto ? Vedrai che ora, grazie a questa dritta, la privatizzeranno eccome...

Così sia se vi pare, altrimenti non vedo alternative all'unirci davvero a coorte, pronti alla morte. Alla morte di chi è facile capirlo.

Marco Saba
P.S. L'INPS non potrà dire di non sapere poiché quest'articolo è sul tavolo di un suo revisore dei conti dell'ente... indovina chi ?

Mario Monti: le Parole di un pazzo

Italia: Basta poco per salvarsi


Basta poco

Perugia, 22 Aprile 2012

< Come liberarci dalla morsa del debito pubblico >

Sono decenni che ci sentiamo dire che il nostro paese è strangolato dal debito e sempre da decenni siamo costretti a pagare tasse inique, per poter far fronte agli interessi sul debito.
Ma questo enorme debito la nostra nazione con chi ce l'ha? Semplice, con il sistema bancario privato internazionale rappresentato dalle banche che speculano nei mercati! E sì proprio con le banche che detengono l'esclusiva dell'emissione della moneta e che la prestano ai governi in cambio dei titoli di Stato! Le banche centrali (private e di proprietà delle banche commerciali e d'affari) prestano infatti i soldi, a suon d’iteressi,  ai governi che sono costretti ad emettere titoli di debito per avere disponibilità di denaro e non contente poi speculano su tali titoli aggravando la situazione economica dello stato con dirette conseguenze nelle tasche dei cittadini.
Ma com'è possibile che gli Stati non possano emettere direttamente la propria moneta invece che indebitarsi per ottenerla?! Semplice, chi prova a liberare uno Stato dalla dipendenza dalla elite di banchieri internazionali che gestiscono l'emissione della moneta ... “casualmente” muore. La storia infatti ci insegna che qualsiasi governante (da Giulio Cesare a Gheddafi, passando per Lincoln e J. F. Kennedy) o poco prima o subito dopo aver messo a punto una politica monetaria di indipendenza dai banchieri attraverso l'emissione diretta della moneta da parte dello Stato è morto e chi lo ha succeduto ha puntualmente ritirato i provvedimenti e tutta la moneta di Stato emessi dal predecessore. Anche nella recente storia Italiana si è verificato questo ricorso storico quando dal 1974 (errata corrige: dal 1966) vennero emesse direttamente dallo Stato attraverso il Poligrafico dello Stato le banconote da 500 Lire con la dicitura "biglietto di Stato a corso legale" e nei periodi successivi si è sviluppata la strategia della tensione caratterizzata da due attentati proprio a due banche (NdR: 1969) a partecipazione statale e dalla morte di uno statista del calibro di Aldo Moro. (NdR: il terrorismo bancario finisce nel 1992 con la sottomissione dell'Italia al Trattato-papello di Maastricht)
Lasciando agli investigatori ed agli storici la ricerca della verità e delle prove riguardanti questi collegamenti tra eventi tanto sospetti quanto frequenti nella storia delle Nazioni, quello che mi interessa è mettere a fuoco alcuni semplici fatti:
1)      Lo Stato non può emettere direttamente la moneta necessaria alle esigenze dei cittadini, ma può unicamente emettere titoli di debito per ottenere il denaro, ovviamente in prestito, da entità private come le banche centrali il cui unico scopo è il profitto (NdR: può emettere moneta sovrana sotto forma di monetine ma solo nella misura indicata dalla BCE)
2)      I titoli di stato, successivamente alla loro emissione, vengono immessi nel mercato attraverso le banche e fagocitati dagli speculatori che così possono determinare le sorti delle Nazioni di fatto con essi indebitate (significative in proposito sono le recenti fluttuazioni dello “spread”)
3)      La moneta emessa dalla banca centrale viene direttamente versata nelle casse delle banche commerciali e d’affari (proprietarie della stessa banca centrale) le quali a loro volta la investono in operazioni di speculazione sui titoli di stato incassando fior di quattrini in termini di interessi
4)      Imprese e cittadini, oltre a non poter accedere a questa linea di credito, per effetto delle disposizioni imposte dal sistema bancario attraverso trattati criminali come quello di Basilea, devono sostenere i costi di queste operazioni pagando con le tasse gli interessi che lo stato garantisce all’atto dell’emissione dei titoli
Tutte queste aberrazioni possono essere superate attraverso una serie di provvedimenti, più o meno immediati e più o meno gravi che vanno:
dalla separazione tra banche commerciali e d’affari (capace di impedire alle banche commerciali di speculare nei mercati costringendole a tornare a fare il vero servizio pubblico per cui erano sorte),
alla nazionalizzazione della Banca Centrale Italiana che dovrà emettere moneta per conto dello Stato e dei cittadini,
alla messa a punto di un sistema di gestione del patrimonio pubblico (senza ulteriori dismissioni a prezzi stracciati) che garantisca il debito pubblico togliendolo (di fatto) dal bilancio dello stato,
fino ad arrivare alla nostra uscita dal sistema Euro che attraverso assurde e criminali politiche sta riducendo il nostro paese alla rovina.
Comunque vada, al di là delle varie teorie economiche e monetarie,l'Italia, per uscire da questa estrema situazione di crisi che porterà alla rovina ed alla morte di molti dei suoi cittadini dovrà riprendere la propria sovranità monetaria.
E’ inconcepibile che:
a) lo Stato quando ha bisogno di soldi li deve prendere in prestito da dei banchieri privati il cui unico scopo è il profitto
b)  i cittadini paghino le tasse per far fronte al debito dello Stato nei confronti di pochi speculatori e non per i servizi che lo Stato gli dovrebbe garantire. (NdR: di fatto lo stato si comporta da "esattore" dei suoi sudditi a favore della criminalità bancaria)
Simone Boemio
Note a cura di Marco Saba
Link originale:  http://simoneboemio.blogspot.it/2012/04/basta-poco.html

mercoledì 13 giugno 2012

NPP: Appello per ricerca Canditato Presidente per la Sicilia


Nuovo Partito Popolare
NPP
Appello per la ricerca del
Canditato Presidente
della Regione Sicilia

Il Nuovo Partito Popolare – NPP, fondato nel 1975 e ispirato agli ideali
di Don Luigi Sturzo, dopo anni di silenzio e di una vera riflessione
sulla necessità di ritornare sulla scena politica, torna protagonista
della politica e della società civile e cristiana italiana.
I cittadini sentono l’esigenza di un partito che sia al loro fianco e del
quale possano sentire di far parte attivamente, sapendo di essere
ascoltati.
Il Nuovo Partito Popolare ha deciso di tornare sulla scena politica non
per essere uno dei tanti partiti, ma per diventare il vero
PARTITO DEL POPOLO e del VALORE UMANO
<><><><><><><><><>
Il Nuovo Partito Popolare - NPP vuole riconsegnare l’Italia agli Italiani.
Per questo motivo, avendo deciso di iscrivere il proprio simbolo alle
prossime elezioni regionali della Sicilia, il partito è alla ricerca di un
Candidato Presidente che possa esprimere e rappresentare nel mondo
la sicilianità e il valore di questa nobile terra.
Il canditato presidente sarà scelto tra tutti coloro che invieranno il
proprio Curriculum Vitae e una documentazione (vedi allegato), che
attesti la moralità, i valori interiori, l’integrità sociale e la capacità
professionale (richiesta da questo ruolo) del candidato.
La documentazione sotto esposta dovrà pervenire, entro e non oltre il
20 Luglio 2012, a mezzo raccomandata, al seguente indirizzo:
Nuovo Partito Popolare – NPP
Sede Nazionale
Corso Bernardo Leone, 14
18012 – Seborga (IM)

Allegato documentazione richiesta:
1) Copia Carta di identità e Codice Fiscale
2) Curriculum vitae
3) Casellario Generale Giudiziale
4) Modulo di non appartenenza a istituzioni segrete (vedi allegato)
5) Breve descrizione di suggerimenti politici per la Sicilia.
Il Presidente del NPP
Adriana Quattrino

LETTERA DI PRESENTAZIONE E CONFERMAZIONE
Spett.le
Nuovo Partito Popolare – NPP
Corso Bernardo Leone, 14
18012 – Seborga (IM)
alla c.a. del Presidente
Adriana Quattrino
Con la presente lettera, il Sottoscritto/a

DICHIARA E CONFERMA

sul proprio Onore

1) Di non aver avuto, o di non avere in corso, provvedimenti amministrativi,
condanne civili o penali i cui reati siano contrari alla moralità ed alle finalità del partito.
firma del richiedente

2) Di non appartenere ad istituzioni a carattere mafioso o ad organizzazioni
analoghe o riconducibili o affiliate, siano esse nazionali o internazionali.
firma del richiedente

3) Di non appartenere a logge massoniche o ad organizzazioni analoghe o
riconducibili o affiliate, siano esse nazionali o internazionali, o ad altre istituzioni,
associazioni, consorterie, sette, ecc. che professino o pratichino valori e finalità in
contrasto con quelli del partito.
firma del richiedente

4) Di respingere in futuro eventuali proposte di adesione alle organizzazioni sopra
descritte.
firma del richiedente

5) Di non effettuare attività che siano in conflitto con i principi del partito.
firma del richiedente
Luogo, ........................
Data.....................

Farage: il bailout della Spagna pagato con debiti d'Italia

che deve farsi il bailout da sola

martedì 12 giugno 2012

Allarme spread. Roma sotto tiro


Allarme spread. Roma sotto tiro: ma dopo Atene, Madrid… finiti i mld europei

di Warsamè Dini Casali
Crescita, il Wall Street Journal: "Monti scelga tra Obama e Merkel, tra spesa publica e rigore"
ROMA – Dopo la Spagna ci siamo noi. Nera Piazza Affari, spread di nuovo vicino ai 500 punti, Italia sotto tiro della speculazione. Cento giorni per salvare l’euro, lo diceva lo speculatore Soros,  Christine Lagarde dal Fondo Monetario Internazionale dice che Soros è perfino ottimista, ne mancano meno di cento. E la preoccupazione del governo Monti sale nonostante gli inviti alla calma: quei 100 miliardi alle banche spagnole basteranno a circoscrivere il contagio, basteranno a distogliere gli occhi della speculazione sull’ultima vittima rimasta, ovvero l’Italia? E noi, in caso gli eventi precipitino e facendo gli scongiuri, chi ci salva? Dopo quattro salvataggi al prezzo di 500 miliardi di euro nessuno è ancora veramente al riparo; di salvataggio in salvataggio, la coperta europea è diventata troppo corta per proteggere anche l’Italia. Fa due conti, in proposito, il Sole 24 Ore: “Per sostenere una qualsiasi emergenza italiana, anche solo gli acquisti dei titoli di Stato sul mercato primario e secondario per abbatterne i rendimenti, in cassa di Efsf-Esm non rimarrebbe un centesimo di euro”.
Da Palazzo Chigi si affrettano a spegnere i focolai del panico, le paure del contagio sono infondate, ingiustificati gli allarmi. Ma intanto anche oggi (12 luglio) i responsabili della politica economica italiana devono assistere preoccupatissimi all’aumento dello spread (in mattinata oltre i 480 punti sul bund) con i rendimenti dei Btp stabilmente e pericolosamente attestati sopra la soglia psicologica del 6%. Non abbiate paura, dicono, ma allo stesso tempo guardano con rinnovato terrore a quanto potrà accadere in Grecia domenica per un voto che può trasformarsi “nella scintilla che innesca l’incendio” (fonte governativa raccolta da Repubblica). Non abbiate paura, dicono, ma non è lo stesso concetto con cui continuano a martellare l’inflessibile Merkel: nessuno è al riparo dal diluvio, non abbiamo tempo di aspettare le elezioni tedesche del 2013 per far partire investimenti europei e project bond.
Un articolo del Wall Street Journal di oggi, dopo che il giorno prima insieme al New York Times aveva candidato l’Italia a bersaglio pubblico numero 1 dei mercati e della speculazione, prova a capire quale sarà l’atteggiamento del primo ministro italiano di fronte al drammatico scenario economico. Sembra di capire che a Brian Carney (l’estensore dell’articolo) piacerebbe davvero conoscere la posizione di Monti rispetto all’alternativa secca che il professore, accademicamente, ha descritto in conference call, nel convegno annuale del Council for United States and Italy di Venezia. Un’occasione importante per conoscere il pensiero di quello che sotto molti punti di vista è stato presentato come uno fra i politici dell’anno sulla scena internazionale.
Dice Monti, due sono le strade per invertire il trend e far ripartire la crescita, sinteticamente: quella americana di Obama di spesa pubblica (deficit spending), quella tedesca avviata dall’ex cancelliere Schroeder delle riforme strutturali che rimuovono gli ostacoli per la creazione di posti di lavoro e investimenti. Quale sia l’opzione migliore, secondo Carney, Monti non lo dice, anche se ora è investito di una altissima responsabilità politica e non può nascondersi dietro dotte dissertazioni professorali. Cosa è meglio per l’Italia, la via anglo-sassone (americana) degli investimenti pubblici o le riforme strutturali, Keynes o il rigore teutonico?
La riforma dell’articolo 18 (Carney lo definisce “infamous article 18″) quanto incide su un mercato del lavoro in cui il 90% delle imprese è sotto i 15 lavoratori (dove vale l’articolo 18)? Il tentativo montiano di realizzare una sorta di compromesso tra le due strade, riforme col consenso dei sindacati e iniezione di denaro pubblico alle condizioni imposte da Merkel, è un’acrobazia intellettuale tipicamente accademica, sostiene il WSJ, ma difficilmente suggerisce l’idea e l’immagine del leader riformista e risolutore di cui l’Italia ha bisogno.