giovedì 15 giugno 2017

L'ordine pubblico economico, da quando c'è la banca centrale

L'ordine pubblico economico, da quando c'è la banca centrale

Nell'800 le banche creavano proprie banconote come oggi creano denaro nei depositi della clientela. Il pubblico era legato al loro corso forzoso così come oggi è tenuto ad usare denaro bancario per pagare le tasse nonché assolutamente obbligato per pagamenti oltre i 3.000 Euro. Alla Camera era in discussione lo schema di legge per disposizioni sulla circolazione cartacea durante il corso forzoso.
  Nella seduta alla Camera dei Deputati del 7 febbraio 1874, a proposito del privilegio bancario del corso forzoso, interviene l'economista Salvatore Majorana-Calatabiano (nonno del fisico Ettore Majorana):

"...Il partito, a cui mi onoro di appartenere, vide sempre i guai inenarrabili, che sfuggono ad ogni maniera di statistica, e che dipendevano, o erano inseparabili, dal corso forzoso. Esso vedeva come, innanzitutto, veniva offeso il ben inteso interesse di tutto il paese. La finanza, a favore di cui apparentemente questo vieto espediente fu creato, è quella che ne risente danno maggiore.

E la produzione ? Insieme alla finanza, per effetto della finanza, come causa anche del danno delle finanze, la produzione ne soffre seriamente, senza attendere alle velleità di alcune contrade, di alcuni industriali, i quali credono che l'eccitamento della carta possa produrre qualche cosa di veramente buono. Ci sarebbero altri eccitanti immensamente meno nocivi, se, per forza di eccitanti e non per legge naturale, la produzione si potesse e si dovesse svolgere! (Bravo !)

La distribuzione! Ma l'attentato maggiore che si fa col corso forzoso è alla distribuzione della ricchezza ; e quel medesimo effimero vantaggio dell'artificiale eccitamento di alcune industrie e delle speculazioni non è che la consacrazione del gravissimo danno dei più col non giusto guadagno dei pochi.

La consumazione ! Ma chi è che non rileva l'incalcolabile danno nell'ordine dei consumi, sotto forma di difficoltà di approvigionamenti, di caro delle cose godevoli, di ostacoli alla riproduzione ?

Qual è la classe della società che ne è poco, o troppo meno, danneggiata? Insomma era, e ognora è più, di tutta evidenza che il corso forzato riesce fatale all'ordine economico.

Che diremo poi dell'attentato al principio di diritto ? Ma obbligazioni, ma doveri per legge, antecedenti convenzioni, giudicati passati, presenti e futuri, i quali si devono eseguire in date misure, in date quantità, in dati valori effettivi, per le leggi del corso forzato, con quanto danno non debbono sottostare alle perdite dello svilimento, della fluttuazione del valore della carta ?

E se codesto male giuridicamente si può apportare, che ne sarà di un diritto che danneggia l'economia o il ben inteso interesse, che attenta, che distrugge la sanzione etica interiore, la sanzione dell'onorabilità, della dignità umana, che consacra un attentato di ordine morale ? I rapporti dei consociati possono così andar sempre bene ? Non ne viene un grandissimo attentato, un pervertimento nelle relazioni sociali ?

E la politica ? Ma tutte le classi, le quali vedono questa discordanza d'indirizzi, else vedono questa specie di furto legale, non se ne scandalizzano ? Non germogliano tutte quelle cause di malcontento, di demoralizzazione, da cui finalmente vengono le catastrofi sociali?

E la libertà economica rispetto agli strumenti di scambio, ai segni rappresentativi, ai surrogati, agli scambi, alle contrattazioni, al credito, ai Banchi, alla circolazione, dove se ne va col corso forzato ?

Si parla dell'attentato alla libertà di emissione.  Ma a ben altro che alla sola libertà di emissione! Molte e diverse libertà col corso forzato vengono conculcate!

E l'eguaglianza, non quella obbiettiva o soltanto dei socialisti, ma solo la giuridica, l'eguaglianza ben intesa può coesistere col monopolio del corso forzato e col privilegio del corso legale di alcuni istituti, colle leggi di libertà per altri istituti contestata, negata, riuscita giovevole agli audaci, agli speculatori, ai contravventori, aggravantesi contro i modesti produttori ed industriali ?

E la sicurezza ? Ma io dico che ciò che si possiede diviene mal sicuro, perchè non può sempre e utilmente restare nelle mani dei possessori; è materia d'industria, è materia di trasformazione, è materia di commercio ; e la legge del corso forzato ne minaccia sempre l'integrità.
...
Versiamo invero in durissime condizioni, nè solo rispetto agli ostacoli e al difetto di mezzi per la soppressione dei corso forzoso, ma fino per le gravissime difficoltà di rintracciare nuove entrate, le quali valgano, almeno, a liberare la finanza dagli oneri che il corso forzoso continuamente e progressivamente accumula contro il bilancio dello Stato ; non parliamo più dell'industria, della giustizia, della libertà nell'interesse generale della nazione: a monte tutto questo ; suprema, unica legge sia quella dello Stato, anzi quella della finanza. Ma ripareremo una volta almeno a ciò ? ..."

E, sempre nella stessa seduta:

"Fate il conto e troverete che fra armamento, materiale mobile ed accessorii occorse spendere all'estero per un valsente almeno 70.000 lire per ogni chilometro di ferrovia costrutta." 
- On. Avv. Casimiro Favale, Camera dei Deputati, 7 febbraio 1874

A fronte di 35 euro nel 1874, oggi ce ne vogliono in media 70 milioni di euro per chilometro:
http://www.eunews.it/2014/02/03/tav-in-italia-costa-61-milioni-al-chilometro-in-spagna-10-e-in-giappone-9/12344

Due milioni di volte di più. C'è bisogno di aggiungere altro ?