IL DENARO E IL SISTEMA BANCARIO TRADIZIONALE
dicembre 30, 2009 di abulbarakat
Link censurato originale: http://abulbarakat.wordpress.com/2009/12/30/il-denaro-e-il-sistema-bancario-tradizionale/
بسم الله الرحمان الرحيم
Nel Nome di Allah, il sommamente Misericordioso, il Clementissimo
IL SISTEMA BANCARIO ISLAMICO SENZA INTERESSI
IL DENARO E IL SISTEMA BANCARIO TRADIZIONALE
O voi che credete, molti dottori e monaci divorano i beni altrui, senza diritto alcuno, e distolgono dalla causa di Allah. Annuncia a coloro che accumulano l’oro e l’argento e non spendono per la causa di Allah un doloroso castigoCorano IX. At-Tawba, 34
Il sistema bancario basato sugli interessi, che attualmente costituisce la base del sistema monetario nelle nazioni moderne, si è sviluppato dall’attività degli orefici che fondarono le prime banche in Europa molti secoli fa.
Gli orefici erano pronti ad offrire i loro servizi a coloro che desideravano depositare monete d’oro per tenerle al sicuro. All’atto del deposito, l’orefice emetteva una ricevuta al depositario del tipo “al portatore”, per cui chiunque la presentasse, poteva reclamare il valore a fronte in oro dall’orefice.
Con il passare del tempo, la gente scoprì che le ricevute degli orefici erano accettate come pagamento di beni e servizi. Le ricevute erano diventate la prima forma di “denaro bancario” ed erano di natura assolutamente diversa dalle monete d’oro prodotte dallo stato.
Quando il sistema bancario raggiunse uno sviluppo maggiore, le monete ritirate presso l’orefice da alcuni clienti venivano compensate da nuovi depositi di altri clienti. Perciò c’era sostanzialmente poca differenza nella riserva d’oro dell’orefice da un giorno all’altro. La tentazione di prestare questo oro fermo era irresistibile. Comunque, sarebbero rimaste in cassaforte quantità sufficienti per soddisfare le prevedibili richieste di pagamento delle ricevute. L’ammontare delle monete tenute in riserva, in proporzione alla quota di ricevute in attesa di essere riscosse, divenne nota come “quantità di riserva”.
Quanto grande dovesse essere questa “quantità di riserva” per effettuare operazioni sicure divenne argomento di feroce dibattito tra i primi banchieri orefici in Inghilterra. Alcuni erano a favore di una riserva del 100% basandosi sul fatto che se l’orefice avesse emesso £ 100 di ricevute promettendo la restituzione su richiesta, allora avrebbe dovuto tenere £ 100 di oro in cassaforte per onorare la promessa. Altri prevedevano le possibilità lucrative di una quantità di riserva “frazionaria”. Il dibattito era di vitale importanza. Se era sufficiente diciamo un 20% di quantità di riserva, il restante 80% di oro poteva essere prestato ad interesse. Più bassa era la quantità di riserva, più alto il profitto.
Presto divenne evidente che non c’era effettivamente bisogno di prestare proprio l’oro della cassaforte. Poiché le ricevute degli orefici erano ormai considerate come denaro dalla gente comune, bastava che venissero prestate come sostituti delle monete d’oro. Il vantaggio di questa politica consisteva nel fatto che le ricevute potevano essere fabbricate a costo quasi zero, mentre l’oro no.
Ma se il banchiere aveva in effetti il potere di fabbricare denaro, perché non stampare semplicemente le ricevute e spenderle per il proprio consumo? Perché, se spendeva le sue ricevute, il banchiere non le avrebbe più avute in suo possesso.
Era altresì certo che a tempo debito tutte le ricevute sarebbero tornate da lui per essere scambiate con oro – oro che all’inizio non esisteva. Invece prestando le ricevute, il banchiere poteva aggiungere l’interesse alla somma prestata. Al pagamento, le ricevute potevano essere distrutte facilmente come erano state fabbricate, ma l’interesse sarebbe rimasto come tornaconto.
Nel tentativo di proteggere i prestiti dalle loro ricevute, divenne uso comune tra le banche evitare completamente investimenti in società e concentrarsi invece sui prestiti ad interesse accompagnati da garanzia. La garanzia svolgeva il ruolo di ammortizzatore per proteggere il prestito del banchiere in caso di inadempienza da parte del cliente. Tali criteri per il rilascio di prestiti naturalmente gettarono le basi per il prestito di fondi a persone benestanti: da qui l’origine del detto “i banchieri sono persone che ti prestano soldi se puoi dimostrare di non averne bisogno”. La ricchezza, perciò, tendeva a circolare tra i ricchi, sorvolando sui più poveri i cui progetti economici non sarebbero mai stati degni di ricevere finanziamenti.
Nacque presto un problema nell’operazione di questa nuova industria, l’idea commerciale più proficua di tutti i tempi. I banchieri mettevano interessi sui soldi che solo loro potevano creare. Come potevano, allora, i clienti sperare di ripagare i debiti di questo denaro fabbricato più le spese degli interessi? Immaginiamo che, all’inizio, l’ammontare del denaro di uno stato sia di £ 100. Se i banchieri creano £ 400 di denaro bancario l’ammontare totale del denaro salirà a £ 500. Immaginiamo anche che le £ 400 di denaro bancario vengano prestate per 3 anni ad un tasso del 10% annuo e che quindi la somma da restituire sia di £ 532,40. Ora, se la quantità di denaro totale è solo di £ 500 all’inizio del finanziamento, da dove verranno le restanti £32,40?
La nuova somma di denaro richiesta poteva venire solo da due fonti: o i banchieri aumentavano la fornitura di denaro bancario, in altre parole facevano altri prestiti o lo stato aumentava la fornitura di denaro pubblico. Questo fatto avrebbe avuto enormi ripercussioni sull’economia man mano che cresceva la diffusione delle banche. A lungo andare, sia la fornitura di denaro, sia il debito sarebbero aumentati nonostante tutti i tentativi di controllo. E, ad un certo punto, sarebbe comparsa tutta una seri di problemi economici, tra i quali l’inflazione endemica, un “ciclo commerciale” i cui alti e bassi avrebbero seguito la creazione e la distruzione del denaro bancario ed una distribuzione sempre più sbilanciata della ricchezza.
La forma estrema del ciclo commerciale operativo era il boom speculativo e la bancarotta. Chi desiderava acquistare un bene immobiliare o delle azioni poteva farlo con un prestito dalla banca, fornendo come garanzia il bene acquistato. Di solito, la banca prestava una somma pari alla metà o ai tre quarti del valore della garanzia, cosicché anche se sul mercato ci fosse stato un ribasso dei prezzi e una inadempienza da parte del cliente, il bene dato in garanzia poteva ancora essere venduto ad un prezzo sufficiente per ripagare il prestito della banca. Man mano che il nuovo denaro era speso dallo speculatore, il prezzo dei beni iniziava a salire. Altri, vista la tendenza, entravano nel gioco per prendere in prestito denaro bancario ed acquistare nel mercato in crescita. Poteva nascere, quindi, una bolla speculativa, finanziata in parte dai fondi degli speculatori, ma soprattutto del denaro delle banche.
Purtroppo, la bolla scoppiava sempre quando i banchieri si innervosivano per la fabbricazione di altro denaro. Con la diminuzione della fabbricazione di denaro, pochi nuovi compratori entravano nel mercato per comprare beni, e con meno compratori il mercato iniziava a collassare. Allora i banchieri diventavano ancora più nervosi, poiché anche il valore delle loro garanzie diminuiva. Alcuni clienti, che si erano basati sui profitti speculativi per pagare gli interessi, ora iniziavano a non pagare. Perciò le banche prendevano e vendevano le garanzie sul mercato, spingendo i prezzi ancora più in basso. E così il circolo vizioso continuava in un processo che viene oggi descritto come “deflazione del debito”.
Molto tempo fa, le autorità inglesi sono entrate in azione per parare i danni all’economia provocati dall’eccessiva presenza di produttori privati di denaro. In base al Bank Charter Act del 1844, il diritto di emettere la maggior parte del denaro era limitato alla Banca d’Inghilterra (Bank of England). Purtroppo, la legge non faceva nulla per proibire ai banchieri di affidarsi sempre più al nuovo sistema basato sugli assegni e sulla dichiarazione del conto. Ancora una volta, la fiducia della gente era essenziale per garantire il successo al funzionamento del nuovo sistema. Mentre una volta la gente era certa di poter cambiare le ricevute in oro, ora la si doveva convincere che le cifre stampate sulla dichiarazione del conto bancario potevano essere ritirate su richiesta come denaro pubblico.
Il sistema di conto ed assegno può essere analizzati facilmente se noi ipotizziamo che ci sia una sola banca operativa nell’economia. Immaginiamo che questa banca abbia diversi clienti, due dei quali sono A e B. Entrambi iniziano con un bilancio zero sul loro conto corrente. A ora dà a B un assegno di £ 100 per pagare dei beni e B deposita questo assegno in banca. La banca accredita sul conto di B £ 100 e addebita sul conto di A la stessa somma. B ora ha un credito e A un debito di £ 100 ed i beni sono stati pagati. L’ammontare del nuovo denaro (bancario) è di £ 100 sul conto di B.
Si osservi che un gruppo di clienti di una banca deve sempre essere in debito per un totale che equivale alla riserva di denaro bancario effettivo. Si noti anche che se A colma il suo debito depositando un assegno di £ 100 preso da B, il denaro bancario trasferito da B ad A semplicemente scompare. Il denaro bancario è in assoluto contrasto con quello pubblico. Le monete d’oro e anche le moderne banconote non vengono mai distrutte all’atto della restituzione di un prestito.
In Italia nel giugno del 1997 la quantità totale di denaro pubblico in circolazione (banconote e monete) era di circa 116 bilioni, mentre la quantità totale di denaro disponibile separatamente nei depositi bancari superava i 186 bilioni per una riserva totale di denaro di 219 bilioni. Queste cifre, fornite dalla Banca d’Italia, mostrano chiaramente quanto denaro sia stato fabbricato dalle banche nel mondo moderno. Spiega altresì perché, se ognuno andasse a ritirare il proprio denaro dalla banca in liquidi nello stesso giorno, il sistema bancario collasserebbe.[1]
Dell’interesse messo sul denaro bancario, una parte è pagata ai depositari ed il resto appartiene alla banca. L’ammontare del profitto di una banca, perciò, è ampiamente determinato da:
a) la differenza tra il tasso di interesse pagato ai depositari e il tasso imposto ai prestiti, “il divario di interesse”;
b) la quantità di denaro fabbricato.
Il livello attuale dei tassi di interesse di solito non ha una vera e propria influenza su queste due variabili.
Poiché il sistema bancario italiano è costruito sugli stessi principi che prevalgono in tutta Europa da circa trecento anni, i responsabili della crisi della lira sono gli stranieri. Ma a parte questo, le cause della svalutazione della lira sono molto più vicine a Roma che a qualsiasi altra città. Negli ultimi anni le banche italiane hanno aumentato notevolmente la produzione della lira. Tra il giugno 1996 ed il giugno 1999 ad esempio, le autorità fabbricarono 99 bilioni tra banconote e monete, mentre le banche fabbricarono cinque volte tanto sotto forma di depositi. Questo afflusso di nuovo denaro bancario porta con sé il rischio della svalutazione della lira sia da parte degli italiani che da parte degli stranieri. Ovviamente, le banche straniere fanno lo stesso gioco con le proprie monete. Perciò, su ampia scala, i tassi di scambio a lungo termine sono influenzati dal livello al quale si gioca in tutto il mondo.
Mentre colui che fabbrica denaro a casa propria viene arrestato, il sistema commerciale bancario è totalmente protetto dalla legge per fare esattamente la stessa cosa. La stabilità finanziaria non può essere costruita su una tale ingiustizia. Un vero sistema bancario islamico potrebbe cambiare questo stato di cose. Avrebbe un impatto nel cuore stesso del sistema monetario internazionale, poiché l’usura che ho descritto prima svanirebbe. Ma purtroppo, l’attuale sistema bancario islamico è poco più del sistema bancario convenzionale con le etichette cambiate. Coloro che l’hanno progettato non hanno colto la vera natura del moderno sistema bancario. Il risultato è una serie di prodotti bancari islamici che non mostrano alcuna differenza evidente da quelli offerti dal sistema basato sull’interesse. Questi prodotti sono presentati al pubblico senza giustificazioni plausibili da banchieri che hanno tutti i motivi per mantenere lo status quo. Altri che si impegnano sinceramente per il sistema bancario islamico spesso restano intrappolati nella mentalità occidentale del corso di laurea in economia, basato su una serie di testi finanziari che di solito riflettono il pensiero di non musulmani.
Una comunità che pratica l’usura da secoli e che perciò la capisce meglio di coloro la cui religione la proibisce, dovrebbe essere prima studiata e poi criticata. Chi critica gli usurai senza capire la vera natura dell’usura probabilmente perderà solo in credibilità, come ha fatto la Chiesa e come hanno fatto tanti e tanti politici e uomini comuni nel corso della storia.
shaykh ‘AbdulQadir FadlAllah Mamour
[1] Si ricorda che nel 1996 l’Italia uscì dal SME per questi motivi. SME = sistema monetario europeo, accordo internazionale che regolava i rapporti di cambio tra le monete dei paesi membri della CEE (salvo la Gran Bretagna e la Grecia che facevano parte del paniere ECU, ma non partecipavano al meccanismo di regolazione dei cambi dello SME), sancito da una risoluzione del consiglio d’Europa nel 1978 ed entrato in vigore il 13 marzo 1979. Lo SME aveva lo scopo di favorire la stabilità monetaria tra i paesi partecipanti. Suo principale strumento era l’écu (attuale EURO), corrispondente alle iniziali dell’espressione inglese European Currency Unit, semplice unità di conto il cui valore iniziale è stato fatto uguale a un paniere di monete. Le autorità monetarie dei Paesi partecipanti allo SME erano impegnate a seguire regole determinate per impedire scostamenti del cambio dello scudo nelle rispettive monete al di là di certi limiti.
Nessun commento:
Posta un commento