L’11
NOVEMBRE 2011 HO SENTITO PARLARE BENITO
MUSSOLINI
di
Filippo Giannini
Sì, Signori, l’11 novembre 2011, Benito Mussolini ha parlato,
anche se per pochi attimi, nella trasmissione televisiva L’ultima
parola.
Per meglio spiegarci si rende necessario tutta una serie di premesse.
Premessa 1); andiamo indietro nel tempo e precisamente agli
anni 1944-1945. Il medico tedesco George Zachariae, che aveva in cura
Mussolini, ha lasciato scritto (Mussolini si confessa, pag.
192): "Con l’8 settembre si è perduto qualcosa di molo
prezioso: che l’Italia faticherà duramente a riconquistare:
l’onore nazionale e il rispetto che sino ad ieri essa aveva in
tutto il mondo. Un popolo senza rispetto e senza onore diventa un
giocattolo nelle spire degli interessi politici dei vincitori. Non
sarà difficile all’ipocrisia del tradizionalismo britannico
trovare dei pretesti con cui mascherare i suoi sentimenti di vendetta
e tutto sarà fatto nel nome della democrazia, delle giustizia e
della libertà: un paravento dietro il quale si nascondono gli
interessi del più sudicio capitalismo, venga questo da Londra o da
New York o da Mosca. Il popolo italiano vivrà un periodo
amarissimo, che vedrà scardinati e travolti tutti i principi
dell’onestà e della morale.. Probabilmente nei paesi vinti si
provvederà immediatamente a imporre una così detta costituzione
democratica: ne seguiranno liti parlamentari, scandali politici e
turpitudini morali senza fine, da cui ci si potrà attendere di tutto
eccetto che qualcosa di buono e di costruttivo".
C’è qualcosa di errato che il dottor George Zachariae, ripetiamo:
nel lontano 1944-45, non abbia previsto e denunciato? Attendiamo
risposte.
Premessa
2); Ricordiamo che il 2 giugno 1992 approdò a Civitavecchia il
panfilo Britannia, affittato da una lobby
angloamericana; a bordo era un forte gruppo (detti: gli
invisibili) di alti finanzieri, di capitalisti e di maneggioni
vari. Presero graziosamente posto anche Mario Draghi e Giulio
Tremonti. Di cosa trattò questa bella gente? Giulietto Chiesa
(così avrebbe parlato il Duce) nella trasmissione televisiva sopra
indicata, accusa la finanza mondiale di voler mettere le mani sui
residui beni dell’Unione europea. Si chiede Giulietto Chiesa: da
cosa è rappresentato il debito pubblico di quasi 2 mila milioni?
Esso è rappresentato dal rifinanziamento bancario. Ora arriva un
altro rappresentante dell’alta finanza per ricapitalizzare le
banche, già a suo tempo ricapitalizzate. “Questo debito non va
pagato, perché illegale e iniquo". Soprattutto è stato
frutto della più grande truffa mai prima messa in atto dal reddito
da signoraggio. In altre parole le banche centrali si sono
impossessate, truffaldinamente, di un reddito che appartiene ai
cittadini. Ecco, allora, spiegato il perché dell’astronomico
debito pubblico messo a nostro carico, ecco perché, nel
lontano 1936 Benito Mussolini mise a punto la legge bancaria,
legge che poneva lo Stato a controllo dell’arroganza delle banche.
A tutto questo marciume, c’è una soluzione?
Premessa 3); Così parlò il Duce (e siamo, lo ripetiamo di
nuovo, nel 1944-45). Al centro del pensiero di tutte le azioni
politiche di Mussolini era il nuovo ordine sociale
dell’Italia. "Io sono entrato come socialista nella vita
politica e come tale la lascerò". Così si confidò con il
dottor Georg Zachariae (Vol. cit. pag. 149): "Mi formai
inoltre il convincimento che un socialismo attuato secondo i concetti
di Marx non avrebbe mai consentito di liberare effettivamente gli
operai dalla loro schiavitù sociale. Malgrado ciò, dedicandovi
molti degli anni più belli della mia vita, ho tentato con le parole,
con gli scritti e con l’azione di pervenire alla migliore
realizzazione dell’idea socialista. Allorché soggiornai in
Svizzera, quale rifugiato politico, frequentai per un certo tempo
l’ambiente di Lenin ed ebbi modo e possibilità di rendermi conto
che, ad eccezione di Lenin stesso che indubbiamente era un uomo di
straordinaria intelligenza, tutti gli altri non erano che dei
chiacchieroni e degli stupidi. Ero ormai decisamente convinto che per
poter mettere in pratica il vero socialismo, si dovevano gettare
solide fondamenta nella coscienza degli uomini. Io stesso sentivo
maturare in me, di anno in anno, la certezza che proprio l’idea
della lotta di classe fosse sbagliata, ossia quel vecchiume di
metodi frusti e di idee sballate. Noi vediamo ora nell’Unione
Sovietica l’esperimento più grandioso e significativo della messa
in pratica del marxismo puro. Quali sono gli effetti pratici? Non un
progresso sociale della classe alla quale il marxismo avrebbe dovuto
recare forza, decoro e prosperità, ma la decadenza totale delle
masse, una decadenza morale e materiale della peggior specie. Oggi
possiamo constatare con orrore la miseria delle masse, quindi
dobbiamo dedurre che questa forma di socialismo, malgrado tutte le
promesse, non potrà mai portare a quel successo che i veri
socialisti auspicavano.
Se il socialismo deve essere realizzato, esso presuppone che i suoi
attuatori non lo abbiano concepito soltanto come idea, ma è
necessario che essi siano passati attraverso una dura scuola, capace
di innalzare gli uomini, anziché abbassarli. Ė sbagliato sostenere
che il socialismo, come generalmente si afferma, voglia arrivare a
una stupida uguaglianza di valori, di capacità, di meriti. Il
socialismo può essere tradotto in pratica soltanto quando gli uomini
migliori e di carattere più forte di un popolo, anziché venire
allontanati o soppressi, come è stato fatto in Russia, siano educati
al servizio delle nuove idee affinché possano adoperare tutte le
loro forze e la loro intelligenza non solo a proprio vantaggio, ma al
servizio della comunità. Primo nostro dovere è dunque quello di
trovare il mezzo di formare un nucleo-base di uomini superiori che
sappiano con puro disinteresse mettersi al servizio della comunità,
e soltanto allora potremo incominciare ad assolvere il compito di
dare al mondo un nuovo ordine sociale. Se si dà uno sguardo
profondo agli avvenimenti che causarono il lento processo di
inquinamento e di decadimento, si vedrà che la colpa non è delle
dittature, ma del così detto ordine democratico. Perciò io ho
tentato di far rinascere nel fascismo le antiche virtù del popolo
romano e cioè: la dedizione alla comunità, la fedeltà, il
coraggio, lo spirito di sacrificio, sperando di poter ricostruire su
di esse il nuovo impero. Non ho perseguito queste idee e queste mete
per cupidigia di potere o per sete di conquista, né tanto meno per
farmi un nome nella storia; lo scopo delle conquiste fasciste era
soltanto quello di raggiungere una prima meta, da cui poter trarre i
mezzi per la creazione di un nuovo ordine sociale.
Non è forse vero che le forze lavoratrici nei parlamenti democratici
non sono in grado di cambiare questo stato di cose che anche nei
paesi più ricchi e progrediti l’operaio deve ancora pregare ed
implorare, senza avere il diritto di partecipare agli utili prodotti
dal suo lavoro? Tutto ciò deve e può essere cambiato con altri
ordinamenti. Lo Stato non ha il compito di adoperare la sua forza per
mantenere il privilegio del capitale privato o del capitale dello
Stato. Alla socializzazione sono adatte soltanto quelle aziende e
quegli impianti che servono a tutti i cittadini e che debbono essere
in ugual misura a disposizione di tutti. Fanno parte di queste le
ferrovie, le poste, la radio, le società di navigazione, le linee
aeree ed altre aziende industriali che possono svilupparsi soltanto
nel libero gioco delle energie cooperanti e nell’ordine naturale di
forti richieste; dovranno invece continuare col sistema attuale buona
parte delle piccole e medie aziende.
Se dovrò scomparire dalla scena prima che le mie idee socialiste
possano avere piena attuazione sono convinto che, sia pure dopo altri
errori, il nuovo ordine del mondo sarà creato nel senso da me
indicato. Si dica quel che si vuole, le mie idee sono le sole che
tengono conto degli interessi e delle necessità delle grandi masse
lavoratrici e perciò esse saranno vittoriose, malgrado tutti gli
ostacoli. Allora, e solo allora, il mondo cambierà aspetto".
Premessa 4); I media mondiali ci hanno propinato da
decenni la visione di Mussolini affacciato al balcone di Palazzo
Venezia quel 10 giugno 1940, con le mani ai fianchi dichiarare quella
guerra, non voluta e disperatamente cercata di evitare, affacciato,
abbiamo scritto, con fare truce, ma mai ci hanno ricordato quanto
ebbe a dire in quella occasione per giustificare quella tragica
necessità. Mussolini fra l’altro attestò: "Scendiamo in
campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie
dell’Occidente, che in ogni tempo hanno ostacolato la marcia e
spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo italiano (…)".
Il perché di quella guerra lo scrive lo storico Rutilio Sormonti
(L’Italia del XX Secolo): "Le democrazie plutocratiche
volevano un generale conflitto europeo, quale unica risorsa per
liberarsi della Germania – formidabile concorrente economico – e
soprattutto dell’Italia. Questo è necessario comprendere se si
aspira ad evidenziare la realtà storica: soprattutto
dell’Italia". Disponiamo di un’ampia documentazione
per attestare che condividiamo quanto scritto da Rutilio Sermonti, e
il perché lo abbiamo visto dagli avvenimenti accaduti dal dopoguerra
ad oggi: la conquista da parte dei paesi demoplutocratici dei beni
dell’intero globo, giusto i dettami della così detta Dottrina
Monroe, concepita nel 1823.
Premessa 5); Ė superfluo indicare quali siano le finalità
delle Bilderberg e della Goldman Sachs. E queste
finalità, giusto quanto scrisse Sermonti si potevano ottenere con la
sconfitta dei fascismi, cosa avvenuta nel 1945.
Premessa 6); I lettori della nostra generazione ricorderanno
il personaggio Mandrake, il grande mago che con il potere
delle sue mani compiva dei veri e propri miracoli, quindi passiamo
alla
Conclusione 7); Vorremmo essere in errore, ma ci sembra che il
nostro Presidente, Giorgio Napoletano, abbia compiuto un miracolo che
sarebbe riuscito solo a Mandrake. Ha trasformato uno studioso della
finanza in politico, e ci riferiamo alla botta da maestro,
avvenuta in questi giorni su Mario Monti. Speriamo di essere in
errore, ma la cosa ci puzza ‘nu pocariello. Vediamo: Mario
Monti ha studiato in una Università americana, ha lavorato per la
Bilderberg e, successivamente è stato Consigliere alla
Goldman Sahcs. Qualcuno attestò che pensar male è
peccato, ma a volte ci si indovina. Loukas Papademos da poche ore
eletto anche lui Capo del Governo dell’altro Paese
inguaiato, la Grecia, come si dice, inguaiato, dalle
voraci bocche d’oltre oceano. Aggiungiamo che il salto
effettuato dall’altro grande della finanza, Mario
Draghi, il quale (che strano) anche lui ha studiato al Massachusetts
Institute (MIT), tutti personaggi, chiamiamoli americani.
Non lo nascondiamo e lo ripetiamo: la cosa ci puzza ‘nu
pocariello. Se così fosse abbiamo, che fortuna, i governi
dei banchieri.
L’abbiamo scritto ripetutamente e nel tempo, di economia non siamo
delle volpi, allora come soluzione suggeriremmo, almeno come primo
passo, l’immediata uscita dall’Euro e il ripristino della Lira,
così da riappropriarci della sovranità monetaria.
Conclusione 8); a sbugiardare il Direttore di Rai/1
(Minzolini?) che, affacciatosi al video il 14 novembre 2011 ebbe a
dire che l’Italia non chiude il bilancio in attivo da oltre cento
anni. Menzogna!
Riportiamo quanto ha scritto il Professor Antonio Pantano: "L’attivo
di bilancio si raggiunse nel 1924 e 1925 e, per 20,9 miliardi di
lire nel 1944/45, addirittura durante la guerra, grazie alla
Repubblica Sociale Italiana, che ebbe Ministro delle Finanze il prof.
Domenico Pellegrini Giampietro, il quale commissariò, ponendola a
TOTALE dipendenza dello Stato, la Banca d’Italia". Il
Professor Pantano conclude: "ATTIVO di bilancio riconosciuto
e certificato anche sulla stampa italiana il 25 agosto 1945 dalla
Commissione Ispettiva del Senato U.S.A., presieduta dal Senatore
Winkersham".
Osserviamo e chiudiamo: il Senatore Winkersham fu inviato in Italia
dal governo americano per studiare e capire come fosse stato
possibile un miracolo del genere.
Rispondiamo: allora c’era un certo Benito Mussolini
e, riconosciamolo, quel po’ po’ di studioso che era Domenico
Pellegrino Giampietro. Oggi al loro posto siedono i vermetti
furbetti…
uscire da un europa,che non è un'unione politica,ma una caserma di boia delle banche e finanza,per tornare alla lira e alla libertà che avevamo prima del2002
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