BANCHE: ABI METTE IN LIQUIDAZIONE PATTI CHIARI, UN  SITO CHE INGANNAVA
 UTENTI-RISPARMIATORI. SODDISFATTE ADUSBEF E FEDERCONSUMATORI, CHE NE 
AVEVANO CHIESTO DA TEMPO LA LIQUIDAZIONE COATTA.
   Patti Chiari 1
 e 2, un costosissimo sito di informazione predisposto dall’Abi, 
Associazione bancaria italiana allegramente finanziato dalle banche per 
reclamizzare con la massima affidabilità, ossia la bollinatura della 
tripla “A” alcuni rischiosissimi bond quali Lehman Brothers ed altri 57 
titoli tossici di istituti di credito già falliti o salvati da 
interventi pubblici, viene finalmente messo in liquidazione, nonostante 
l’operazione gattopardesca e camaleontica di restyling, denominata Patti
 Chiari 2 presieduta dal prof. Filippo Cavazzuti, reclamizzata dalla 
conferenza stampa del 27 aprile 2009 a Milano, che oltre a coinvolgere 
13  associazioni di consumatori nel protocollo di intesa con l’Abi-Patti
 Chiari, tutte iscritte al CNCU (Consiglio Nazionale Consumatori 
Utenti), istituiva un pomposo comitato di Consultazione, presieduto dal 
Prof. Pippo Ranci, con  il Prof Guido Alpa, gli avv.Ettore Battelli e 
Luciano Fanti, il dottor Stefano Godano ed il dottor Giustino Trincia; 
il  prof. Paolo Legrenzi, l’avv. Maria Stella Anastasi,i prof. Marco 
Gambaro, Paolo Onofri, Lorenzo Sacconi, la dott.ssa Anna Vizzari.
   
 Adusbef e Federconsumatori, che dopo aver denunciato un sito 
‘fraudolento’  istituito dall’Abi e finanziato dalle banche per  
ricostruire la reputazione perduta dopo la lunga catena di scandali e 
crack finanziari ed industriali che avevano disseminato 1 milione di 
vittime del risparmio tradito, si erano rifiutate di essere complici di 
un’intesa contro i diritti di risparmiatori utenti, chiedendo all’Abi di
 mettere mano al portafogli utilizzando le risorse, non per prezzolare i
 consensi, ma per risarcire le decine di migliaia di vittime di Patti 
Chiari, truffate da un sito che reclamizzava come affidabili gli 
investimenti con sottostante Lehman Brothers ed altri 57 titoli tossici,
 pubblicizzandoli con la massima affidabilità fino 15 settembre 
2008,ossia due giorni dopo il fallimento, avevano chiesto lo 
scioglimento di Patti Chiari 1 e 2.
    Con 4 anni di ritardo l’Abi  
mette in liquidazione il portale Pattichiari.it. nato nel 2003 per 
migliorare la reputazione degli istituti di credito crollata ai minimi 
dopo i tanti casi – crac Cirio, Parmalat e Tango bond in testa – di 
risparmio tradito, come emerge da una comunicazione pubblicata sul sito:
 “Il consorzio PattiChiari ha per oggetto la gestione ad esaurimento 
delle attività nonché l’esercizio di servizi ad esse connessi”.
     
La credibilità di Patti Chiari, criticata già nell’atto della sua 
nascita da associazioni che si battono per la tutela dei diritti di 
utenti-risparmiatori-investitori, Adusbef in testa,  viene 
irrimediabilmente minata per la a lunedì 15 settembre 2008: mentre nella
 mattinata la Lehman Brothers dichiara il fallimento, sul portale 
Pattichiari.it ancora nel primo pomeriggio venivano propagandati come 
sicuri ed affidabili i  14 titoli emessi dalla banca, con i bond Lehman 
segnalati, con un rating A+, nella lista “Obbligazioni a basso rischio e
 a basso rendimento” stilata periodicamente dal consorzio, procurando 
così un gravissimo danno a decine di migliaia di risparmiatori, il cui 
sito giudicava come ad alto rischio i titoli di stato italiani come i 
BTP.
    Solo il 28 ottobre 2008 Patti Chiari decide di sospendere il
 servizio e quindi la pubblicazione delle “Obbligazioni a basso rischio e
 a basso rendimento”, per rilanciare con la complicità di accademici ed 
associazioni di consumatori Patti Chiari 2, al quale aderiva l’82% degli
 istituti bancari italiani, il cui destino era già stato segnato sia 
dalle denunce di inaffidabilità e di citazioni  nei Tribunali nelle 
cause risarcitorie sui bond Lehman, che dalla conseguente defezione di 
50 banche dal Consorzio, con il colpo di grazia finale inferto 
dall’Antitrust che segnalava  l’esigenza di aumentare: “tasso di 
mobilità della clientela, introducendo un termine massimo di 15 giorni 
per il trasferimento del conto corrente e prevedendo un risarcimento al 
cliente in caso di ritardi addebitati alla banca”, auspicando anche lo 
sviluppo di motori di ricerca indipendenti dalle banche “che consentano 
al consumatore un più agevole confronto tra i servizi bancari offerti 
dai diversi operatori”. 
     Adusbef e Federconsumatori, soddisfatte
 dalla pur tardiva decisione, stigmatizzano i comportamenti collusivi 
che hanno prodotti danni enormi a tanti risparmiatori ingannati e 
raggirati dall’Abi e dalle banche.
                                           Elio Lannutti (Adusbef) - Rosario Trefiletti (Federconsumatori)
 Roma, 17.11.2014
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