Wall Street, l'attacco finale all'euro: il piano di Natale
Pubblicato su 18 Novembre 2014
da
frontediliberazionedaibanchieri
in
ECONOMIA
«Gli
stress test sono una porcata: tutto finto». La confidenza-confessione,
complice un ottimo Brunello di Montalcino, è di uno che conta molto nel
board di controllo dei cosiddetti protocolli di Basilea arrivato a Siena
per sbirciare i conti di Mps. Se metteranno - e le metteranno - le mani
nei vostri conti correnti sapete chi ringraziare: la finanza americana.
Non è, peraltro, un mistero che a Wall Street temono la nascita di una
vera unione bancaria europea. Se ci fosse la Bce potrebbe governare
direttamente le ristrutturazioni bancarie ma soprattutto si spezzerebbe
il legame incestuoso tra debito degli Stati e sistema bancario che è la
vera ragione della stagnazione perdurante nell’Eurozona, ma che è anche
la riserva di caccia dei Fondi speculativi.
Sull’unione
bancaria Mario Draghi si è molto speso, ma poco ha incassato. E -
secondo il nostro interlocutore - la finanza americana che lo tiene al
guinzaglio gli ha consigliato di stare buono perché sta per lanciare
l’offensiva bis contro l’euro. La prova regina non c’è, ma se Soros
scommette un miliardo di euro sul ribasso dell’indice di Milano, se Carl
Icahn veterano di Wall Street mette nel mirino i fondi obbligazionari
italiani qualcosa che si muove di certo c’è. La «porcata» sta nel fatto
che negli stress test il peso dei derivati e in particolare dei Cds
(credit default swap) è assai ridotto rispetto alla valutazione dei
cosiddetti incagli (crediti in sofferenza o inesigibili) per cui
paradossalmente le banche commerciali sono penalizzate rispetto alle
banche finanziarie. Con un’aggiunta di non poco conto che ha salvato le
Landsbank tedesche (i cui bilanci continuano a non tornare, ma non si
può dire). Negli stress test sono stati pesati diversamente i titoli di
Stato. Mentre le banche tedesche li valutano a scadenza, le banche
italiane li detengono al prezzo corrente. Nel caso delle banche tedesche
i titoli vanno a patrimonio migliorando il rapporto ricchezza
posseduta/credito concesso, per le banche italiane il rischio Paese
viene calcolato come una perdita.
Perché
accade? Stando a questo nostro interlocutore lo scenario è semplice e
leggibilissimo. Basta considerare come Usa e Cina stiano in questi
ultimi mesi tubando. La ragione starebbe in uno studio non troppo
segreto che circola nei piani altissimi della finanza secondo il quale
l’euro è ingombrante nell’ordine mondiale. E si sta per scatenare
l’offensiva bis. A Wall Street aspettano solo il momento buono. La
Germania lo sa e non si fida di Mario Draghi convinta che il capo della
Bce voglia drenare ricchezza dagli Stati forti europei per poi sancire
la fine della moneta unica e offrire un piatto ancora più ricco ai suoi
referenti d’oltreoceano (in intesa con i cinesi). La posizione tedesca
quindi è: il debito europeo non si potrà mai mettere in comune. E la
Germania sta cercando di indurci a costruire trincee. Insomma il
rigorismo tedesco ci darebbe una mano. L’ordine sarebbe: diventate più
poveri, ma salvatevi altrimenti sarà la vostra fine e la fine dell’euro.
Non a caso i tedeschi sono già pronti a riadottare il Marco anche se
sarebbero costretti a una rivalutazione che penalizzerebbe il loro
export proprio nel momento in cui anche la loro economia si sta
incagliando.
Questo
è il momento in cui la finanza americana sta decidendo di lanciare
l’offensiva. Ma prima ha bisogno di preparare il terreno. Gli stress
test sarebbero serviti a costringere le banche a drenare quanta più
ricchezza possibile per essere prede più grasse. Gli italiani e le
imprese italiane sono pesci di un acquario e il denaro, la liquidità, è
la loro acqua. Peccato che a questo acquario siano applicate due
idrovore: il fisco e il sistema bancario che continuamente lo svuotano.
Mario Draghi avrebbe il compito di versare acqua europea in questa vasca
e al contempo di far girare al massimo (attraverso gli stress test) la
pompa bancaria per risucchiarla mentre la richiesta di maggiori entrate
fiscali servirebbe da aggregatore della ricchezza privata in modo da
apparecchiare per i «grassi gatti» della finanza un buon piatto di pesce
italiano morto per asfissia. Il pranzo dovrebbe essere servito tra
Natale e Capodanno. È quello il momento in cui si scatenerà la nuova
offensiva contro l’Italia con lo scopo da una parte di mettere le mani
sullo stock di ricchezza privata degli italiani (la più alta del mondo) e
in questa direzione vanno i continui inviti a mettere le patrimoniali e
la misura di salvaguardia secondo la quale se le banche falliscono
pagano i correntisti, e dall’altra di azzerare l’euro.
di Carlo Cambi
Tratto da:http://www.liberoquotidiano.it
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