Centralismo democratico
di Francesco Mario Agnoli - 21/09/2012Fonte: Arianna Editrice
Chissà se qualcuno ricorda che ai tempi dell'URSS vigeva non solo all'interno, ma per tutti i paesi del blocco sovietico il centralismo democratico, che, nella sua versione da esportazione, comportava per gli Stati satelliti una limitazione di sovranità e autorizzava l'URSS ad intervenire militarmente nei paesi nei quali la reazione mettesse in pericolo il regime socialista. Fu in nome del centralismo democratico che le truppe di Mosca intervennero a ristabilire l'ordine prima in Ungheria poi in Cecoslovacchia. Il “mondo libero”, come allora si diceva (esistevano con questo nome anche un giornalino e, se ben ricordo, una trasmittente radiofonica) s'indignò terribilmente per gli interventi a Budapest e a Praga e tutti noi, che non eravamo comunisti, ne traemmo ulteriori conferme sia dell'essenza antidemocratica del comunismo sia della natura sostanzialmente coloniale del dominio esercitato dall'URSS sui paesi satelliti. Ci sentimmo anche molto grati nei confronti degli USA, lo Stato capofila del mondo libero, che mai si sarebbe sognato di avanzare simili pretese.
A oltre vent'anni di distanza dalla fine dell'URSS (cinquantasei dall'invasione dell'Ungheria e quarantaquattro da quella della Cecoslovacchia) tutto è cambiato. Che non esiste più l'URSS tutti lo sanno, ma fino a ieri l'altro forse non tutti sapevano che non esiste più nemmeno il mondo libero
A seguito dell'uccisione in Libia dell'ambasciatore Usa e di altri tre dipendenti dell'ambasciata americana, Obama ha annunciato (ma forse anche già effettuato) l'invio nella stessa Libia, nello Yemen e nel Sudan e, forse, in Tunisia e altrove se le proteste contro l'America si estenderanno, di marines e di droni non solo per proteggere le proprie ambasciate e i consolati, ma per punire i colpevoli (esecutori e mandanti) cioè per ucciderli dal momento che i droni (aerei senza pilota per la caccia all'uomo) servono solo per uccidere, come ben sanno afgani e pachistani.
Il termine centralismo democratico è del tutto demodé, ma esistono ancora, eccome, i paesi a sovranità limitata. Solo che si sono trasferiti dallo scomparso blocco sovietico al mondo libero.
Cosa ne pensi il governicchio libico non si sa. Lo Yemen e il Sudan, evidentemente illusi di essere ancora Stati sovrani, hanno fatto sapere di non volere truppe straniere sul loro territorio, ma certamente dovranno fare di necessità virtù, come allora fecero Budapest e Praga.
Stranamente quanti allora s'indignarono per gli interventi sovietici (in genere non più giovanissimi, ma comunque in gran numero tuttora vivi e vegeti), e tanto meno i loro eredi e successori, non hanno obiettato alcunché e anzi hanno mostrato la massima solidarietà e comprensione per la decisione di Obama di inviare truppe e di punire i colpevoli.
Gli unici ai quali non si può obiettare nulla sono gli ex-comunisti che ai tempi di Budapest e Praga non solo non criticarono, ma lodarono l'intervento sovietico. Fra loro il presidente Giorgio Napolitano che, allora trentunenne, criticando il suo compagno di partito on. Giolitti espresse l'opinione (già autorevole) che l'intervento dell'URSS in Ungheria avesse “contribuito in maniera decisiva a salvare la pasce nel mondo”.
E' vero che un'invasione di carri armati è ben più spettacolare e, nelle apparenze, ben più minacciosa dell'invio di qualche drone, tuttavia è difficile pensare che la punizione ad ogni costo e con violazione di ogni regola di chi ha ucciso quattro americani per quanto importanti sia indispensabile per salvare la pace nel mondo. Soprattutto se si tratta di un Medio Oriente nel quale negli ultimi anni gli interventi, diretti e indiretti, del cosiddetto Occidente (ex mondo libero) hanno causato lo sterminio di centinaia di migliaia di esseri umani e ancora oggi offrono ogni giorno (in Siria) decine di vittime al Moloch dell'esportazione della democrazia.
A oltre vent'anni di distanza dalla fine dell'URSS (cinquantasei dall'invasione dell'Ungheria e quarantaquattro da quella della Cecoslovacchia) tutto è cambiato. Che non esiste più l'URSS tutti lo sanno, ma fino a ieri l'altro forse non tutti sapevano che non esiste più nemmeno il mondo libero
A seguito dell'uccisione in Libia dell'ambasciatore Usa e di altri tre dipendenti dell'ambasciata americana, Obama ha annunciato (ma forse anche già effettuato) l'invio nella stessa Libia, nello Yemen e nel Sudan e, forse, in Tunisia e altrove se le proteste contro l'America si estenderanno, di marines e di droni non solo per proteggere le proprie ambasciate e i consolati, ma per punire i colpevoli (esecutori e mandanti) cioè per ucciderli dal momento che i droni (aerei senza pilota per la caccia all'uomo) servono solo per uccidere, come ben sanno afgani e pachistani.
Il termine centralismo democratico è del tutto demodé, ma esistono ancora, eccome, i paesi a sovranità limitata. Solo che si sono trasferiti dallo scomparso blocco sovietico al mondo libero.
Cosa ne pensi il governicchio libico non si sa. Lo Yemen e il Sudan, evidentemente illusi di essere ancora Stati sovrani, hanno fatto sapere di non volere truppe straniere sul loro territorio, ma certamente dovranno fare di necessità virtù, come allora fecero Budapest e Praga.
Stranamente quanti allora s'indignarono per gli interventi sovietici (in genere non più giovanissimi, ma comunque in gran numero tuttora vivi e vegeti), e tanto meno i loro eredi e successori, non hanno obiettato alcunché e anzi hanno mostrato la massima solidarietà e comprensione per la decisione di Obama di inviare truppe e di punire i colpevoli.
Gli unici ai quali non si può obiettare nulla sono gli ex-comunisti che ai tempi di Budapest e Praga non solo non criticarono, ma lodarono l'intervento sovietico. Fra loro il presidente Giorgio Napolitano che, allora trentunenne, criticando il suo compagno di partito on. Giolitti espresse l'opinione (già autorevole) che l'intervento dell'URSS in Ungheria avesse “contribuito in maniera decisiva a salvare la pasce nel mondo”.
E' vero che un'invasione di carri armati è ben più spettacolare e, nelle apparenze, ben più minacciosa dell'invio di qualche drone, tuttavia è difficile pensare che la punizione ad ogni costo e con violazione di ogni regola di chi ha ucciso quattro americani per quanto importanti sia indispensabile per salvare la pace nel mondo. Soprattutto se si tratta di un Medio Oriente nel quale negli ultimi anni gli interventi, diretti e indiretti, del cosiddetto Occidente (ex mondo libero) hanno causato lo sterminio di centinaia di migliaia di esseri umani e ancora oggi offrono ogni giorno (in Siria) decine di vittime al Moloch dell'esportazione della democrazia.
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