sabato 17 dicembre 2011

Il Veneto degli imprenditori suicidi


Il Veneto degli imprenditori suicidi
di Beppe Grillo - 16/12/2011

Fonte: Il Blog di Beppe Grillo

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Forse un veneto, più di altri italiani, non accetta l'idea del fallimento. La sua cultura non lo prevede. Lo considera una vergogna. La chiusura di un'azienda è un evento che NON può succedere. Non è contemplato. I suoi dipendenti sono spesso persone con cui lavora insieme ogni giorno in ufficio o in fabbrica. Il Veneto è la patria delle piccole e piccolissime imprese, dei distretti industriali. Guardare negli occhi i propri colleghi mentre sono licenziati è intollerabile. Per la famiglia vale ancora di più. I figli che finiranno con lui in mezzo a una strada sono gli stessi che gli corrono incontro la sera prima di cena con la speranza di un piccolo regalo. Questo è vero anche altrove, ma in Veneto lo è di più. Il fallimento è una cappa di piombo, che ti isola, che ti porta al suicidio. Il mito dell'imprenditore che non deve chiedere nulla a nessuno, di un piccolo sogno americano, qui è più forte che altrove.
La lunga linea d'ombra degli imprenditori suicidi, 40 dall'inizio della crisi, è qualcosa di profondo, che non può essere spiegato in modo razionale. Perché questa strage silenziosa? Nell'ultima settimana altri due piccoli imprenditori si sono uccisi. Uno di loro si chiamava Giovanni Schiavon. Era titolare della Eurostrade 90 Snc a Peraga di Vigonza, in provincia di Padova. Aveva due figli. Si è seduto alla scrivania del suo ufficio e si è ucciso. Per Natale avrebbe dovuto mettere in cassa integrazione i suoi dipendenti, forse non sarebbe riuscito neppure a pagare stipendi e tredicesime. I clienti ritardavano i pagamenti, le banche avrebbero chiesto di rientrare dalle linee di finanziamento e secondo fonti locali "vantava crediti per oltre 200mila euro verso la pubblica amministrazione.“ Per la moglie il gesto è dovuto al "Sistema in cui nessuno paga". Una situazione da manuale. Il piccolo imprenditore onesto in Italia è un eroe. Lo Stato lo premia con le tasse più alte d'Europa, da incassare in anticipo. Per i rimborsi, invece, c'è sempre tempo. Ed è quasi impossibile riscuotere le fatture non pagate.
Il Veneto ha un male oscuro, tremendo, se costringe chi ha investito in questo Paese la sua vita e le sue risorse a impiccarsi in un garage o a spararsi nell'azienda vuota un sabato mattina. I pensionati sono importanti e anche i dipendenti pubblici, ma senza le imprese finiranno tutti in mezzo a una strada. Chi si occupa delle piccole imprese? Sono mucche da mungere. Nel Veneto hanno la massima concentrazione. I movimenti indipendentisti veneti stanno aumentando. Non sono cani da lecca come la Lega. Il Veneto non si farà suicidare in silenzio.

1 commento:

  1. Anche il mio, di marito, si è praticamente suicidato. Ebbe un infarto a quarantotto anni, quando Di Pietro mise in ginocchio l'Italia. Una ditta con cinquanta operai da pagare a fine mese e nessuno che firmasse più una gara d'appalto. Quasi un miliardo di crediti non riscossi e altrettanti debiti con le banche| Nel tempo, pur di onorare gli impegni con gli operai, ha fatto i salti mortali, svenduto quell'azienda indebitata e riattivato una azienda in giacenza. Poi, la paura, la frustrazione, il peso di una responsabilità di cui lo Stato non si faceva in alcun modo carico, l'hanno fatto crollare in preda alla peggior via di fuga, l'alcol. Un uomo meraviglioso, amato in famiglia e tra gli amici, conosciuto e apprezzato in tutta Italia, un'azienda leader nel settore... lui consumato, io vedova, quattro figlie orfane, una nipotina che a nemmeno due anni telefonava "a nonno che sta in cielo, e perché non si fa dare le vacanze che la scuola è chiusa e mi viene a trovare?". Ora che percepisco una reversibilità vergognosa, per l'impegno e le sofferenze... sono ricca, poiché vivo sola... E per quando abbiamo mangiato pane e cipolla pur di non chiudere l'azienda, e per l'impegno profuso a piene mani dopo essermi licenziata da un organismo internazionale per tenere in piedi onorevolmente una famiglia e aiutare a crescere quattro brave cittadine, rispettose dei doveri che oggi vedono calpestato ogni diritto, non ho riconoscimento alcuno. Io, per lo Stato Italiano, NON HO FATTO NIENTE. Vivo sola ergo sono ricca. Pago l'IMU per intero. In Comune, dove andai a chiedere un incarico part time - parlo svariate lingue e conosco il lavoro organizzativo ed esecutivo di ufficio - mi fu fatto compilare un foglio con i miei dati e competenze. Quando chiesi a quale incarico avrei avuto, eventualmente, la speranza di essere chiamata, mi risposero: fare le pulizie in Comune. Ovviamente, il responsabile dell'ufficio era un nuovo insediato che in Comune elargiva bonus e posti a donne immigrate, di preferenza. Quando gli dissi che a fare le pulizie ci poteva mandare "quella zo...la di sua sorella", e che ero stufa di veder usurpare i più elementari diritti di noi Italiani, mi rispose che esprimevo odio razziale. Sì, contro quella parte della mia stessa razza, quella che vergognosamente tradisce il suo sangue.

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