domenica 11 settembre 2011

Il governo privato dell’economia


Nuovo Ordine Mondiale: hallesint, il governo privato dell’economia

(FONTE) 09 settembre 2011 da Elvio Ciccardini
Nuovo Ordine Mondiale: hallesint, il governo privato dell’economiaDa tempo, in internet e su parte dei media, si parla della teoria del complotto, secondo la quale gruppi di potere internazionali si contendono le sorti dell’umanità e s’impegnano per l’affermazione di un Nuovo Ordine Mondiale, basato sul potere economico e non democratico.
Per la realizzazione di questo progetto occulto si sostiene sia necessario il raggiungimento dei seguenti obiettivi: la creazione di organismi internazionali capaci di controllare e soggiogare la politica mondiale a livello di singoli Stati, la costituzione di una unica moneta mondiale e il controllo dell’intera umanità. Le declinazioni e le argomentazioni sono differenti e spesso si finisce con il passare da un tema ad un altro, anche debordano verso l’ufologia, il satanico e l’esoterico.
Tali posizioni possono essere giustificate dalla forte preoccupazione per la fine di un sistema economico, il capitalismo, che lascia spazio ad un periodo di incertezza, almeno fino a quando non avverrà una nuova svolta epocale che riconfigurerà i comportamenti economico-sociali odierni. Solo in quel momento il complottismo perderà la sua area di mistero, poiché un nuovo ordine diverrà realtà…
Tuttavia, il Nuovo Ordine Mondiale non è altro che un “Ordine Mondiale” e gli ordini mondiali, nella storia, si sono continuamente avvicendati tra periodi di prosperità, di stagnazione e di guerra. Inoltre, su di essi si è ampiamente dibattuto, sia da eminenti esponenti politici, sia dagli economisti, sia da sociologi e matematici.
E’ per questo che, a detta di chi scrive, per comprendere l’evoluzione delle società contemporanee, più che chiamare in causa le teorie della cospirazione, sarebbe opportuno focalizzare l’attenzione su quei contributi, più o meno scientifici, di quegli autori del passato, che hanno affrontato i problemi e le sfide che affliggono noi contemporanei.
Questo post apre tale ricerca, affrontando alcuni aspetti di una filosofia di pensiero denominata “hallesint” nata all’inizio del secolo scorso dalle idee di A. M. Trucco (1865-1940), ideatore e fondatore della Scuola Economica Italiana.
Trucco si ispirò al funzionamento dei mercati parigini per regolare gli scambi e la produzione mondiale, attraverso una sorta di Camera di Commercio Mondiale, chiamata Fondazione Universale Hallesint. L’operato della Fondazione (paragonabile ad una banca mondiale o un istituto finanziario mondiale) sarebbe stato affiancato da borse internazionali e dall’istituzione di una valuta internazionale di conto(paragonabile ad una moneta unica mondiale), chiamata Hallis (oggi la realizzazione più simile è l’Euro, seppur in scala continentale), a cambio fisso rispetto alle monete reali dei vari paesi e da strumenti finanziari mondiali (il riferimento odierno potrebbe essere quello degli Eurobond, quando saranno realtà), sicuri e prontamente esigibili.
La storia di questo movimento non è rimasta solo su carta, ma, per un certo periodo, ha tentato di diventare realtà. Infatti, il 15 Dicembre del 1905, Trucco crea la Fondazione e fonda la Scuola Economica Italiana, che si sviluppa fino agli anni trenta ed ha simpatizzanti fino agli anni sessanta. Sulle vicende del movimento parleremo prossimamente.
Nonostante l’incuranza delle autorità pubbliche e l’opposizione della stampa nazionale, la dottrina hallesista costituisce, nel 1918, la Società Anonima Editrice alla quale cede la proprietà letteraria delle sue pubblicazioni e la Hallesint-Finanziamenti la cui attività è volta a sostenere progetti industriali innovativi.
Questo movimento di pensiero si pone in maniera critica nei confronti del capitalismo dell’epoca e ne individua alcuni elementi distorsivi che ne compromettono l’efficienza produttiva e distributiva. Tra questi la speculazione, che causa iniquità degli scambi, la variazione del valore della moneta, che causa instabilità monetaria, e i rischi dell’iniziativa privata, che causano l’inefficiente distribuzione del risparmio.
Per ovviare a queste distorsioni il movimento propone un “governo privato dell’economia” che, applicando i meccanismi della libera concorrenza, attraverso organi di controllo che sovraintendono allo scambio e alla produzione, garantisce il raggiungimento del benessere collettivo.
Il tentativo era di individuare un meccanismo che superasse l’iniquità dei mercati, dovuta alla “incostanza del valore economico della moneta nello spazio, nelle professioni e nel tempo” attraverso “una rivoluzione monetaria che creasse le stesse condizioni di concorrenza per gli uomini e, di conseguenza, per gli Stati.
Alla base dell’Hallesint c’è la volontà di centralizzare il controllo attraverso il monopolio di fatti della produzione e dello scambio. Per ottenere questo risultato, una volta creato in tutte le nazioni il governo dell’economia, si doveva procedere con la loro integrazione nella Fondazione Universale(qualche similitudine con l’ingerenza dei mercati finanziari nelle politiche degli Stati nazionali di oggi non può sfuggire – tuttavia il movimento regolava ed eliminava il problema della speculazione). Così si sarebbe ottenuto un unico governo mondiale dell’economia in cui le leggi della libera concorrenza sono applicate al sistema economico, forte della convinzione che esso sarà caratterizzato dall’equità e dall’efficienza economica.
Il programma di realizzazione di questo governo economico sarebbe passato per uno sviluppo in quattro fasi: 1) organizzare gli scambi attraverso le Borse; 2) organizzare l’attività produttiva attraverso la Fondazione; 3) regolare la circolazione del risparmio attraverso  strumenti finanziari; 4) istituire una moneta unica di conto.
L’halleismo contesta all’economia pura di non intervenire per conformare il comportamento dell’individuo a quello ideale emerso dallo studio delle leggi economiche naturali (alias mano invisibile). E’ per questo che si rende necessario un intervento dello Stato che sia correttivo. Disciplinare la produzione e gli scambi permetterebbe, al contrario, di raggiungere un maggior benessere economico stimolando lo sviluppo delle industrie e del commercio.
Secondo Trucco, il progresso della società consiste nel mettere ogni individuo di ogni paese in grado di avere una moneta di pagamento mondiale allo scopo di determinare continuamente le correnti monetarie od economiche per far assumere ovunque alle monete di scambio quella costante potenza di scambio.
Se vi fosse un’istituzione capace di regolare il flusso di moneta tra paesi, secondo le esigenze dello scambio, e se la moneta mondiale fosse unica, allora i prodotti potrebbero essere acquistati in qualsiasi mercato allo stesso prezzo.
Gli halleisti contestano alla scienza ufficiale dell’epoca (loro oppositrice) di preoccuparsi troppo della perdita da parte dello Stato del controllo della circolazione monetaria (argomento d’interesse per quanti parlano oggi di moneta di stato e di signoraggio). Secondo i sostenitori dell’Hallesint si tratterebbe di un potere effimero, poichè determina variazioni di prezzi che rendono incerti i rapporti di scambio.
A ciò bisogna aggiungere che la diversità di monete nazionali è considerata la causa degli squilibri delle bilance commerciali dei paesi e gli interventi previsti dagli accordi internazionali non risolvono il problema dell’instabilità monetaria rimanendo dei placebo. Sulla base di questa argomentazione, il movimento propone una banca mondiale (quindi un organismo internazionale e sovranazionale) per regolare tra paesi la circolazione di moneta.
Questo post, ed i successivi legati al tema, è stato scritto grazie al contributo scientifico della Prof.ssa Catia Eliana Gentilucci. Il riferimento è all’articolo La Dottrina Hallesint e il governo privato dell’economia.

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