giovedì 31 maggio 2012

Gli "orizzonti senza limiti" del capitalismo

Gli "orizzonti senza limiti" del capitalismo
di Costanzo Preve - Claudio Gallo - 30/05/2012
Fonte: Come Don Chisciotte

  Costanzo Preve (nella foto), 69 anni, di genitori italiani e con una nonna armena, non ha mai avuto una vita facile; ha sceltola strada della filosofia senza compromessi, lontano dai circoli accademici e dalle mode culturali.

Si è laureato a Torino, ma isuo percorso intellettuale si è compiuto a Parigi, con insegnanti come Jean Hyppolite, Louis Althusser, Jean PauSartre, Roger Garaudy e Gilbert Mury. 

Oggi niente sembra meno attraente per i salotti letterari come isuo pensiero critico che lega inestricabilmente due grandi pensatori tedeschi definitivamente accantonati nella seconda parte deXX secolo: KarMarx e Georg Wilhelm Friedrich Hegel

A dispetto di quanto i libri scolastici continuano a insegnare, in linea con i comunisti della Guerra Fredda, Preve sostiene che Marx non commise davvero “parricidio”, riportando la dialettica Hegeliana “con i piedi per terra”, invece era fondamentalmente un allievo di Hegel.



Preve interpreta Marx come “un materialista superficiale ed un idealista strutturale”. Sottolinea che “per Marx è cruciale l' idea di una storia universale, vista come un dramma e una tragedia dell' emancipazione umana. Mentre Hegel, saggiamente, ha mantenuto un equilibrio storico nella relazione fra passato e presente, Marx si è preso irischio di parlare defuturo, caratterizzandolo come comunismo. Irapporto fra Hegee Marx per me è strutturale, qualcosa negato dai cosiddetti marxisti, che riconoscono un' influenza, ma non ammettono icarattere idealista della filosofia di Marx.

“IMarxismo è un' altra cosa, è un 'ismo' sistematizzato, ma Marx non ha mai sistematizzato isuo pensiero. È stato prodotto in 20 anni, 1875-1895, da Friedrich Engels e KarKautsky.La scena primitiva deMarxismo, per usare ilinguaggio di Freud, è una forma di positivismo di sinistra inscritta nella tradizione progressista dell' Illuminismo.”

Preve iniziò molto presto a riconoscere ifallimento storico decomunismo. Si è ritagliato ilruolo di critico de“Cattivo Infinito” della globalizzazione neo-capitalista, basato suconcetto greco di limite, alla luce della dialettica Hegeliana-Marxista.

La sua libertà di pensiero, che trascende dalla sua vasta bibliografia, lo ha portato ad un dialogo con un pensatore indefinibile, con lontane radici di estrema destra, come Alain de Benoist, una scelta che gli attenti censori della sinistra tradizionale non hanno gradito.

Claudio Gallo: Professor Preve, stando asuo punto di vista Marxista, si può dire che la globalizzazione è la fase finale decapitalismo?

Costanzo Preve: Questa ossessione della fase finale ha portato a molti errori nepassato, dobbiamo stare attenti nell' usare queste parole. La storia nega categoricamente qualsiasi diagnosi di Fase Finale. La globalizzazione è la Fase Finale decapitalismo? Davvero non so, non userei questa espressione. A differenza dell' uomo, che passa dalla gioventù alla maturità e poi alla sua fase finale, la storia va avanti mentre la terra continua a girare intorno asole.

Direi che la globalizzazione è un nuovo standard, un salto di qualità nella produzione delmondo capitalista. Anche l' imperialismo de19° secolo era una sorta di globalizzazione: se si studia Fernand Braudee ImmanueWallerstein, si vede che i commerci mondiali esistevano già ne1500, ma anche se le navi spagnole, portoghesi, inglesi e olandesi potevano raggiungere qualsiasi porto, evidentemente questa tendenza non era ancora di tipo puramente economico. La globalizzazione è la logica della produzione capitalista nella sua purezza.

CG: Quindi lo sviluppo storico ha dovuto aspettare la tecnologia moderna?

CP: Mancava la tecnologia, certo, ma forse soprattutto, c' erano ancora vaste aree delmondo pre-capitalista – comunità, schiavitù, feudalesimo, aristocrazia. Così non è solo un problema di tecnologia ma una saturazione geografica. La globalizzazione è la saturazione capitalista demondo intero: non credo che sia la sua fase finale, ma certamente è un momento cruciale nella storia umana.

CG: Nella sua rivisitazione della storia dialettica decapitalismo, avete impostato ilcapitalismo come “orizzonte senza limiti” contro “metron” - isenso greco delimite e dell' armonia. Quello che suggerisce è una riappropriazione dialettica di “limite” in contrasto alla fame infinita, idesiderio di accumulare infinito della globalizzazione. Non crede che questo percorso dialettico, tutto interno alla cultura occidentale, possa suonare strano alla società cinese o indiana?

CP: La cultura greca e poi quella romana, poi icristianesimo medievale, sono interni almondo occidentale. Icolonialismo ha esportato militarmente tutto questo fuori dall'Europa durante i17°, 18° e 19° secolo.

In Asia c' erano antiche civiltà con le loro identità sviluppate in maniera completamente diversa da quella che chiamiamo civiltà giudaico-cristiana (itrattino dovrebbe essere sostituito da una “e”, e dovrebbe essere aggiunto “e greca, e romana, eccetera”).

L' impressionante successo decapitalismo in paesi come Cina, India, Tailandia, Malesia, Sud Corea, mostra che non stiamo seguendo una secolarizzazione calvinista, perché questo avrebbe senso solo all' interno di una storia occidentale. A mio avviso, è più un segno che ilcapitalismo abbia evocato dinamiche profonde già esistenti in queste culture anche se le principali tradizioni nazionali erano completamente diverse. Sono convinto che la globalizzazione abbia prodotto una tempesta, uno tsunami economico, che forse non ha unito imondo, ma ha creato una serie di problemi comuni che nei secoli passati non esistevano.

CG: La teoria marxista dice che icapitalismo porta dentro sé le contraddizioni che porteranno asuo superamento. Tuttavia, le predizioni marxiste non si sono mai realizzate e icapitalismo globalizzato (a differenza degli stati) gode apparentemente di ottima salute. La classe lavoratrice, prima considerata un possibile motore decambiamento, è allo sbando: in quale identità collettiva possiamo trovare un' alternativa a quello che Latouche definì come ilmondo della megamacchina?

CP: Ineo-capitalismo porta con sé molte contraddizioni. Ad esempio è incompatibile con qualsiasi forma di economia keynesiana. Per affrontare la crisi uno stato nazionale deprezzala sua moneta o deprezza icosto delavoro. Icaso dell' Europa è cristallino.

L' Unione è stata fondata su un modello neoliberale, certamente non socialdemocratico. Questo significa pareggio di bilancio e lotta contro l' inflazione monetaria. Se uno stato perde icontrollo sulla valuta nazionale ed isuo deprezzamento, l' unica cosa che può dargli un vantaggio competitivo è la svalutazione della forza lavoro. Noi ci troviamo in questa situazione, ed è per questo che sono contrario a questa Europa. Non vedo alternativa se non iritorno alle valute nazionali.

L' Euro è stato un errore storico. Isuo fine era quello di rendere l' Europa un soggetto competitivo nella globalizzazione. Di conseguenza icontinente non è più in grado di affrontare la globalizzazione, ma viene risucchiato nella sua logica più perversa: la svalutazione delavoro umano. La globalizzazione ha rappresentato idecentramento della produzione, la flessibilità delavoro, precarietà e mancanza di futuro. Ifatto stesso che queste cose siano dette solo da forze marginali, come Beppe Grillo in Italia o Marine Le Pen in Francia, significa che l' establishment – di destra e di sinistra – che ha l' accesso ai media, ha deciso di sostenere l' euro nascondendo le vere conseguenze di questa scelta. Ecco perché viviamo in una schizofrenia che è destinata a peggiorare con gli anni.

CG: Un leit motiv della globalizzazione sono i diritti umani; a prima vista questo sembra essere un aspetto positivo dell' universalizzazione. Nesuo libro IBombardamento Etico attacca la filosofia dei diritti umani a “geometria variabile”.

CP: I diritti umani svolgono la stessa funzione de“fardello dell'uomo bianco” durante l' era coloniale: diffondere la civiltà occidentale contro la barbarie, con missionari e cannoniere. Ritengo la politica dei diritti umani totalmente negativa.

Teoricamente parlando, i diritti umani derivano dagiusnaturalismo, una teoria conosciuta già dagli stoici, portata avanti dacristianesimo ed ha preso la sua forma corrente con illavoro di molti pensatori ne1500-1600.

Iconcetto iniziò isuo declino ne1800 con l' avvento depositivismo giuridico. David Hume, fondatore della moderna economia politica, criticò la teoria dei diritti umani, sosteneva che tale diritto non esiste e che l' unica cosa che esiste davvero è l' inclinazione della gente allo scambio.

Coloro che parlano di diritti umani fanno un inutile esercizio di metafisica. Perché questi diritti umani, distrutti all' alba della politica economica inglese, vengono ora recuperati, sopratutto dopo iprocesso di Norimberga [contro i nazisti], come un' ideologia occidentale di controllo?

I diritti umani sono un ideale a geometria variabile, perché a decidere cosa è umano e cosa non lo è sono le grandi oligarchie economiche tramite i suoi dirigenti: professori universitari e giornalisti. La sinistra ha pienamente adottato la teoria dei diritti umani a geometria variabile.

È una teoria che rende impossibile qualsiasi analisi strutturale, economica e sociale delmondo. Siamo sempre di fronte ad un dittatore contro un intero popolo, che sia Slobodan Milosevic, Saddam Hussein, Muammar Gheddafi come ora ipresidente siriano Bashir al-Assad.

Così è sempre più impossibile analizzare le contraddizioni storiche e le ragioni sociali e religiose. Alle persone viene artificiosamente sovrapposto questo punto di vista apparentemente giusto ma in realtà sbagliato perché è la premessa di un sanguinoso intervento militare.

Viviamo in un' epoca puramente Orwelliana: la guerra è chiamata pace, i soldati italiani in Afghanistan sono chiamati peacekeeper ma sono schierati contro gli insorti talebani in nome degli interessi geostrategici Statunitensi. In realtà è impossibile raggiungere lo scopo della politica dei diritti umani: una vera universalizzazione della condizione umana in tutto ilmondo. È l' equivalente moderno della teoria razziale di Hitler. Mi rendo conto che questa frase possa sembrare pazza, estrema e paradossale, ma credo che sia vera.

CG: I media mainstream stanno solo descrivendo la globalizzazione, oppure, come dice Noam Chomsky, hanno un ruolo ideologico importante asuo supporto?

CP: Cicerone scrisse: non capisco come l' aruspice [idivinatore latino] non scoppiò a ridere quando ci incontrò. Mi domando perché i giornalisti non facciano lo stesso. I media mainstream stanno dicendo da oltre un anno che igoverno di Assad è supunto di cadere, ma Assad detiene ancora ipotere e qualcuno dell' opposizione, al-Qaeda o no, ha cominciato ad usare bombe contro i civili.

Viviamo neparadosso in cui i nostri ragazzi sono i cattivi, mentre gli altri sembrano relativamente normali. I media hanno creato un universo parallelo per guidare imondo reale nella direzione scelta dalle oligarchie. I media hanno oggi la stessa funzione che gli oratori, cioè i sacerdoti, avevano durante iMedioevo.

Oggi la chiesa agisce come grande carità sociale all' interno della crisi dewelfare statale. Inuovo clero è formato da due categorie: ilaico, i professori universitari (parlo di quelli delle scienze sociali, non quelli di fisica, chimica o biologia), con la loro Weltanschauung omogeneizzata e politically correct.

Ci sono sicuramente importanti eccezioni, ma non sono rilevanti. Poi c'è iclero regolare, cioè giornalisti. La società in cui viviamo è sempre tripartita: bellatores, oratores elavoratores. Iprimo strato è la grande oligarchia finanziaria, in molti aspetti transnazionale, ma sostanzialmente radicata a livello nazionale. Poi c' è iclero, come abbiamo appena visto. E poi un' immensa massa di lavoratori che sono divisi tra loro, perché ovviamente non hanno niente in comune i lavoratori garantiti dell' Europa e la grande massa di poveri delTerzo Mondo che bussano alla porta di Stati Uniti ed Europa.

CG: È ormai un pensiero comune che icentro depotere mondiale si stia spostando vero oriente? L' amministrazione Obama sta adeguando la sua dottrina strategica per iconfronto con la Cina nePacifico ed in Africa. È vero che ideclino dell' Europa è inevitabile?

CP: Prima di rispondere lasciami dire che nonostante la sua crescita internazionale la Cina non vuole esportare isuo modello: nella cultura cinese non c'è traccia delle missioni protestanti che portano la verità agli altri in un mondo dove non ci sono confini, ma solo frontiere.

L' espansione cinese in Africa è solo economica. Da quando l' Africa ha smesso di essere ilcortile di Francia e Gran Bretagna, Pechino si è data alla ricerca di materie prime nella competizione geostrategica con Washington. In questa prospettiva è interessante vedere la posizione dell' Italia, un tempo una potenza coloniale minore, che ha fatto in Libia una guerra contro i propri interessi.

Gli interessi americani in oriente cominciarono a prendere forma durante la Seconda Guerra Mondiale. La vasta rete di basi militari americane dall' Atlantico aPacifico mostra che Washington rimane ancorata avecchio schema, nonostante ideclino dell' Europa. Infatti l' Europa si suicidò e non esiste più come soggetto politico. L' Europa ne1989, con icollasso decomunismo, perse la possibilità di ottenere la sua indipendenza.

CG: Parlando recentemente aEurope's Day, ipresidente deConsiglio Europeo Van Rompuy ha detto che gli Stati Uniti d' Europa non esisteranno mai.

CP: L' esistenza degli Stati Uniti d' Europa comporterebbero lo smantellamento delle basi americane; come avrebbe potuto esistere la democrazia ateniese con le basi spartane tutto quanto insieme nell' Acropoli? L' Europa decise di sparire politicamente come conseguenza desenso di colpa per l' Olocausto.

La religione dell' Olocausto (per essere chiari, non nego l' Olocausto, sto parlando della sua dimensione ideologica) ha portato l' Europa ad uno stato di perenne immaturità. Ilmessaggio è questo: se ci lasciano da soli, noi europei torneremo sicuramente a commettere crimini orribili, non possiamo essere lasciati da soli, abbiamo sempre bisogno che qualcuno ci controlli perché fascisti e comunisti sono sempre pronti a prendere ipotere. Que“qualcuno” è ovviamente ibenevolo impero Americano.


Fonte: www.atimes.com
Link: http://www.atimes.com/atimes/Global_Economy/NE23Dj03.html
 Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di REIO

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