I politici sono marionette nelle mani dei banchieri
da: Fotti il potere, di Andrea Cangini con Francesco Cossiga, Aliberti, 2010
Nella cosiddetta Prima repubblica, comunque, la politica non aveva ancora smarrito la propria autorità e il fatto che il motore dell'economia fosse l'industria, e che l'industria fosse in buona parte pubblica o comunque finanziata dallo Stato, consentiva un certo margine di autonomia rispetto a quelli che abitualmente vengono chiamati "poteri forti". Quella stagione è però terminata con le privatizzazioni e con le privatizzazioni è, guarda caso, terminata anche la Prima repubblica.
"Oggi" dice Cossiga, "l'industria è completamente nelle mani dellle banche e nonostante la recente crisi finanziaria globale le banche sono e resteranno i nuovi poteri forti. Ma la forza dell'economia è oggi enormemente superiore a prima. Per capirci, il rapporto tra l'allora presidente di Confindustria Angelo Costa e il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi non era un rappporto tra pari: Costa faceva anticamera come gli altri. Mentre oggi le anticamere più ambite sono quelle dei banchieri e i politici ne rappresentano i più assidui frequentatori. Questo accade per tante e piuttosto evidenti ragioni, non ultima il fatto che le banche controllano indirettamente anche tutti i principali giornali italiani, e i politici sono notoriamente attenti a quel che i giornali scrivono di loro... Detto questo, tra i leader politici di oggi c'è anche chi riesce a mantenere col potere finanziario un rapporto paritario fondato su reciproci favori".
E' qui che per la prima volta Cossiga finge un certo pudore. Si fa portare un bicchiere d'acqua, mi offre un caffè, sposta l'attenzione altrove. Poi, come nulla fosse, riprende il discorso esattamente da dove l'aveva lasciato.
"L'argomento un po' mi imbarazza" dice "perché il caso vuole che ai vertici di due dei tre più grandi gruppi bancari italiani siedano dei miei amici".
I tre più grandi gruppi bancari, ovvero : "Intesa-San Paolo, Unicredito e, anche se con loro non ho rapporti diretti, il Monte dei Paschi di Siena dopo che ha acquisito Antonveneta".
Anche Cossiga, dunque, frequenta i banchieri. Così fan tutti, tutti quelli che possono. E' pertanto difficile immaginare che un presidente del Consiglio italiano possa governare senza tener conto degli interessi delle banche, ancor più difficile, per non dire impossibile, che governi effettivamente contro di essi. La formula più ricercata è quella della tacita alleanza. Funziona piuttosto bene anche quella del finto conflitto.
"Comunque" riflette Cossiga, "certi rapporti per così dire privilegiati con i padroni del vapore esistevano anche in passato. Per esempio, è poco noto il fatto che nella Prima repubblica la Fiat godesse della protezione non solo della Democrazia cristiana, dunque del governo, ma anche del Partito comunista, che è stato sempre assai benevolo e comprensivo rispetto agli interessi della famiglia Agnelli".
Si immagina, per trarne un quache utile...
"Be', credo proprio che si sia trattato di un rapporto di interesse più che di una consonanza ideale... E l'interesse, come sempre, era reciproco. Non dimentichiamo che la Fiat poté aprire i propri stabilimenti in Unione Sovietica costruendo una vera e propria città e che quella città fu non a caso battezzata Togliattigrad: un gesto di pubblica riconoscennza per l'intercessione del Pci. E ci sarebbe anche da chiedersi se sia stato in virtù di questo storico rapporto che nessun magistrato della procura della repubblica di Torino si sia sentito in dovere di andare a vedere quale somma la Fiat avesse versato al Partito comunista per concludere quell'operazione...".
Lei ha mica idea dell'entità di quella somma ?
"Scherza ? Non s'è mai saputo: in questo i comunisti erano decisamente più accorti di noi democristiani...".
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