mercoledì 2 novembre 2011

Fuga delle imprese italiane verso il Ticino

La fuga delle imprese italiane verso il Ticino

Grazie a un piano lungimirante di promozione economica il cantone svizzero di lingua italiana riesce ad attrarre sempre più aziende

yfin



 - lunedì, 24 ottobre 2011
Dalla fuga dei cervelli alla fuga delle imprese. Destinazione: Svizzera italiana. Dal 1997 a oggi, il Canton Ticino ha "sedotto" le aziende del Belpaese con una serie di vantaggi economici,industriali e sociali e il corteggiamento ha avuto successo: negli ultimi anni, sono stati almeno 150 gli imprenditori di casa nostra che hanno scelto di trasferire sede e stabilimenti delle proprie ditte nel cantone svizzero di lingua italiana.
Fiscalità di vantaggio
Cosa li ha spinti a varcare la frontiera? Innanzitutto il regime fiscale vantaggioso. Tra dirette e indirette, leimposte a carico delle società che hanno sede in Ticino si aggirano sul 20% degli utili, mentre in Italia spesso superano il 50%. Le imprese inoltre possono contrattare il livello delle tasse con le amministrazioni locali: in media, il carico fiscale diretto è del 15% ma ci sono Comuni dell'area che scelgono di applicare anche aliquote più basse, intorno al 3-4%. In alcuni casi, benché molto limitati, si è arrivati all'esenzione fiscale totale.
I benefici per gli imprenditori
La fiscalità non è però l'unico elemento di attrazione per i capitani d'azienda del nostro Paese. Gli imprenditoriche si sono spostati nella Svizzera italiana sono stati allettati anche da altre "sirene". L'elenco dei benefitofferti dal Canton Ticino che hanno favorito la delocalizzazione è piuttosto lungo. La burocrazia, per esempio, è snella e consente di aprire un'attività in tempi ristretti: con le norme locali, servono poche ore per costituire una società e due giorni per adempiere ai vari obblighi di registrazione. Avversa alle lungaggini è anche la pubblica amministrazione locale, che si distingue per il livello di efficienza e per l'attenzione nei confronti delle esigenze delle imprese.
Il programma Copernico
L'impulso maggiore allo sviluppo economico del territorio cantonale lo hanno dato proprio gli amministratori pubblici attraverso leggi ad hoc e tramite Copernico, un programma di marketing territoriale rivolto agliinvestitori, esteri e locali, mirato a far conoscere le agevolazioni fiscali, i contributi a fondo perduto e gliincentivi statali alle assunzioni. Nell'ambito del piano, i servizi di promozione economica svolgono anche l'attività di "sportello unico". Si tratta di un servizio che accompagna gli imprenditori nell'adoperare gli strumenti legislativi a disposizione (come la Legge per l'innovazione economica) e che offre una cabina di regia nel realizzare progetti complessi che coinvolgono più competenze all'interno dell'amministrazione cantonale.
L'esodo delle imprese
Grazie all'iniziativa Copernico, dal 1997 al settembre 2011 in Ticino sono state create 226 nuove imprese, sia nel settore industriale che nel terziario avanzato. E il trend continua. L'accesso è consentito però solo alle aziende che rispondono a determinati requisiti. Arnoldo Coduri, responsabile della Divisione dell'economia del Dipartimento delle finanze del Cantone Ticino, ha spiegato a Yahoo! Finanza che le imprese, svizzere o estere, che "intendono beneficiare dei contributi e delle agevolazioni fiscali previsti dalla Legge per l'innovazione economica (…) devono presentare delle innovazioni ad elevato contenuto tecnologico e ad alto valore aggiunto sul prodotto, sulle modalità di produzione e sui sistemi di commercializzazione". La maggior parte delle 226 imprese arrivate in Ticino tramite i contatti creati dal programma Copernico sono appunto italiane (103), 9 provengono dalla Germania, 8 dagli Stati Uniti e 33 da altri Paesi del mondo. Le restanti sono state costituite dagli stessi residenti del Cantone (62 società) e da imprenditori svizzeri (11). I settori di attività delle nuove aziende sono soprattutto l'elettronica, la metallurgia e la meccanica di precisione, e la chimica farmaceutica. Non mancano però ditte attive in altri comparti industriali e neiservizi.
Gli altri vantaggi
Nella lista degli elementi di richiamo ci sono anche l'alta mobilità del mercato del lavoro, la rapidità con cui si può reperire manodopera qualificata, il basso assenteismo dei lavoratori, la modernità delle infrastrutture, soprattutto nel campo dei trasporti e della logistica, la facilità di accesso al credito bancario, la presenza di poli di formazione e ricerca all'avanguardia, la posizione geografica strategica (Milano e l'aeroporto di Malpensa, per esempio, sono a un'ora di distanza), la flessibilità nelle relazioni sindacali e, non ultima, lastabilità dal punto di vista politico ed economico. Nel complesso, questi fattori aiutano le imprese a pianificare con maggior tranquillità e a essere più efficienti e più competitive sul mercato.
I costi del lavoro
Il rovescio della medaglia, per le imprese, è costituito dai costi del lavoro, che sono più alti rispetto all'Italia: anche se le spese previdenziali e assistenziali per i dipendenti sono relativamente basse, i salari sono in media molto consistenti. Tuttavia ci sono almeno due elementi che attenuano questo gap. In primo luogo, ilrapporto tra costi e produttività del lavoro è mediamente migliore rispetto al nostro Paese. Poi, la nutrita presenza di transfrontalieri, specialmente dalla Lombardia, permette a molti imprenditori di offrire delleretribuzioni più basse rispetto alla media elvetica ma particolarmente vantaggiose per i lavoratori italiani: un elemento, questo, che aumenta la motivazione della manodopera.
La qualità della vita
Ai vantaggi diretti si uniscono anche quelli indiretti come la presenza di strutture sanitarie e scolastiche di alto livello, l'efficienza dei mezzi pubblici, la coesione sociale, la sicurezza e l'attrattività del paesaggio. In una parola: elevata qualità della vita. Come fa notare Coduri, "non necessariamente le azioni di promozione economica presuppongono lo stanziamento di contributi finanziari o la concessione di agevolazioni fiscali. Vi sono infatti aziende che non beneficiano di alcun aiuto, ma per le quali sono assai più importanti il primocontatto con i servizi dell'amministrazione pubblica e la successiva fase di accompagnamento nella realtà economica e istituzionale del Cantone, nonché la qualità di vita che si offre agli imprenditori e alle loro famiglie (…). È questo fondamentale aspetto che aggiunge valore rispetto ad altre realtà economicamente molto competitive".
Casa, ditta e famiglia
Ed è proprio questo l'asset che induce alcuni imprenditori a trasferirsi nel Canton Ticino con tutta la famigliae a prendere la residenza lì. Non a caso, come riferisce il settimanale economico "Il Mondo", negli ultimi anni il mercato immobiliare della zona ha avuto un'impennata e il costo al metro quadro per immobili di lusso è arrivato intorno ai 16.000 franchi [guarda il cambio in euro], mentre nel 2010 si attestava sui 13.000 franchi.
Le aziende che hanno traslocato
Tra le aziende italiane che hanno varcato la frontiera per aprire fabbriche e sedi ci sono diversi marchi attivi nel settore della moda e dell'abbigliamento: GucciPradaErmenegildo ZegnaThe North Face. Quest'ultima, un'azienda di abbigliamento e calzature per la montagna controllata dalla multinazionale americana Vf International, aveva la sua base a Pederobba, vicino Treviso e dava lavoro in Veneto a circa 300 persone. Da quando ha traslocato a Pazzallo, nel comune di Lugano, ha creato occupazione per altri 150 lavoratori. Nella Svizzera Italiana si sono insediati anche grossi gruppi come Fiat, che ha aperto la holdingFiat Group International a Paradiso, sul lago di Lugano, e imprese come Naie (articoli per la salute),Caterpillar (macchine per il movimento terra), Bocchiotti (logistica) e Pramac, un'azienda del Senese che ha creato uno stabilimento nei pressi di Locarno per la produzione di moduli fotovoltaici.
Una strategia vincente
L'insediamento di imprese del Belpaese nel territorio cantonale sta rappresentando per il Canton Ticino, e per la Svizzera in generale, un successo in termini economici e politici. Lo stesso fenomeno, a parti invertite, costituisce il segnale di un'emorragia del tessuto produttivo italiano e può essere letto come il risultato di una serie di scelte non felici da parte della classe dirigente nazionale. In questo senso, quindi, il percorso seguito dall'amministrazione svizzera può essere interpretato come una sorta di "road map" per le riforme che andrebbero fatte in Italia per favorire una maggiore competitività del sistema Paese.
Quali riforme per rilanciare la competitività in Italia?
Su quali terreni bisognerebbe agire? Anche qui la lista sarebbe lunga. Volendo limitarsi a replicare i "plus" presenti nel Canton Ticino, l'Italia dovrebbe: riformare il sistema fiscale riducendo le imposte a carico delle imprese; introdurre meccanismi ancora più efficaci per contrastare l'evasione; abbassare i costi del lavoro per stimolare nuove assunzioni; introdurre norme che rendano più flessibile il mercato del lavoro e al contempo diano più tutele e garanzie ai lavoratori; snellire la burocrazia permettendo a chi vuole avviare un'attività imprenditoriale di farlo rapidamente; rendere più efficiente la macchina della pubblica amministrazione; fare investimenti massicci in opere infrastrutturali. Interventi realizzabili? Se si considera che le casse dello Stato sono pressoché vuote e il debito pubblico è alle stelle (120% del Pil), l'impresa appare particolarmente ardua. Ma in teoria, stando a quello che sostengono molti economisti e gli stessiesponenti della classe politica (a prescindere dagli schieramenti), tali riforme sarebbero possibili. Nel frattempo, la delocalizzazione delle aziende italiane continua.

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